Cadute di governo e altre emorragie.

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Esattamente un anno dopo, Monti cade e Berlusconi ritorna in scena. Si chiede allora Norma Rangeri: “Siamo proprio sicuri che le cose stanno come ce le raccontano? Per aver anticipato di un paio di settimane le elezioni politiche (sembra che anziché il 10 di marzo andremo al voto il 17 o il 24 febbraio) il professor Monti è diventato il supereroe dei due mondi” (Il Manifesto, 11 dicembre). Aveva già chiosato sul punto Giuliano Ferrara: “Dispuesto a morir matando, come scrive un giornalone spagnolo. Eroico e caotico, egotico e noncurante, ma anche a suo modo tormentato, ribollente di orgoglio e di amor proprio, il nostro Cav. [Berlusconi] va a sbattere la testa contro il muro. Ridiventa uomo nero della democrazia italiana. Il mondo intero, partendo dall’Europa, è pronto al biasimo, alle tattiche di isolamento e di irrisione” (Il Foglio, 8 dicembre).

E dunque? il protagonista dell’ultima tragedia del “teatro politico romano” non sarebbe il Cavaliere, con il suo ritorno in campo, ma il Professore, abile tattico che erige un muretto? Se la fine del governo Berlusconi, un anno fa, poteva essere interpretata come la fine di una stagione – la lunga transizione verso la Seconda Repubblica – la fine notificata del governo Monti cosa preannuncia?

Per il comico Antonio Albanese – e di questi tempi occorre ascoltare anche i comici (nonostante il movimento di Grillo pare abbia smarrito almeno 4 stelle dopo il flop della democrazia elettronica): “La caduta di governo è una burla per promuovere “Tutto tutto, niente niente”, ossia il suo ultimo film in programmazione dal 13 dicembre. Trovo qualcosa di geniale in questa dichiarazione.

Le cadute di governo in Italia hanno oramai qualcosa di grottesco, come i personaggi di Albanese. Non hanno più nulla di melodrammatico, come in passato. Si pensi alla caduta dell’ultimo governo Prodi, emblema melodrammatico della litigiosità della coalizione di centro-sinistra. Ma evento sotto inchiesta per una compravendita di voti. No. La caduta del governo Monti come melodramma nazionale non regge.

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La scena è tragicomica e sembra messa in operetta con personaggi a 15 minuti, circa, da una crisi di nervi. Monti che dice, riferendosi a Berlusconi, che Re Sole lo ha abbandonato. Che racconta ai giornalisti che il nipote lo chiamano spread. Berlusconi che dichiara che lo spread è un imbroglio. Poi va in televisione parlando di fidanzatine. Ma neppure un mix tra Cinico tv e Muppet show! Suvvia. E dire che con le primarie ci eravamo illusi. Illusi che l’Italia stesse trovando una via per democratizzare la domanda di leadership nata dalla crisi della rappresentanza.

Intanto il giorno 11 dicembre è stato presentato alla stampa il XVIII rapporto Ismu sulle immigrazioni. Nel 2011 l’Italia da paese di immigrazione è tornata ad essere paese di emigrazione. Le cifre sono chiare: lo scorso anno sono arrivati appena 27mila stranieri mentre hanno fatto le valigie per l’estero 50mila italiani. Uno scenario impensabile anche solo in tempi recentissimi: dal 2002 al 2009 ha varcato la frontiera italiana una quota oscillante tra i 350mila e i 500mila migranti l’anno.

(nelle immagini dall’alto in basso: Il re Sole e una locandina del film: « Tutto tutto, niente niente » di Antonio Albanese)

Emidio Diodato

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Emidio Diotato
Professore associato di scienza politica presso l'Università per Stranieri di Perugia