‘Non si nuota nella vasca da bagno’…

Nella vasca da bagno, immersa fino al collo nell’acqua bollente, in una coltre di vapore e nebbia, ricreo un ambiente termale e mi libero da ansia, preoccupazioni, noia. Era un rito, un appuntamento con la pace prima che il Covid-19 ci sorprendesse. Mi serviva per scacciare la stanchezza e mi serve adesso, in questi giorni grevi. Gesti futili per sentirsi vivi, mentre intorno si muore.

non si nuota in una vasca da bagno

Una sera, nell’acqua, mi ha sopraffatta l’immagine del mare: l’ho visto, ci stavo dentro, ho avuto voglia di nuotare ma più ci provavo, più non ci riuscivo. Ero in un recinto e il mare, si sa, è sconfinato. Ho avvertito un peso sullo sterno, un carico istantaneo d’ansia. E ho ripensato al cielo di fine primavera puntellato di stelle e a tutte le volte che negli anni ho alzato gli occhi per guardare, per arrendermi. È successo in città, è successo sulla spiaggia di notte d’estate o nei posti silenziosi dove sono andata a nascondermi. Rivivo ogni cosa: è una raffica di istantanee che ribolle nei nascondigli della memoria.

Sospiro: c’è una parte di me che non riesce a lasciarsi andare, ad accettare serenamente la reclusione, pur rendendosi conto della situazione. Una parte che combatte contro il buonsenso, che ha fame d’aria, di spazio, di colori. Una parte che vuole pestare la strada, bruciare l’energia, rompere gli argini. Immagino di non essere la sola a dover contenere quest’onda di emozioni. Distinguo ogni turbamento, interpreto ogni sussulto, contengo ogni insurrezione emotiva. Non sono un’irresponsabile, ma sono umana. Non esco, ma soffro e non voglio negarlo. So anche che c’è chi soffre molto più di me, ma non è una buona ragione per non raccontare.

L’umore è irregolare, ondivago: meglio non visualizzare il tempo davanti da consumare nelle stanze, senza incontri, senza programmi. Fuori, dalla strada, non sopraggiungono rumori. Il vento agita le foglie sugli alberi e le piante. Si susseguono a intervalli di sei, sette minuti, alcune automobili. Chissà dove vanno. Incedono, ma senza strombazzare.

Marina Bisogno

(Da Torre Annunziata in Campania)

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Marina Bisogno
Cresciuta nella libreria di mio nonno, ho maturato una familiarità con i libri e le parole. Oggi leggo per ispirarmi e scrivo per esprimermi, entrambi i gesti fanno parte del mio modo di essere. Ho studiato Giurisprudenza a Napoli, ho fatto lavori diversi ma tutti afferenti il mondo delle idee, del diritto, dell’economia e della cultura. Ho la tessera di pubblicista (come mezza Italia), ho provato a vivere di giornalismo culturale ma non ci sono riuscita, in alcuni casi non me l’hanno permesso. Collaboro con due riviste, 'L’indipendente' e 'Cattedrale magazine'.

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