Tempi di coronavirus : L’Ultima partita de l’Europa.

Tra le tante vittime che conta l’epidemia di Coronavirus, l’Europa rischia di essere la più illustre.

Anche in questa tragica occasione, come in altre, le immigrazioni dall’Africa e dal Medio Oriente, le guerre in Libia e prima in Iraq o in Siria, , le regole per difendere l’ambiente e l’ecosistema, solo per citare alcuni esempi più recenti, l’Europa dimostra tutta la sua incapacità di progetto e di organizzazione. Si palesa la mancanza di coraggio, di autorevolezza, l’assenza di strumenti sovranazionali che possano vincolare efficacemente tutti i paesi componenti ad una linea comune di lotta contro l’occulto nemico, Covid19.

Pesa certo la mancanza di una Costituzione europea, che fu bocciata, proprio in Francia ed in altri paesi, per referendum, manca anche però una visione politica ampia e di respiro, purtroppo sostenuta, timidamente, solo da alcuni paesi.

La realtà è che tutti i vincoli costruiti negli anni dalla dominate tecnocrazia europea si dimostrano, anche in questa occasione, concepiti per una Europa che non è davvero unita e solidale. Il blocco del nord Europa, resta ciecamente abbarbicato ai propri interessi economici, ai propri privilegi di condizione economica. L’idea della costruzione degli Stati Uniti d’Europa resta un vuoto enunciato, un enunciato che negli anni ha finito per perdere ogni credibilità, divenendo finanche una parodia di quello che fu il pensiero europeista.

Christine Lagarde

Le ultime speranze erano legate all’arrivo di donne al potere, donne che avrebbero dovuto portare uno spirito nuovo, meno burocratico, una rivoluzione di innovazioni ed idee. Lagarde alla BCE e soprattutto la Von der Leyen alla presidenza della Commissione. Il parlamento europeo, resta una generosa istituzione, ma priva di ogni concreta possibilità decisionale. Il potere resta nella Commissione dei capi di stato dei 27 paesi, in un continuo lavorio di interessi particolari, portati dai singoli paesi, dove alla fine ognuno pensa solo a se stesso, o meglio ai propri interessi nazionali.

Invece, le performance delle due potentissime donne, si sono risolte in autentiche delusioni. La Lagarde ha esordito con una gaffa clamorosa, sostenendo che lo spread dei paesi della comunità europea non interessa alla BCE, cosa che ha fatto schizzare proprio lo stesso con perdite di miliardi, mettendo in crisi anche le principali borse europee. La seconda, dopo essersi esibita in un edificante video in cui proclamava che innanzi all’epidemia che ha colpito l’Italia tutti gli europei sono italiani, è rimasta chiusa nelle logiche burocratiche ed egoistiche che da sempre governano quella Commissione. Belle quante inutili parole, alla realtà dei fatti l’Europa è più inutile e assente che mai. Inutile e finanche dannosa se alla fine della fiera, i lacci e lacciuoli, i vincoli di bilancio imposti, rendono ancora meno efficacie la lotta alla pandemia che intanto avanza indisturbata, o meglio ostacolata, solo dalla tenace resistenza delle strutture sanitarie e di un sistema produttivo azzoppato, ma che combatte spesso mettendo a rischio e pericolo la vita dei propri dipendenti.

L’Europa doveva essere ed era la risposta al nazionalismo. L’Europa ha finito per essere la somma delle nazioni e dei loro particolarismi.
In questo contesto, si creano delle leghe, come quella mediterranea, in occasione delle massicce emigrazioni degli ultimi anni, oppure del nord Europa, tutta tesa a conservare la propria potenza economica anche a dispetto degli altri paesi consociati e finanche ora, che appare evidente il dover rinunciare al patto di stabilità, nell’urgenza di massicci interventi economici a sostegno specie delle economie più esposte al dramma della pandemia, l’Europa resta reticente, muta.

Ursula Von der Leyen

Quindi per ora niente Corona Bond. Tediosamente continuano gli enunciati di principio dei “Si, vedremo”, un prendere tempo che diventa un perdere tempo. Rinvii eterni.
Di fronte alle minacce di Francia, Italia e Spagna, la Ursula Von der Leyen non ha trovato di meglio che rinviare ogni decisione a tra quindici giorni. Trump in 24 ore, innanzi all’urgenza dell’Epidemia, ha versato miliardi di dollari direttamente nelle imprese e alle famiglie. Nella casa Europa no, occorrono rinvii che forse saranno propedeutici a nuovi ed inutili rinvii, il tutto mentre l’epidemia corre impazzita nel continente seminando lutti, mettendo in ginocchio prima i sistemi sanitari e poi tutta la produzione, costringendo milioni e milioni di persone ad una quarantena senza fine.

Da convinto europeista, credo si possa affermare che se l’Europa non provvede subito, ad imporre regole nuove che abbiano effettiva validità in tutti i paesi del consesso, se non investe massicciamente a sostegno delle economie dei paesi membri, già provate da recessione e stagnazione, si potrà dire, senza più dubbi, che la costruzione degli Stati Uniti d’Europa è un irrealizzabile sogno, ma anche che la stessa esperienza dell’Unione Europea è da considerarsi, a tutti gli effetti, definitivamente conclusa.

Resta una considerazione. Salvo gradite sorprese, a questo punto, restano due ipotesi. La prima è amara: L’esperienza europea si conclude tristemente e dopo la Brexit si scioglie l’Unione e si torna all’antico. L’altra è che si sciolga comunque e si rifondi con quei paesi che realmente sono interessati ad una ricostruzione su basi nuove nello spirito di coloro che furono i padri fondatori dell’idea europeista.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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