De Nittis e Boldini, due magnifiche mostre Gemelle tra Ferrara e Barletta

Tra Ferrara e Barletta, in questo periodo prenatalizio e foriero di cose propizie, si spera, l’incontro ideale di Giuseppe DE NITTIS e Giovanni BOLDINI, due fra gli Italiens de Paris (ma citiamo anche Federico ZANDOMENEGHI), l’incrocio – un libero scambio – nei loro due luoghi di nascita che si intersecano e, quasi fondendosi, in preziosa ed artistica sinergia, mettono in mostra le peculiarità e il loro grande talento, simile, per certi aspetti, lontano per altri, ma quanto antesignano, per entrambi loro, anticipatori di nuove tecniche, visionari geni di forme di arte e di cultura impensabili e visibili – sic et simpliciter – nei loro capolavori….

Giuseppe De Nittis, Colazione in giardino

A Palazzo dei Diamanti di Ferrara, De Nittis e la rivoluzione dello sguardo 

Così dall’1° dicembre scorso a Ferrara è in parete, nella splendida sede di Palazzo dei Diamanti, capolavoro di Biagio Rossetti, l’Architetto degli Estensi, un’esauriente antologica delle opere di De Nittis, una serie di piccoli e grandi capolavori che, ripercorrendo la sua breve ma eminente carriera, pone in risalto la sua originalità e la sua unica carica innovativa.

Grazie alla sua lungimiranza, anche imprenditoriale – non tralasciò mai le esigenze del mercato artistico della Ville Lumière e delle esposizioni che allora facevano epoca, anzi l’Epoca, la Belle Époque – tra senso del paesaggio, gusto del ritratto (decisivo il ruolo della moglie-modella d’elezione, Léontine) e molto altro, sviluppò una propria teoria dello sguardo artistico che andava ben oltre le pennellate ed il gusto cromatico e le japonaiseries: peculiarità ben visibili in mostra grazie alla divisione in sezioni temporali precise e poetiche ad un tempo, curate da M. Luisa Pacelli, Barbara Guidi, ma, soprattutto, per la parte riferibile alla fotografia e, ancor più, al pre-cinema o cinema delle origini, al lavoro di Hélène Pinet, responsabile, tempo addietro, delle collezioni di fotografia e del servizio di ricerca del Musée Rodin di Parigi.

G. De Nittis, Westminster, 1878, Courtesy Marco Bertoli

Infatti, by the way, lungo l’iter espositivo, alle opere di De Nittis è affiancata un’ampia selezione di fotografie d’epoca firmate dai più importanti autori del tempo – da Charles Marville a Gustave Le Gray, da Alvin Coburn ad Alfred Stieglitz – oltre ad alcune delle prime immagini in movimento dei Lumière, con il fine, per l’appunto, di evidenziare il contributo del pittore ai nuovi linguaggi visivi che andavano presagendo la fine dell’800 e l’inizio del XX secolo.

Fotografia di Henri Lemoine. Bois de Boulogne, lago ghiacciato e pattinatori, 1894-1900

 

A Palazzo della Marra di Barletta, Boldini. L’incantesimo della pittura. Capolavori dal Museo Boldini di Ferrara.

 

Altritaliani
Boldini, Fuoco d’artificio

Ed appena 6 giorni dopo, il 7 dicembre scorso, a Barletta, il cui Comune ha organizzato con quello di Ferrara, l’esposizione di DE NITTIS, con i suoi lavori conservati nella Pinacoteca e giusto ‘contraltare’, si è aperta, stesse curatrici della precedente, « Boldini. L’incantesimo della pittura. Capolavori dal Museo Boldini di Ferrara », la prima monografica mai dedicata in Puglia al celebre artista a tutto tondo ferrarese che rimarrà aperta al pubblico fino al 3 maggio 2020.

La mostra, nei suoi intenti, vuol rappresentare, in maniera quanto mai esauriente, l’opera di questo grande maestro in ogni aspetto ed àmbito del suo meraviglioso viaggio artistico ed esistenziale: in parete exempla della  sua variegata e davvero ‘poliglotta’ produzione, dal paesaggio alla natura morta, dalle vedute di città al ritratto, una selezione di 67 opere (suddivise in sei sezioni) tratte dalla collezione del Museo Boldini, in grado di sviscerare e comprendere le tappe della sua prodigiosa e lunga vita d’artista, dai primi rudimenti tra Ferrara ed i Macchiaioli del Caffè Michelangelo ai capolavori della grande maturità antesignana, quando con poche pennellate nervose, pregnanti, magari stese per un ‘non finito’ – ancor più significativo, simbolico ed intuitivo – anticipava il Futurismo del Boccioni della Rissa in Galleria lui, il testimone oculare e riproduttore della Belle Époque ed autore di splendori come il piccolo Subercaseaux, i ritratti à la page della Contessa de Leusse, della Principessa Eulalia eppoi  Fuoco d’artificio la davvero glittering, evanescente, eppur così reale e sensuale Signora in Rosa, paradigma cromatico ed elegante della femminilità moderna.

Boldini, particolare della Signora in rosa (Ritratto di Olivia Concha de Fontecilla), 1916

Non casuale la definizione di Boldini che diede Cecil Beaton, tra i primi e più celebri e celebrati fotografi di moda del Novecento:
« Boldini sapeva riprodurre la sensazione folgorante che le donne sentivano di suscitare quand’erano viste nei loro momenti migliori« .
Con queste poche parole sancì, immortalandolo, il grande talento del pittore ferrarese.

Una riflessione, enfin, val la pena di fare – riunendoli idealmente per un attimo – sui Trois grands Italiens de Paris e lo si vuole fare citando le parole di Federico Bano, presidente della Fondazione Bano che gestisce le mostre di Palazzo Zabarella in cui, sempre sede eccellente e a misura di eventi di rango, Boldini, De Nittis e Zandomeneghi son stati magistralmente ‘esposti’, negli anni scorsi:

Dopo le due grandi mostre dedicate nel 2005 a Boldini e nel 2013 a De Nittis, era giunto il momento per Palazzo Zabarella, proprio in coincidenza con il centenario della morte avvenuta nel 1917 ed il ventesimo anniversario di attività della Fondazione Bano, di realizzare una rassegna sul terzo degli Italiani a Parigi, il veneziano Federico Zandomeneghi che, più degli altri due, ha saputo inserirsi nel clima sperimentale della capitale francese. Zandò, come veniva familiarmente chiamato dai suoi amici francesi, fu il solo italiano a far parte del gruppo, partecipando alle loro mostre alternative a quelle dei Salons ufficiali. Anche il rigoroso Roberto Longhi – grande scopritore dell’Officina Ferrarese umanistico – rinascimentale dei Cosmé Tura, degli Ercole de’ Roberti, dei Francesco Del Cossa n.d.r. – gli riconosceva il merito di essere l’unico degli Italiani a poter essere inserito tra gli Impressionisti”.

  Maria Cristina Nascosi Sandri

Per saperne di più:

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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