Appuntamento estivo con la lettura e Premio Strega 2020 di NataLino Fioretto

Nel 2006 Sandro Veronesi vinceva il premio Strega con Caos calmo, quest’anno, grazie al romanzo Il Colibrì, già salutato come capolavoro, lo scrittore fiorentino si è aggiudicato nuovamente lo Strega, il più prestigioso e feroce premio letterario che conferma ancora una volta lo strapotere delle grandi case editrici  a scapito della composita realtà editoriale italiana a cui sarebbe doveroso prestare attenzione sia per le proposte che lancia, sia per la grande mole di lavoro che svolge. Ed è, appunto con Veronesi, che apriamo il consueto appuntamento estivo con la lettura.

Premio Strega 2020 e il vincitore dell’anno: Sandro Veronese per Il Colibri

Fortunatamente, in quest’anno sbilenco, non abbiamo dovuto rinunciare al piacere della buona letteratura.

Tornando al Premio Strega, personalmente, nonostante apprezzi Veronesi e ancora di più Carofiglio,  confesso di aver tifato fino alla fine per Daniele Mencarelli e il suo Tutto chiede salvezza, un libro straziante e, al tempo stesso, splendido caratterizzato da uno stile maturo ed espressivo che riecheggia lo stile cinematografico del neorealismo in cui da una luce abbacinante emergono personaggi incongrui, ostinati che scoprono nel giorno dopo giorno un senso di fratellanza e la necessità di un reciproco sostegno.  Che sia questa la salvezza?

Ricollegandomi a quanto detto poco fa, Gianrico Carofiglio con La misura del tempo è entrato a far parte dell’inusuale sestina del Premio Strega 2020. A parere di chi scrive l’opera è  una delle prove più profonde e avvincenti dell’autore barese, un vero conte philosophique che cela, nella trasparente veste del “giallo”, riflessioni profonde sulla molteplicità dei punti di vista; sui diversi modi in cui si presenta la realtà e l’invito a dubitare della verità stessa. Un ritmo impeccabile e una precisione narrativa che confermano Carofiglio come uno degli scrittori più autorevoli nella letteratura italiana contemporanea.

Accantonando solo in apparenza il côté letterario, vorrei proporre due studi che aiutano ad avere un’idea più chiara e obiettiva, scientifica, oserei dire, della pandemia che ha costretto  tutti, nessuno escluso, a guardare nello specchio deformante che credevamo fosse la normalità.

Nel contagio di Paolo Giordano – autore de La solitudine dei numeri primi – è una precisa relazione sia pubblica che personale su come in Italia si siano vissuti i primi momenti di smarrimento causati dall’arrivo del coronavirus e su come si sia arrivati a elaborare, non senza difficoltà e ripensamenti, una reazione efficace.  L’autore stigmatizza il carattere sovraidentitario e sovraculturale dell’evento pandemico che per la propria novità richiede un forza di reazione che normalmente non avremmo mai pensato di dover mettere in campo.

In una dimensione molto simile prende avvio il libro di Ilaria Capua, ll dopo. Il virus che ci ha costretto a cambiare mappa mentale in cui l’autrice spiega in modo chiarissimo e documentato il diffondersi dell’epidemia che assume tratti inquietanti, se inserita nel dissennato rapporto fra essere umano e ambiente. Cosa ha da dirci questo momento, ora che ci affacciamo con timore in un Evo diverso? Che il nostro rapporto nei confronti della natura deve passare da quello di invasori a quello di guardiani, che la tecnologia, se usata responsabilmente, può diventare strumento di difesa piuttosto che di distruzione e che, aspetto di grande rilievo, l’informazione va modulata su parametri scientifici, più che su approssimazioni ad effetto.

Cosa si è disposti a sacrificare per raggiungere un risultato? Per i Florio, protagonisti de I Leoni di Sicilia di Stefania Auci, forse tutto.  Nel romanzo l’ascesa commerciale della famiglia calabrese dei Florio si intreccia con gli avvenimenti della turbolenta storia italiana che va dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia. Imprese coraggiose, inventiva, attaccamento alle radici e amori  travolgenti completano la saga di una famiglia che, nonostante lo straordinario successo economico, non riuscirà a cancellare dal proprio nome lo stigma sociale dello “straniero”, del “diverso”, del “parvenu”. Qualunque cosa tocchino si trasforma in oro, ma gli uomini di casa Florio hanno bisogno di donne che sappiano sostenerli, sì, ma che sappiano soprattutto  dare loro spessore.

consigli letture estate 2020

Accanto alle novità editoriali di questo periodo, vorrei proporre un libro di qualche anno fa, ma che di recente ho riletto con emozione e … nostalgia e Nostalgia è il titolo del romanzo di Ermanno Rea, ultimo ritorno dell’autore nella sua città natale e, al tempo stesso, l’ultimo tassello della personale raffigurazione di Napoli; un romanzo-saggio che si immerge nel ventre della Sanità in un racconto oscillante tra storie e Storia, fra realtà di quartiere e urbana, che va avanti e indietro nel tempo, all’interno di una struttura circolare che si apre e chiude intorno alla drammatica amicizia tra Oreste e Felice.

Per chiudere vorrei citare due gustose pubblicazioni della Graphe.it edizioni, una piccola casa editrice perugina con cui, come è noto ai lettori assidui di Altritaliani, collaboro molto lateralmente. Mi riferisco alla Breve storia della letteratura rosa in cui Patrizia Violi dimostra quanto sia errata l’idea comune che leggere in rosa sia sinonimo di superficialità e al libro di Massimo Gatta, bibliotecario dell’Università del Molise, Breve storia del segnalibro che richiama l’attenzione su di un oggetto effimero che nel tempo è diventato un vero e proprio oggetto di design.

Non mi resta che augurare una buona stagione di letture e di serenità.

NataLino Fioretto
Docente di Lingua e Cultura Italiana – Università per Stranieri di Perugia

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Natale Fioretto
Natale Fioretto, laureato in Lingue e letterature straniere moderne (russo e portoghese), è docente di lingua italiana e traduzione dal russo presso l'Università per Stranieri di Perugia. Si occupa da anni di metodologia dell'insegnamento della lingua italiana come L2. È appassionato di Valdo di Lione e di Francesco d'Assisi.

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