Anno 2015: Il Sacco di Roma perpetrato dai tifosi olandesi.

Diciamocelo pure, l’Italia non ha fortuna. Arrivano i tifosi del Feyenoord e mettono a ferro e fuoco la capitale danneggiando opere d’arte come la Barcaccia del Bernini a Piazza di Spagna. Gli olandesi annunciano che non risarciranno alcun danno. Al club calcistico meglio non chiedere. Fossimo stati noi italiani a fare i danni saremmo già a Canossa. Rifacciamoci con un po’ di amaro umorismo.

Il “sacco di Roma” perpetrato dai tifosi olandesi, presenti in forze nella capitale per sostenere la squadra di calcio del Feyenoord, mi ha spinto a quest’analisi dissacratoria dell’accaduto.

“Sacco”. Il termine “sacco” collegato al turismo in Italia dovrebbe evocare d’ora in poi non solo la “colazione al sacco” e il “sacco a pelo” di un turismo a buon mercato, ma la “messa a sacco” di Piazza di Spagna e di Campo dei fiori.

“Turismo mordi e fuggi”. I “turisti” olandesi che ubriachi e violenti si sono impossessati del centro di Roma, causando danni materiali ai beni, e danni morali a chi ama l’Italia, hanno sdoganato una nuova versione del “turismo mordi e fuggi”. È doveroso precisare: mordendo molto ma fuggendo poco, dato che nessuno né tra la popolazione civile né tra le forze dell’ordine ha cercato d’inseguire i barbari olandesi, anche perché questi non si sono mai sognati di fuggire. Anzi erano loro che, in preda ai fumi dell’alcol, provocavano e affrontavano, esagitati e violenti, quei poliziotti antisommossa che, pur volendo, non riuscivano ad indietreggiare perché trovandosi in prima fila venivano sospinti in avanti dai colleghi che si tenevano dietro di loro.

I Lanzichenecchi a Roma

“All’estero queste cose non succedono”. L’esaltazione infantile e ridicola pro-estero espressa dalla nota frase “All’estero queste cose non succedono” dovrebbe uscire a brandelli dall’incontro ravvicinato degli italiani con quel mitico “Estero” che da generazioni li fa salivare di desiderio e d’invida. Ancora una volta lo strano “Estero” sbarcato nella penisola sorprende gli italiani, di cui rintuzza, ma solo per un attimo, l’inguaribile esterofilia. Già successe con l’estero dei “Vu cumprà”, che mostrò agli italiani che una parte di quell’Estero, dove tutti gli italiani sognavano ardentemente di andare a vivere, avrebbe fatto bene a rimanere a casa sua.

Adesso è l’estero dei popoli nordici, poco gesticolanti, più alti (gli olandesi sono forse i più alti in Europa), più civili, più ricchi (almeno secondo le statistiche ufficiali), dotati di maggior “self control” di noi (ma solo quando non bevono e bevono molto), a contraddire l’immagine idilliaca che sempre noi abbiamo avuto per coloro – ricordo le parole con cui mio padre esaltava i turisti tedeschi – che “vengono in Italia per visitare monumenti e chiese che noi, che pur viviamo qui, spesso non degniamo di uno sguardo.” “Sì – io mi dicevo in silenzio non interamente convinto delle parole di mio padre – però i turisti stranieri scendono in Italia anche a fare il pediluvio d’estate, per rinfrescarsi, nelle preziose nostre antiche fontane, che noi amiamo e rispettiamo e dove ci dissetiamo bevendo alla cannella.”

Ebbene i tifosi olandesi del Feyenoord non hanno potuto lavarsi i piedi nella Barcaccia del Bernini a Piazza di Spagna a causa della temperatura invernale, ma l’hanno profanata e danneggiata assestandole colpi con bottiglie e barattoli e facendovi scoppiare potenti petardi. E riempendola d’immondizia. E siamo stati fortunati che a difesa della Barcaccia non ci fosse nessuno. Perché se ci fosse stato nella Barcaccia del Bernini un comandante come Schettino, avrebbe forse finito col fare anche l’inchino.

I nuovi Lanzichenecchi a Roma

Nostradamus.

Periodicamente, i catastrofisti citano la profezia di Nostradamus: «I cavalli cosacchi si abbevereranno alle fontane di Roma». Ebbene non è Putin, demonizzato dai benpensanti europei e dagli americani tutti, ad aver profanato le fontane di Roma, ma i nostri fratelli olandesi. Il che rende attuale un’altra profezia di Nostradamus annunciante la fine di Roma «…quando si perderà la barca peschereccia…». E la barcaccia potrebbe essere proprio la “barca peschereccia”.

“L’Euro è stato fatto. Ora facciamo gli europei”. Sulla falsariga di “L’Italia è stata fatta, ora facciamo gli italiani”, (programma mai realizzatosi) è lecito enunciare dopo l’incursione dei barbari olandesi l’amara verità: “L’Euro è stato fatto. Ora facciamo gli europei.” Con questa aggiunta doverosa da parte mia: no, non facciamoli all’immagine degli italiani, ma neppure sul modello di queste razze “superiori”, che, sì, gesticolano e polemizzano molto meno di noi, ma sono dedite alla sbornia sistematica come forma di virilità, di socialità, di divertimento; e di abbandono a quei sentimenti ed emozioni che la scarsa oralità e l’insufficiente gesticolazione mantengono compressi in loro macerandoli e che poi l’alcol manda in ebollizione.

“In vino veritas”. E così, quando s’imbriacano, viene fuori la vera natura di questi popoli guerrieri. I giovani irlandesi, scozzesi, scandinavi e assimilati, cui oggi si uniscono gli olandesi, non arretrano mai di fronte al “good fight” specie contro lo straniero.

“Ci dobbiamo sempre far conoscere”. Ecco un detto autodenigratorio italiano che andrebbe invece benissimo per gli anglosassoni e altri popoli nordici abitualmente alle prese coll’alcol, soprattutto quando sono in trasferta turistica in un paese come l’Italia o la Spagna dove gli alcolici sono a buon mercato.

All’accusa di aver indecentemente orinato sui monumenti di Roma, il capo della tifoseria olandese ha invocato lo stato di necessità e la forza maggiore dicendo che a Roma non vi sono altro che monumenti. Insomma, stando a lui, è difficile proiettare il piscio altrove che su un reperto archeologico, un muro di chiesa o un monumento. In Olanda invece dei monumenti sono le “vetrine con prostitute” che rischiano di ostacolare il libero getto di urina.

Questo mi fa pensare ai poveri cristi italiani che nel dopoguerra furono costretti dal bisogno ad andar a cercare fortuna in Svizzera, Germania e altrove. Dove scoprirono che chi si faceva beccare, anche in aperta campagna, mentre svuotava furtivamente la vescica costretto da un bisogno imperioso, poteva causare l’intervento della polizia con gravi conseguenze. Il ciclista italiano che un paio di anni fa – sul web vi è il filmato – procedeva in bicicletta contromano ad Amsterdam non ha potuto invocare nessuna attenuante, venendo subito violentemente immobilizzato al suolo e posto in stato d’arresto da cinque poliziotti.

I danni alla barcaccia del Bernini

“Roma ladrona”. Roma ladrona si è rivelata meno micragnosa del governo olandese, che si è rifiutato perentoriamente di risarcire i danni arrecati dai suoi cittadini-teppisti in trasferta sotto il cupolone.

“I vigili urbani”

I “vigili urbani” alias “pizzardoni”, questo grottesco corpo di polizia con l’elmo bianco di Scipio in testa, ha vigilato, al solito, quasi niente e male. Dopotutto ai tifosi-hooligans in missione distruttiva è stato permesso di consumare alcolici, di attrupparsi, e di fare il comodo loro, ore e ore prima che avvenisse l’iradiddio.
“Salvini.”

I romani – che al pari degli altri italiani sono visti dagli stranieri come “machiavellici, mafiosi, ex fascisti, malfidi, pronti all’uso del coltello” e che oltre tutto, aggiungo io, hanno prodotto il terrorismo sanguinoso delle Brigate Rosse – cosa hanno fatto per difendere la loro capitale? Niente. Se la sono fatta addosso. O sono corsi a casa per mettersi davanti alla televisione per seguire gli avvenimenti. Peccato che il ruggente Salvini, il quale periodicamente minaccia migranti ed extracomunitari di affondamenti, pestaggi e sanzioni durissime, non si sia trovato in quei momenti a Roma. Ma sono sicuro che, costretto a scegliere tra nordici celti e germani, da un lato, e sudisti borbonici, massicciamente presenti tra le nostre forze di polizia, dall’altro, avrebbe finito col scegliere gli hooligans, ossia i celti e i germani d’Olanda che considera suoi affini, anche se da loro il nostro Salvini è considerato un gesticolante e malfido mangiatore di spaghetti e di pizze. Una tale scelta di campo – il campo avversario – non sarebbe avvenuta solo per ragioni razziali ma anche perché i teppisti olandesi apparivano in quel momento i vincitori. E da sempre i veri italiani, di cui Salvini proprio per la sua abiura dell’Italia è un degno rappresentante, salgono sempre sul carro dei vincitori.

“When in Rome, do as the Romans do”. Noi espatriati sentiamo spesso dire “When in Rome, do as the Romans do”. In un certo senso il detto è stato rispettato dagli ultrà olandesi che hanno aderito istantaneamente ai codici di comportamento, improntati all’abusivismo e al disordine più sfacciati, visibilissimi a chiunque arrivi in treno o in aereo a Roma, città lordata da sgorbi di vernice sui muri e dove da un capo all’altro infuria un abusivismo sovrano. Sì, è vero, i nostri hooligans hanno esagerato, perché erano numerosi e molto ubriachi. Ma anche in tempi normali Roma è infestata da gente che fa aggressivamente il suo comodo. Senza che nessuno intervenga. Gli stessi poliziotti in tenuta antisommossa hanno cercato in tutti i modi, riuscendovi, di “non intervenire” sia a Campo dei fiori che a Piazza di Spagna, come appare chiaramente dalle immagini televisive trasmesse dalla Tv sui momenti più caldi del “sacco di Roma”.

Frank Paauw, capo della polizia di Rotterdam, ha criticato i “colleghi” italiani “ dicendo che nella sua città i tifosi non avrebbero mai fatto ciò che è stato loro permesso di fare a Roma.
Tifosi olandesi a Roma

Insomma, a Roma ci si comporta come i romani. In realtà il detto “Quando a Roma fai come i Romani”, alla luce di quanto avviene ormai da tempo nella capitale, andrebbe attualizzato abbreviando l’ultimo termine della frase: “Quando a Roma fai come i Rom.” So che è ingeneroso, ingiusto e anche proibito generalizzare ricorrendo a cliché e stereotipi, ma da italiano-mafioso, “ladro di biciclette”, e “pizzaiolo malfido e machiavellico” mi dovrebbe essere permesso di dire quello che ho detto basandomi dopo tutto su ciò che ho visto innumerevoli volte fare a Roma, e non solo a Roma, da un gran numero di Rom, professionisti dell’abusivismo, i quali vivono di elemosina, espedienti e furtarelli, e anche peggio.

Il capo della polizia di Rotterdam ha generosamente annunciato: «Abbiamo creato un team di investigatori per identificare i teppisti di Roma». Il che lascerà alle autorità italiane i “tempi lunghi” necessari per le polemiche e lo scaricabarile.

“Le colpe di Berlusconi”. L’onesta intellettuale m’impone di accennare a un grave torto che Berlusconi ha, nonostante tutto, riguardo al “sacco di Roma” compiuto dagli ultrà olandesi. Il suo torto è di non essere più primo ministro. Se lo fosse stato, tutto sarebbe apparso chiaro nell’attribuzione delle responsabilità: il colpevole sarebbe stato lui. Confesso che sarebbe stato lui il colpevole, anche per me. “Con quest’Italia – l’Italia di Berlusconi – sarei stato io il primo a dire sdegnato – siamo caduti proprio in basso.” Insomma, se il primo ministro fosse stato Berlusconi sarebbe lo stesso successo ciò che è successo, ma almeno si sarebbe saputo a chi attribuire la colpa. Berlusconi in sostanza “ha il torto di non potersi assumere il torto.” Il che ha complicato le cose.

“Palleggiamenti a tutto campo”. Di qui il palleggiamento “a tutto campo” all’ombra del Cupolone e non distante dallo stadio dove i tifosi della Roma e della Lazio, tra urla, insulti e minacce, sublimano nei periodici “derby” la passione italiana per gli odi civili. Non sono mancate le critiche al ministro degli interni, Angelino Alfano, di cui sono state chieste le dimissioni. Molti hanno accusato dell’accaduto il sindaco di Roma Ignazio Marino, di cui sono state chieste le dimissioni. Questi, a sua volta, ha attribuito la responsabilità dell’accaduto a prefetto e questore, chiedendone le dimissioni. Il questore per sdrammatizzare ha pronunciato la classica frase “Non è morto nessuno”, versione popolare della più nobile frase “Tanto rumor per nulla”. Il questore ha aggiunto con trasporto biblico: “Preferisco qualche segno sui muri e un pò di sporcizia alla strage degli innocenti.” Non credo che lo stesso papa Francesco avrebbe saputo trovare una frase consolatoria più consona di questa alla cristianità di Roma.

“La Grande Bellezza”. Quanto è avvenuto non porta nessuna minaccia all’immagine di Roma “Grande Bellezza”. Dovendo rifare il film Paolo Sorrentino lo rifarebbe, sono sicuro, tale e quale. Gli interni dei palazzi di Roma sono rimasti fortunatamente intatti. L’orda barbara non li ha scalfiti. Ed è quello che conta per Sorrentino, il quale così come ignorò nel suo film le oscene brutture di Roma, città deturpata da caos, abusivismi e vandalismi, oggi non rileverebbe certamente i pochi danni arrecati alla Barcaccia, monumento “esterno”.

La grande bellezza.

“Manca la legge”

La normale reazione italiana ad ogni fatto illegale è “manca una legge ad hoc”. È infatti nella penisola è echeggiato subito il grido “Occorre una nuova legge!”. Come se di leggi non ve ne fossero già troppe in un paese dove esiste una selva intricatissima di leggi e leggine. Che rimangono in gran parte disattese a causa del disordine cronico, dell’inettitudine e dei “tempi lunghi”. In un Paese come l’Italia, cronicamente “diviso” e dove ci si azzuffa continuamente e si polemizza su tutto, accanto all’invocazione della nuova legge è subito zampillato l’invito-profferta del “condividere”. Gli olandesi hanno sbrecciato la Barcaccia? Urlato, lanciato bottiglie, danneggiato beni, orinato “à gogo”, ridotto il centro di Roma a una fetenzia? Il ministro dell’interno ha subito invocato una nuova normativa, “condivisa” beninteso. Anche Marini, dopo aver accusato senza mezzi termini prefetto e questore ha puntato sulla “condivisione”. “È necessario puntare su strategie condivise” ha proclamato, portando avanti anche lui nobilmente il discorso “condivisibile”.

In Italia le chiacchiere da anni e anni “tengono bottega”. C’è da aspettarsi ora che le chiacchiere sul “Sacco di Roma” alimentino i diarroici talk show in cui tutti parlano, polemizzano, e dove la sola cosa condivisa dai partecipanti è l’intolleranza per chi la pensa diversamente.

Unica consolazione: questa volta nessuno ha pronunciato la frase: “Non bisogna abbassare la guardia”. O forse so perché. Se nessuno ha osato pronunciarla è perché non di guardia abbassata ma di “mutande abbassate” si sarebbe dovuto parlare.

Claudio Antonelli

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Claudio Antonelli
Claudio Antonelli (cognome originario: Antonaz) è nato a Pisino (Istria), ha trascorso la giovinezza a Napoli, oggi vive a Montréal (Québec, Canada). Bibliotecario, docente, ricercatore, giornalista-scrittore, è in possesso di diverse lauree in Italia e in Canada. Osservatore attento e appassionato dei legami che intercorrono tra la terra di appartenenza e l’identità dell’individuo e dei gruppi, è autore di innumerevoli articoli e di diversi libri sulle comunità di espatriati, sul multiculturalismo, sul mosaico canadese, sul mito dell’America, su Elio Vittorini, sulla lingua italiana, sulla fedeltà alle origini e la realtà dei Giuliano-Dalmati in Canada, sull’identità e l’appartenenza...

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