San Francesco di Paola e lo Stretto di Messina

Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina voluto da Matteo Salvini provoca non poche polemiche. In questi giorni la pubblicazione delle procedure che danno il via alla fase degli espropri per la costruzione del Ponte suscita una levata di scudi. Nella cultura calabrese il sogno di attraversare a piedi lo stretto ha radici lontane, un’abilità miracolosa attribuita a San Francesco di Paola, Patrono della Calabria: una figura agiografica che ha trascorso la sua vita tentando un equilibrio (forse un ponte?) tra il mondo dei potenti e il popolo. Ce ne parla da Reggio di Calabria Carmelina Sicari, la quale, forse, ci vuol dire che la questione del Ponte sullo Stretto può risolversi soltanto con un miracolo e appellandosi al Santo.

PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA PROGETTO

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Confesso di considerare con grande scetticismo l’ipotesi del ponte sullo stretto e della sua possibile realizzazione, come d’altro canto quasi tutti quelli che abitano sulle sue rive.

È un sogno certo della mia infanzia calabrese, quando si cantava sui carri allegorici per la festa padronale di Reggio “Ed andremo a piedi cucchi” – cioè uniti – “ed arriveremo fino là” e si mostrava la riva siciliana.

San Francesco di Paola, quadro di Jusepe De Ribeira

Faccenda di miracoli l’attraversamento dello Stretto, che fu davvero attraversato da un Santu, secondo la tradizione. Anzi, l’attraversamento con mezzi inusuali, e il Ponte lo è, è avvenuto con San Francesco di Paola, santo italo-calabro-francese, giacché è vissuto in Calabria la prima parte della sua vita e in Francia la seconda. Santo calabrese ed europeo come sono europei tutti i più illustri calabresi, come Salverio Salfi o Corrado Alvaro.

Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, è il santo che maggiormente rappresenta lo spirito dei Calabresi e anche i loro sogni, le loro speranze, che più appartiene alla religiosità popolare (che è memoria) della mia regione. Era nato a Paola in Provincia di Cosenza nel 1416, seicento anni fa, e morì e fu sepolto a Tours, in Francia, nel 1507.

Il celebre miracolo dell’attraversamento dello Stretto sul mantello, tra l’infuriare dei marosi, è stato espunto dalle biografie ufficiali. Non c’è quindi documentazione adeguata, ma è uno dei miracoli più strepitosi, insieme all’attitudine del Santo di toccare il fuoco senza bruciarsi, di resuscitare i morti, far sanguinare le monete frutto di estorsione ai poveri e così via. Un’attitudine taumaturgica che colloca il Santo al pari del poverello d’Assisi e di Sant’Antonio da Padova.

Affresco del chiostro del santuario di Paola raffigurante san Francesco che attraversa le acque dello stretto di Messina

San Francesco di Paola doveva recarsi dalla sponda calabrese a quella opposta messinese, il traghettatore, poiché il santo non aveva denaro per pagarlo, si rifiutò di traghettarlo. Allora, il santo stese il suo mantello sull’acqua e vi salì, insieme ad un altro fraticello, percorrendo il mare in preda ad un tempesta furiosa.

Nella seconda parte della sua vita, il Santo è vissuto alla corte dei potenti, in Francia, dove venne chiamato perché provvisto di spirito profetico e affinché guarisse il re francese Luigi XI. Ma nonostante vivesse nel potere, continuò una vita di carità, umiltà e preghiera. Per questa sua vita tra grandi corti e povertà, il santo venne collocato tra gli umili ed i potenti, ma questo non significa che S. Francesco possa essere considerato amico dei potenti come degli umili perché la sua condizione di eremita lo poneva accanto ai poveri, agli oppressi, agli emarginati di ogni genere.

Nella società, specie meridionale il ruolo degli eremiti è particolarmente importante, infatti, i fraticelli, che abitavano nelle grotte, si ergevano con insolito ed improbabile coraggio contro i potenti in difesa del popolo. Ne è prova la Canzone di Aspromonte, in cui si canta di uno di questi, il quale sfida Almonte e gli invasori. Nella biografia di San Francesco di Paola questo ruolo gli viene assegnato nel miracolo delle monete: il Santo davanti a Re Ferrante d’Aragona spezza le monete che provengono dal tributo del popolo e da esse sgorga sangue vivo. «Sire», esclamò, «questo è il sangue dei tuoi sudditi che tu opprimi e che grida vendetta al cospetto di Dio».

Attorno a San Francesco di Paola ci sono anche le storie milazzesi di altri prodigi: la storia dell’impiccato che Francesco richiama in vita e che entra nel suo ordine, la storia del pozzo dell’acqua che diviene potabile e ancora la storia dell’immagine impressa sulla porta di Candida, sua seguace, una fioritura come nei Fioretti di San Francesco di Assisi.

Questa fioritura di storie viene continuata nell’opera ottocentesca di Nicola Misasi (1850 – 1923) che consacra definitivamente la vicenda di San Francesco di Paola come emblematica della Calabria. Il Santo è il ribelle audace e rappresenta il cuore e il carattere del calabrese così come Bernardino Telesio ne rappresenta l’intelletto. Visione prettamente romantica quella di Misasi, ma molto suggestiva. Il ciclo francese ci narra di come il Santo calabrese fosse stato costretto dal papa Sisto IV ad andare in Francia presso Luigi XI, nel lungo viaggio incontra Ferrante d’Aragona e sebbene il re di Francia non guarisca, San Francesco resta legato da una promessa fatta al re a Tours fino alla sua morte e il viaggio come anche la sua dimora in Francia sono costellati da guarigioni e prodigi.

L’agiografia racconta che Francesco fosse anche dotato di profezia. La più grande è quella del gran monarca che ricorda da vicino Gioacchino da Fiore. In effetti, se la leggenda della sua vita ricorda Francesco di Assisi e Antonio da Padova che compivano analoghi prodigi, la spinta decisiva verso la Francia fu dovuta all’impegno del papa di riconoscere la regola e l’istituzione dell’Ordine dei Minimi, fortemente voluto dal santo, con il quale intendeva contribuire alla riforma della Chiesa. Nella sua adolescenza il pellegrinaggio a Roma lo aveva spinto al desiderio di riforma soprattutto nella direzione della povertà: una regola fondamentale dell’ordine è infatti che i minimi non devono aver denaro.

E la fondazione dei conventi e monasteri a Corigliano, a Paola, in Sicilia, a Genova, a Roma e poi a Praga in Europa segna il passaggio dalla vita eremitica a quella cenobitica. L’ultimo degli eremiti è stato proprio lui, San Francesco da Paola. E anche qui, possiamo dire che la povertà come assunto della regola lo lega al movimento francescano del poverello di Assisi.

Santuario San Francesco a Paola

Secondo la tradizione l’altro polo della regola caritas gli viene dettato da un Angelo. Eremita e riformatore sempre umile ha spiegato in un altro miracolo il fondamento dei prodigi, la fede: un giovane affetto da una piaga inguaribile si reca da lui che raccoglie un’erba e gli dice di fare un impacco sulla ferita. Il giovane scettico esclama che ha usato infiniti decotti e medicine inutilmente e il Santo risponde sereno che non è l’erba, ma la fede a compiere il prodigio.

La biografia del Russo insiste su questo aspetto cogliendo la sua carica riformista attraverso l’ordine dei minimi da lui impressa nella storia. Da ribelle a riformatore, dunque, ma sempre interprete dello spirito di trasformazione interiore.

La regola fu approvata nel 1506 da Giulio XI, un anno prima della morte del Santo nel 1507, venne santificato appena dodici anni dopo la morte tanto grande era la sua fama.

Il suo corpo bruciato dagli Ugonotti nel 1583 durante le guerre di religione in Francia ha fatto registrare un altro miracolo: il fuoco appiccato dai profanatori continuava a spegnersi e solo quando essi fecero bruciare una croce si mantenne vivo.

Un miracolo! Solo il Santo, forse, può risolvere il problema del Ponte della Stretto!

Carmelina Sicari

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Carmelina Sicari
Carmelina Sicari è stata Dirigente Scolastico del Liceo Classico di Melito Porto Salvo e dell'Istituto Magistrale di Reggio Calabria. Si occupa da tempo di letteratura contemporanea e di semiotica con opere su Pirandello e sull'Ariosto. Ha collaborato a molte riviste letterarie tra cui Studium, Persona, Dialoghi… Ha all'attivo numerose pubblicazioni su La canzone d'Aspromonte, Leopardi e il Novecento letterario. Continua a sostenere nel presente il Movimento culturale Nuovo Umanesimo di Reggio Calabria di cui è stata ideatrice.

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