Margherita Sarfatti, due importanti mostre in suo nome a Milano e Rovereto

Fino al 24 febbraio 2019, il Museo del Novecento di Milano e il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, propongono, in contemporanea e a 80 anni dalla promulgazione delle vergognose leggi razziali, un importante doppio progetto espositivo dedicato a Margherita Sarfatti (1880-1961), con un unico ricco catalogo èdito da Electa, a cura di Daniela Ferrari, Danka Giacon, Anna Maria Montaldo, con la collaborazione di Antonello Negri.

Milano Rovereto

I due eventi son autonomi ma complementari e consentono di analizzare la complessa personalità della Sarfatti: al Museo del Novecento grazie ad un affondo sull’arte degli anni Venti a Milano, al Mart con una prospettiva sul ruolo di Margherita ambasciatrice dell’Arte Italiana nel mondo.

Donna, moglie, amante di Benito Mussolini, com’è noto, ma, sua mèntore, sua creatrice sul piano politico/mediatico e soprattutto, grande intellettuale a tutto tondo, grandissima promotrice della cultura italiana ed immensa figura di spicco della stessa e della Storia del XX secolo.

museo novecento Milano

Scrit­trice, giornalista, critica d’arte, tra l’altro, amica di tutti gli scrittori e intellettuali dei primi trent’anni della storia italiana del Novecento fu, come per molti altri del suo calibro, per Alfredo Panzini, grande scrittore romagnolo, un’interlocutrice costante. L’autore le sottoponeva in lettura i suoi libri, le chiedeva consigli, la ritrasse idealmente nella figura di Irminda, la poetessa veneziana moglie del più famoso Gasparo Gozzi. A sua volta, lei gli chiese di comporre un libro commemorativo in occasione della morte del figlio Roberto andato volontario in guerra e caduto a 17 anni nell’altopiano di Asiago, così come gli pubblicò, sulla rivista “Gerarchia”, il discorso in onore di Pascoli pronunciato a Rimini nel 1924 alla presenza del Duce.

Margherita era nata Grassini, a Venezia, l’8 aprile 1880, in un’importante famiglia ebrea, ma fu con il cognome del marito, Cesare Sarfatti, sposato nel 1898, che si affermerà come una delle figure chiave della vita culturale italiana.

Anche giornalista influente e, come detto, grande grandissima intellettuale, orientò la linea della critica dell’arte italiana per almeno due decenni, dalla fine della Prima Guerra Mondiale ai primi anni Trenta. Con la sua attività a sostegno di alcuni artisti, così come con la partecipazione alla vita culturale milanese e nazionale, Margherita contribuì, come nessun altro all’epoca, a delineare l’espressione del suo tempo e a scrivere alcuni fondamentali capitoli della storia dell’Arte del Novecento.

Margherita Sarfatti allo scrittorio nello studio di un suo appartamento romano, 1930

Donna indipendente e intraprendente, ambiziosa e straordinariamente colta – grazie agli studi, ma anche alle frequentazioni familiari a Venezia e a quelle nei salotti milanesi, veri laboratori di idee e suggestioni

Colta, certo, ed appassionata, la Sarfatti, ma anche complessa e controversa. Amica di intellettuali ed artisti, socialista e poi sostenitrice del regime fascista, lega il suo nome al gruppo di Novecento Italiano, che segue nella prima formazione e promuove con tenacia dal 1924, superando i confini nazionali. Sono gli anni del Ritorno all’Ordine e del recupero della tradizione artistica che ella interpreta, coniando la celebre definizione di ‘moderna classicità’.

Arrivò, dunque, a ricoprire un ruolo di primissimo piano nella politica culturale dell’epoca, grazie anche al sopravvenuto sodalizio stretto con Benito Mussolini, capo del prima nascente, e poi affermato, partito fascista. Gli scriveva i discorsi – tanto che venne definita la ‘Madre ebrea del Fascismo Italiano’ – e redasse l’unica sua biografia autorizzata, DUX, ma, come in molti i sodalizi /storie d’amore che si rispettino, finì…male.

Nonostante la vicinanza agli ambienti politici ed intellettuali internazionali, infatti, la Sarfatti fu costretta a fuggire dall’Italia in seguito alla promulgazione delle Leggi Razziali del 1938 che non risparmiarono neppure lei – come non avevano risparmiato molti degli Ebrei di spicco che avevan giurato fede eterna all’ideologia fascista da cui furon sopraffatti, un ‘gelido inverno’ che si portò via milioni di persone, com’è noto.

Certo poté tornare, ‘ebrea errante’ pur convertita al cattolicesimo, dieci anni dopo, ma il contesto culturale era radicalmente mutato ed a lei ormai estraneo.

Morì il 30 ottobre 1961 lasciando nel suo ultimo libro Acqua passata, del 1955, le memorie della sua vita e dei suoi amici.

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INFO IN PIÙ SULLE DUE MOSTRE

Il percorso espositivo è una vera full immersion: al visitatore viene proposto un iter che parte dalle vicende private e pubbliche di Margherita, attraverso circa 90 opere dei protagonisti del movimento artistico Novecento Italiano, di cui la Sarfatti è, come già affermato, l’anima critica. Dipinti e sculture di 40 artisti tra cui Boccioni, Borra, Bucci, de Chirico, Dudreville, Funi, Malerba, Sironi e Wildt vengono contestualizzati da filmati e fotografie, lettere, inviti ai vernissages, libri d’epoca ed anche abiti, vetri ed arredi, con un approfondimento da più prospettive sulla Milano degli anni Dieci e Venti nel XX secolo.

L’esposizione illustra l’ambizioso programma di espansione culturale di Margherita Sarfatti, con parti­colare attenzione­ alle mostre organizzate in Europa e nelle Americhe per promuovere lo stile italiano e l’idea di ‘moderna classicità’. Dagli esordi giovanili alla fondazione di Novecento Italiano, il percorso al Mart documenta l’attività artistica, politica e intellettuale di Sarfatti. Numerose opere provenienti da grandi musei internazionali e da importanti collezioni private dialogano con documenti e materiali d’archivio: circa 100 capolavori di 30 grandi maestri come Boccioni, Bucci, Casorati, Carrà, de Chirico, Dudreville, il ferrarese Achille Funi, Marussig, Malerba, Morandi, Oppi, Medardo Rosso, Sironi, Severini, Wildt.

Maria Cristina Nascosi Sandri

Link: Video di presentazione di Antonio Scurati del capitolo dedicato a Mussolini e Margherita Sarfatti nel suo ottimo libro “M, il figlio del secolo” (in fondo alla pagina indicata).

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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