L’inconscio e la politica. La necessità di un terzo polo per il ritorno all’agenda Draghi.

Lettura psicanalitica del Terzo Polo.
Il nuovo Terzo Polo liberaldemocratico, fortemente voluto da Italia Viva, e da Azione di Carlo Calenda, ha degli effetti che, da avviso di psicanalista, può risolvere o quanto meno arginare, le derive del bipolarismo politico estremista. Siano queste di destra, con l’autocrazia dilagante anche nelle più solide democrazie (pensiamo a Trump che ha acceso le micce populiste per l’assalto al Capitol il 6 gennaio 2021), o siano esse di sinistra (l’ultimo tragico esempio è Putin, nello Stato neo-post-sovietico che tenta di ricostruire). È indubbio che questi due esemplari di autocrati abbiano un inconscio sotto l’imperio, anch’esso autocratico, di un narcisismo assolutista, che determina le loro decisioni politiche. Cosa banale da dirsi, quanto ammettere che la politica è fatta da singole persone, con singoli percorsi storici, infantili e quindi con sintomi decifrabili al livello inconscio.

La problematica psicologica, impermeabile all’approccio analitico personale a distanza, traspare tuttavia nella politica quando è applicata al potere come progetto prioritario, unico, nella gestione della Polis e del cittadino. Una supremazia del potere che finisce per negare ogni accesso libero alla verità di pensiero e di parola dell’individuo. Si evoca e si tenta di teorizzare la dimensione della «post-verità» oppure della «verità alternativa», per portare in auge il versante opposto della menzogna. Quella di un potere che risponde con l’immaginario ai bisogni essenziali (potere di acquisto risolto con la Flat-tax, sicurezza dai migranti assicurata con il blocco navale). Finanche a discapito dei benefici culturali o mediatici dei social. Istruttivo è il nome della “appli” che Trump ha creato per rimpiazzare Facebook dal quale è stato espulso per utilizzazione inappropriata: Truth (Verità)! (Secondo il Washington Post in totale il Presidente uscente Donald Trump avrebbe pronunciato 130.573 menzogne nel corso del suo mandato. Cioè in media superiore alle 20 al giorno). Si parla allora di bipolarismo sovranista o radicale se proviene dalla destra; progressista ma anti-Draghi e filo-Putin se invece parte dalle recenti alleanze della sinistra.

Nasce il Polo liberaldemocratico.

Ora, l’invenzione del Terzo Polo porta a riconsiderare le posizioni politiche non più sulla dualità finora dominante destra vs sinistra, quella del confronto ostile di due antagonismi che finiscono per radicalizzarsi, ma sulla terzietà della concessione di qualcosa all’Altro che se ne avvalora, e ci avvalora. Si dirà: ma questo si chiama «Centro» ed esiste da quando esiste la politica. Salvo a considerare che il Centro – non avendo una figura capace di aggregare (come Macron in Francia) – è stato sempre considerato come una «riserva» di voti per i due poli antagonisti, che ne hanno plagiato gli argomenti sottomano, senza le capacità intellettuali, e diciamo pure etiche, per aggregare il desiderio dei cittadini e dei loro rappresentanti parlamentari. Pensiamo agli «80 euro» mensili di Renzi, divenuti per i nuovi estremisti abili nelle «surenchères» demagogiche il «reddito di cittadinanza» che avrebbe dovuto, nientedimeno, «abolire la povertà!» La novità maggiore ed essenziale del Terzo Polo, novità che la rende unica nella storia parlamentare italiana, assolutamente novatrice, tiene al fatto che in queste prossime elezioni è il solo Partito politico a non promettere niente. Anzi sì, è il solo a permettere un ritorno allo status quo ante, con lo stesso primo ministro che i populisti di destra e i progressisti o considerati tali della sinistra attuale, hanno costretto alle dimissioni.

Eppure, Mario Draghi è stato detto e scritto da molti commentatori, anche della stampa estera, era una fierezza per la maggioranza degli italiani di ogni tendenza politica, al di là del bipolarismo. La sua «Agenda» rimane un esempio di buon governo, rigoroso e efficace, con il miglior PI in Europa. USA, Francia e Germania, vivono una caduta del tasso di disoccupazione di proporzioni mai viste in decenni. Si è detto con ignara leggerezza: «le elezioni sono il perno della Democrazia», quindi ben venga una nuova caduta del governo, e nuove elezioni! Ad ascoltarli l’Italia sarebbe il paese più democratico del mondo (con Israele, paese sotto stress per i tanti traumi, sin dalla sua nascita) con tre crisi governative dalle elezioni del 2018, e sessantotto governi succedutisi dalla nascita della Repubblica. Nessuno di questi ha mai completato una legislatura uscita dalle urne. Si assiste una seconda volta (dopo il governo Renzi) all’inimmaginabile dimissione di un Primo Ministro, non per demeriti propri e del suo governo detto di «Unità nazionale», ma per i troppi meriti e per gli ottimi risultati acquisiti! L’Italia è un Paese «abracadantesco» che vorrebbe portare ogni legislatura e ogni elettore sulla via della shakespeariana formula: «Se ognuno di noi dovesse essere retribuito per i suoi meriti, chi sfuggirebbe alla frusta?» Prova, se ce ne fosse bisogno, che nel nostro Paese, quali che siano i meriti e i demeriti di ciascuno, i criteri di selezione sono tragicamente analoghi, hanno lo stesso peso culturale. E nessun Primo Ministro, quali che siano i meriti suoi e del suo governo, è al riparo dai colpi di frusta delle dimissioni premature.

Il simbolo del Terzo Polo.

Sembrerebbe che le «idi di marzo» attraversano la storia millenaria del nostro inconscio collettivo. In psicopatologia la sindrome italiana si potrebbe considerare un «disturbo da stress post-traumatico». In una situazione di sviluppo e di progressione socioeconomica soddisfacente, anzi unica, di investimenti mai conosciuti prima grazie al piano europeo del Pnrr, un paese intero «pète les plombs» / esce di testa («Sono fuori di testa» oracolano i Maneskin) per far rinascere l’irrinunciabile duello bipolare, destra (anche estrema) contro sinistra (anche estrema) gli uni contro gli altri armati, Meloni&Co di estrema destra, contro Letta&Co di estrema sinistra. Vantaggio a chi le spara più grosse (blocco navale contro gli immigrati, aumento delle tasse, e l’ultima del gran vegliardo Berlusconi, la presa del Quirinale, nel caso in cui gli elettori decidessero, non si sa mai, di votare per il Presidenzialismo).

Inquinamento politico con gergo psicanalitico tutto questo! dirà qualche (e)lettore. Eppure, la politica è già da tempo contaminata dal vocabolario psicologico. Non parlo di pubblicazioni più o meno serie sulla «salute mentale» dei nostri governanti, che abbondano nelle offerte editoriali. Stile: «Piccolo trattato per comprendere il ragionamento dei capi di Stato dalla salute mentale inquietante».

Per rimanere nell’ambito delle citazioni più rilevanti rispetto all’importanza del Terzo Polo come probabile soluzione alla bipolarità del confronto (o l’affronto) politico, citerò il caso del: – PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza), misure che Draghi ha avuto il ruolo di rendere credibili a livello europeo per stabilire una Agenda (detta ora Agenda Draghi) ampiamente approvata dall’Unione Europea che elargisce i fondi intorno ai 210 miliardi di euro.

Ebbene, pochi in Italia mi sembra (lo stesso Draghi ha criticato la categoria degli psicologi) sono al corrente che il termine Resilienza non è solo un concetto di fisica o di economia (ristabilire una situazione anteriore al trauma), ma è soprattutto una nozione di psicologia che indica «… la capacità di fare fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. La parola « resilienza » deriva dalla parola latina « resilire », che letteralmente significa « saltare indietro». Mettere quindi in primo piano questo termine la cui semantica è psicologica oltre che fisica o economica, sembra voler indicare una priorità governativa quanto meno «inconscia» ad apportare risposte ed anche tentare di risolvere questioni di salute mentale, che i diversi trauma planetari (ecologia, pandemia, conflitti armati…) permettono di svilupparsi e propagarsi. Riportare all’indietro le lancette dell’equilibrio non solo individuale, e psicologico, ma socioeconomico e sanitario, ecologico, a livello mondiale, per meglio riprendere a svilupparsi, sono le tematiche prioritarie dei prossimi decenni per le generazioni future. – La bipolarità del sistema politico, in secondo luogo. Anch’essa è un’espressione psicologica e francamente psico-patologica che indica due versanti diametralmente opposti delle perturbazioni dell’umore. Ripresa dalla nosografia classica della sintomatologia maniaco-depressiva questa sindrome lascia il soggetto che ne soffre transitare tra le montagne russe, dall’apice di un sentimento di benessere supportato da una artificialità della situazione reale, ad un profondo stato di inibizione e sconforto affettivi e comportamentali anch’essi con futili legami con il reale quotidiano.

La priorità è l’agenda Draghi

La bipolarità è quindi un passaggio improvviso e senza forte causalità apparente tra estremismi che si oppongono e cozzano l’un contro l’altro fino alla perdita di ogni ragionevolezza e compromesso stabilizzante. È uno stato bellico permanente, che sul piano politico comporta le vessazioni le più estreme se l’equilibrio tra le forze politiche non è più sostenibile. L’odio e le rivalità narcisistiche la fanno da padrone. «Padre-padrone» (la formula è stata utilizzata di recente da chi tenta di liberarsi dalla sopraffazione manipolatoria di un guru), ma anche madre-padrona se gli argomenti della femminilità – naturalmente pacificatrice – e della maternità – naturalmente amorevole – sono avanzati da La Russa (attenti al lapsus!) – come supporti alla moderazione ideologica che si vorrebbe far riconoscere.

Non è più il tempo di affermare il bipolarismo radicale: «O si sta da una parte o si sta dall’altra parte» (Letta). Il Terzo Polo è una istanza politica che richiama alla terzietà psicologica (oltre che giuridica), cioè simbolica. È qui che la resilienza riappare come un’opzione di riportare il governo a uno status ante-crisi, cioè rinnovare la funzione del Primo ministro Draghi, dopo il collasso traumatico della sua sfiducia. Incomprensibile per gran parte degli italiani lucidi nel considerare di aver smarrito «la giusta via». Programmare la campagna elettorale per nuove elezioni ferragostane, a solo pochi mesi dalla fine della legislatura, è una anomalia degna di un bipolarismo patologico. Diciamo pure maniaco-depressivo.

Riportare l’Agenda Draghi al Governo del Paese servirebbe oltremodo a ristabilire e rendere perenne quella parte di resilienza psicologica e socioeconomica espressa dal PNRR. Il terzo Polo del binomio Calenda-Renzi è quindi il solo partito resiliente nato da una dimissione traumatica, in quanto è chiaramente espressa l’intenzione di fare rieleggere il Primo Ministro Draghi in caso di successo elettorale nelle urne il 25 settembre. Riparare quindi il malfatto degli estremi bipolari probabilmente spinti da una inconscia identificazione e un perverso fascino verso l’autarchia. E verso un tiranno che considera il confronto democratico parlamentare e le sue criticità interne, come la prova tangibile della debolezza della civilizzazione e dei valori occidentali. E non come un criterio della forza dei valori umanistici connessi.

Emblematica è la foto di Draghi seduto in solitudine su una panchina al Museo del Prado, stanco e concentrato, certamente disturbato da una telefonata inopportuna e impellente, mentre i suoi colleghi capi di governo ammirano alle sue spalle e distanti i capolavori pittorici esposti nella sala. Questo sconfortante linguaggio fotografico accade a pochi giorni dalla sua caduta, traumatizzante per l’Italia e le cancellerie del mondo libero e democratico. La bipolarità avvilente volta le spalle anche alla cultura. Per concludere, si dirà, con una libera interpretazione, che il Terzo Polo potrebbe essere tradotto e interpretato in chiave psicanalitica come il Tripode della Sibilla che pose a Edipo Re il terzo quesito la cui soluzione liberò la città di Tebe dall’epidemia di Peste, che i suoi crimini avevano provocato.

Cosimo Trono

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Cosimo Trono
Cosimo Trono è psicanalista, psicoterapeuta, editore, dottorato in psicologia e master in criminologia. E' stato insegnante e ricercatore all’Università di Paris13-Villetaneuse, ha esercitato in varie strutture universitarie e terapeutiche in Belgio, Svizzera e da quasi 30 anni in Francia, a Parigi, dove vive e esercita. Ha pubblicato vari saggi, e ultimamente "La psychanalyse à l’ère du numérique", Paris, Penta Éditions, 2020 (a cura di Éric Bidaud e C.T.).

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