Solo se si è (con Witman) “sensibili alle foglie” si potrà apprezzare il rosso-marrone che quasi confonde a guardarlo: è il massiccio del Vulture, specie verso l’imbrunire, in una giornata di sole spuntato tardi dopo la nebbia. Le foglie d’autunno che odorano di umido, in un luogo dell’anima che traspira di vino e di olio, dei migliori. Il rosso rubino di aglianico è quasi come le foglie dai colori cangianti che tinteggiano l’antico “avvoltoio”.
“Qui, quando è buona annata, si miete anche tra i sassi” declamava in un suo racconto lo scrittore rionerese Vincenzo Buccino. “Questa volta l’annata è buona, e che buona!? È grassa, esuberante. L’uva è mostosa, più turgida della pingue terra di San Savino. Il mosto è più viscoso dell’olio delle olive della Fiumara e delle Querce”.
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Molti sono i versi che esaltano questa stagione.
“Mi ricorderò di quest’autunno” è il primo verso della poesia che compare in “Vidi le muse” di Leonardo Sinisgalli; è ispirata ad un breve soggiorno che il poeta lucano fece a Montemurro, quando già da tempo si era trasferito stabilmente a Milano. “Domani si potrà seminare, diceva mio padre. / Sul palmo aperto della mano guardavo / i solchi chiari contro il fuoco, io sentivo / scoppiare il seme nel suo cuore, / io vedevo nei suoi occhi fiammeggiare / la conca spigata”.
Arriva l’autunno. Il catanese Ercole Patti nei suoi “Quartieri alti” lo avverte già nelle strade della città al mattino, lo respira, lo sente sugli occhi, nei capelli, nel petto. “L’aria ha un sapore umido e fresco. Le case sono tutte aperte al mattino a quest’aria leggera e dolce che sorvola piazze e giardini ed entra liberamente dalle finestre spalancate”. Scriverà “Un bellissimo novembre” anche per lo schermo, con regia di Bolognini. – “L’autunno marcisce deliziosamente in questi odori.” È il crepuscolo di un anno, il suo imbrunire talvolta tumultuoso e violento con le piogge esasperate, ma che declina fra nebbioline ed estati di San Martino.
Per Vincenzo Cardarelli, il suo “Autunno” è una poesia in cui la stagione diviene il simbolo della vita interiore che passa: “Ora passa e declina, / in quest’autunno che incede / con lentezza indicibile, / il miglior tempo della nostra vita / e lungamente ci dice addio”.
Passeggiata autunnale è una poesia di Pietro Mastri (altro autore poco noto) in cui protagoniste sono le foglie morte: “Da tutti, da tutti gli alberi cade / vicino e lontano la triste pioggia, / senza posa, senza posa: la roggia / chiazza si allarga, dilaga ed invade…”
Umberto Saba scrive Autunno in un sussulto solidale con l’inatteso mutamento stagionale: “…Ieri / era la bella estate, oggi diversa / delle cose è l’immagine. E i pensieri / vanno ai soli nel mondo, ai prigionieri, / ai marinai nostalgici, all’avversa / fortuna. È autunno. E il cor pure lo sente”.
Passione pura si avverte nei versi di Autunno del ligure Adriano Grande: “Autunno, la tua musica! / Un’uguale dolcezza in me discende / a quella che t’avvolge, o età dell’anno / che scendi a morte con lenta dolcezza”. Autunno elargisce frutti e profumi inebrianti, capaci di placare nel poeta: «l’aspro pensiero teso, / il vivere penoso / e l’obbedire inutili comandi».
Giardino autunnale è quello di Boboli a Firenze dove l’inquieto Dino Campana si aggira tra le statue silenziose: “E dal fondo silenzio come un coro / tenero e grandioso / sorge ed anela in alto al mio balcone: / e in aroma d’alloro, / in aroma d’alloro acre languente, / tra le statue immortali nel tramonto / ella m’appar, presente”.
L’Autunno del siciliano Luigi Capuana è il perenne ciclo della natura: “Ah, la bella stagione / con le foglie è finita! / Al sonno si compone / la terra intorpidita. / Ma, mentre così dorme, / tutte operosamente / rinnova le sue forme / la vita onnipossente”.
Armando Lostaglio