Misteri e alchimie nella Rocca di San Leo, ultima dimora del Conte di Cagliostro

Annoverato tra “I borghi più belli d’Italia”, San Leo e la sua Rocca, nel cuore della Romagna, a 30 kilometri da Rimini, meritano di essere visitati. Un nuovo percorso nel patrimonio storico, artistico e architettonico italiano che ci è proposto da Francesca Graziano.

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Rocca di San Leo nel Montefeltro

MONTEFELTRO, regione storica molto nota per sua storia, era soprattutto l’antico nome di SAN LEO, la cittadella la cui asperità impressionò tanto Dante che nel quarto Canto del Purgatorio così scrisse: “Vassi in San Leo e discendesi in Noli – montasi su in Bismantova e’n cacume – con esso i piè, ma qui convien c’om voli”.

Dopo aver attraversato la vasta piana di Romagna si giunge al borgo inerpicandosi fra calanchi infernali attraverso l’unica strada scavata nella roccia. Dietro l’enorme rupe che lo nasconde appare la forma massiccia e molto ben conservata del Forte. Questo piccolo borgo divenne per due anni, dal 962 al 964, addirittura capitale d’Italia sotto Berengario II, ma anche dopo questo effimero e travagliato momento di gloria rimase comunque capitale del Montefeltro.

Rocca di San Leo con il Forte e il borgo storico

Diede del filo da torcere al valoroso duca Federico III, signore di Urbino, che finalmente, per scalata, ne conquistò la ripida rocca. Fu allora che diede ordine al più importante architetto del tempo, il senese Francesco di Giorgio Martini, di rimaneggiare il Forte, che assunse l’elegante forma ancora oggi fonte di meraviglia per l’armonioso senso delle proporzioni oltre che per la straordinaria posizione.

Nel paese si ammira il Duomo e  il Palazzo del Comune, la Pieve dell’881, il Convento di Sant’Igne del 1244 così detto per il prodigioso fuoco che illuminò il cammino di San Francesco d’Assisi quando ricevette in dono il Monte della Verna, era il 1213, dal conte Orlando di Chiusi.

Attorno al borgo il territorio è punteggiato di ruderi di antichi castelli e di interessanti edifici religiosi, tra cui il convento domenicano del Monte di Pietracuta e la chiesa di Montemaggio sormontata da un magnifico soffitto a cassettoni.

Terra di santi e di diavoli, di mistici eroismi, di magia, tutto questo si condensa, tra storia e leggenda, soprattutto nella Rocca, legata al triste destino del CONTE DI CAGLIOSTRO che, sepolto vivo dall’Inquisizione, qui trovò la morte.  Si racconta che al tramonto, nelle notti senza luna, l’avventuriero-alchimista appaia sugli spalti del Forte e c’è chi giura di averlo visto.

Il Festival AlchimiAlchimie (di solito nei giorni 22-26 agosto) celebra l’anniversario della sua morte, il centro storico si trasforma in un piccolo salotto saturo dei profumi di erbe miracolose che guariscono da febbri e dolori; nel mercatino alchemico si vendono pietre e cristalli dagli strani poteri fra una Cena in onore di Cagliostro, spettacoli, concerti e maghi di strada che leggono le carte e prevedono il futuro. Una celebrazione- riflessione a tutto tondo sulla figura del noto alchimista che si vantava di avere scoperto l’elisir di lunga vita.

Cagliostro fu uno dei più enigmatici ed affascinanti avventurieri dell’età dei Lumi. Nato a Palermo nel 1743 da povera famiglia con il nome di Giuseppe Balsamo, in gioventù visse d’espedienti  per poi divenire un personaggio molto noto negli ambienti massonici dell’epoca. Il mistero che da sempre avvolge le sue molteplici attività di mago e di falsario contribuisce a tenere vivo ancora oggi l’interesse su di lui. La sua fama d’alchimista e guaritore raggiunse ai tempi le corti più importanti d’Europa, da Londra a Praga, a San Pietroburgo. A Versailles venne coinvolto nell’ ‘affare della Collana’: il mago era stato accusato di aver fatto sparire un collier che il cardinale di Rohan aveva acquistato per comprare i favori della regina Maria Antonietta. Trascinato alla sbarra, Cagliostro dimostrò che la truffa era stata architettata da una spregiudicata contessa e da uno dei suoi amanti.  Rinchiuso nel 1785 nella Bastiglia, ne uscì dimostrando la sua innocenza e  predicendone la caduta del 1789.

Dopo aver diffuso per diverse nazioni d’Europa la dottrina della massoneria egiziana, il 27 dicembre 1789 Cagliostro cadde nelle mani dell’Inquisizione che lo condannò a morte come eretico, truffatore e falsario. Il papa Pio VI commutò la condanna nel carcere a vita da scontare nella Fortezza di San Leo, dove venne praticamente sepolto vivo, rinchiuso in una cella senza porte nella quale fu calato tramite una botola del soffitto. Torturato ed affamato nella cella tombale del Pozzetto, riuscì ancora a resistere quattro anni fermamente convinto di non poter morire in quel misero modo, fino a quando si spense il 26 agosto 1795 all’età di 52 anni, due mesi e 28 giorni, forse strangolato, forse per un colpo apoplettico. La sua morte, la sua vita, così come il luogo dove venne sepolto, rimangono avvolti nel più fitto mistero.

Francesca Graziano

SAN LEO  https://castelliemiliaromagna.it/it/localita/099025-san-leo

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Francesca Graziano
Giornalista culturale, storico della psicoanalisi, vaticanista accreditata presso la Sala Stampa della Santa Sede. Lauree in Lettere classiche e in psicologia clinica presso l'Università La Sapienza di Roma. Collaborazioni con quotidiani, periodici e riviste specializzate (cartacei ed online) per arte, cultura, spettacolo. Premi per meriti culturali.

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