Greta ha ragione, noi abbiamo torto.

Mia figlia ha sedici anni. Qualche giorno fa è andata a manifestare. In Place de la République. Per salvare il pianeta. E marinare la scuola. (Strettamente in quest’ordine, intendiamoci). Anche lei, come tutti, ha sentito parlare la famosa Greta Thunberg. Ne è rimasta un po’ affascinata (« questa ha la mia età e tutti pendono dalle sue labbra ») e un po’ spaventata. Per quella sicurezza totale di sé, ignara di senso critico, che non ammette dubbi.

Ma alla fine mia figlia è andata. Come è giusto. È tornata entusiasta. Alla sua età, io ero andato a una manifestazione contro la riforma della scuola. Il ministro era Valitutti. «Valitutti/ Vali niente / Torna al tuo paese / A fare il deficiente», si gridava (gli altri. Io, a dire il vero, non tanto. Non mi piaceva gridare assieme agli altri). Si scioperava contro la riforma dei « decreti delegati ». Io e un mio amico. C’era il compito in classe di latino. «Prof, non possiamo fare il compito in classe, andiamo a manifestare !». «Assenti ingiustificati. Quindi vi darò comunque un voto, e non sarà bello». «Ma prof, il nostro è un atto politico ! Dobbiamo salvare la scuola dalla barbarie fascista e dall’ennesimo tentativo di distruggerla ! Non può non tenerne conto». «Ne terrò conto», aveva detto la prof. (Bionda. Mi piaceva pure. E a pensarci mi piace anche adesso). Eravamo andati e via. «Pensi che la stronza ci darà davvero un’insufficienza?». «Ma no, la stronza ha detto che ne terrà conto». All’epoca a Genova, dove stavo, c’era ancora il Consolato degli Stati Uniti d’America, e giù fischi ! Buuuuuuh ! Buuuuh ! (Gli altri. Io, a dire il vero, non tanto. Come la Sabina di Milan Kundera, già avvertivo sospetto e fastidio verso la « gente che marcia levando il braccio e gridando all’unisono le stesse sillabe»).

Greta Thunberg

Poi siamo tornati a casa. La prof di latino, il giorno dopo, ci ha dato due. Ahi. «Due ? Ma prof, aveva detto che ne avrebbe tenuto conto !». «Infatti. Altrimenti vi avrei dato zero». Prof, Fascista, la prima della lista. Valitutti era un liberale. La sua riforma, boh, non me la ricordo neanche. Non so bene perché manifestavamo. Se io ho manifestato per una cosa così, mia figlia ha non una ma mille ragioni di manifestare. Ci mancherebbe. Io le dicevo mille volte : in camera tua, quando esci, spegni quella cavolo di luce. E lei niente. Le spiegavo, da buon genitore progressista e democratico, che vuole porgere gli elementi per capire il mondo : guarda che sprechi energia elettrica e l’energia elettrica non è che venga giù dagli alberi, viene prodotta etc etc. (Oltre al fatto che ci tocca pure pagarla). E lei zero, come se parlassi al muro. Tutte le luci accese che pareva di essere a Las Vegas. Ora che Greta ha parlato, ipsa dixit, mia figlia quelle cavolo di luci le spegne tutte. E fa bene. Dove non può il genitore, potrà Greta. Mia figlia, insomma, con questa storia, ha capito che bisogna salvare il pianeta. Il che è giusto. Sa che Greta ci guarda con rimprovero. Voi adulti, dice. Voi adulti. E voi politici, dice ; Voi politici. Ed ecco il tremendo j’accuse : non avete fatto niente ! Ecco.

Sul fatto che si debba salvare il pianeta, io non ho niente da dire. Di pianeta ce n’è uno, se ci salta questo, voglio dire, non è che stiamo tanto allegri. Su questo Greta ha ragione. E andare su Marte, ammesso che un giorno sia possibile, sarebbe francamente una rottura di scatole. Intanto il viaggio. E poi devi stare con il casco tutto il giorno perché non si respira. È tutto rosso e dopo un po’ il rosso, si sa, stanca. Poi su Marte non c’è un tubo, niente da fare. Alla fine, su Marte, ti viene da dire come disse Salvatore Quasimodo quando lo portarono in giro per Stoccolma, il giorno del Nobel : « ma acchì, fimmine niente ? ». Insomma, meglio stare sulla Terra. Per forza. È giusto. Quello che secondo me invece è meno giusto è un’altra cosa. A sentire Greta (che ha tutte le ragioni, per carità) si è indotti a pensare più o meno in questo modo : la terra va in malora e nessuno fa niente. Come è possibile essere cosi ciechi ? Noi tutti vogliamo gli uccellini cip-cip, e la dolce brezza primaverile che accarezza le donne tra i capelli, e gli orsi che vivono felici nel ghiaccio e si grattano la schiena sul tronco nodoso, che piacere ! E invece i cattivoni se ne fregano. I potenti del mondo (« i potenti del mondo », va detto con voce grave) se ne infischiano. Come è possibile essere così stupidi ?

Il fatto, se mi posso permettere, è che le cose non stanno proprio così. Tu prendi uno come Macron. Avrà mille difetti. Non voglio dire. Sarà quello che sarà. Ma cosa ha fatto Macron ? Ha aumentato il prezzo del carburante (cioè di una cosa che inquina, Dio se inquina) di 6,5 centesimi al litro per il gasolio e di 2,9 (sempre centesimi) per la benzina. Cioè di pochissimo. Non è che abbia fatto chissà che cosa. Non è che abbia chiesto alle folle di adottare stili di vita cavernicolari e sacrificare il loro essere senza destino vivendo una vita al buio, rinunciando alla televisione e a sparare ispirate e liriche tirate ecologiste su Facebook, vorace consumatore di energia elettrica.

No. Alla fine, se vai a vedere, questo povero Macron ha portato i carburanti a un prezzo comunque inferiore a quello praticato in Italia (una media di 1,5 euro al litro, più o meno, in Francia, contro 1,6 in Italia). E lo ha fatto proprio per finanziare precise iniziative ecologiche (« disintossicarci dalle energie fossili », diceva). Un sacco di cose utili per ridurre, nel tempo, le famose emissioni e quindi contribuire a salvare il pianeta, le foche, gli orsi, i ramarri, le Grete (che hanno tutte le loro ragioni, intendiamoci), noi tutti. E secondo voi, cosa gli hanno detto, a Macron ? Gli hanno detto « bravo, fai bene ? ». Gli hanno detto : «ah finalmente uno che ha capito e salva il pianeta e non ci ruba il futuro?». No. Ma proprio per niente. Da metà novembre (e ora siamo a marzo, quindi la storia comincia a farsi lunghetta) il tenero Macron vi rimanda all’ultima pagina e si ritrova i famosi gilets jaunes sugli Champs Elysées, ad appiccare il fuoco. A sfasciar le vetrine. A spaccare tutto. Ma come ? Ma non eravamo tutti per la causa di Greta ? (Tra l’altro, ma questo è un altro discorso, i suddetti gilets jaunes, inferociti per l’aumento del carburante, ed evidentemente non così preoccupati per la salvezza del pianeta, si sono poi ritrovati Di Maio e Di Battista a felicitarli entusiasti, proprio gli stessi Di Maio e Di Battista che si proclamano ecologisti e green e anzi per la decrescita felice e che tuonano contro la TAV. Dove si vede la perspicacia e capacità di analisi dei principali esponenti dell’attuale partito di maggioranza relativa in Italia. Chiusa la parentesi).

Insomma, Greta (e mia figlia sua coetanea) hanno tutte le ragioni. Eccome. Tranne una. Non sono i « politici » e i « potenti della terra » il vero ostacolo alla causa ambientalista. Siamo noi. Perché l’idea di salvare il pianeta ci piace tantissimo, è la cosa più bella e giusta e nobile che ci sia, per essa siam pronti alla morte, Natura chiamò. Ma se per farlo davvero dobbiamo pagare mezzo centesimo di più la benzina, allora è un altro discorso e della natura ce ne frega subito molto ma molto di meno.

Maurizio Puppo

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Maurizio Puppo
Maurizio Puppo, nato a Genova nel 1965, dal 2001 vive a Parigi, dove ha due figlie. Laureato in Lettere, lavora come dirigente d’azienda e dal 2016 è stato presidente del Circolo del Partito Democratico e dell'Associazione Democratici Parigi. Ha pubblicato libri di narrativa ("Un poeta in fabbrica"), storia dello sport ("Bandiere blucerchiate", "Il grande Torino" con altri autori, etc.) e curato libri di poesia per Newton Compton, Fratelli Frilli Editori, Absolutely Free, Liberodiscrivere Edizioni. E' editorialista di questo portale dal 2013 (Le pillole di Puppo).

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