Cosa significa la data del 14 dicembre 2010 per la politica italiana?
1. i 314 no nel voto di sfiducia al governo guidato da Berlusconi?
2. le immagini del centro di Roma a ferro e fuoco e di violenti con manganello e manette?
3. i dati della Banca d’Italia sulla crescita del debito pubblico del Paese?
4. che la mancata sfiducia parlamentare ha lasciato indifferente Piazza Affari?
Iniziamo scansando un falso problema. Il voto contrario alla sfiducia è stato seguito da uno strascico di polemiche sull’antica pratica della compravendita dei voti. C’è chi sostiene che solo corrompendo alcuni deputati, Berlusconi sia riuscito a ribaltare il pronostico sfavorevole che lo vedeva sconfitto. È vero? Non possiamo affatto dire se si tratta di menzogne o di verità, ma di certo – visto che sotto accusa ci sono soprattutto rappresentanti dell’Italia dei valori – non c’è da stupirsi se un deputato perda in una notte la passione per i valori del dipietrismo, ovvero dell’anti-berlusconismo alla Di Pietro. Il dipietrismo non è un cleavage storico, cioè una frattura ideologica che caratterizza la politica moderna, ma un fenomeno sub-culturale contingente.
Più rilevante mi pare l’incrinatura del fronte dei finiani (l’opposizione di centro-destra al governo di centro-destra) e il voto favorevole al governo da parte di chi rappresenta il mondo industriale piuttosto che gli elettori di centro-sinistra che lo hanno eletto. Sì, perché Berlusconi ha ottenuto il voto di deputati che appoggiavano il suo rivale Fini e di deputati eletti nelle file del Partito democratico. Qual è la ragione? Non c’è dubbio che nelle due settimane precedenti – un periodo lunghissimo, ma che il Capo dello Stato ha doverosamente concesso al Capo del Governo per poter ribaltare i pronostici sfavorevoli – le principali forze economiche e politiche del Paese abbiano capito che sfiduciare un governo senza un’alternativa credibile sarebbe stato un irresponsabile salto nel buio. Al momento non c’è niente di meglio che un Berlusconi indebolito. Altro che compravendita dei voti.
Ma naturalmente queste considerazioni non potevano essere condivise dagli studenti che hanno appreso la notizia mentre manifestavano, a Roma, per difendere il diritto allo studio. Ci sono stati violenti scontri tra studenti e forze dell’ordine. Non si può giustificare la violenza politica nell’Italia di oggi, ma la rabbia che serpeggia nelle strade d’Europa, da Londra a Parigi fino ad Atene, è il prodotto di tagli alla spesa pubblica avvertiti come inaccettabili da parte di chi sente il proprio futuro come un peso e non come un’opportunità. Non capire il disagio giovanile, soprattutto nell’ultimo anno, significa essere miopi o in malafede. Altro che “teppisti”, come ha invece riferito il TG1-Rai della sera.
Ma non è tutto qui. Nelle strade di Roma, infatti, è accaduto qualcosa di strano. Nei giorni che contano – in Italia – ci sono sempre i soliti fantasmi pronti a inquinare la scena. Le foto dell’agenzia statunitense Associated Press hanno in un primo momento mostrato alcuni protagonisti degli scontri che impugnavano manganelli e manette, nonostante fossero vestiti da studenti. Tuttavia il giorno seguente altre immagini hanno sostanzialmente chiarito i fatti.
Ma torniamo alla sfiducia al Governo. Quanto accaduto tra Piazza del Popolo – epicentro degli scontri – e Palazzo di Montecitorio – sede della Camera dei deputati – basterebbe a segnare una giornata romana di indubbia importanza. Ma è probabilmente altro, ossia un dato annunciato dalla Banca d’Italia – dall’altra parte del centro di Roma – che spiega maggiormente il 14 dicembre della politica italiana. Il dato è il seguente: il debito pubblico del Paese ha raggiunto in ottobre la quota-record di 1.867 miliardi, mentre le entrate tributarie sono scese di 5,2 miliardi. Si tratta di un dato preoccupante anche se, nello stesso periodo, è sceso il fabbisogno pubblico di 10,5 miliardi.
Perché è così importante l’ennesima brutta notizia sul debito? Vale la pena ricordare, brevemente, che la penisola italiana ha raggiunto il suo massimo splendore economico tra Quattro e Cinquecento, poi ci fu il buio. Alla fine dell’Ottocento, fu grazie alla scoperta della via dei prestiti internazionali, per dirla con Marcello De Cecco, che l’Italia iniziò a risalire la china fino al miracolo economico del Novecento. Ma negli anni Ottanta, il debito pubblico è esploso e oggi appare irrefrenabile nonostante i tagli alla spesa. È evidente che non basta tagliare, soprattutto quando si mina in questo modo la possibilità di crescita del Paese azzoppando settori, come Scuola e Università, che sono il trampolino naturale per il futuro dei giovani.
Cosa significa, allora, il 14 dicembre della politica italiana? Penso significhi un appesantimento preoccupante del clima generale. Non dobbiamo sorprenderci se Piazza Affari – sede della borsa finanziaria di Milano – abbia ignorato quanto accaduto a Roma. Meglio un governo indebolito che un salto nel buio. Ma senza una guida politica il Paese sprofonda.
Emidio Diodato
Politologo
Docente di Scienza politica
Università per Stranieri di Perugia