Breve viaggio in Italia : 2. Anno zero.

Giovedì 17 febbraio, Pisa. È sera, ha piovuto tutto giorno. Nei paesi dell’Africa mediterranea si propaga l’incendio, pare che qualcosa si muova anche in Libia, ma invano ne ho cercato notizie più dettagliate nei telegiornali – nulla, o quasi, salvo alcune vaghe informazioni, e unicamente in chiave di paura: sbarcheranno a migliaia… Con un amico anche lui di passaggio, svizzero (ma di lingua madre e cultura italiane, e che vive da molti anni a Berlino), decidiamo di vedere Annozero, su Rai 2, con ripromesso zapping su Rai 1, dove c’è Sanremo, e annunciano Benigni: le tv nazionali starebbero per fare la rivoluzione?

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Annozero è Michele Santoro, quello di Samarcanda, a cavallo fra anni ottanta e novanta, con le sue formidabili, sorprendenti inchieste, che facevano veramente tremare il potere, tutto il potere ; è in quel laboratorio, ad esempio, che più di recente – a Samarcanda era succeduto Sciuscià – è nato quel documento straordinario che è La mafia è bianca (2005), che mette a nudo il torbido intreccio fra Cosa Nostra e politica. Quella équipe di Santoro, quella Samarcanda, con le sue discendenze, sono state uno dei migliori esempi di giornalismo italiano : connotato da idee politiche forti, a sinistra (pretendere di non essere connotati, che è impossibile, è bien più insidioso che esserlo in modo trasparente), e tuttavia mai conformisticamente servo di un partito, di un’ideologia, sempre pronto a sbaragliare, quando ce n’era bisogno, quelli del proprio stesso campo. Potrei parlarne altrimenti che bene ?

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Pure, da qualche tempo, Santoro perde colpi (sto parlando appunto di Annozero, e solo delle puntate che ho avuto modo di vedere nei miei rari passaggi in Italia). O forse dovrei dire meglio che perde colpi la formula : le inchieste si sono assottigliate, e sempre di più prende spazio «il dibattito» : personaggi, alcuni di spicco e altri no (ho capito che questo fa parte della formula), e di campo opposto, si affrontano, come nell’arena, «dibattendo» di argomenti su cui hanno opinioni opposte, ora scambiandosi politesses, come per fare prova di democrazia, ora parlandosi, anzi urlando l’uno sull’altro. Plaza de Toros.

E poi dai tempi di Samarcanda è cambiata l’équipe e – sempre dal mio punto di vista, beninteso – non in meglio : ora, insieme a Santoro, uno degli attori principali è Marco Travaglio, che il curioso assetto che si è venuto delinenando in Italia ha trasformato in uno dei vati della nostra sperduta – perduta ? – sinistra (non voglio parlar male di Travaglio, non voglio parlar male di nessuno, voglio solo dire che in un paese «normale» Travaglio sarebbe un più o meno stimato giornalista di destra). Insomma, meno inchieste e più parole, forse perché l’Italia tutta sembra diventata una grande inchiesta. Su cui, appunto, «si dibatte». Ognuno, è ovvio, sa già cosa dirà (anzi, per lo più «griderà») colui che gli siede di fronte, e soprattutto lo sa già il pubblico : di sorprendente non c’è più nulla.

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Con quesi «alti e bassi» ben presenti ci accingiamo dunque a guardare. E ci bastano pochi minuti per capire che sarà un «basso», nel senso del trionfo del dibattito «urlato» di cui sopra, con insalata di personalità di spicco e di sconosciuti (almeno, per chi è di media cultura politica italiana – «media» stabilita scegliendo come criterio l’amico svizzero-tedesco e me stesso, che stando fuori abbiamo selezionato mediaticamente noti e meno noti). Concretamente : da un lato, a sinistra, il sempre arzillo Travaglio, Gad Lerner (altro giornalista di spicco, e legittimamente a sinistra, lui) e una rappresentante del Partito Democratico (la «poco nota») ; dall’altro, l’ultrafascista Francesco Storace, recentemente ripescato da Berlusconi e che ringrazia con delicata efficacità attraverso la sua presenza studiatamente «pacata», e una rappresentante del Partito Della Libertà, l’altra «poco nota» , di campo opposto : ed anche lei, come vuole la par condicio dei sessi, donna).

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Alimentano, o dovrebbero alimentare il «dibattito», un paio di inchieste, anzi tre, che non inchiestano un cacchio, non c’è nell’aria – né in terra – alcuna possibile sorpresa, prima ancora di guardarle sappiamo già quel che succederà, è puro spettacolo :

1. Il Ministro della Repubblica Ignazio La Russa (è un mio principio non fare mai commenti sul fisico della gente, pure si guardi la foto, qui accanto, ché se ci fosse l’audio sarebbe ancora meglio…) ha detto a un giornalista di Annozero, che gli chiedeva ragguagli sulle dette feste di Berlusconi con minorenni, se fra queste minorenni non ci fosse la sua (del giornalista) sorella ; quindi, l’ha preso a calci fingendo che fosse questi a scalciare, mentre – il filmato preso da diverse angolazioni lo dimostra senza ombra di dubbio – è stato proprio lui, il Ministro ;

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2. Lo stesso giornalista telefona a uno dei più (… ) faccendieri di Berlusconi, tal Lele Mora (… : lascio al lettore il gusto di scegliere l’aggettivo che meglio conviene, prima di «faccendiere», o dopo «Lele Mora» : eventualmente, di nuovo, è possibile aiutarsi con l’immagine qui accanto), e lo stuzzica perché quello esploda ; e quello effettivamente esplode, non sapendo che era registrato per esser teletrasmesso (o forse lo sapeva ? In Italia pur di apparire in pubblico si venderebbero i propri genitori, o figli, e ahimé non è una boutade, né una metafora, come dimostra il caso di Avetrana ;

3. Altro giornalista, donna mi sembra (o forse no), sempre di Annozero, che intervista alcune ragazze protagoniste delle feste di Berlusconi, o che aspirano a diventarlo.

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Considerazioni sparse sui protagonisti della serata, ché ad organizzarle in scrittura coerente ci si pena troppo (almeno io, che non vedo l’ora di passare ad altro).

1. Travaglio, «dalla parte sinistra» : e più volte lampeggia dentro le nostre appenate anime meteche (italofrancosvizzerofrancocanadesitedesche) la riserva di cui sopra.

La «poco nota del PD» (sinistra), che tralascio anche adesso di «notificare» : perché prenda maggior risalto che proprio lei si dimostra, e di gran lunga, la più efficace, intelligente, e decente.

2. La «poco nota» del PDL (destra, Berlusconi), per dire che la legge di cui al 2 non è una legge : lei, infatti, pur «poco nota» non vale nulla. E’ riuscita nella stessa frase a difendere le feste di Berlusconi, con tanto di lolite e tutti quanti, e la moralità dei bei tempi andati, quella al « profumo nonna » (le ragazze non uscivano la sera, il sesso solo dopo il matrimonio, et encore…). O tempora, o mores !

3. Storace, che riesce a non innervosirsi (quasi) mai, come traendo un piacere sottile dal veder innervosirsi gli altri… Ed io ricordo di quando Berlinguer, finito per sbaglio in un confronto con Almirante, poteva replicare sobrio : «io non parlo con i fascisti». Credevo allora fosse un sussulto morale, un rigetto etico, o magari un irrigidimento dogmatico da integerrimo comunista. Credo di capire oggi che quel rifiuto fosse innanzitutto pragmatico, cognitivo – come dire : non serve a nulla parlare, scambiarsi parole, quando facendo parte della stessa storia non ci sia almeno qualche elemento condivisibile, una memoria comune. Ho anche pensato, vedendo Storace giganteggiare sullo schermo, che Berlinguer inorridirebbe di fronte a una serata televisiva di questo tipo : com’è possibile far discutere insieme Storace e Lerner ? (Per i molto giovani : Enrico Berlinguer è stato l’ultimo grande leader del Partito Comunista, Giorgio Almirante del Movimento Sociale, erede del partito fascista – quando ancora le cose si chiamavano con i loro nomi).

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4. Appunto. La sofferenza nostra nel veder soffrire Gad Lerner, che conosciamo entrambi come un finissimo analista del mondo vicino-orientale mediterraneo, e che sembra in mezzo a questa compagnia un pesce fuor d’acqua. Quando agita non so quale osceno giornale con oscene foto delle oscene feste di Berlusconi d’improvviso urlando alla «poco nota» del PDL : Signora, lei vorrebbe che sua figlia andasse a questo tipo di feste ? il suo viso si contrae in una smorfia, quasi quell’urlo gli fosse nato contro volontà, e poi ripiomba in un affaticato silenzio. Ci viene in mento Totò le Mokò («io non ci volevo venireeeee»), e abbiamo come l’impressione che non veda l’ora di attaccarsi alla radio, per sapere e capire cosa succede sulle altre sponde del suo Mediterraneo…

5. Santoro «finto» moderatore. Ma non finto per finta ma per davvero, con l’accordo di tutti, nel senso che fa parte del gioco che lui sia di parte, ma in modo «intelligente». Sembra un grosso felino, sornione, e molto più contento di sé di quando l’ho conosciuto, tanti anni fa. Perché contento, poi, non so. In quel decoro si poteva persino pensare che quel furbone di Storace dicesse cose sensate…

(Ho dimenticato di parlare di Vauro, il vignettista storico del Manifesto, che è piuttosto bravo, e che è ormai anche lui, come Travaglio, ospite fisso della trasmissione, cui concede nel finale alcuni più o meno gustosi disegni a commento della serata. Mi viene da pensare che lì, probabilmente, guadagna quel che non guadagna al Manifesto, dove lavora gratis o quasi. Non è questo, da solo e comunque, un titolo di simpatia ?)

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Disagio – come significarlo ?

L’amico Luca, che come me (sì, lo confesso) non scoppia d’amore né per Travaglio né (più) per Santoro, mi fa tuttavia notare che in Italia se non fosse per loro, e per «Repubblica» (que nous n’aimons pas non plus) uno potrebbe pensare che in fondo, poi, perché tanto baccano ? il povero Berlusconi ha fatto solo una telefonata… Ed effettivamente, nello stesso giorno, in trequarti d’ora di TG1 la vicenda Berlusconi, in pochi secondi, è ridotta a qualcosa del genere, senza che tuttavia il tempo restante sia investito per approfondire scottanti temi di attualità, nazionale o estera – per la politica interna, fra «dove vanno gli Italiani in vacanza», e «l’incoraggiante ripresa della nostra economia» di cui parla il Ministro Tremonti, si ha l’impressione che si stia parlando più che dell’Italia dell’universo Hogwarts di Harry Potter – quanto agli «esteri», va almeno sottolineato un simpatico servizio di diversi minuti su una vecchietta londinese che ha messo in fuga gli scippatori a colpi di borsetta. Con tanto di inviati speciali per intervistarla.

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Pure, tornato in Francia pochi giorni dopo, un’immagine mi ha ritrasportato ad Annozero. Nel pieno della rivolta libica, e della sanguinosa controffensiva di Gheddafi, Le Monde, 4 mars, p. 6, ha pubblicato una foto del Colonnello, circondato da numerose guardie del corpo, che arriva fra la «sua» folla in una «macchinuzza sportiva da golf offerta da Silvio Berlusconi» (proprio lo stesso Silvio B. che negli stessi giorni declinava l’invito di telefonare e far pressioni sull’amico Mouammar, per non disturbarlo : ché certo aveva tante cose da fare !) Ed ecco, appunto, che mi è tornata in mente la foto delle feste agitata da Gad Lerner, e mi sono chiesto, perché i giornalisti non agitassero piuttosto foto come quella pubblicata da Le Monde, e perché la gente non si indignasse per questo, e per le decine di cose come queste che in Italia succedono da troppi anni – prima di questi squallidi, ridicoli scandaletti «sessuali».

(Precisazione, per altro già fatta. Non compro sempre Repubblica, non guardo sempre Annozero, parlo a partire da quello che ho letto e visto, durante pochi giorni – sufficenti però a infondermi una sgradevole intuizione, e spero vivamente di sbagliarmi… Con questi strumenti, con queste battaglie, pur nella successione degli scandali più osceni, perdiamo di sicuro un’altra volta.)

Giuseppe A. Samonà

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Giuseppe A. Samonà
Giuseppe A. Samonà, dottorato in storia delle religioni, ha pubblicato studi sul Vicino Oriente antico e sull’America indiana al tempo della Conquista. 'Quelle cose scomparse, parole' (Ilisso, 2004, con postfazione di Filippo La Porta) è la sua prima opera di narrativa. Fa parte de 'La terra della prosa', antologia di narratori italiani degli anni Zero a cura di Andrea Cortellessa (L’Orma 2014). 'I fannulloni nella valle fertile', di Albert Cossery, è la sua ultima traduzione dal francese (Einaudi 2016, con un saggio introduttivo). È stato cofondatore di Altritaliani, ed è codirettore della rivista transculturale 'ViceVersa'. Ha vissuto e insegnato a Roma, New York, Montréal e Parigi, dove vive e insegna attualmente. Non ha mai vissuto a Buenos Aires, né a Montevideo – ma sogna un giorno di poterlo fare.

7 Commentaires

  1. Vauro
    Mi accorgo solo ora che non sai che quest’anno Vauro è stato ricacciato nel girone di noi comuni mortali senza certezza del domani: lavora gratis anche alla RAI! All’ultimo non gli hanno firmato il contratto, né a lui né a Travaglio. Loro continuano ad andare gratis « per protesta » e per evitare di creare problemi a Santoro che nella sua posizione ingessata non può apportare nessuna modifica al format senza il rischio che ciò venga preso a pretesto per la chiusura.

    Questo è il genere di cose che sa quasi soltanto chi segue Travaglio e Santoro.

    Luca

    • Vauro
      E’ vero, non lo sapevo, e ti ringrazio per la seconda volta: vuol dire che Vauro mi sarà ancora più simpatico, e Travaglio… un po’ meno antipatico. Scherzi a parte, poi, non è (per me) una questione di persone, ma di idee — e quel che da questo punto di vista non mi convince di Travaglio non è tanto quel che tu chiami « liberalismo conservatore » (anzi, magari ce ne fosse un po’ di più, in Italia) ma proprio qualche cosa che a che fare con l' »onestà intellettuale »; ma non me la sento di affrontare questo delicato discorso per iscritto, se prima non se ne parla, come ai vecchi tempi, a voce. Un abbraccio, G.

  2. Breve viaggio in Italia : 2. Anno zero.
    Premetto che di Annozero non guardo che qualche scampolo online, quando mi viene segnalato. E le mie reazioni quando mi capita di guardarlo sono in grandissima parte analoghe alle considerazioni fatte. Però mi pare importante tenere presente che Santoro per primo da anni si lamenta di non potere modificare la formula del suo programma, ingessata dalla morsa tra la ferma intenzione di B. di estrometterlo dalla televisione e la sentenza che obbliga la RAI a rispettare il contratto originario. Tra l’interpretazione becera della « par condicio » e tanti altri condizionamenti, lui riesce comunque a mettere in luce qualcosa che in tantissimi in Italia dimenticherebbero sotto i colpi della propaganda. Per esempio raccomando molto la visione del piccolo spezzone citato sotto.

    Quanto a Travaglio sarà irritante, sarà un liberale conservatore, avrà anche preso qualche posizione preconcetta su cose di cui non è esperto (e di cui parla pochissimo). Ma a questo punto il primo criterio dirimente – per unire le forze al fine di evitare di diventare la prossima Libia in pochissimi anni – per me è l’onestà intellettuale: in questa situazione possiamo permetterci di alzare il naso di fronte a un giornalista bravo, intelligente e coraggioso e che non si lascia condizionare? A me pare di no. Per esempio quella di Travaglio è stata una delle pochissime voci che ha fatto notare come Geddafi e altri personaggi simili in Nordafrica abbiano preso e mantenuto il potere anche grazie al contributo dei politici italiani (DC, PSI e infine B.)

    OT ma non tanto: il voto sul referendum che dovrebbe consentrici di scrollarci di dosso un po’ di berlusconismo è stato artatamente isolato e spinto al 12 giugno, dopo altre due settimane di consultazioni elettorali. Così sarà difficilissimo ottenere che la maggioranza assoluta degli italiani (25 milioni di persone) vada effettivamente a votare! La vittoria del SI contro il legittimo impedimento, la privatizzazione dell[a gestione dell]’acqua e il nucleare potrebbe essere il primo segnale di reazione del nostro paese. La facile e furbastra vittoria dell’astensione invece consentirebbe a B. di rinascere, sia pure incerottato, dai molti processi in corso – ancora meglio di come fece Geddafi dopo il bombardamento reaganiano.

    • Breve viaggio in Italia : 2. Anno zero.
      Caro Luca, e dovrei dire cara Sara (subito qua sotto)—
      perché entrambi mi criticate, anche se amicalmente, sullo stesso punto: le mani legate di Santoro, etc. Ebbene, do’ ragione a entrambi, e faccio ammenda: questo punto va effettivamente considerato. Va anche considerato, come dici giustamente, che Santoro riesce comunque a mettere a segno qualche colpo: il video sullo studente « contro » Tremonti, che non conoscevo, è straordinario, e ti ringrazio di averlo segnalato. Insisto però su uno dei miei, di punti: parlavo di « quella » trasmissione, della gestione del caso Ruby, delle feste (anche se non è cosi’ semplice: ieri ho visto « Videocracy », e sono uscito barcollando — certe cose hanno un peso « politico » tremendo, e vanno pur dette…). Insomma, insisto, ma delicatamente, e pronto a smussare la mia irritazione. Su una cosa, invece, non sono d’accordo. Non c’è certo bisogno di Travaglio per sapere come la politica italiana (ma ahimé, non solo quella) abbia in modo vergognoso aiutato e mantenuto Gheddafi al potere: è sotto gli occhi di tutti, da tempo, e tanti e tanti giornalisti lo hanno denunciato, in modo ben più approfondito. E se in Italia si pensa che queste cose sia state veramente svelate da lui, Travaglio, è veramente inquietante. Non ti pare? Gius

  3. Breve viaggio in Italia : 2. Anno zero.
    Il tuo è un bel quadro sul giornalismo italiano, deprimente ma vero. Condivo in particolare il giudizio su Anno Zero di cui ero (non più tardi di un anno e mezzo fa) grandissima fan – di quelle insomma che non si perdono una puntata. A partire dal Berlusconi (III o IV.. ops, ho perso il conto) il format si è inflaccidito e adesso (già da un pò) quasi ogni puntata è divenuta inguardabile o almeno a elevato rischio sonno.
    Tuttavia lasciami spezzare una lancia in favore di quello che purtroppo (come dice il tuo amico svizzero) è l’unico diversivo alla cronaca rosa propinataci delle altre reti e programmi. Le proposte (almeno 2) che Santoro aveva confezionato (nuovi titoli, nuovi programmi) sono state duramente respinte da quel simpaticone del Consiglio RAI. Insomma io credo che pure Santoro si renda conto che il suo programma, se non fosse che è l’unico apertamente orientato ‘in quel senso’, sta divenendo non solo di una noia enorme ma anche decisamente frusto.
    Così che, non potendo eliminare un Anno Zero (ma soprattutto Santoro) alla radice, lo hanno condannato alla sua marcescenza. Ciao da Sara

  4. Breve viaggio in Italia : 2. Anno zero.
    Due notazioni; Travaglio non è certo da considerare persona di sinistra. Non lo fa lui stesso né chi lo segue.
    E’ persona intelligente, spesso faziosa, irritante ( a mio avviso) ma quasi sempre merita di essere ascoltato, anche fosse solo per dissentire.
    I balletti di Berlusconi in questi giorni hanno ceduto il passo a notizie ben più gravi. C’è quasi da rimpiangere quando meritavano la prima pagina. Comunque va da sé che c’era del pretestuoso nello spazio dato a tutto questo. Finché la sinistra non troverà altri argomenti ci dovremo accontentare di muovere le coscienze sulle sorti di Ruby.
    La partecipazione fissa dei politici alle trasmissioni televisive, in effetti, non finisce di stupirmi. Sempre gli stessi, tutte le sere, in tutte le trasmissioni. Di giorno in parlamento, di sera negli studi televisivi: altro che lavoro usurante, una vita d’inferno!
    Ciao, Cristina

    • Breve viaggio in Italia : 2. Anno zero.
      Che dire, oltre che sono d’accordo al millimetro. Quanto alle notizie più gravi, ovviamente quel che ho scritto era stato pensato prima… Oggi la mia testa è altrove, anche se oramai ho deciso di terminare la mia cronaca di quel mio viaggetto in Italia, in cui ad esempio ho avuto modo di « godermi » l’osannata tirata di Benigni sull’inno di Mameli… Ciao, Gius

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