Bio-logico!

Da un po’ di tempo acquisto quello che mi serve alla bottega del biologico. Magliette e maglioni sono davvero di cotone e di lana. Il sapone è naturale e non pizzica e non fa schiumissima, ma ha un odore familiare e piacevole. Uso l’aceto al posto dell’ammorbidente e dell’anticalcare, limoni per far brillare il lavello, mi sento meglio e almeno non mi vesto con il petrolio. Non riesco a ricordare bene da quando i “rimedi della nonna” ci sembrarono stupidi o surclassati. O almeno, così li fecero sembrare. Adesso tornano in voga e c’è chi lo fa per mestiere (vedi mister Green). Ma mia nonna, classe 1914, non ha mai avuto tutta la spazzatura che avevamo noi, mi chiedevo sempre: “Come fa la nonna a non avere spazzatura? E soprattutto: è solo spazzatura umida…”

Per me, terribile creatura degli anni ’80 è inconcepibile e rimarrà per sempre un mistero, come sbiancare i tessuti con la cenere o non accumulare chili di plastica e carta al giorno.

Vignetta di Emanuela de Siati

Recentemente però, acquistando dei prodotti bio e facendo più caso a quello che faccio, la schiuma che scorre a fiumi nel mio lavandino o nella doccia mi fa più impressione, faccio fatica a comprare cose di plastica anche se purtroppo c’è dappertutto (confezioni..) e inizio a guardare le creme del supermercato e i prodotti a cui prima non facevo caso in un’altra maniera. Mi chiedo pure: Perché fino ad ora hanno prodotto deodoranti cancerogeni? (L’allume di rocca è un deodorante naturale e costa pochissimo). Perché ci hanno avvelenato senza il nostro consenso e dicendo un mare di bugie?

Sì, forse sapevamo di essere presi abilmente in giro, ma queste bugie sono diventate così sofisticate da non essere considerate più tali, ma strategie, materie universitarie in cui si studia come prendere per il culo la gente. Il fatto è pure che quando una cosa artificiale diventa un’abitudine, diventa quello il nostro concetto di naturale e rimaniamo sorpresi se un deodorante ci ha provocato un’irritazione; siamo noi troppo delicati, allergici, malati, quando in realtà è una normale risposta del corpo a una cosa velenosa.

Una tipica risposta a questa nuova « moda” del biologico è : « è un nuovo business. » Probabilmente in molti casi è così, ma questo non ci impedisce di certo a rendere la nostra vita più umana e con un impatto meno pesante sulla natura e su noi stessi. Se usare meno la macchina o decidere di non averla per niente può contribuire a un’aria meno inquinata, bene, io lo faccio. Se non usare più sacchetti di plastica può salvare il pianeta, io lo faccio. Se voglio smettere di avvelenarmi e comprarmi meno maglioni, ma comprarli di lana e non di tessuti orrendi, io vorrei provarci. Ho riscoperto il piacere del cotone, degli odori delicati e naturali sul corpo; mi sono sentita meno aggressiva e più felice. So che in queste botteghe nessun dipendente è sfruttato nel suo lavoro. E se è così a me piace.

E poi, a parte comprare, cosa dalla quale sembra sia difficile astenersi in questa società, come è giusto che sia, sarebbe importante per prima cosa cambiare i modi e le abitudini. Qualcuno dice: « non abbiamo mai vissuto così nel benessere come in questa era ». Però è anche vero che non abbiamo avuto mai così tante malattie, non siamo mai stati così soli socialmente e abbiamo messo da parte il piacere delle relazioni umane, abbiamo tanta tecnologia che dovrebbe accorciare i tempi e sembra invece di avere sempre meno tempo libero da dedicare a se stessi.

C’è da riflettere sulla parola benessere. Che cosa sia davvero il benessere per l’essere umano. Se il benessere consisterà un giorno ad avere più tempo possibile per gli amici, a riposare, a viaggiare, a dormire, a pregare, io non credo che questo possa stridere con l’evoluzione dell’uomo e nemmeno con la tecnologia, ma una società che misura il benessere con la ricchezza materiale e con il possesso non riflette davvero la vera natura della felicità dell’essere umano.

La consapevolezza e la ricerca di se stessi sono passi importanti e difficili, ma dai piccoli passi ci si muove verso sane abitudini che ci hanno costretto a perdere. Non utilizzare o utilizzare di meno prodotti inquinanti, ha smosso dentro di me qualcosa, un benessere interiore che voglio che non si spezzi durante questa esperienza in questa vita.

Emanuela de Siati

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Emanuela De Siati
Emanuela De Siati, nata a Mazara del Vallo in Sicilia nel 1980. Ha una laurea in Storia e Critica del Cinema e una magistrale in Italianistica presso l'univesità di Bologna dove vive. Scrive e disegna per alcune riviste e siti on line. Cura due blog personali : http://emanueladesiatidisegni.blogspot.it/ e emanueladesiati.wordpress.com

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