Alla Mostra del Cinema di Venezia oltre ai grandi nomi di richiamo, oltre al glamour che tornerà sul red carpet e ai film più attesi del concorso principale, ci sarà la possibilità di scoprire nuovi autori e sguardi diversi. Proponiamo quindi ai lettori amanti di cinema un viaggio tra i titoli italiani selezionati quest’anno nelle sezioni autonome e parallele, a volte più innovative e certamente più sperimentali: Orizzonti, Proiezioni speciali, Settimana della Critica, Giornate degli autori. Da “Altritaliani” abbiamo fatto la scelta di concentrarci sui lavori italiani.
FILM ITALIANI: ORIZZONTI – CONCORSO
Questa sezione del concorso internazionale è dedicata ai film rappresentativi di nuove tendenze estetiche ed espressive. Tra i membri della giuria di quest’anno troviamo: Josh Siegel (USA), curatore della sezione cinematografica del MoMA di New York e Nadia Terranova (Italia), scrittrice, è autrice di numerosi romanzi e libri per ragazzi.
Tra i 19 film presenti, sono stati selezionati due lavori italiani:
“Atlantide” di Yuri Ancarani (Ravenna, 1972), video-artista e film-maker italiano le cui opere, esposte e rappresentate in molte rassegne, nascono da una continua commistione fra cinema documentario e arte contemporanea, e sono il risultato di una ricerca spesso tesa ad esplorare regioni poco visibili del quotidiano, realtà in cui l’artista si addentra in prima persona. Il suo film è ambientato a Venezia, in particolare nell’isola della laguna di Sant’Erasmo. Il protagonista è Daniele, un giovane che vive di espedienti, ed è emarginato anche dal gruppo dei suoi coetanei, i quali condividono un’intensa vita di svago, che si esprime nella religione del barchino: un culto incentrato sulla elaborazione di motori sempre più potenti, che trasformano i piccoli motoscafi lagunari in pericolosi bolidi da competizione. Il punto di non ritorno è una balorda, residuale storia di iniziazione maschile, di una generazione senza ideali e prospettive, violenta e predestinata al fallimento, che esplode trascinando la città fantasma in un trip di naufragio psichedelico.
Il secondo film è “Il paradiso del pavone”, della regista e sceneggiatrice 44enne Laura Bispuri (Roma, 1977). Al suo attivo ha già due film: “Vergine giurata” (2015) e “Figlia mia” (2018) entrambi presentati in concorso al Festival internazionale di Berlino con successo di critica. “Il paradiso del pavone”, vede una famiglia riunita al completo per la festa di compleanno di Nena (Dominique Sanda). Ospite speciale, però, è un uccello, un pavone di nome Paco, che in questa casa sul mare sembra aver trovato l’amore. Il pavone, infatti, si innamora della colomba ritratta in un quadro in salotto e fa di tutto per stupire quel disegno inanimato. È qui che nasce un amore impossibile, che porterà l’intera famiglia a mettere in discussione tutti i loro sentimenti. Tra gli interpreti Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Carlo Cerciello, Fabrizio Ferracane, Maddalena Crippa.
ORIZZONTI EXTRA
Nella sezione non competitiva Orizzonti Extra, sono presenti 8 opere, di cui due italiane:
“La ragazza ha volato”, della regista, sceneggiatrice e documentarista Wilma Labate (Roma, 1949). Di lei ricordiamo i film “La mia generazione” (1996), “Signorina Effe” (2006), “La pecora nera” (2010) e gli ultimi documentari “Raccontare Venezia” (2017) e “Arrivederci Saigon” (2018) presentati a Venezia. Il suo ultimo lungometraggio racconta la storia di Nadia (Alma Noce), un’adolescente di Trieste, dove è cresciuta sempre in solitaria, completamente immersa in un clima d’inerzia. La città è il punto di snodo di diverse culture ed è proprio qui che la ragazza riuscirà a spazzare via il suo stesso carattere solitario, come le forti folate di vento che scuotono Triste, rinascendo in un modo del tutto nuovo e improvviso. Nel cast anche Luka Zunic, Rossana Mortara, Livia Rossi, Massimo Somaglino.
Il secondo lungometraggio è “La macchina delle immagini di Alfredo C.” del regista Roland Sejko, nato e cresciuto in Albania, dove si è laureato alla Facoltà di Storia e Filologia di Tirana. Ha scritto e diretto diversi documentari distinti in maggior parte dal riuso del cinema d’archivio. Nel 2013 ha vinto il Premio David di Donatello con il suo documentario “Anija / La nave”. Nella sua riscoperta per immagini della Storia passata, anche del suo paese d’origine, nel suo ultimo lavoro ha voluto raccontare la storia di un operatore cinematografico Alfredo C. (interpretato da Pietro De Silva) passato a riprendere l’occupazione dell’Albania durante il periodo fascista e poi, al termine della guerra, per conto del comunismo. Con l’ascesa al potere del Partito Comunista 27.000 italiani ancora presenti sul suolo albanese vengono trattenuti e il confine con l’Italia chiuso, impedendo loro di far ritorno a casa. Tra di loro c’è anche Alfredo C. che per cinque anni ha attraversato l’Albania con la cinepresa in mano, girando non solo la sua storia, ma anche quella di tanti italiani lontani da casa e impossibilitati a farvi ritorno.
VENEZIA 78. PROIEZIONI SPECIALI ITALIANE
Vi saranno anche sei documentari come Proiezioni Speciali.
La prima avrà un’anteprima del Festival la sera del 31 agosto con la proiezione del lavoro del regista Andrea Segre: “La Biennale di Venezia: il cinema al tempo del Covid”. In pochi giorni, tra un lavoro e l’altro, il regista di “Io sono Lì” (2011) ha realizzato per conto della Biennale questo breve diario filmato nei giorni della 77. Mostra del Cinema. Un dietro le quinte di questa rassegna tra film, accreditati, organizzatori, per conoscere come si è vissuta la Mostra durante la pandemia.
Sempre in tema di pandemia, un’altra proiezione speciale ospiterà un documentario realizzato dalla nota conduttrice televisiva Simona Ventura dal titolo “Le 7 giornate di Bergamo”. Il docufilm, girato in presa diretta nelle settimane calde nella città lombarda duramente colpita dal Covid-19, racconta la costruzione di un ospedale in soli 7 giorni presso gli spazi della Fiera di Bergamo grazie al contributo di un gruppo di Alpini guidati da Sergio Rizzini e coadiuvati da artigiani, imprenditori e tifosi dell’Atalanta.
Il terzo documentario sarà “Inferno rosso. Joe d’Amato sulla via dell’eccesso” di Manlio Gomarasca, Massimiliano Zanin. Joe D’Amato era lo pseudonimo del regista, direttore della fotografia e sceneggiatore italiano Aristide Massaccesi il quale, con i suoi “B-movie” che spaziavano dal porno all’horror, dalla fantascienza agli spaghetti-western, dal “decamerotico” alle produzioni in terra americana è diventato un regista “cult”, un vero e proprio artigiano del cinema dagli inizi degli anni Settanta fino agli anni Novanta. Una vita coraggiosa, folle, spericolata dedicata ad una sola, unica, insopprimibile e catastrofica ossessione: il set cinematografico. Con interviste ad amici registi e attori che lo hanno conosciuto.
Altri due titoli hanno invece per tema l’Architettura. I due documentari entrano nel palinsesto della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica nel segno di quel dialogo stretto fra le diverse arti, che caratterizza sempre più la Biennale quale laboratorio permanente di ricerca sulla creatività contemporanea. “Ricostruire insieme – Biennale Architettura 2021”, di Graziano Conversano. Una produzione Rai Cultura, racconto degli argomenti, delle opere e dei protagonisti della 17. Mostra Internazionale di Architettura 2021 della Biennale di Venezia, intitolata “How will we live together?”, in corso ai Giardini e all’Arsenale fino al 21 novembre.“GES – 2”, regia: Nastia Korkia , Riflessione visiva sulla riqualificazione da parte del Renzo Piano Building Workshop di un’ex centrale elettrica nel centro di Mosca, dal 2014 della V-A-C Foundation.
Invece il sesto e ultimo titolo è dedicato a Pietro Coccia (1962-2018), che è stato uno dei più talentuosi fotoreporter del cinema italiano, con una carriera durata oltre trent’anni e al professionista e all’amico ultratrentennale di tutti i grandi protagonisti del nostro cinema. Il titolo è “Pietro il grande”.
36. SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA – FILM ITALIANI IN CONCORSO
La Settimana Internazionale della Critica (SIC) è una sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Ogni giorno presenterà un’opera prima.
Tra i sette film nella Selezione Ufficiale della 36. Settimana della Critica troviamo il film italiano “Mondocane” del 45enne regista e autore televisivo romano Alessandro Celli. La storia è ambientata in un futuro non molto lontano a Taranto, diventata ormai una città fantasma cinta dal filo spinato, dominata da alcune gang e dove nessuno, nemmeno la Polizia, si azzarda a entrare. Testacalda (Alessandro Borghi) è a capo di una di queste e cerca di dominare il territorio. Due orfani tredicenni, cresciuti insieme, sognano di entrare in quella banda. Pietro, detto “Mondocane” per aver superato la prova d’accettazione nella gang, impone Christian al gruppo che lo deride chiamandolo “Pisciasotto”. Ma qualcosa si incrinerà nel loro equilibrio e metterà a rischio tutto quello in cui hanno creduto.
Come film di chiusura della rassegna è stato scelto il “La dernière séance – The last chapter” (Italia, Francia), del 41enne regista documentarista torinese Gianluca Matarrese. Qui racconta la storia del francese Bernard, un 63enne appena andato in pensione che vive da solo con le sue due gatte e che ha deciso di traslocare in una nuova casa, quella in cui vivrà l’ultimo capitolo del romanzo della sua vita. Tra gli scatoloni e i suoi oggetti da riporre, ricorda i suoi amori omossessuali, il periodo dell’AIDS, amici e amanti che si è portato via… Le ferite e il corredo funerario di un sopravvissuto, un grido di vita alla luce delle pulsioni sessuali.
- GIORNATE DEGLI AUTORI – FILM E DOC ITALIANI
Promosse dalle associazioni dei registi e degli autori cinematografici italiani ANAC e 100 autori, le Giornate degli Autori nascono nel 2004 come rassegna autonoma all’interno della Mostra del Cinema di Venezia, sul modello della prestigiosa Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. È una rassegna di ricerca e innovazione focalizzata sul cinema indipendente.
Film di apertura sarà “Welcome Venice” del regista Andrea Segre. Il lavoro, girato lo scorso anno a Venezia in pieno Lockdown racconta la storia di Pietro e Alvise, due eredi di una famiglia di pescatori della Giudecca, l’isola più popolare di Venezia. I due fratelli si scontreranno di fronte a una scelta lavorativa diversa, mentre una trasformazione inarrestabile sta cambiando la vita e l’identità di Venezia e della sua gente: l’impatto sempre più profondo del turismo globale ha modificato il rapporto stesso tra città e cittadini, tra casa e vita e la pandemia ha reso ancora più evidente questa crisi. Nel cast Paolo Pierobon, Andrea Pennacchi, Ottavia Piccolo, Roberto Citran, Sara Lazzaro, Giuliana Musso, Anna Bellato, Sandra Toffolatti.
Selezione Ufficiale. La giuria guidata dalle registe Mina Mileva e Vesela Kazakova e composta dai partecipanti al progetto 27 Times Cinema, è chiamata a giudicare dieci film in concorso di cui cinque opere prime.
Tra questi troviamo “Californie” dei registi Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman. La storia è ambientata ai giorni nostri in un paesino del Sud Italia dove vive Jamila (Khadija Jaafari) una ragazzina marocchina sveglia ed esuberante, che sembra avere tutto il potenziale per compiere grandi imprese o enormi disastri. Attraverso il racconto della sua quotidianità, dai 9 ai 14 anni, “Californie” prova a ricostruire l’affascinante viaggio, le battute d’arresto e le deviazioni che la ragazza compie per trovare il suo posto nel mondo.
Tra gli Eventi Speciali sono presenti anche 3 lungometraggi italiani.
“Il palazzo” della regista Federica Di Giacomo. La storia racconta la vita di alcuni stravaganti inquilini – tutti artisti un po’ spiantati – ospitati in un palazzo nel cuore di Roma, di proprietà di un ricco mecenate amante delle Arti.
“Il silenzio grande”, con la regia di Alessandro Gassmann. Dopo innumerevoli partecipazioni alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia come attore, torna al Lido con la regia con questo suo terzo film (dopo “Razzabastarda” del 2013 e “Il premio” del 2017) tratto dall’omonimo spettacolo teatrale scritto da Maurizio De Giovanni e di cui Gassmann ha firmato anche la regia teatrale. La storia è ambientata in una grande casa, Villa Primic, un tempo lussuosa dimora, ora scricchiolante magione che sembra uscire da un racconto di fantasmi, è stata messa in vendita. Una decisione dolorosa, presa dalla signora Rose Primic e condivisa dai due eredi della fortuna dilapidata della famiglia, Massimiliano e Adele: l’unico che non è affatto contento è il capofamiglia, Valerio, che scoprirà di non aver mai davvero conosciuto i suoi cari e, forse, nemmeno se stesso, fino a raggiungere l’amara consapevolezza che vivere non significa essere vivi. Tra gli interpreti: Massimiliano Gallo, Margherita Buy, Marina Confalone.
“Senza fine”, regia: Elisa Fuksas (Italia), 80’. In questo documentario, ambientato in una località termale fuori dal tempo, in un hotel anni Quaranta, la cantante Ornella Vanoni si racconta. L’energia, il carattere, la musica, le sue bizze da diva che costringono la troupe a fermarsi più volte. Elisa, la regista, che riprende tutto, senza risparmiare niente, nemmeno le discussioni. Poi gli incontri. Amici, musicisti, (Vinicio Capossela, Samuele Bersani) la tromba di Paolo Fresu che risuona negli spazi vuoti del grande albergo dove tra giornate identiche scandite da cure e trattamenti, prende spazio il racconto, la memoria, ma anche il futuro mentre Ornella si prepara a diventare creatura fantastica, destinata all’eternità.
Il film di chiusura Fuori Concorso sarà “Lovely boy”, regia: Francesco Lettieri (Italia) 105’. (Interpreti: Andrea Carpenzano, Daniele Del Plavignano, Ludovica Martino, Enrico Borello, Diccardo De Filippis, Pierluigi Pasino, Martino Perdisa, Federica Rossellini). Sinossi: Nic, in arte Lovely Boy, è l’astro nascente della scena musicale romana. Tatuaggi e talento puro, Nic forma insieme all’amico Borneo la XXG, un duo lanciato verso il successo. Risucchiato in una spirale di autodistruzione, Nic è perso e trascinato dagli eventi che lo porteranno fino a un punto di rottura: potrà fare i conti con se stesso solo lontano da tutto quel rumore. In una comunità di recupero sulle Dolomiti che ora accoglie persone che come lui sono cadute nel baratro della droga, tenterà faticosamente di ritrovarsi condividendo quella grande solitudine che si porta dentro.
NOTTI VENEZIANE – FILM E DOCUMENTARI ITALIANI
A caratterizzare gli appuntamenti off dell’edizione 2021 delle Giornate degli Autori, saranno le rinnovate Notti Veneziane, che raccoglieranno in un unico spazio l’eredità, il percorso creativo e di ricerca sviluppato parallelamente da Isola Edipo e dalle Giornate. Un nuovo spazio, ideato insieme a Silvia Jop, dedicato all’indagine del rapporto creativo tra linguaggio cinematografico e le altre arti: dal teatro alle arti visive e alla musica. Una selezione interessante ed una corposa presenza italiana:
“Caveman”, di Tommaso Landucci, documentario (91’). In una grotta delle Alpi Apuane, a 650 metri di profondità, si trova una delle opere più ambiziose e affascinanti dello scultore Filippo Dobrilla: Il gigante dormiente. Un colosso nudo, addormentato nel cuore della terra, al quale l’artista ha continuato a lavorare per più di trent’anni, calandosi nell’oscurità della caverna.
“Coriandoli”, di Maddalena Stornaiuolo (9’). Napoli. Scampia. Vele. Una bambina legge, chiusa fuori, nel proprio balcone. Un ragazzino l’osserva. I due si incontrano, è la festa di Carnevale. Un luna park fa da sfondo al party.
“Cùntami”, di Giovanna Taviani, Doc. (70’). Un road movie in giro per la Sicilia alla ricerca dei nuovi narratori orali che si richiamano alla grande tradizione del cùnto e dei cantastorie, per raccontare un’altra Sicilia, quella delle storie popolari del passato per narrare il nostro presente.
“Diteggiatura”, di Riccardo Giacconi, Doc. (18’).Si racconta, in cronologia inversa, un anno trascorso nell’Atelier de La Compagnia Marionettistica « Carlo Colla & Figli » è una delle più antiche e famose al mondo, attiva da quasi tre secoli. Il suo archivio ospita più di tremila marionette. Ognuna ha un volto, un corpo e delle caratteristiche specifiche, che la rende unica. Il film è basato su un testo, pronunciato dall’attrice e regista Silvia Costa e scritto da una rete neurale artificiale.
“Fellini e l’ombra”, di Catherine McGilvray (64’). Il regista Federico Fellini aveva un segreto. A indagarlo è Claudia de Oliveria Teixeira, una documentarista portoghese, che ha intenzione di fare un film su di lui. Le tracce di questo segreto sono nel « Libro dei Sogni » disegnato dal Maestro e nel suo rapporto con il dottor Ernst Bernhard, il suo analista e pioniere dell’analisi junghiana in Italia, senza il quale il capolavoro 8 ½ non avrebbe visto la luce.
“Giulia”, di Ciro De Caro (109’). Storia di una donna, Giulia, che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi amata e a casa e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo a una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo e passa i giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei.
“Hugo in Argentina”, di Stefano Knuchel, Doc. (97’). Anche se è una produzione svizzera, questo lavoro racconta di un promettente fumettista italiano che nel 1950 sbarca a Buenos Aires. L’Argentina lo travolgerà immediatamente con il suo incredibile boom economico e una scena culturale tra le più vivaci al mondo. Il giovane disegnatore immigrato sentirà che tutte le promesse di questo paese sono da cogliere al volo. Il suo nome è Hugo Pratt. Con la voce narrante di Giancarlo Giannini.
“I nostri fantasmi”, del regista Alessandro Capitani (90’). Valerio e suo figlio Carlo, di sei anni, vivono nel sottotetto della casa da cui sono stati sfrattati. Ogni volta che arrivano nuovi inquilini, li terrorizzano inscenando la presenza di fantasmi, nella speranza di tornare a vivere nell’appartamento « di sotto ». Per Carlo è un gioco che lo protegge da una vita misera e da una mamma assente. E per un po’ funziona, finché non arriva Myriam in fuga con la piccola Emma da un marito violento. Lei dei fantasmi non ha paura…
“Il mondo a scatti”, con la regia di Cecilia Mangini, Paolo Pisanelli. Doc. (89’). Un caro omaggio a Cecilia Mangini, nata a Mola di Bari, 31 luglio 1927 e scomparsa a Roma il 21 gennaio di quest’anno. È stata una inarrestabile novantenne, fotografa, prima documentarista in Italia e sceneggiatrice, qui ripresa da Paolo Pisanelli, fotografo, regista, curatore di eventi culturali. Cecilia legata all’analogico della pellicola da sviluppare e da stampare, che decide di avventurarsi nel digitale da cui si sente esclusa. Con i contributi di Stéphane Batut, Agnés Varda, Roberto Perpignani, Babak Karimi.
“Isolation”, con la regia di Michele Placido, Julia Von Heinz, Olivier Guerpillon, Jaco Van Dormael, Michael Winterbottom (Italia, Germania, Belgio, Svezia, Regno Unito) Doc. (75’). Un film documentario collettivo di cinque grandi autori europei chiamati a raccontare i drammi e le rivoluzioni causate dalla pandemia del 2020 nei propri paesi, Nei cinque cortometraggi, della durata di 15 minuti ciascuno, i registi raccontano come l’epidemia e le conseguenti misure di contenimento abbiano colpito in termini sociali, psicologici ed economici i cittadini europei. Per l’Italia la regia è stata affidata a Michele Placido.
“Parole operetta per voce e piano”, di Umberto Contarello. Doc. (85’). Il 63enne sceneggiatore e scrittore padovano Umberto Contarello (ha lavorato con registi importanti come Salvatores, Piccioni, Mazzacurati, Placido, Sorrentino) si racconta in questo documentario. Al culmine della sua carriera, ma stanco del suo lavoro e oppresso da scelte di vita improcrastinabili decide di tornare a Roma, da una piccola isola dove aveva trascorso i sei mesi di lockdown dell’anno scorso, in barca a vela con un suo conoscente. Durante questa navigazione ne esce una sua confessione nuda e senza reticenze sul cinema e i registi con cui ha lavorato, la famiglia, l’amore, il passato, i lutti.
“Princesa”, di Stefania Muresu. Doc. (49’). La storia di Princesa, una giovane nigeriana arrivata in Sardegna, vittima della tratta di esseri umani. Nell’isola esiste il sincretismo tra le credenze di un animismo primitivo, i culti cristiani e quelli recenti della chiesa evangelica nigeriana. Il volto di Princesa riflette un mondo interiore dominato dalla paura, il distacco dalla propria terra e il desiderio di riscattarsi.
“Spin Time”, dell’attrice, regista e sceneggiatrice Sabina Guzzanti. Doc. (92’). La Guzzanti che aveva già presentato a Venezia altri suoi lavori (“Viva Zapatero!” del 2005; “Le ragioni dell’aragosta”, 2007; “La trattativa”, 2014) adesso presenta questo suo ultimo documentario che racconta di un palazzo nel cuore di Roma di 17 mila metri quadri, occupato da oltre 400 famiglie. Un edificio salito alla ribalta della cronaca nel 2019 perché l’elemosiniere del Papa con un gesto di altruismo ha riattivato i contatori dell’energia elettrica per non lasciare i bambini senza luce, né acqua. Si apprende così di una realtà di cui mai avremmo immaginato l’esistenza, che ci sembra insieme lontana e tanto familiare.
“Trastwest”, con la regia di Ivano De Matteo. Doc. (18’). Personaggi stravaganti a Trastevere. Un uomo esce di casa con due banane nascoste nelle tasche, un altro si allena al Thai-Chi in una Roma deserta. Un uomo vestito di pelli d’animale cammina accanto a una carrozzina elettrica guidata da un’elegante anziana dai capelli biondo platino. Poi una zingara, i giocatori di carte, un acrobata, due strani amanti e altri ancora… Anche questa è Roma.
“Una relazione”, regia di Stefano Sardo. (110’). Roma. Tommaso (Guido Caprino) musicista e Alice (Elena Radonicich) attrice, convivono da quindici anni; non sono sposati e non hanno figli. Un giorno invitano i loro amici più stretti per una cena per dare loro un annuncio; gli amici pensano sia il loro matrimonio. E invece i due comunicano che hanno deciso di lasciarsi: ma vogliono farlo in modo graduale, senza rompere, restando amici in modo naturale. Ma nessuna separazione è indolore. Con una delle ultime interpretazioni dell’attore Libero Di Rienzo prima della sua prematura scomparsa.
Il documentario “Tonino De Bernardi. Un tempo, un incontro” (52’) di Daniele Segre chiuderà la rassegna l’11 settembre. Un lavoro che vede l’84enne regista piemontese Tonino De Bernardi confrontarsi con il 69enne regista, sceneggiatore e montatore piemontese Daniele Segre; due registi da sempre sperimentali e sperimentatori di nuovi spazi, idee e strumenti. L’opera si sviluppa secondo un criterio fondante per entrambi: l’immediatezza. Daniele riprende Tonino e Tonino, Daniele in un gioco di specchi che si svolge nel tempo di un incontro. Un’opportunità che i due autori si sono concessi per confrontarsi e raccontarsi.
Andrea Curcione