Venezia 72: recensioni sui film e eventi in programma il 3 settembre

Venezia 72, l’edizione 2015 della Mostra internazionale del cinema, con Altritaliani. Recensioni dei film più interessanti visionati il mercoledi 3 settembre. I film-star del giorno: Francofonia del russo Sokurov, Spotlight di Thomas McCarthy, che racconta la grande inchiesta sui preti pedofili che valse il Pulitzer ai reporter del Boston Globe e una giornata degli Autori tutta al femminile con Lolo di Julie Delpy, Les 3 Boutons di Agnès Varda e De Djess di Alice Rohrwacher. Poi, anche altro cinema italiano…


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FRANCOFONIA – LE LOUVRE SOUS L’OCCUPATION

(Francia, Germania, Paesi Bassi, 2015)

di Aleksandr Sokurov

con Louis-Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath

VENEZIA 72 in concorso

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Dopo aver vinto il Leone d’Oro a Venezia nel 2011 con “Faust”, il regista russo Aleksandr Sokurov ritorna alla Mostra di Venezia, ancora in concorso, con il suo ultimo lavoro, “Francofonia”.

Se in un suo precedente ed importante lavoro dedicato all’Arte, “Arca russa” (2001) aveva mostrato i capolavori dell’Hermitage di San Pietroburgo in un affascinante viaggio nel tempo, adesso, con questa pellicola apre al pubblico le porte del Louvre, in una storia dove passato e presente si intrecciano per interrogarsi sul valore dell’arte e sulla responsabilità di ciascuno nei confronti della sua sopravvivenza. E’ lo stesso regista che si mostra (sempre però in campo lungo o di profilo) per raccontare, dalle stanze del suo appartamento, un episodio della Seconda Guerra Mondiale.

Utilizzando materiale di repertorio, come filmati d’epoca, e sequenze girate al giorno d’oggi, egli ci racconta il dietro le quinte di un incontro che si svolse nel 1943 durante il quale due uomini, il conte Franziskus Wolff-Metternich, capo dell’amministrazione nazista, e il direttore del museo Jacques Jaujard, decisero le sorti dell’arte. Entrambi con l’interesse di preservare dalla devastazione della guerra, in una Parigi proclamata “città aperta”, le opere d’arte conservate nella capitale e quelle portate in alcuni castelli francesi. Nel contempo osserviamo il regista che è in collegamento via computer con il comandante di una nave cargo che in un mare in tempesta a bordo della sua nave trasporta dei container contenenti delle preziose opere d’arte. A queste immagini si torna ancora al comandante nazista e al direttore del Museo. Mentre i due discutono del destino dei tesori del Louvre, nelle sue sale appaiono Marianne, simbolo della Francia e Napoleone che ammira perplesso le opere che lo celebrano.

“Francofonia” è una pellicola spiazzante, nella quale Sokurov mostra il suo amore per l’Arte e la sua preservazione. Un’Arte che, nonostante la sua fragilità è arrivata fino ad oggi, talvolta come bottino di guerra – vedi Napoleone – ed è patrimonio dell’umanità sempre in pericolo di distruzione per mano dell’uomo.

(Andrea Curcione)

SPOTLIGHT

(Usa, id.)

di Thomas McCarthy

con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Stanley Tucci, Liev Schreiber, Brian d’Arcy James

FUORI CONCORSO

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“Spotlight” è il nome dato alle specifiche pagine di inchieste condotte da un gruppo di giornalisti investigativi del “Boston Globe”, il quotidiano stampato nello Stato americano del Massachusetts.

Tra il 2001 e il 2002 il team di “Spotlight”, sotto la guida dell’allora redattore capo Walter Robinson, si occupò di abusi minorili avvenuti all’interno della Chiesa cattolica bostoniana e la loro sistematica copertura, a tutti i livelli (avvocati, procuratori distrettuali, membri dell’elite cittadina) che ne permise la continuazione e la diffusione anche a livello internazionale; scandalo che portò al coinvolgimento di 89 sacerdoti e alla rimozione di 55 preti e arrivò a toccare perfino i vertici ecclesiastici, come l’arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law.

Con una eccellente ricostruzione storica e la robusta sceneggiatura di Josh Singer e del regista Thomas McCarthy, la pellicola ripercorre la vicenda non trascurando nessun dettaglio. Dall’arrivo del nuovo direttore del giornale, Marty Baron (Liev Schreiber) che punta subito all’inchiesta, al lavoro di squadra dei giornalisti (John Slattery, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Brian D’Arcy James) guidati dall’allora redattore capo Walter “Robby” Robinson (Michael Keaton, ex “Cronisti d’Assalto”, ed ex “Birdman”) e i loro punti di vista che talvolta sfociano in veri e propri scontri di pensiero redazionali. Nel film si racconta inoltre la difficoltosa ricerca delle persone molestate da intervistare e all’avvocato (Stanley Tucci) che anni addietro aveva cercato di intentare una delle prime cause contro alcuni sacerdoti, senza riuscirvi. L’inchiesta che ebbe larga eco in tutto il mondo e fece scoperchiare un vaso di Pandora, fece ottenere il premio Pulitzer ai giornalisti del “Globe”.

Un film duro, drammatico, serrato, che mostra un valido esempio di giornalismo investigativo.

(Andrea Curcione)

ORIZZONTI – [*Film italiano*]

ITALIAN GANGSTERS di Renato De Maria (Italia, 87’, v.o. italiano s/t inglese)

con Andrea Di Casa, Paolo Mazzatelli, Luca Micheletti, Aldo Ottobrino, Sergio Romano, Francesco Sferrazza Papa

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Singolare operazione cinematografica di Renato De Maria. Che ibrida i generi, dalla fiction, al teatro, al documentario di archivio. Sceglie le storie dei criminali più famosi della recente storia italiana. Mitizzati dai media ed ammirati da vasti strati della società. Li fa interpretare da eccellenti attori di teatro, che si racocntano in prima persona con dei monologhi. Cui fanno da sfondo brani di materiale di repertorio del Luce e di altre preziose banche filmiche e di film di genere, dai “polar” francesi classici, ai nostri film italiani degli anni ’70, che tanti autori hanno ispirato in tutto il mondo (vedi Tarantino). Il risultato è piuttosto originale. Anche se si avverte la mancanza proprio quella azione continuamente evocata dai racconti che fanno da cuore del film.

(Catello Masullo)

BOI NEON (NEON BULL) di Gabriel Mascaro

(Brasile, Uruguay, Paesi Bassi, 101’, v.o. portoghese s/t inglese/italiano)

con Juliano Cazarré, Maeve Jinkings, Aline Santana, Carlos Pessoa, Vinicíus de Oliveira

Candidato al Premio di critica sociale « Sorriso diverso Venezia 2015

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Gabriel Mascaro è un giovanissimo regista brasiliano molto talentuoso. È alla ricerca di un suo stile. Rompe la tradizione del “cinema novo” nel rappresentare il nord est del Brasile come un posto rurale di grande povertà ed arretratezza, e per questo tradizionalmente portato sul grande schermo con colori desaturati, al limite del bianco e nero. Rappresenta invece una realtà in rapida evoluzione. Con grandi vitalità. Pregevole la ricerca estetica. Che da il meglio nelle scene buie, in cui sembra arrivare a scolpire le ombre ed a catturare lame di luce su sfondi neri, con abilità caravaggesca. Il film è candidato allo speciale Premio di critica sociale « Sorriso diverso Venezia 2015 », che viene attribuito all’opera che meglio valorizza i temi dell’integrazione e dell’inclusione sociale di persone emarginate, poiché riconosciute diverse o provenienti da situazioni socio-economiche svantaggiate. Ho chiesto al regista se si riconosce nella candidatura e come ha sviluppato questa particolare tematica. Mi ha risposto che è stata una fida rappresentare un personaggio che parla di un proprio sogno in quella regione. Che non cerca di avere più soldi. Ma di realizzare i suoi sogni (vive accudendo i tori da rodeo, ma aspira a fare lo stilista di moda, ndr.). E che il film vuole rappresentare nuove identità in un posto che è in genere rappresentato in modo diverso e semplificato.

(Catello Masullo)

VENEZIA 72 – Sala Darsena

LOOKING FOR GRACE di Sue Brooks

(Australia, 97’, v.o. inglese s/t italiano) con Richard Roxburgh, Radha Mitchell, Odessa Young, Terry Norris, Harry Richardson

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La regista australiana Sue Brooks ha un suo linguaggio cinematografico peculiare. Adora i contrasti tra i grandi, sterminati spazi del suo continente e la attenzione ai particolari più minuti (il mozzicone di sigaretta sul prato le scarpe calzate senza calze, lasciate sotto il tavolo, ad es). Aiutandosi, con una apprezzabile dose di ironia e con un efficace montaggio diacronico, che porta avanti ed indietro l’azione e ci fa vedere le stesse azioni da diversi angoli visuali, analizza in profondità le contraddizioni di ogni essere umano e la connaturata incapacità di comunicare. Ciascuno, singolarmente in viaggio alla ricerca di se stesso e di possibili momenti di grazia, come il titolo evocativo suggerisce.

(Catello Masullo)

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LE GIORNATE DEGLI AUTORI DEL 3 SETTEMBRE

DEDICANO LA PROGRAMMAZIONE ALLE DONNE….

DE DJESS, di Alice Rohrwacher

LES 3 BOUTONS, di Agnès Varda

LOLO, di Julie Delpy

…e… con grande gioia, ha asserito Giorgio Gosetti, patron da sempre della tranche autonoma dei Venice Days, cinefilo d’eccellenza e critico cinematografico dai tempi dell’antico Mystfest di Cattolica, il grande cinefestival del Giallo e del Mistero nato negli anni Ottanta e poi ‘scomparso’ dopo il 2000.

Ma la cine-epifania al femminile di oggi val bene parole di commento e di info per il nostro splendido sito italo-internazionale.

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Ha aperto il pomeriggio il corto di ALICE ROHRWACHER, trionfatrice lo scorso anno a Cannes e sorella della protagonista, la più famosa e brava Alba, ormai professionista consolidata.

Un po’ di delusione però ha creato questa mini-pellicola, titolo DE DJESS: ambientato o, meglio addossato ed…indossato all’Excelsior, il prestigioso hotel del Lido dove si svolgono molte delle manifestazioni festivaliere ogni anno, fin dalle lontane origini datate 1932, dove una capricciosa Alba si aggira provando abiti venuti dal mare, senza trovare pace…

…Cattivamente si potrebbe dire che il film sembra molto ben ed a tempo sponsorizzato: mah, ai posteri critici l’ardua sentenza.

…A seguire, presente pure in sala come le sorelle Rohrwacher, la grande AGNES VARDA, che ha offerto – come spesso lei – un piccolo corto saggio di poesia visiva, bucolica ed elegante, ad un tempo, LES 3 BOUTONS , piena di sentimento, non di buonismo, nel nome dell’Amore – perdere 3 bottoni significa realizzare 3 desideri – quello stesso che par sempre di leggere in ogni sua opera, quello per suo marito, l’altrettanto grande cineasta scomparso da tempo, Jacques Demy.

Last but not least, pure presente in sala con parte del cast ed alcuni della troupe del suo ultimo film, LOLO , JULIE DELPY, ‘antico’ giovanissimo angelo per Bertrand Tavernier – Leone d’Oro alla Carriera a Venezia, quest’anno – e sua protagonista per Quarto comandamento (La Passion Béatrice), del 1987 e poi protagonista di Film bianco, 1994, parte della trilogia di Krzysztof Kieslowski, per non citare che alcuni tra i primi e più importanti della sua carriera.

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Passata da tempo dietro la m.d.p. e come sceneggiatrice e come regista, Julie Delpy ha presentato a Venezia 72 il succitato LOLO, un film raffinatamente noir, un piccolo, certo, divertissement femminilmente molto sofisticato, davvero una piccola e gustosa ripresa della classica sophisticated comedy.

…L’amore-odio tra genitori e figli è stato affrontato tante volte, sia sui libri che sullo schermo, con varie sfaccettature. Qui, per fortuna, prevale quasi sempre una buona dose di ironia ed autoironia.

…Non è stavolta la madre ad essere ‘carnefice’ del figlio, come in media lo è la mamma prepotente ed invadente italiana o ebrea, le note ydische mame: è il figlio che, non volendo separarsi dalla madre – complesso edipico non risolto? – suo ‘unico oggetto’ d’amore, fin da piccolo la distrae e l’allontana da tutti i papabili uomini-amanti, ad iniziare dallo stesso marito (suo padre) da cui la ‘libera’, ancor bimbo, addirittura, buon sangue non mente.

…Le pregevoli e colte citazioni musicali si ‘sprecano’, dal Blau Donau di J.Strauss a A summer Place, la amatissima colonna sonora di Max Steiner di Scandalo al sole, nella versione orchestrale di Percy Faith, ma anche il girare scene al Beaubourg, davanti al padiglione di Chris Marker e della sua simbolica ed antesignana Jetée, eppoi la presenza di icone viventi, supportanti e…sopportanti come Karl Lagerfeld, interprete di se stesso, danno al film un’aura di intellettualismo leggero, ma autentico, parigino e, ancora una volta, molto sofisticato, volutamente, si direbbe, un po’ …blasè…..

(Maria Cristina Nascosi Sandri)

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SEZIONE « VENEZIA CLASSICI RESTAURATI »

VOGLIAMO I COLONNELLI, regia di Mario Monicelli

Nel cast, tra tanti ottimi attori, Ugo Tognazzi

Per la sezione « Venezia classici restaurati » si è rivisto »Vogliamo i Colonnelli » di Mario Monicelli. Girato nel 1973, il film non ebbe allora il successo auspicato, nonostante fosse stato scelto, assieme a « La grande abbuffata » di Marco Ferreri a rappresentare l’Italia al Festival di Cannes di quello stesso anno. Il film è una gustosa ed esilarante parodia di un gruppo di scalcagnati golpisti che tentano, in modo del tutto improbabile, un colpo di stato seguendo le logiche di un piano perfetto: occupare la sede della Rai, poi la residenza estiva del Presidente della Repubblica, convegere infine verso le zone presidiate dalle forze dell’ordine (caserme di carabinieri, della polizia), dare a loro la certezza che il colpo di stato è riuscito e fermare ogni loro tentativo di resistenza.

Il film è segnato da una comicità continua, su cui spicca la verve di un Tognazzi in grande forma. Si ride dall’inizio alla fine, segno di una freschezza ancora intatta. Molti i giovani presenti in sala, sorpresi di trovare un film così ancora vivace e pieno di una comicità per certi versi sorprendente. In sala era presente anche la moglie di Monicelli che ha raccontato quanto lo stesso regista fosse dispiaciuto per l’esito poco felice del film: Forse sperava che « Vogliamo i Colonnelli » potesse stare alla pari con La Grande Guerra e i I soliti ignoti.

Quest’anno ricorrono i cento anni dalla sua nascita: bene ha fatto la Biennale del cinema a ridare a Monicelli lo spazio che si merita ancora.

(Massimo Rosin)

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