Un’altra Italia, di Pietro Polito – Aras edizioni 2021

Pietro Polito

«Ricordi, sogni riflessioni» così potrebbe chiamarsi questo nuovo libro di Pietro Polito che come Carl Gustav Jung nella sua autobiografia porta alla luce il suo travaglio interiore e la sua visione critica attraverso l’analisi della storia delle idee dell’Italia del ‘900. Polito, esplorando la sostanza spirituale del proprio percorso di ricerca, ne immagina l’altro, più impegnativo e arduo, quello di Un’altra Italia. Questo libro è un’opera di valore che ci riporta all’Italia antifascista e agli uomini e le donne che contribuirono a farci uscire a testa alta dall’incubo del regime e che ancora oggi testimoniano della vitalità intellettuale del nostro paese.

Un’altra Italia di Pietro Polito è il documento di democrazia culturale di cui abbiamo bisogno urgente in questo momento così difficile e confuso. Un libro complesso ma che serve per alimentare la curiosità, la conoscenza, per stimolare la ricerca delle fonti della nostra democrazia e che è un appello alla mobilitazione, all’impegno culturale e politico senza cadere nella rassegnazione. Nel titolo la scelta dell’articolo indeterminativo presenta una maliziosa ambiguità: un’altra Italia riferentesi alla memoria storica o a un’Italia che è l’espressione di un desiderio, di un «altro» futuro frutto della visione critica del presente ?

Un’Italia d’oro di Luciano Fabro

Un’altra Italia come l’ha raffigurata Luciano Fabro, artista fecondo di Arte Povera negli anni «ruggenti» dell’energia creativa, i ’60 e ’70 densi di humus e che gli suggerirono l’Italia a testa in giù: in oro, in lamiera, in altri materiali; forse elogio del Sud e scultura rovesciata, sconvolta, libera di spostarsi nello spazio. La posizione che assume l’artista è quella del conflitto con l’immagine e il senso dello stivale che conosciamo. Fabro inverte quest’ordine perché l’Italia deve cambiare, essere oggetto sacro di rivoluzioni mai consumate. Ma in questo suo finto disamore e spregio apparente c’è la maestosa bellezza tradotta dai materiali usati dall’artista, l’aerea delicatezza della forma che si slancia nel contesto come scultura utopica, razionale e perfetta.

Il libro di Pietro Polito costruisce con le parole il simulacro rovesciato di Fabro ed evoca anch’esso un’altra Italia dove vigeva una profonda passione per la politica del bene comune, per il pensiero razionale illuminista e per le sue declinazioni: dal marxismo critico di Gramsci alla rivoluzione liberale di Piero Gobetti, dei «gobettiani», degli antifascisti, degli storici e dei filosofi come Benedetto Croce fino ad arrivare a Norberto Bobbio. Questi sono i suoi «maggiori» e le figure femminili, veri spiriti guida dello scrittore saggista, fino ad oggi.

Evocando la sua formazione intellettuale, Polito percorre la storia d’Italia del ‘900 con incursioni nell’attuale ventennio. Il suo stile ricalca le autobiografie culturali dei tempi antichi. La sua prosa è frutto della memoria e dell’intento pedagogico destinato alle generazioni presenti e che verranno. I suoi «maggiori» sono i nostri e le nostre, sono gli esempi, i maestri dei quali abbiamo tutti un gran bisogno. In questo, Polito si è ispirato all’Inferno, canto X° della Divina Commedia :
Chi fuor li maggiori tui ?… S’ei fur cacciati, ei tornar d’ogni parte.

E di «cacciati» infatti si parla, di precursori che furono vittime del loro tempo ma che oggi sono tornati a farci ragionare e riflettere. Questo libro è dunque una scrittura dell’Io intellettuale  e, nello stesso tempo,  una biografia culturale della nazione dall’epoca di Alessandro Galante Garrone  fino ai giorni nostri. L’autore fa un’operazione culturale che evoca il concetto dell’ «Aura» di Walter Benjamin che a questo «soffio» vitale, emanato da ogni manifestazione della creatività umana di alto valore spirituale, di pensiero complesso dedica le sue riflessioni e i suoi scritti. Con questo prestito azzardato ma che ci illumina, noi espandiamo la sacralità e la densità di significato alle opere e alle vite di personalità creative, che svilupparono le loro idee  e militarono nell’antifascismo sotto angolazioni differenti, con interpretazioni sfumate, ispirate sempre ai principi della libertà di opinione e di azione.

Aras edizioniL’analisi di Polito si concentra su una ventina di nomi illustri ma anche su una folla di altri che intrecciarono i loro destini malgrado le censure, le privazioni di libertà, il carcere, la morte, che furono e che sono i testimoni della nostra storia migliore, osteggiati e sacrificati dalla violenza della dittatura fascista e nazista che, come nel caso del filosofo tedesco Benjamin, cercò di soffocare ogni dialettica, ogni rovesciamento di posizioni, di pensiero, di ipotesi politica e ogni conflitto democratico. Lo spirito di opposizione, di rivolta di questi eroi venne loro da un tempo in cui sono stati fondati valori come la democrazia, la libertà, l’eguaglianza. Quell’Illuminismo mai sopito, secondo Diderot erede della filosofia di Epicuro come afferma anche Cesare Beccaria, sotterraneo alla cultura mondiale, vivente nella nostra cultura sempre in movimento, tellurica e piena di energie vitali. In Italia Gaetano Salvemini e soprattutto Piero Gobetti utilizzarono l’Illuminismo vedendovi uno stile europeo contro il fascismo ; nel loro caso la «reinvenzione dei Lumi», il ritorno dei principi dell’Illuminismo come indicazione etico-politica, fu precoce : siamo infatti negli anni ’20 di un giovane 1900 italiano ancora da approfondire.

Un libro, questo di Polito, che andrebbe usato nei luoghi dell’istruzione, come un manuale di storia italiana del ‘900 tanto è ricco di citazioni, riferimenti bibliografici, un apparato critico debordante, di  ipotesi politiche e sociologiche, di ritratti in «aura» di pensatori originali e di protagonisti della storia italiana. Uomini e donne che hanno contribuito e contribuiscono a dare del nostro paese un’immagine contrastata, polemica, ricca di spunti, di idee nuove, di suggerimenti per il «fare» politico e per risolvere i problemi endemici che la dittatura di Mussolini ha lasciato irrisolti e anzi aggravati anche dal disastro della guerra. Criticità che ci assalgono anche oggi e alle quali è arduo trovare soluzioni. L’Italia è ancora capovolta e tutta da rinnovare

Opera di Luciano Fabro

Eppure quest’immagine rovesciata del nostro paese lo riabilita dopo la fissità della dittatura; lo mostra al mondo come un laboratorio di cultura effervescente, un punto di passaggio geopolitico fra il Nord e il Sud dove si scontrano mentalità, culture, sogni, aspirazioni in libertà come le sculture di Fabro che abbiamo citato. Questo elogio dell’Illuminismo dei «maggiori» incarna lo spirito della Storia, (l’enigmatico Angelus novus di Klee tanto amato da Benjamin) e  per Pietro Polito, intellettuale che ha vissuto e vive dolorosamente tutte le contraddizioni dell’Italia di oggi, rievocare i suoi «maggiori» attraverso la scrittura diventa patto autobiografico con il lettore al quale narra di sé e dei personaggi che furono martiri o ridotti al silenzio sotto il fascismo, che continuarono a battersi alla luce del magico pensiero del «divino fanciullo» Piero Gobetti, della filosofia di Benedetto Croce, di Bobbio…

Un libro importante che costruisce un’altra Italia, ipotesi di sogno mai realizzato durante l’oscurantismo fascista. Un momento onirico al quale però diede consistenza futura questo folto gruppo di eccellenze eredi della più nobile tradizione italiana e europea : razionali costruttori di un pensiero laico e pragmatico, libertari, politici avveduti, storici, insegnanti, editori,  economisti… geni politici come il ventenne Piero Gobetti che profetizzava: «Bisogna sapere che il fascismo è e sarà per molto tempo padrone. Gli deve resistere solo chi è disinteressato. Gli altri collaborino. Noi siamo disposti a morire di fame». È sotto questo imperativo – dimensione morale che Polito colloca la categoria dei gobettiani : Luigi Einaudi, Aldo Capitini, Franco Antonicelli, Paolo Gobetti (il figlio), Alberto Cabella e infine Norberto  Bobbio col suo «Elogio della mitezza», scritto sorprendente ritrovato fra le sue carte da Polito dopo la morte del maestro…

Un'altra Italia, Polito
Alessandro Galante Garrone

Il libro comincia simbolicamente con Alessandro Galante Garrone. Polito ne presenta il profilo morale e politico, le doti umane in un elogio della coscienza contro i compromessi.  Segue Ernesto Rossi, illuminista pessimista e combattente indomito, Benedetto Croce, maestro dei maestri, del suo Discorso contro i Patti Lateranensi del 1929 (nel libro di Polito riportato in calce), capolavoro di machiavellica fattura dove spicca il senso della laicità non conflittuale, lui che nel 1922 aveva approvato il primo governo di Mussolini per contrastare il socialismo radicale dopo la Rivoluzione russa ; Silvio Trentin l’esule in Francia e la sua rettitudine scientifica, Leone Ginzburg campione dell’etica politica morto in carcere, Guido Dorso il meridionalista che sperava in una rivoluzione liberale tutta politica che avrebbe portato il Sud alla rinascita già nel 1924, Pier Paolo Pasolini il poeta delle «Ceneri di Gramsci» e della critica feroce del sistema di educazione che ci divide in soggiogatori e soggiogati e ci spinge tutti dentro l’arena dell’avere a tutti i costi nel delirio di un consumismo distruttore di valori anche ancestrali. Polito, nel suo libro, trova l’elemento etico-civile che accumuna queste personalità così eterogenee : «Una passione di libertà illuminata dalla ragione».

Poi le sue « maggiori »:

Un'altra Italia, libro Polito
Piero e Ada Gobetti

Ada Prospero Marchesini Gobetti, che dopo la perdita di suo marito Piero, esule a Parigi, concentra il suo sforzo sulla pedagogia, sul disagio giovanile, sulle lotte studentesche del 1968 che approva e difende nel suo «Giornale dei genitori» fondato nel maggio 1959 e attivo fino alla sua morte nel 1968. Anticonformista coraggiosa e per un’ educazione integrale laica, umanistica. Un’intelligenza visionaria e giocosa nel senso settecentesco che praticava le « virtù sorridenti » (titolo di un magnifico articolo di Italo Calvino del 1968, anno della morte di Ada) con profonda fede nei valori della ragione contro le oscure banalità, retaggio del fascismo e del clericalismo.

Carla Gobetti (cognata di Piero) che riprende il testimone dopo la morte di Ada, fervente custode degli scritti e delle opere dei suoi fino a fondare il Centro Studi Piero Gobetti a Torino, vivaio di ricercatori e studiosi anche oggi che, sotto la guida di Carla e oggi di Polito hanno indagato e indagano i grandi temi e problemi del 900 italiano : dalla crisi dello stato liberale al fascismo, dalla storia del movimento operaio a quella dei nuovi movimenti, dalla storia politica a quella economica, dalla storia della cooperazione a quella dell’emigrazione, secondo la tradizione investigativa etica e politica del «gobettismo». Animato dallo spirito anarchico-francescano essenza dei valori gobettiani dell’intransigenza, dell’anticonformismo del rifiuto dell’ipocrisia, alla luce della tutela offerta alle eresie e alle minoranze.

Camilla Ravera e il suo impegno civile, intellettuale, militante comunista convinta dei rapporti stretti fra liberalismo gobettiano e socialismo sempre in lotta per la pace quindi per unire e costruire insieme una politica di dialogo.

Bianca Guidetti Serra, partigiana e avvocata sensibile ai valori dell’amicizia e della solidarietà, fino a Liliana Segre, la testimone dell’orrore che dice «Chi sono io per perdonare ?» e con questo smorza gli effetti mefitici dell’odio e della vendetta ma conserva la memoria senza transigere. Solo una donna libera dall’odio può pronunciare questa frase di modestia e di consapevolezza che non c’è speranza dopo la visione del male e la democrazia è impotente se non sa proteggere i testimoni. Eppure questa è la loro era : un imperativo sociale ed etico come dice la storica Annette Wieviorka nel suo libro sull’Olocausto «L’ère du témoin» (ed. pluriel, 2013).

gramsci-2.jpgGramsci diceva di Gobetti: «Un formidabile organizzatore della cultura». Gramsci era un profeta per Gobetti e la sua passione per il rinnovamento, il rovesciamento delle ipotesi lo portava ad una ammirazione verso le teorie marxiste, la Rivoluzione di Ottobre, la lotta di classe, lo studio delle disuguaglianze, la creazione del partito comunista. Nel suo giornale «Rivoluzione liberale» del 1925 Gobetti scrive su Rosa Luxemburg e su altri argomenti che sviluppa alla luce delle sue teorie del conflitto, ma senza arrivare allo scontro cercando di  restare nell’ambito di un radicalismo storico, di una rivoluzione liberale forte ma conscia del tempo, del problema dell’emancipazione delle masse operaie, delle élites operaie etc. Gramsci tesse ancora un bell’omaggio a Gobetti chiamandolo «liberale eretico».

Seguono Luigi Einaudi che collaborò con Gobetti sui problemi del lavoro e delle imprese oltre il profitto, forse anticipando Adriano Olivetti. Einaudi fu il campione del liberismo ma con una visione umanista. Aldo Capitini il rivoluzionario religiosamente sedotto dai principi della rivoluzione liberale di Gobetti ; un pacifista, un mite come Alberto Cabella e la sua critica a Marx teorico liberale, seguono Franco Antonicelli e Paolo Gobetti che dedicò la sua vita al ricordo del padre che non aveva conosciuto, alla sua opera che trasfuse nel cinema d’impegno.

Un'altra Italia, libro PolitoQuesto libro non poteva non occuparsi infine di Norberto Bobbio e infatti Polito ne traccia un ritratto di grande finezza d’analisi, soprattutto della sua funzione di mediatore, conciliando le tendenze. Bobbio nuovo «Principe» anche nell’arte del dubbio come attitudine sobria di fronte alla politica, grande studioso e ammiratore di Erasmo da Rotterdam e del suo «europeismo». A proposito d’Illuminismo Bobbio contrappone la direzione illuministica propria del liberalismo radicale di Gobetti alla direzione storico-materialistica del neo-marxismo di Gramsci, questo malgrado l’antilluminismo degli anni di Gobetti (1918-1925) e forse anche odierna.

Riscoprire l’Illuminismo di questi «Maggiori» potrà riaprire la questione e darci la forza di opporsi alle nuove tendenze sovraniste e antidemocratiche.

Maria Vitali-Volant

Article précédentPoesia con Davide Puccini: Animali diversi e altri versi
Article suivantLa politique de Nanni Moretti – projections et débat
Maria G. Vitali-Volant
Maria G. Vitali-Volant : nata a Roma, laureatasi all’Università di Roma; abilitata in Lettere, storia e geografia; insegnante e direttrice di biblioteca al Comune di Roma, diplomata in Paleografia e archivistica nella Biblioteca Vaticana, arriva in Francia nel 1990 e qui consegue un dottorato in Lettere, specializzandosi in Italianistica, con una tesi su Giuseppe Gorani, storico viaggiatore e memorialista nel Settecento riformatore. Autrice di libri in italiano su Geoffrey Monthmouth, in francese su Cesare Beccaria, Pietro Verri, è autrice di racconti e di numerosi articoli sull’Illuminismo, sulla letteratura italiana e l’arte contemporanea. In Francia: direttrice di una biblioteca specializzata in arte in una Scuola Superiore d’arte contemporanea è stata anche insegnante universitaria e ricercatrice all’ Université du Littoral-Côte d’Opale e à Paris 12. Ora è in pensione e continua la ricerca.

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.