Renzi lascia tra il rammarico e ingiurie.

Dopo la netta sconfitta del 4 marzo Renzi, che non si sente un uomo per tutte le stagioni, si è dimesso, si limiterà a fare il senatore, eletto nel suo collegio di Firenze con percentuali altissime.

La notizia, come previsto, ha diviso l’opinione pubblica. Per meglio dire, tra i suoi numerosi sostenitori c’è rammarico, tristezza, ma anche comprensione verso un giovane uomo sfinito, che ha sacrificato tutto, perché è cosi, per mettersi a servizio di un paese che era in odore di commissariamento europeo e stretto da una crisi che a partire dal 2007, vedeva sempre più al negativo tutti i dati economici.

Al contrario la sua fine politica è stata salutata dall’acida e stizzosa allegria di quella ampia ed influente schiera di opinione pubblica che, dal suo avvento al governo, ha lavorato, giorno dopo giorno, per distruggerne l’immagine.
In primis i populisti (grillini e Lega) che ne hanno mortificato la persona con epiteti ingiuriose, ed espressioni, riportate dai media e anche dalla televisione senza imbarazzo. Per gli italiani che hanno poca memoria (direi quasi tutti) ricordiamo espressioni come: “ Uno stronzo (da Di Battista- grillino), un bulletto, un bugiardo, un fascista, un assassino, un cacasotto (questa del sindaco di Napoli De Magistris), un corrotto, un mafioso, una merda di uomo (questa di Salvini – Lega), l’uomo delle banche, un servo dell’Europa, un parassita…”.

Poi dall’intellighenzia dell’estrema sinistra (esiste un’intellighenzia dell’estrema sinistra?) e poi dei rottamati in vena di vendetta, i quali, tra una tartina e una coppa di prosecco, hanno continuato ancora in queste ore a pontificare come fossero i detentori del verbo, pur non contando in realtà nulla (vedasi le penose percentuali di voti ottenuti da Liberi e Uguali): “Arrogante (gulp! detto da loro che non hanno mai fatto autocritica…), presuntuoso, uomo solo al comando, destrorso, fascista, nemico della sinistra (spero non siano questi signori la sinistra, senno’ davvero è poca roba), servo dei padroni, nemico dei lavoratori, traditore”.

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Su Renzi, in questi anni, si è abbattuto un furore cieco e giacobino che ha agito sulle pance già disfatte degli italiani, specie i più fragili culturalmente ed economicamente. Fasce popolari, che prima Berlusconi e poi i populismi hanno coltivato alla paura, alla repressione e poi al rancore verso tutto e tutti.

La cosa sorprendente e che tutti questi epiteti, volgari, osceni, ingiusti, sono stati trasmessi e ritrasmessi dalle televisioni, riportati dai media e in particolare anche dai giornali con assoluta nonchalance, come se fosse normale dare spazio a tali espressioni rivolte verso un capo di governo, uno che deve rappresentare le istituzioni italiane in Italia e all’estero.

Mi chiedo se si fosse potuto riportare un tale vomito di bile e rancore nei media di altri paese democratici (il nostro pare lo sia ancora, aspettiamo la formazione del nuovo governo), mi chiedo se a De Gasperi o a Togliatti si fosse mai potuto riportare, pubblicizzare e finanche commentare, una tale quantità di ingiurie ed oscenità.
I nostri media hanno cosi scientemente e vergognosamente contribuito alla distruzione dell’immagine dell’ex segretario del PD, e la cosa triste e che anche al suo interno, vi sono stati per lunghi quattro anni, chi ha contribuito a quest’opera di demolizione e demonizzazione politica, salvo poi andare via per formare LeU, giusto per le elezioni, con i risultati ridicoli ben noti. Naturalmente aspettiamo la loro autocritica, magari Bersani dirà “che non hanno vinto”, ma no! L’arrogante è Renzi, loro sono “onesti” intellettuali della pura sinistra.

La base del partito che lo ama molto, tanto da premiarlo con due vittoriose primarie, pur riconoscendone gli errori (di gioventù) e la giusta ambizione, tipiche di un leader, lo ricorderà come il primo uomo che ha avuto il coraggio di mettere in discussione, nel nuovo millennio, i dogmi ormai fuori dalla storia della sinistra. Proprio questo non gli è stato perdonato dai nostri nostrani bobos, come disse lo psicologo e studioso Recalcati: “A Renzi non viene perdonato la svolta, l’aver esibito il cadavere di una sinistra che non c’è più”.

Non gli è stato perdonata l’ambizione di uscire da un tedioso conservatorismo di una sinistra che ormai stagnava da un ventennio, incapace di analisi e di proposte innovative. Non gli è stato perdonato di aver cercato, prima di impantanarsi in un governo che oltre che ai naturali oppositori doveva fare i conti con gruppi parlamentari del PD che non erano i “suoi” ma quelli del nemico Bersani, di rinnovare la sinistra nelle idee e negli uomini (rottamazione).

L'opera dei populisti sul segretario del PD.

Per il populismo che, per dirla con il professore Luca Ricolfi, vede le istituzioni e la rappresentanza democratica come il fumo nell’occhio e che avversano ogni tipo di cosmopolitismo e di globalizzazione, ma che allo stesso tempo non è incline alla libertà individuale, che detesta la politica se non intesa solo nell’accezione generica di popolo che diventa soggetto e oggetto del decidere (a seconda del caso), Renzi era il totem su cui scatenare ogni collera e violenza (per ora solo verbale), da qui l’identificazione in lui del prototipo di nemico.

Paradossalmente, oggi vittoriosi i grillini cercano sponda per governare proprio verso il PD, dopo averlo insozzato di ogni ingiuria ed infamia, una forza antipolitica come la loro chiede aiuto alla più politica forza del nostro parlamento. Un assurdo che lo stesso Grillo spiega, ricordando che loro, da bravi populisti, non hanno coerenza, sono biodegradabili, liquidi, un po’ democristiani, un po’ fascisti e, perché no, un po’ compagni.

Ma chi era il politico Renzi? Al di là dei suoi errori politici segnalati anche nel nostro sito, i media si sono occupati poco di approfondire il personaggio, limitandosi a favorirne sola la distruzione dell’immagine. In realtà, per conoscerlo bisognerebbe leggere i suoi libri, scritti con un linguaggio chiaro, privo di politichese (altro motivo di incazzatura dei predetti radical chic della estrema sinistra, un minuto di raccoglimento per la loro fine), ma lucidi, colti, ovvero capaci di leggere la realtà delle cose, un fatto non semplice nella storia della sinistra.

Un tenace sostenitore di una sinistra che desse più valore alla libertà ed al liberalismo, una cosa che per dirla con Bobbio difficilmente puo’ coniugarsi con il socialismo. Proprio del libro “Destra e Sinistra” dell’illustre giurista socialdemocratico, Renzi fece un’interessante prefazione andando a dire che ormai i concetti di destra e sinistra, nel nuovo millennio erano superati e sostituiti più efficacemente da quelli di conservatori e progressisti.

Tuttavia fu proprio Renzi che ebbe il coraggio (cosa che non ebbero i suoi predecessori) di iscrivere il PD al partito dei socialisti europei. Il vero obbiettivo, e l’intuizione di Renzi, fu quello di cercare di riunire l’Italia (oggi più che mai divisa, dopo le vittorie dei populisti) e in tal senso prospetto’ una sorta di partito della nazione, un concetto che genero’ numerosi equivoci che alimentarono, sfruttate strumentalmente dai suoi avversari, l’azione di denigrazione verso di lui. L’altra sua stella polare era l’idea di liberare il paese dalle troppe corporazioni, di rendere trasparente la fosca attività delle lobby in Italia, che sono stati da sempre i veri fondatori della nostra repubblica.

Renzi si dimette.

Paradossalmente i populisti e la sinistra conservatrice hanno fatto passare nell’immaginario del paese che Renzi fosse un uomo dell’establishment, ma non è un caso, se si ragione serenamente, che nell’occasione del referendum costituzionale, dove non mancarono i suoi errori politici, tutti fossero per conservare lo status quo, avendo cosi un’alleanza contro Renzi che andava da Grillo a Berlusconi, da Salvini a D’Alema, dai fascisti di Casa Pound ai partigiani dell’ANPI.

Quel referendum falli e il paese perse l’occasione per modernizzarsi, ne venne travolta anche la legge maggioritaria e alla fine, accettando, ancora una volta per spirito di responsabilità, l’appello del Presidente della Repubblica, il PD si offri di servire lo Stato per una nuova legge elettorale che fosse condivisa in Parlamento (il capolavoro è stato poi far credere che l’attuale e pessima legge elettorale fosse stata concepita e fatta dal solo PD, mentre fu una soluzione necessaria e condivisa essendo finita la legislatura ed essendo arrivati a pochi mesi dal voto).

Oggi Renzi è un uomo libero, un senatore (ironia della sorte) del PD, che resta a disposizione del partito, lascia con il « suo » PD un paese, che, al di là di qualsivoglia analisi politica del voto, sta molto meglio di cinque anni fa, lo dicono tutti i dati statistici ed economici, lascia un paese che oggi ha più diritti di prima e qualche libertà in piu. Comunque la si pensi è una risorsa di cui il PD farà bene a tenere conto non fosse altro che perché la base è ancora tutta con lui.

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