Procida, l’isola di Arturo, capitale italiana della Cultura 2022

All’annuncio del ministro per i Beni Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, che sarà l’isola di Procida (piccola sorella di Capri ed Ischia) la capitale della Cultura per il 2022, la mente velocemente ha cominciato a correre a ritroso, ricordandomi che quei luoghi li avevo descritti nel romanzo “Ulisse e il cappellaio cieco” a cui era stato assegnato il premio internazionale Emily Dickinson.

Marina della Corricella a Procida

All’alba del giorno successivo, alla partenza dal porto di Pithecusa, la nave di Nestore precede quella di Ulisse. Lentamente le due imbarcazioni si portano al largo con i vogatori che affondano i remi in acque cristalline, dove gabbiani ad ali spiegate planano dolcente a catturare la quotidiana razione di cibo. Pochi minuti e sulla sinistra appare l’isolotto di Vivara, l’estrema propaggine dell’isola di Procida. La sua forma a mezzaluna, tutta ricoperta di ulivi e macchia mediterranea appare come la coda di un animale preistorico. Procida, con le sue pittoresche case a colori forti e vivaci che dalla marina della Corricella si arrampicano verso l’alto. Un tufo giallo misto a pozzolana realizza il variopinto colore delle facciate delle case dal giallo chiaro all’ocra, dal rosa al cinabro. La variegata tavolozza di colori si attenua con l’avanzare delle imbarcazioni verso gli strapiombi di capo Miseno e da lì a Nisida e Baia fino a Puteoli prima di doppiare il capo di Posillipo per approdare alla fine della traversata al porto di Megaride.

Jules-Joseph Lefebvre, Graziella (1878). Il quadro, conservato nel Metropolitan Museum of Art di New York, raffigura la giovane procidana protagonista del romanzo « Graziella » di Alphonse de Lamartine (1852).

Procida, isola autentica e affascinante, dai mille colori, gelosa della propria identità, tra le più belle del Mediterraneo, paragonabile per contesto ambientale a quelle greche dell’Egeo. Isola che si è appropriata di un posto di rilievo a pieno titolo nella letteratura grazie a Elsa Moante con il romanzo L’isola di Arturo e ad Alphonse de Lamartine, autore di Graziella, nella cinematografia con il film Il Postino ed alla superba interpretazione di Massimo Troisi, e non ultimo Peppe Barra, ed al suo canto struggente di Procida dedicato proprio alla sua terra, dove ha trascorso gli anni più spensierati della vita. Procida, isola di pescatori e di tante tradizioni come, a Pasqua, la famosa Processione del Venerdì santo o, d’estate, la Sagra del Mare.

Terra antichissima Procida, con il perimetro frastagliato e segnata da una lunga storia; appartiene al gruppo delle isole Flegree, con le sue coste in tratti basse e sabbiose, in altri a picco sul mare con baie e promontori che, offrendo riparo ai naviganti, danno vita a veri e propri porticcioli. Il centro abitato è suddiviso in nove contrade. L’isola è di origine vulcanica, nata da varie eruzioni. Ritrovamenti sul vicino isolotto di Vivara fanno ritenere che fosse già abitata intorno al sedicesimo secolo avanti Cristo da micenei, successivamente da coloni calcidesi dell’isola di Eubea ed ancora dai Greci di Cuma. In epoca romana fu dimora di ricchi con numerose ville sparse sull’isola, gente alla ricerca di luoghi solitari e tranquilli per ritemprarsi dagli affanni della vita dell’Urbe. Ville d’ozio, di cui era ricco il suolo italico e di cui restano interessanti testimonianze, come quelle dell’antica Stabiae sul pianoro di Varano, in provincia di Napoli. Una lunga storia di varie dominazioni ha interessato Procida, dai Goti ai Bizantini, ai Longobardi, ai Saraceni, ai Normanni, agli Aragonesi, agli Svevi fino ai Borbone fino alla partecipazione alla Rivoluzione del 1799 a favore della Repubblica Napoletana. Tra architettura religiosa e civile vanta numerose chiese, ville e palazzi di varie epoche. Nella zona più elevata di Terra Murata, dove il tempo sembra essersi fermato, sorgono il maestoso Palazzo cinquecentesco D’Avalos e l’Abbazzia di San Michele Arcangelo, dedicata al patrono dell’isola. Una storia lunghissima quella di Procida…

Palazzo d’Avalos e Terra Murata a Procida

La nomina a Capitale italiana della Cultura per il 2022 offrirà l’occasione, a quanti non l’hanno ancora fatto, di andare alla scoperta di uno dei luoghi più suggestivi del Mediterraneo, il Grande mare, testimonianza viva di una grande Civiltà. L’isola campana prenderà il testimone da Parma che, a causa della pandemia, terrà in mano il titolo di capitale italiana della cultura un anno in più del previsto (2020 e 2021).

«Viva Procida che ci accompagnerà nell’anno della ripartenza. Oggi è un segnale per guardare al futuro», ha commentato il ministro Franceschini. Per realizzare il suo progetto “La cultura non è un isola” la cittadina riceverà un milione di euro. Il progetto è stato scelto tra dieci città finaliste su 28. In gara c’erano anche Ancona, Bari, Cerveteri (Roma), L’Aquila, Pieve di Soligo (Treviso), Taranto e la Grecia salentina, Trapani, Verbania, Volterra (Pisa).

Raffaele Bussi

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Raffaele Bussi
Raffaele Bussi è nato a Castellammare di Stabia. Giornalista, scrittore e saggista, collabora con importanti quotidiani e periodici nazionali. Ha collaborato a "Nord e Sud", "Ragionamenti", e successivamente a "Meridione. Sud e Nord del Mondo", rivista fondata e diretta da Guido D'Agostino. E' stato direttore editoriale della rivista "Artepresente". Collabora al portale parigino "Altritaliani" e alla rivista "La Civiltà Cattolica". Ha pubblicato "L'Utopia possibile", Vite di Striscio", "Il fotografo e la Città", "Il Signore in bianco", "Santuari", "Le lune del Tirreno", "I picari di Maffeo" (Premio Capri 2013 per la critica letteraria), "All'ombra dell'isola azzurra", romanzo tradotto in lingua russa per i tipi dell'editore Aleteya, "Ulisse e il cappellaio cieco" (2019). Per Marcianum Press ha pubblicato: "Michele T. (2020, Premio Sele d'Oro Mezzoggiorno), "Chaos" (2021), "L'estasi di Chiara" (2022), "Servi e Satrapi" (2023).

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