Le leggende italiane al “Roland Garros”

Ancora uno splendido spettacolo di Pennetta e Schiavone nel mitico stadio “Suzanne Lenglen” di Parigi.

Flavia Pennetta e Francesca Schiavone sono tornate ancora una volta al Roland Garros come leggende d’eleganza, oltreché tecnica, nel gioco. Stavolta, contrariamente a un anno fa, non per sfidare o vincere ancora in doppio Gabriela Sabatini e Gisela Dulko, argentine ma adottabili nel passato in Italia ricordando la “Gabylandia” di tifosi che occupava quasi mezza tribuna Tevere al Foro Italico, e ricordando le vittorie di Dulko in doppio con Pennetta dal 2010 anche al Foro Italico fino al Grande Slam nel 2011 a Melbourne; ma stavolta per confrontarsi in doppio contro le altre leggende (prime del mondo nel passato) vincitrici come loro di Grandi Slams: Kim Clijsters (nel 2005, 2009 e 2010 a New York, nel 2011 a Melbourne e pure vincitrice del torneo al Foro Italico nel 2003) e Caroline Wozniacki (vincitrice nel 2018 a Melbourne e legata all’Italia almeno per essersi sposata a Castiglion del Bosco); e per confrontarsi tra di loro nel doppio giocato con le leggende maschili: Pennetta con Michael Chang (vincitore a Parigi nel 1989) e Schiavone con Henri Leconte (finalista a Parigi nel 1988).

Pennetta e Schiavone

Tanto poco importano i risultati di questi confronti (perso il doppio femminile e vinto da Chang/Pennetta quello misto), quanto invece contano quelli di Pennetta (41 anni d’età) e Schiavone (42), come quello di Wozniacki (32) e Dulko (38), con Sabatini (53), poiché così c’è da augurare loro di mantenere i loro fisici al massimo splendore per più d’un altro decennio, e continuare così a offrire quel tennis con i rovesci con una mano, quelle urla di Schiavone che erano dei ruggiti da leonessa contenuti rispetto agli attuali, quei giochi a fondocampo che (quando era meno preminente la velocità) offrivano più spesso lo spettacolo d’un balletto di gambe che si fermavano per colpire la risposta, e quelle volées a rete che, quando non erano immediate, sembravano delle cucchiaiate o delle carezze alla palla. Insomma, per continuare a offrire quel tennis che, non essendo prevalentemente di colpi bruschi, Gianni Clerici descriveva su “La Repubblica” quasi poetizzandolo.

D’altronde la signorilità dei suoi articoli rifletteva proprio quella della generazione dopo la quale queste leggende sono cresciute: Lea Pericoli (di cui Clerici s’era dichiarato il più grande ammiratore per tutte le sue qualità) aveva infatti dichiarato che se avesse potuto avere una figlia l’avrebbe voluta come Pennetta, e più tardi Schiavone ne ha seguito l’esempio anche per vincere la partita contro un brutto male.

Lea Pericoli

Al Roland Garros Schiavone seguiva nel 2010 gli esempi di Pietrangeli nel 1959 e 1960 e Panatta nel 1976 conquistando nel 2010 il Grande Slam contro Samantha Stosur: aveva promesso di mangiare la terra in caso di vittoria, e un pò di rosso le è rimasto in bocca dopo averla baciata (nel 2011 era di nuovo lì come finalista, sconfitta da Li Na)! E nel 2015 Pennetta lo conquistava a New York contro Roberta Vinci: altra vincitrice in doppio con Sara Errani degli Slams a Parigi e New York nel 2012, a Melbourne nel 2013 e 2014 e a Wimbledon ancora nel 2014, e altra leggenda italiana per lo stile e l’eleganza sui campi oltreché per l’agonismo. Per lei trentanovenne, valgono allora le stesse considerazioni affinché queste qualità durino ancora molto a lungo, sperando tuttavia di rivederla ugualmente giocare nello stadio “Suzanne Lenglen”, che rievoca con questo nome proprio il mito di quelle giocatrici che lasciano degli splendidi ricordi non solo agonistici!

Lodovico Luciolli

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Lodovico Luciolli
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