Come vivere da italiano in Francia dopo i mondiali di calcio.

La Francia ha vinto i mondiali, viva la Francia! Però è chiaro che a questo punto si pone un problema, se vogliamo, di emergenza umanitaria. Come potranno sopravvivere gli italiani in Francia? (Tra i quali, scusate se parlo del mio caso personale, vi sono anche io. Io medesimo. Moi même).
Il problema c’è, inutile nasconderlo. Ci aspettano anni durissimi. Un supplizio. Ecco un pratico manuale di sopravvivenza. Con diverse opzioni per affrontare francesi malintenzionati, decisi a farvi pesare la loro vittoria. Un manuale da portare sempre con voi. Mai più un giorno senza.

Campioni1. Manifestare disinteresse con toni radical chic.

Una volta era diverso, ah ai miei tempi il calcio era un’altra cosa, era poesia, adesso solo show-business. Questo calcio moderno non mi appartiene più. Dire: « sì, seguo un po’, distrattamente, ma sai, non ho la televisione » (anche se in realtà avete visto tutte le partite comprese quelle del Costarica, su schermo gigante, piangendo per averne di più). Citare Pasolini: « il calcio è un sistema di segni » e i ragazzi di vita con gli occhi ridarelli. Citare l’allenatore argentino César Luis Menotti (detto El Flaco. Il magro): « il calcio è tempo, spazio, inganno ». Il francese malintenzionato vi segue cinque minuti massimo sei e poi si perde in questo labirinto, non ci capisce più niente e vi molla.

2. Manifestare sdegno e indignazione con toni populisti.

Perché invece di darli ai calciatori tutti quei soldi non li usano per chi ha bisogno? Eh, perché? Chi può essere tanto scemo da credere che le partite non sono già tutte decise? Chi? Svegliatevi, è tutta una presa per il culo! Tutta pubblicità. Per forza che la Francia ha vinto, perché conveniva a Macron che è espressione dei poteri forti, delle lobby gay e del neoliberismo finanziario. Aggiungere: « Io non seguo dei miliardari che corrono dietro un pallone».“ I colpevoli sono quegli scemi che ancora vanno allo stadio”.
Il discorso populista stanca chiunque abbia ma proprio appena tanto così di cervello; quindi (va detto) può funzionare anche con il francese malintenzionato medio. Inducendolo a darci ragione e ad andarsene, finalmente fuori dai coglioni.

3. Esibire finta sportività ed eccessivo filogallismo.

Cantare lodi esagerate della Francia. La Francia è fortissima. La Francia sì. Fare della Francia il modello ultimo sportivo, sociale, culturale, di integrazione, multiculturalismo, talento. Negare che la Francia nelle partite del Mondiale abbia avuto formidabili botte di culo. Denigrare l’Italia. L’Italia, tutto uno schifo. Citare Gaber: « io non mi sento italiano ». Dichiarare il proprio tifo avverso nei confronti dell’Italia. Questa attitudine spiazza il francese, che non può capire perché un italiano sia contro l’Italia (cosa che d’altra parte nessuno sano di mente può capire), non sa più cosa dire e cambia discorso.

4. Mostrate apparente sportività tecnocratica.

Imbastire discorsi complicati sugli accorgimenti tecnici dell’allenatore francese Deschamps. Ha imbastito la difesa, in mezzo al campo ha allestito la gabbia su Messi, Hasard e Modric, e poi via con le ripartenze. Non ha mai permesso agli avversari di giocare tra le linee. Fingere forte competenza. « Io a calcio un po’ ci ho giocato » (anche se avete giocato al massimo con i colleghi di ufficio e anche lì risultavate scarsissimi) « e certe cose le vedi subito, le capisci subito ». Il francese medio, come chiunque sano di mente, di questi discorsi tecnici strampalati non ci capisce un cazzo e molla subito il discorso.

5. Buttarla sulla complicità maschile.

Questo punto è applicabile solo se siete uomini e non brillate particolarmente per intelligenza (che ne dite? Dovrebbe andare, no?) e se l’interlocutore malintenzionato è un francese maschio, almeno un po’ eterosessuale e interessato al genere femminile (Se abitate a Parigi, si tratterà quindi di una sparuta minoranza). Dare di gomito. « Hai visto che fighe le tifose del Brasile? E perché, quelle gnocche della Svezia? Mamma mia ». Ad ogni accenno al risultato sportivo, ridacchiare come un cretino (non dovrebbe risultarvi molto difficile, se avete scelto questa opzione), « ah ah io preferisco le giocatrici », « ah ah io preferisco le tifose ». Il francese medio maschio, abbastanza disinteressato all’argomento (non al calcio. Alle donne), vi mollerà in capo a pochi minuti.

6. Difesa Boboista.

È un’interessante variante dell’opzione 1 (radical chic). “Ho provato a guardare un po’ di partita, perché Emmanuel ha insistito, ma una noia… Sono andato allo Studio 28 dove ho rivisto quel film iraniano che dura cinque ore e mezza. Bouleversant” Peccato che l’edizione fosse ridotta, solo 5 ore. Poi abbiamo bevuto un bicchiere con Jacques e Helène e tutta la banda, purtroppo fuori c’era tutta quella gente a festeggiare…. Dovrebbero mobilitarsi per il reddito di cittadinanza, perché sia riconosciuto il loro diritto a esistere fuori da questa assurda logica del profitto, che non riconosce il valore in sé della vita umana, altro che per il calcio! D’altra parte è un modo di distrarre le masse dai loro problemi”. L’attitudine boboista è talmente insopportabile che l’interlocutore desideroso di stracciarvi i cosiddetti con la vittoria della Francia abbandona subito.

7. Usare lo stress.

Esibire stress efficientista. Cosa vuoi che segua i mondiali, non ho tempo, come vuoi che faccia? “Je suis débordé”. Sono in burn out. Ho una riunione dietro l’altra. Darsi anche una discreta importanza, buttandola lì: “tu sais, j’ai le comité de Direction, j’ai le comité exécutif”, ho il rapporto da finire, le mail, la scadenza, il seminario, il cabinet : “j’étais avec le dircab du ministre”. Esibire agitazione. “Je suis explosé”. “Là je pense que je vais craquer”. Il francese malintenzionato, abituato a prendere due o tre giorni di ferie, riposo, RTT o che ne so io a settimana (“ouais je vais poser ma journée”), sopraffatto dalla vostra agitazione e dal vostro efficientismo neoliberista, abbandona.

8. Sincerità.

Ultima opzione. Da giocare solo per disperazione. Jouer la sincérité. Dichiarare apertamente di avere sperato fino all’ultimo secondo in un miracolo: una rimonta della Croazia, o che ne so, un meteorite. Ammettere di avere sofferto come una bestia e di patirci orrendamente. Confessare di avere passato le notti a riguardare le fasi salienti della finale del 2006 con la vittoria dell’Italia, anche discretamente fortunosa, contro i cugini francesi. Rivelare che il proprio livre de chevet è ormai da giorni “il misogallo” di Vittorio Alfieri, raccolta di sonetti, epigrammi e prose antifrancesi.
C’è una possibilità, sia pure remota, che il francese malintenzionato, di fronte al vostro stato di squinternamento (che non si dice) mentale, provi pietà e vi lasci tranquillo. Uno su mille ce la fa.

italiani campioni
L’Italia nel 2006

Ecco. spero che questi miei consigli possano essere utili per accompagnarvi in questa orrenda traversée du désert che ci aspetta. Quattro anni con la Francia campione del mondo. Sorelle, fratelli, compagni di sventura, mes semblables, mes frères: coraggio. Anche questa notte passerà.

Maurizio Puppo

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Maurizio Puppo
Maurizio Puppo, nato a Genova nel 1965, dal 2001 vive a Parigi, dove ha due figlie. Laureato in Lettere, lavora come dirigente d’azienda e dal 2016 è stato presidente del Circolo del Partito Democratico e dell'Associazione Democratici Parigi. Ha pubblicato libri di narrativa ("Un poeta in fabbrica"), storia dello sport ("Bandiere blucerchiate", "Il grande Torino" con altri autori, etc.) e curato libri di poesia per Newton Compton, Fratelli Frilli Editori, Absolutely Free, Liberodiscrivere Edizioni. E' editorialista di questo portale dal 2013 (Le pillole di Puppo).

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