I “Ribelli” che forgiarono la Costituzione

Molti individui che vivono nelle “democrazie” occidentali hanno la sensazione che democrazia, giustizia sociale e libertà siano calate dal cielo come una specie di dono divino: c’erano quando sono nati, quindi sono da sempre esistenti. Questo è un “pensiero” abbastanza comune. Questo tipo di persone credono anche che la Costituzione italiana sia più o meno una specie di Bibbia vergata da un invisibile divinità e che questo “testo magico” possa essere interpretato, come accade per la Bibbia, solo da esegeti che hanno dimestichezza con il Verbo: la “Casta” dei politici.

Ribelli03.jpgEppure questo testo che, finora, tiene lontani i lupi dell’antidemocrazia fu redatto da persone che solo pochi mesi prima venivano definiti con aggettivi aberranti. Queste donne e questi uomini che stilarono la Costituzione italiana, nei mesi che vanno dall’8 settembre del ’43 al 25 aprile del ’45, vennero definiti ‘Banditi’, ‘Ribelli’ e come tali vennero imprigionati, torturati e impiccati dai nazifascisti.

Ribelli! ora è il titolo del libro di Domenico Guarino e Chiara Brilli che contiene uno splendido documentario creato da Paola Traverso e Massimo D’Orzi. Gli autori del documentario si erano già fatti notare anche dalla critica d’oltralpe per il loro film/documentario “Adisa o la storia dei mille anni” (lo si può trovare in homevideo con Films du Paradoxe ed è ancora disponibile in tutte le FNAC e nelle medioteche nazionali e regionali che in Francia sono delle vere e proprie istituzioni.)

I protagonisti di questo importante lavoro di salvaguardia della verità storica sono ex partigiani. Donne e uomini che dopo l’8 settembre del ’43 abbandonarono le città e si diedero alla macchia. In questo documento storico, epico, poetico, i Ribelli rivanno con la memoria a scandagliare quei tempi tragici e le ragioni del loro rifiuto al nazifascismo.

ribelli-78977.jpgDa questo libro e soprattutto dal documentario in cui alcune donne ex partigiane narrano la loro storia, si evince una storia sempre taciuta: se dopo l’8 settembre gli uomini dovettero fare per forza una scelta, per le donne non fu così. Gli uomini avevano tre scelte obbligate: o si arruolavano nelle truppe nazifasciste, o venivano deportati nei campi di concentramento, oppure si dovevano dare alla macchia e difendersi da chi li voleva obbligare ad una esistenza disumana: “ …quando mi sono trovato di fronte alla necessità di decidere da che parte stare non ho avuto dubbi” ricorda uno dei Ribelli. Certamente ad ogni identità umana corrispose una determinata scelta. In prima istanza, Ribelli si è o non si è. Per le donne che entrarono nella Resistenza, non ci fu una “necessità”, ci fu invece una scelta più consapevole.

Le donne, che avrebbero potuto starsene a casa ubbidienti e silenziose, di fatto furono ancor più determinate degli uomini nel rifiuto del disumano e divennero immagini interne per gli uomini che si ribellarono.

Per conoscere più a fondo il legame tra un certo tipo di identità e la conseguente ribellione, si dovrebbe capire che, come dice uno dei Ribelli nel documentario, darsi alla macchia fu un voler corrispondere ad «un sentimento più che ad una cultura politica». Il primo moto dei Ribelli fu senza dubbio un rifiuto naturale al quale molti di loro inizialmente non seppero dare una forma verbale: «Sparare voleva dire sopravvivere, ma io non l’ho mai fatto per piacere o per pura violenza».

Da questo lavoro polifonico si stacca un’A solo romantico, tragico, umano e ribelle: la storia d’amore di Chittò e Didala. Anche Didala, che perse il suo uomo trucidato dai nazifascisti, narra della propria rivolta interna: “In quegli anni il clima era di estrema violenza, i soprusi erano all’ordine del giorno. Per cui, prima o poi, se non eri coinvolto col regime, scattava la repulsione”. La repulsione, di cui parla Didala, è un no che nasce dal profondo dell’essere; è un rifiuto interno ; è, come scrisse Camus, una «sorte di intolleranza quasi organica, che si prova o non si prova.»

Ribelli è un’importante strumento di conoscenza per decifrare quel sentimento intimo di rivolta che spinse migliaia di giovani ad uscire dalle città ormai svuotate dal senso di civiltà. Nei boschi, dove la telecamera indugia scandendo i capitoli del filmato, i suoni della natura divennero risonanze da contrapporre alla cacofonia nazifascista che ormai aveva impregnato le mura delle polis di disumano.

Gian Carlo Zanon


NOI CHE CADEMMO

Fummo una zolla qualunque

al taglio del vecchio aratro

il nuovo trattore ferisce

inpianto, sudore e lavoro

Ora ascoltiamo i sospiri

di neri e snelli cipressi

dipinti da soffi di sole

in chicchi di riso azzurrino

che l’acre piovasco flagella

Viviamo in bellezze di morte

fra pioppi inclinati sul rio

E siamo la gialla pannocchia

che nutre la fame del povero

che accende la fede nell’uomo

Siamo promessa di pace

che tesse tovaglie d’altare

e bianchi lini di sposa

per alta promessa di vita

…………………………………

noi che cademmo a vent’anni

nel sogno sublime dei liberi.

Giuseppe Bartoli

***

Per saperne di più


RIBELLI!

GLI ULTIMI PARTIGIANI RACCONTANO LA RESISTENZA. DI IERI E DI OGGI

di Domenico Guarino e Chiara Brilli (Infinito edizioni, 2011)

Allegato al libro il video omonimo « RIBELLI! » di MASSIMO D’ORZI e PAOLA TRAVERSO (Il Gigante Prod.).

Prezzo 18€

Il trailer di Ribelli!

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