7 domande all’architetto Charles Garnier sulle sue opere in Riviera e Costa Azzurra

Sebbene il nome di Charles Garnier richiami immediatamente alla mente il celebre Opéra Garnier di Parigi inaugurato in pompa magna nel 1875, è meno noto che il grande architetto realizzò una serie di importanti opere in Costa Azzurra e sulla Riviera italiana, tra cui l’Osservatorio di Nizza in collaborazione con Gustave Eiffel, il Teatro dell’Opera e il Casinò di Monte Carlo.

Charles Garnier scopre la Riviera nel 1862 durante un viaggio a Mentone e ci torna parecchie volte, apprezzando molto i paesaggi soleggiati e la luce del Sud che gli ricordavano l’Oriente che aveva visto sul Bosforo e a Costantinopoli nel 1852.

Nel 1872 acquistò un terreno di palme accanto all’antico villaggio di Bordighera in cui eresse la propria villa, in stile moresco, e dove visse alcuni mesi all’anno per oltre trent’anni.
“La simpatia per la mia cara Bordighera non si affievolisce, e ogni anno vado a cercarvi qualche ora di fede e coraggio per mettermi nel cuore e negli occhi qualche caldo raggio di colore”.
Al di quà e al di là della frontiera progettò anche altre opere eccezionali, come Villa Bischoffsheim, del ricchissimo banchiere ebreo di origine tedesca-belga di fama internazionale.

L’ architetto ci ha dato appuntamento al tramonto, sulla terrazza della sua villa che si affaccia sul mare aperto. Villa Garnier questa sera è magnifica, si staglia nell’azzurro blu dell’imbrunire, Charles guarda il mare, in giubba da lavoro, i capelli folti e rabbiosi.

Ecco la cronaca della nostra intervista

1- Architetto, grazie intanto della sua disponibilità. Ci parli di Bordighera, come nacque il suo interesse per questo borgo di pescatori ?

Bordighera … è più Palestina che Italia… Esiste qualcosa di più caratteristico, di più orientale, di più “le mille e una notte?”

Villa Garnier e giardino a Bordighera

Dopo la sanguinosa disfatta della Francia a Sedan e la tragedia della Comune del 1870, il cantiere dell’Opera a Parigi si era fermato a metà costruzione: questi fatti dolorosi della guerra e dell’interruzione del cantiere mi avevano spinto  nel 1871 a ritornare a Mentone, dove ero già stato in un viaggio nel 1863, con la mia dolce Luisa ed in tale occasione ero ritornato a visitare Bordighera di cui si celebravano soprattutto le sue dodicimila palme dattilifere e specialmente il suo famoso palmeto del Rio Sasso nelle guide e anche poi nel celebre libro ‘La Côte d’Azur’ dell’amico accademico Liegeard che dal 1887 ha dato persino il nome alla Riviera francese.
Il tuffo nel palmeto del Rio Sasso era stato per me un ‘coup de foudre’ che mi aveva ricordato anche le sensazioni orientali del viaggio incantato con Theophile Gauthier del 1852 in Grecia e a Costantinopoli quando, vincitore del Grand Prix de Rome nel 1848, avevo frequentato festosamente per tre anni consecutivi l’Accademia di Palazzo Medici a Roma.
Ho deciso allora di scegliere Bordighera per la mia residenza invernale della famiglia in Riviera, dopo aver sottoscritto ben 29 atti notarili per l’acquisto di parte del palmeto esistente e completata anche la trattativa col Comune di Bordighera per demolire l’adiacente ex-chiesa di S. Sebastiano, allora destinata a scuola comunale, con l’impegno contrattuale della costruzione a mie spese delle nuove Scuole a ponente del Capo.

2-E la sua villa, ci racconti come è nata, cosa l’ha ispirata?

Come ho detto, la scelta del sito della mia Villa è stata determinante anche per la sua progettazione architettonica in quanto non volevo certamente seguire le simmetrie tradizionali accademiche allora in voga.
Ho proposto invece per la mia Villa, iniziata nel 1873 subito dopo l’acquisto dei terreni del 1871 e abitata dal 1875 in poi, un insieme articolato di volumi giustapposti e intervallati dai vuoti delle ariose logge che si aprono gioiosamente verso il Mediterraneo, in contrasto col loro biancore rispetto al verde retrostante del fitto palmeto e che si innalza sulle balze per culminare con l’innovativo campanile all’italiana che tanto successo ha poi avuto nelle numerosissime copie delle ville di tutta la Riviera.

Villa dell’Arziglia di Charles Garnier a Bordighera – Luogo FAI

Sul lato di levante poi ho aperto gli ambienti sulle terrazze verso il superbo giardino ove il gioco del croquet permetteva alla mia famiglia e agli ospiti una allegra spensieratezza intervallata con i concerti, le recite e le dotte conversazioni spesso con interessanti ospiti tra cui artisti e scrittori, Daudet, Pasteur, Eiffel o il presidente Gambetta.
La vicinanza poi della mia Villa col Paese ci permetteva di andare verso sera ad incontrare il barone Von Kleudgen, il noto pittore e personaggio cittadino, sulla panca proprio davanti alla sua Villa Banana che era sita proprio di fianco alla Porta della Maddalena dove passavano sempre i pescatori e i contadini al ritorno dal lavoro e dove conversavamo con loro tutti insieme in dialetto bordigotto, che anche noi avevamo imparato per l’amore verso la città e la sua gente.

3- Poi il barone Bischoffsheim , affascinato da questa costruzione, le chiese di costruirne una anche per lui

Villa Bischoffsheim concepita da Garnier dominata dal campanile poi tanto copiato in Riviera

L’amico barone Bischoffsheim già negli anni precedenti aveva investito in città acquistando numerosi terreni lungo la nuova Via Romana per la quale avevo nel 1874, per sua insistenza, progettato per il Comune proprio il nuovo tracciato del viale che era stato poi accettato con la soluzione attuale, morbidamente mistilinea.
Dal progetto iniziale di un grande e fastoso palazzo dalle monumentali cadenze architettoniche orientaleggianti siamo arrivati alla fine nel 1880 alla realizzazione di questa Villa molto più contenuta ma dalla gioiosa architettura molto simile a quella della mia Villa dell’Arziglia, anch’essa dominata dal campanile poi tanto copiato in Riviera.

Anche in questo progetto finale non ho voluto ripetere simmetrie accademiche ma accorpare i volumi in modo libero e vivace, soprattutto per la presenza sul lato est di un volume ribassato di un solo piano a differenza dei due piani sul lato ovest, in modo da articolare diversamente con la verticalità traforata della torre centrale e in modo innovativo l’intera architettura del fabbricato.
Il barone ne è stato molto fiero ed ha subito arredato sontuosamente l’interno alla parigina con affreschi e decori che ne hanno aumentato il fascino.
Nella villa ha già ospitato nel 1879 la Regina Margherita dopo l’attentato di Napoli a Umberto I° e la famiglia dello scienziato Pasteur.
Naturalmente la Villa in fregio alla nuova Via Romana è dotata di un amplissimo uliveto che raggiunge la sommità della collina retrostante e si affianca a ponente alla porzione superiore dell’altra grande proprietà olivicola dei Moreno, in cui mi risulta abbia molto dipinto quel pittore – anch’egli francese – Monet – ospite abituale nel 1884 dei Moreno stessi.

« Le Ville a Bordighera » (Museo d’Orsay), quadro di Monet che rappresenta Villa Bischoffsheim e giardino Moreno, un dono dell’artista a Berthe Morisot

4- La sua fama nel frattempo è sempre maggiore e la chiamano a progettare il Casinò di Montecarlo

Per impegnare le lunghe giornate degli inverni bordigotti non potevo certamente rifiutare l’incarico propostomi nel 1878 da François Blanc per la costruzione a Monaco, proprio nel nuovo quartiere chic di Montecarlo, in preda a un furioso sviluppo turistico e immobiliare, della nuova ‘Sala da Concerti’ da erigersi sul lato sud del Casino, adiacente al fastoso ‘Grand Foyer’ che si affaccia sulla retrostante piazza dalle eleganti forme classicheggianti.

Il Casino di Montecarlo di Garnier

Ho potuto così sviluppare in soli otto mesi del 1878 di impegnativo lavoro l’innovativo progetto della nuova Sala dal vivace complesso delle coperture culminanti con i due eleganti ‘campanili’ che svettano sul mare segnando fortemente la loro peculiarità visiva e architettonica e che è stato sfarzosamente inaugurata nel 1879.
Dalle terrazze aperte sulla vista del mare ed in collegamento verticale tramite l’innovativo ascensore di cristallo che le unisce verticalmente con la sottostante stazione ferroviaria e all’adiacente ‘Tire aux pigeons’, la costruzione di questa Sala da concerti ha collegato l’ingresso principesco a ponente con le sale da gioco di levante mediante un prospetto riccamente ornato per evidenziare il carattere aulico del complesso architettonico, con le tre grandi vetrate centrali che permettono ai frequentatori della sala di ascoltare la musica assieme ad una spettacolare vista diurna sulla Rocca e sul mare.

Lateralmente a levante poi ho anche realizzato nello stesso stile l’ampliamento con la sala da gioco del ‘Trente et Quarante’ che ha completato così il mio intervento al Casino di Montecarlo.
Anche in questo caso gli studi e la progettazione architettonica di Montecarlo sono avvenuti nella Villa Studio di Bordighera e naturalmente i viaggi per seguire la costruzione fino all’inaugurazione del 1879, molto spesso accompagnati dall’allegria del piccolo Cristiano, avvenivano spesso col treno che univa direttamente Bordighera col cantiere soprastante proprio la stazione ferroviaria di Monaco sul mare.

5- Dagli stucchi e dalle sale affrescate del Casinò alle volta celeste e alle stelle il passo è stato breve. Come nasce l’Osservatorio Astronomico di Nizza?

Osservatorio Astronomico di Nizza

Il banchiere Bischoffsheim aveva visto in Bordighera la possibilità di un importante investimento immobiliare oltre al suo altro forte interesse per l’astronomia che lo spingerà sia a costruire la sua villa sulla Via Romana sul limite del Meridiano Cassini che a ipotizzare la costruzione di un importante Osservatorio astronomico sul Monte Nero per poi tuttavia, dati i successivi dissapori col Comune, rivolgersi a Nizza nell’acquisto dell’intero comprensorio del Mont Gros di 38 ettari per costruirvi un nuovo polo scientifico astronomico di valenza internazionale.
Naturalmente l’amicizia di Parigi col barone mi ha spinto del 1879 in poi a questa progettazione del suo complesso scientifico costituto da vari edifici tra cui soprattutto il Grande Equatoriale, che è dotato della più grande cupola astronomica d’Europa di 23 m. di diametro e di un cannocchiale di ben 18 m. di lunghezza.

Ma in questo caso è stata straordinaria proprio la collaborazione con l’amico ingegner Eiffel, che frequentava all’epoca la Riviera nella vicina Beaulieu, in merito alla costruzione della grande cupola metallica dapprima montata a Parigi e poi rimontata a Nizza nel 1885 che è del tutto girevole mediante un inedito sistema ‘flottante’ circolare ove il peso della stessa cupola metallica viene interamente sostenuto da un sistema galleggiante col cloruro di magnesio che ne permette lo spostamento a mano in pochi minuti.
La progettazione architettonica dell’Osservatorio è avvenuta naturalmente nella mia Villa Studio di Bordighera e anche in questa occasione portavo con me in carrozza il piccolo Nino fino al cantiere di Nizza per i festosi incontri con gli operai fino all’inaugurazione del 1887.
Qui il mio interesse si è anche rivolto, oltre che nella severa costruzione del complesso scientifico con i vari edifici in affaccio sulla città, anche nella creazione del parco paesaggistico circostante protetto da un muro di recinzione di ben 3.6 km e dove ho riproposto il fascino dei nuovi grandi parchi parigini all’inglese del secondo impero.

6- Torniamo a Bordighera e alla Chiesa di Terrasanta, lì ha potuto dare voce alla sua concezione di spiritualità

Chiesa di Terrasanta a Bordighiera – Riviera di ponente

Ho sviluppato il sobrio progetto della Chiesa, dopo le mie due precedenti esperienze in architettura religiosa a La Capelle en Thierache e a Vittel, dal 1882 fino alla sua consacrazione del 1886 impostandolo con una unica navata senza cappelle laterali di sobrio sapore francescano, dotata di un tetto ligneo a vista e con un pronao in facciata in bianca pietra della Turbie dai due caratteristici campaniletti i quali faranno da pendant con l’alto campanile retrostante progettato verso il mare.
Quest’ultima costruzione costituirà nel futuro un forte segno di spiritualità visibile dall’intera piana cittadina.
L’amico Jambon ha preparato a Parigi i disegni per le nuove decorazioni parietali interne, e mentre ho già preparato in Villa Studio i disegni del ciborio che costituirà il fulcro visivo dell’interno della Chiesa.

7- Infine ci parli di un progetto purtroppo irrealizzato, quello per il Tempio Protestante di Ospedaletti

A riguardo delle altre attività svolte in questi dolci inverni bordigotti, rattristati soltanto dalla fragilità della salute del mio carissimo Nino, ho chiuso la mia attività col progetto nel 1882 dell’altro edificio religioso, molto simile a quello di Bordighera, della vicina Ospedaletti richiestomi dalla Foncière Lyonnaise che è stata la promotrice finanziaria dell’intero progetto urbanistico e del lancio della stazione turistica col nuovo Casino del celebre architetto Biasini.

Tempio protestante di Ospedaletti

Abbiamo chiamato questo nuovo edificio religioso progettato, che ad oggi non è ancora stato realizzato, ‘Tempio protestante’ in quanto è dedicato soprattutto agli ospiti acattolici i quali, mentre a Bordighera ad esempio trovano già conforto nella bella Chiesa Anglicana e in quella Luterana, anche a Ospedaletti potranno disporre di un nuovo tempio loro dedicato.
Naturalmente, anche in questo progetto mi sono attenuto al mio usuale stile classicheggiante mantenendo la chiarezza compositiva e la sincerità architettonica già leggibile dall’esterno dell’edificio dominato dal campanile che, a differenza di quello di Bordighera che termina con una pigna barocca convessa, qui termina invece con proporzioni simili ma con una guglia concava più eclettica che richiama quelle più nordiche protestanti.
Le dimensioni del progetto di questa Chiesa sono molto simili a quello di Bordighera, anche se questo campanile risulta leggermente più snello e slanciato, e comunque ne valuteremo il risultato quando la costruzione dei due edifici sarà completata.

P.s. Grazie all’Ing Giuseppe Bessone che si è sapientemente prestato a vestire i panni di Charles Garnier con competenza professionale e appassionato sapere di Riviera. Panni che gli calzano benissimo!

Intervista immaginaria a cura di Eraldo Mussa

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Eraldo Mussa
Torinese, cresciuto in Liguria al confine con la Francia, forse per questo mi sono sempre sentito un “altro italiano”. Laureato in Lettere, giornalista, rallysta e pubblicitario nella vita professionale. “Se unisco i punti della mia vita, le automobili sono state il mio fil rouge.” Contatto: eralmussa(at)gmail.com

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