Strano paese la Francia. Storia di una democrazia debole e di scioperi continui e infiniti.

Comincio ad avere seri dubbi sulla forza della Francia e sull’efficacia del suo sistema democratico. D’accordo è un fatto che la democrazia occidentale, culla di civiltà, con il suo illuminismo di origine, sia in crisi. Sempre più in molti (a mio avviso a torto) invocano l’uomo forte, una democrazia che sì, ci sia, ma con più ordine e disciplina (un po’ militaresca, fa Grecia anni sessanta!).
Va detto che l’idea dell’uomo forte è aiutata proprio dalla debolezza delle nostre democrazie, dove spesso è proprio la politica che è discreditata e da questo deriva anche la sfiducia nelle istituzioni e quindi il sogno o l’incubo di avere un tiranno che ci risolva ogni questione, che sani ogni nostra inquietudine.

La Francia con quanto sta accadendo potrebbe essere un esempio di scuola della fragilità delle nostre democrazie del terzo millennio. Anche se la vicenda francese, comunque la si voglia leggere, costituisce un unicum nell’occidente. Dal 5 dicembre parte uno sciopero generale, totale, di tutti i trasporti pubblici che finirà, salvo buone sorprese, il 5 gennaio. Un’anomalia che crea mille e più spunti di riflessione. In tanto, nel resto dell’occidente, gli scioperi sono regolamentati, hanno limiti e paletti che sono stati costruiti in concorso con tutte le parti sociali e in primo luogo con i sindacati. Non è messo in discussione il sacrosanto diritto dei lavoratori di arrivare a forme di lotta, come lo sciopero, per difendere i propri diritti, salari e dignità, ma certamente in nessun luogo del mondo occidentale si potrebbe autorizzare uno sciopero, nel settore pubblico (come i trasporti pubblici), che sia sine die. In Francia, a mio avviso incredibilmente, cio’ è permesso.

Non è una novità che i poteri francesi negli ultimi tempi lascino fare e dimostrino una tolleranza che va al di là di ogni limite. Si è già visto lo scorso anno, quando le autorità democratiche transalpine hanno accettato, senza batter ciglio, che per tutto l’anno i gilets jaunes e i Black Block mettessero ogni sabato, per mesi, a ferro e fuoco il centro di Parigi e di altre città, lasciando ostaggio un’intera popolazione che ogni fine settimana era costretta a restare chiusa in casa, spesso impaurita mentre per les rues e i boulevards facinorosi davano fuoco a negozi, danneggiavano monumenti simbolo della storia francese, aggredivano e picchiavano gli inermi tutori dell’ordine.

Lo sciopero di questi giorni, in queste modalità, sarà per le leggi francesi anche ammissibile, ma è di fatto ingiusto, un evidente sopruso. Non m’importano le motivazioni, su cui pure molto ci sarebbe da dire (basti pensare che uno dei motivi di proteste è che i conducenti non vogliono andare in pensione oltre i 54 anni come una vecchissima legge garantisce, e che oggi il governo vorrebbe adeguare). Quello che colpisce è che la corporazione dei trasporti possa ricattare non solo il governo, ma tutta la collettività, imponendo un’azione contro cui non c’è difesa. È un sopruso proprio contro  i milioni di lavoratori, a volte precari e non garantiti, che non hanno altro modo di arrivare ai propri posti di lavoro se non con i trasporti. Sono colpite persone che non hanno altro modo per circolare, si colpiscono mille e mille vicende personali, famiglie che hanno bisogno di assistere i cari in ospedale, persone che sono impedite in spostamenti spesso necessari.

Qualunque sciopero dei trasporti dovrebbe essere limitato e regolamentato, in qualsiasi paese dell’occidente, Italia compresa. Dopo 24 ore di sciopero la magistratura precetterebbe i lavoratori imponendogli di tornare a lavoro (l’alternativa sarebbe il licenziamento). Tutto cio’ non sarebbe un’arrogante imposizione del potere, ma il frutto di leggi o di accordi, con valore di legge, sottoscritti dagli stessi sindacati. La cosa è anche ovvia. Checché ne dicano gli estimatori dell’estrema gauche francese, questo sciopero non colpisce solo il governo ma la società tutta, la collettività, poveri inclusi. In passato nessuna sinistra avrebbe plaudito ad uno sciopero contro i cittadini in quanto tali, ma nell’attuale marasma della gauche anche questo valore è tramontato nel nome della parola sciopero e della sua mistificazione.

Occorre quindi prepararsi ad un braccio di ferro tra governo e sindacati (belli quelli!) che, insensibili ai bisogni di chi deve e vuole lavorare, sono disposti ad andare avanti da qui all’eternità.

Nella nostra Italia, che spesso non splende per rettitudine, lo sciopero è permesso, ma per un massimo di 24 ore, che creano un danno allo Stato, alla collettività, all’economia, nel nome del giusto diritto di manifestare il proprio scontento per ottenere nuove e migliori condizioni di lavoro, ma poi bisogna fermarsi lì, anche perché altrimenti si danneggia non lo Stato o l’impresa pubblica (nella fattispecie quella che gestisce i trasporti) ma la collettività, la società, creando un disagio che è insopportabile, mettendo in pericolo la stessa sicurezza di migliaia di persone che rischiano di perdere il lavoro per l’impossibilità di esercitarlo.

Qui in Francia no, W la libertà! Ma quale libertà? Quella dei privilegiati di una corporazione che in assenza di regole puo’ ricattare il paese con uno sciopero infinito al cospetto di una democrazia (quella francese) che appare ancora una volta debole ed imbelle.

W la libertà! Ma quale libertà? Quella di venire ad ogni week end a sfasciare la città, mettendo in ginocchio famiglie che vedono bruciarsi la propria brasserie o il negozio messo su con fatica, debiti e i sacrifici di una vita?

Insisto, la democrazia, la libertà, non sono un lasciar fare, un lavarsele le mani… La democrazia e la libertà bisogna guadagnarsele ogni giorno con serietà e spirito di responsabilità, altrimenti diventa anarchia che è ben altra cosa, diventa disordine dove prevale il più forte e comunque mai la ragione.

W la democrazia, ma se è possibile con un po’ più di palle. Altrimenti si fa il gioco di Putin e dei vari Salvini e Le Pen.

Veleno

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6 Commentaires

  1. Eccomi qui! Ero certo che qualcuno si sarebbe lamentato di me per questo articolo, abbiamo pubblicato tutti i vostri commenti, tranne uno che si è perso in volgarità da osteria e per la sua dignità abbiamo preferito censurare, questo a riprova che da noi tutti possono intervenire e dire la loro. Tutti, compreso io. Il mio scopo non era fare un’analisi politica, né di essere buonista, che Veleno sarebbe un Veleno buonista? I temi dello sciopero li ho solo sfiorati (in tal senso Giacone ha ragione, ci sono luoghi comuni), ognuno si farà la sua idea con più o meno partigianeria; l’analisi, che sostanzialmente condivido, l’abbiamo lasciata all' »autorevole » Alberto Toscano. Il centro del mio editoriale non era tanto sui contenuti ma sulle modalità di questo sciopero dei trasporti. In nessuna democrazia al mondo è consentito uno sciopero nei pubblici servizi (e sottolineo pubblici servizi) che sia a tempo indeterminato. E’ evidente che gli scioperi sono permessi ma non superiori alle 24 ore, oppure per settori, ma non in un modo selvaggio come questo. Ed è cosi perché oltre ai diritti di alcune categorie di lavoratori esistono i diritti dei cittadini. I pubblici servizi riguardano non un padrone o una parte di persone ma tutta la società. Questo sciopero, nelle sue modalità, non colpisce il governo o Macron (che peraltro non usa i trasporti pubblici) ma noi comuni ed innocenti mortali. Colgo l’occasione per ringraziare i tanti che sui social hanno condiviso la mia pungolatura, e ai pochi che con veemenza hanno reagito negativamente, dico che è su questo che bisogna reagire (se cioè, è normale che solo in Francia venga consentito tutto cio’), sui contenuti fate vobis, vi chiedo solo di notare che in questo sciopero ogni categoria parla solo del proprio specifico, tanto da far apparire lo stesso come uno sciopero corporativo e che non tiene conto della società nel suo insieme, forse vale la pena ricordare che le corporazioni non sono proprio una cosa di sinistra. Infine, sono certo che la sinistra e i sindacati (evidentemente non quelli francesi) di un tempo non tanto lontano, già riluttanti (per i motivi di cui sopra) verso gli scioperi nei pubblici servizi), avrebbero condannato questo tipo di sciopero come un’attacco alla collettività, alla società nel suo insieme. Io ho pensato a come tutto questo colpisca non i ricchi, i potenti o i governanti ma proprio i più fragili: i portatori di handicap costretti a restare a casa, gli anziani, i precari, i poveri che non hanno altra possibilità di locomozione se non con i trasporti pubblici, peraltro già onerosi. Insomma, questo sciopero, per le sue modalità, è un atto di sopraffazione incivile nei confronti della società nel suo insieme ed in particolare verso chi della società è la parte più debole.
    Sul punto al netto di offese e luoghi comuni, non ho sentito dai « critici » alcuna parola. Certa sinistra vecchia o ancora estremista invece di farsi bollire il cervello appena sente la parola « sciopero » dovrebbe riflettere, uno sport sempre salutare.
    Un’ ultima considerazione, richiamando il mio editoriale, è stata dedicata al concetto di democrazia debole. Guardate che una democrazia che resta ostaggio per mesi, di poche migliaia di persone che devastano ogni sabato le città, è una democrazia imbelle, come un paese che subisce uno sciopero fino allo sfinimento della propria società, diventando terreno di coltura proprio per deleteri fenomeni come Le Pen o Salvini. Un secolo fa, in Italia una democrazia che subiva ogni disordine e infiniti scioperi fini’ per aprire le porte al fascismo e a Mussolini che erano i fautori di quei disordini, oggi la Le Pen è solidale con gli scioperanti e già lo era con i gilet gialli, magari esagero, ma è pur vero che la storia è maestra di vita.

  2. Bonjour,
    Je suis toujours avec plaisir et intérêt, les articles de votre site ; en effet, étudiant votre langue depuis plusieurs années, je suis devenu italophile …sans pour autant m’autoriser à délivrer des jugements péremptoires (et mal informés) sur la vie politique et sociale de l’Italie.
    C’est pourquoi, je suis stupéfait de l’éditorial de Veleno concernant les grèves en France.
    Ce monsieur semble donner des leçons de démocratie en nous disant que ces grèves ouvrent la porte aux Le Pen et autres Salvini.
    Pourtant Salvini, en Italie, donc dans un pays où les grèves ne s’étendent pas dans le temps, Salvini, donc, a réussi à franchir (pour un court moment) les marches du pouvoir.
    Alors ? Y auraient-ils des causes cachées à l’apparition des populismes en Europe et ailleurs?
    La réponse se trouve dans le dernier film de Costa Gavras « Adults in the rooms » qui montre bien qui s’assoit sur la démocratie !
    Les grévistes français au-delà de la défense d’un système de retraite, défendent aussi un ensemble de services publics laissés à l’abandon par le gouvernement pour le plus grand bénéfice des entreprises privés.
    Ainsi, l’accès aux soins, à l’école, etc.. sera possible à ceux qui pourront de les offrir.
    Signore Veleno, trovo il Suo éditorial purtroppo velenoso.
    François

  3. Scandaloso l’articolo « Strano paese la Francia. Storia di una democrazia debole e di scioperi continui e infiniti » di un certo Veleno.
    Idiota, reazionario, superficiale, mai letto sui media francesi un articolo di questo livello. Quindi « UNSUBSCRIBE ME », please. Con indignazione immensa.

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