Qui rido io, de Mario Martone présenté et projeté à Paris

Le réalisateur napolitain Mario Martone à Paris avec le formidable «Qui rido io», en concours à la dernière Mostra de Venise. Ce film inédit en France sera présenté dimanche 16 Janvier 2022 à 20h au Cinéma L’Arlequin en version originale sous-titrée en français, dans le cadre des Rencontres du cinéma italien De Rome à Paris. Le film met l’accent sur le grand acteur et dramaturge napolitain Eduardo Scarpetta, père d’Eduardo De Filippo. Scarpetta a consacré toute sa vie au monde du théâtre, produisant des œuvres qui deviendront des classiques intemporels, comme Miseria e nobiltà. Il est interprété par le magistral Toni Servillo.

BILLETTERIE pour les préventes: http://www.dulaccinemas.com/cinema/2625/l-arlequin/portail

Recensione di Armando Lostaglio

Il regista Mario Martone ha portato quest’anno in concorso alla 78 Mostra del Cinema di Venezia la saga di Eduardo Scarpetta. Fu il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo. Tra i suoi numerosi figli Edoardo, Titina, e Peppino, che non riconoscerà mai, ma che daranno anche loro grande lustro al Teatro.

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Ha suscitato molta ilarità e passione alla Mostra del Cinema di Venezia il film di Mario Martone Qui rido io. E non solo nel pubblico e fra i critici italiani. È un viaggio nella memoria che riaccende, in chi abbia a cuore il teatro, quello spirito mai sopito che proviene dalla tradizione classica.

Tony Servillo è il protagonista assoluto di questa operazione di metateatro nel cinema. Con Mario Martone lavorano insieme da oltre trent’anni, a partire dalla esperienza napoletana di Falso Movimento. Martone esordirà al cinema nel 1992 con Morte di un matematico napoletano e sempre con Servillo proseguirà con I vesuviani, Teatro di guerra e Noi credevamo che celebra la nascita dell’Unità d’Italia. Dirà Martone: “A teatro con quel gruppo facevo cinema in palcoscenico, lavorando sulla contaminazione di generi”.

Ed è qui dunque la radice del film: Qui rido io, 133 minuti di genuino spettacolo. Mario Martone – dicevamo – compie un’azione di metateatro adattato al cinema. Teatro nel teatro. L’azione dei personaggi rimane consapevole, con uno slancio volto alla drammaturgia contemporanea. Cinema quale sequenza di scene e di azioni, e in esso la teatralità si accentua con movenze precise, battute calibrate su piani sequenze che solo una regia evoluta sa proporre. E nel vedere questo film straordinario si ha l’impressione di non essere al cinema bensì dentro un teatro: il pubblico atto a recepire e farsi interprete di una pièce teatrale, in grado di rompere – per definizione – “la quarta parete tra gli attori e il pubblico”. Per mettere in atto tutto questo, Mario Martone si affida ad un mostro della scena qual è Toni Servillo (con tre film al Lido quest’anno) nei panni di Eduardo Scarpetta, di cui narra le gesta umane ed artistiche. L’attore, nel finale del film quasi in un unico piano sequenza, arringa la corte al processo per plagio avviatogli contro di Gabriele D’Annunzio per la parodia de “La figlia di Iorio”. Un finale da applausi a scena aperta, sia fra il pubblico sullo schermo che in sala, rompendo idealmente quella “quarta parete”.

La vicenda dell’attore e commediografo Scarpetta, durante i fasti napoletani della Belle Époque ai primi del ‘900, rimane una pagina importante nella storia del teatro italiano. E non poteva sfuggire ad un regista come Martone che già con “Il sindaco del Rione Sanità” tratto da Eduardo De Filippo, ha iniziato una trilogia sugli inestimabili patrimoni del teatro napoletano: commedia questa portata anche sul palcoscenico in una rilettura moderna, prima che diventasse un film, pure a Venezia due anni or sono.

In Scarpetta è vivido il sogno di soppiantare nel cuore dei napoletani l’antica maschera di Pulcinella con quella di Felice Sciosciammocca. E ci riesce, riempendo ogni sera il suo teatro per lunghi anni e portarlo in tournée in giro per l’Italia. Un nome consolidato dunque (che Servillo richiama con movenze talvolta alla Charlot), che lo porterà persino (dicevamo) ad azzardare la parodia di un testo del Vate, (difesa persino da Benedetto Croce) tanto amato da drammaturghi ed intellettuali di nuova generazione. Libero Bovio, Di Giacomo, Murolo e molti altri, autori peraltro di melodie poetiche che restano immortali nella memoria di ogni tempo. Canzoni che l’accurata regia sa mettere in simbiosi con la narrazione.

Armando Lostaglio

Vedi il trailer ufficiale qui: https://www.youtube.com/watch?v=aTdURif595Y

Page dédiée du Festival de Rome à Paris 2022

“Qui rido io”, regia: Mario Martone (Italia, Spagna) Commedia, 133’. (Concorso Ufficiale 2021 Mostra del cinema di Venezia) – Interpreti: Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Lino Musella, Paolo Pierobon, Gianfelice Imparato, Iaia Forte.

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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