Poesia con Rossella Frollà: ‘Eleanor. Non fummo mai innocenti: dalla Bosnia alla Siria’.

Per Missione Poesia torniamo a parlare di Rossella Frollà e di questo suo libro Eleanor. Non fummo mai innocenti: dalla Bosnia alla Siria, uscito nel 2017 per Interlinea ed., ma di estrema attualità per le tematiche che affronta, nonché di ottimo auspicio per il finale che ci regala: nel riscatto della vita celebrato dall’intensa offerta dall’amore, il bene trova il suo posto dentro di noi, ci consente di rappacificarci col mondo che non cambia, ma che proviamo a guardare con occhi diversi.

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Rossella Frollà nasce nelle Marche e vive in riva al mare. Si è laureata all’Università Carlo Bo di Urbino. Animata da grande curiosità intellettuale, vive molteplici esperienze lavorative giovanili nel settore della ricerca sociale e della comunicazione prima di approdare alla critica letteraria e alla poesia. Nel 2012 pubblica con Interlinea Il segno della parola. Poeti italiani contemporanei e si afferma come nome nuovo nel panorama della critica letteraria. Sempre nello stesso anno ha ricevuto il primo premio poesia inedita al premio nazionale Alpi Apuane. Oggi fa della poesia la sua nuova frontiera di impegno umano e culturale. Scrive per “Pelagos” e altre riviste on line. Per Interlinea sono uscite anche le raccolte Violaine nel 2015 e Eleanor. Non fummo mai innocenti: dalla Bosnia alla Siria nel 2017.

Su Rossella Frollà è possibile un ulteriore approfondimento, sia biografico che poetico, nel precedente articolo, pubblicato su Missione Poesia e visibile al link:
https://altritaliani.net/rossella-frolla-violaine-il-suo-libro-di-esordio-poetico/

 

Eleanor. Non fummo mai innocenti: dalla Bosnia alla Siria

Eleanor è una reporter e raccoglie in prima persona tutta la conoscenza che il male, la guerra e il terrorismo possono rivelare. La storia va dal conflitto armato in Bosnia (1992/95) agli sbarchi sull’isola di Lampedusa, sulle isole greche, al terrore degli ultimi fatti di Parigi” dice l’autrice in apertura della raccolta (i fatti di Parigi sono quelli accaduti prima dell’uscita del libro) introducendoci così, ancora una volta, come era avvenuto nel precedente suo lavoro, in una dimensione che vuole essere autobiografica nella misura in cui le esperienze del mondo diventano le sue esperienze, filtrate non solo dal suo sentire ma dalla modalità di rendicontarle usando la parola poetica. Si potrebbe senz’altro parlare di poesia civile, volendo utilizzare la formula della classificazione dei testi in un qualche quadro narrativo e visionario di riferimento, ma non sarebbe corretto sino in fondo in quanto, come succede quasi sempre, qui la poesia riesce a colmare le lacune della storia e della cronaca, andando ad occuparsi e a intromettersi principalmente nei sentimenti di chi ha subito e/o comunque vissuto, in qualche modo, quei determinati fatti e accadimenti, consentendo all’autrice di rielaborarli su di sé come se li avesse davvero vissuti in prima persona, e rendendoli al tempo stesso immancabilmente universali, come se tutti noi li avessimo altrettanto vissuti sulla nostra pelle.

La struttura del libro ha un ampio respiro poematico: ovvero si articola in diversi capitoli dove i testi sono costruiti come un breve poemetto, nella misura di dieci per l’esattezza, che pur tuttavia sono legati tra di loro formando un corpus unico. Eleanor, come detto, ne è la protagonista principale, la voce dialogante che interloquisce con le essenze Anima e Verità, capaci di trasportare le nostre fragilità e metterci a confronto con esse, mentre in alcuni momenti compare il Coro greco a commentare gli avvenimenti, puntualizzandoli e mettendoli in relazione con la protagonista stessa, che si vede costretta a porsi quelle domande imprescindibili, necessarie a garantire un senso all’esistenza.

L’ambientazione della raccolta, come anticipato, spazia molto nel bacino del Mediterraneo, ovvero nei luoghi dove sono avvenuti diversi dei principali avvenimenti raccontati: ecco così Sarajevo, Djerba, Marsa Alam… ma anche le varie coste nel perimetro degli sbarchi degli immigrati Pantelleria, Lampedusa, Sicilia Orientale, Calabria, Creta, Lesbo e le isole del Mar Egeo… e ancora la New York dell’11 settembre… e Parigi e Bruxelles con le loro drammatiche vicende… e Istambul che sembra per certi versi la città ideale, che raccoglie con misura le ansie, le divisioni ma anche le consonanze dei mondi diversi che separa e unisce al tempo stesso. Qui la presenza di Eleanor si fa più accesa, passando da un sentimento di sfiducia o meglio d’impotenza per ciò che le accade intorno, a un desiderio di comprensione che si identifica nelle mille domande che le passano per la mente, senza riuscire a trasformarsi in risposte: la composizione di questa figura deve aver travolto anche la sua autrice, Rossella Frollà: Eleanor si perde infatti in una consapevolezza che spiazza il lettore perché è ormai chiaro che il mondo vive una continua guerra, che riecheggia da nord a sud, da est a ovest senza interruzione e che non c’è la volontà di fermarsi. Nel libro, altri personaggi, raccontano con la loro apparizione le proprie esperienze che testimoniano ancora una volta i fatti, veri, terribili, spesso incomprensibili: fatti che spaccano i tempi, i luoghi, la vita stessa… mentre incontriamo personaggi reali come Lorel e il padre, o la profuga Farida con il piccolo Amir… tutti alle prese con le più dolorose esperienze che li accompagnano.

I sentimenti che predominano nel libro sono essenzialmente quelli della paura e dell’amore, ma anche quello della compassione che dovrebbe muoverci gli uni verso gli altri sostituendosi all’indifferenza che spesso prevale, mentre Eleanor è immersa in una dimensione altalenante dove cade emotivamente nelle sfaccettature del dolore, della distruzione e della morte, per poi rialzarsi in contemplazione della Bellezza e della Verità che le fanno superare anche la peggiore delle sue visioni, laddove gli innocenti periscono in luogo dei carnefici.

Nel finale del libro sta lo scatto e il riscatto della forza della vita, del suo renderci grati di viverla comunque: è qui che si celebra l’intensità offerta dall’amore, grazie al quale il bene trova il suo posto dentro di noi, ci consente di rappacificarci col mondo che non è cambiato, nel frattempo, ma che proviamo a guardare con occhi diversi, quelli appunto dell’amore.

Uno stile piano e complesso insieme quello di Rossella Frollà in questo libro, uno stile che ci regala, un nuovo capitolo della sua scrittura poetica, densa di riferimenti e luoghi, di dolore ed empatia, di visioni e realtà attraverso gli occhi di una testimone che potrebbe senz’altro essere quanto mai vera e sincera, una reporter dei nostri tempi, che, a mezza via tra l’incoscienza e il coraggio, la ragione e il sentimento, la perdita e la rinascita, affronta per noi e con noi i drammi e le emozioni di ciò che accade nel mondo.

Alcuni testi da: Eleanor. Non fummo mai innocenti: dalla Bosnia alla Siria

Eleanor

Ciò che è più caro,
la nostra resa
a una nuova terra,
a un nuovo cielo.
La fragranza del mare
riempie conchiglie e domande
dondolano per giorni
all’insegnamento dell’onde.
Non c’è soglia fuori di me
che non sia quella cortina che il Dio
rimuove nell’atto
di aprirmi le palpebre.
Pura come sposa dell’ignoto
va questa conoscenza.
Un invisibile cielo,
la luce dell’aria mi apre lo sguardo
una potenza, che…
fluttua ogni mio senso.
L’ardore sciolse
ogni antica conoscenza.
L’Io spuntò come stella polare
nel buio della mente
ascoltò la giovane aiuola.
Il Silenzio abbandonò il suo sangue
a questa Grazia Immortale.
Fu la bianca cortina
un santuario lontano,
l’effluvio di rose fanciulle
dal nascondiglio,
l’oscurità della notte d’Oriente,
la prima a varcare
la soglia della mia bocca
per soffocare l’urlo,
invocare il sollievo
di quella luce interna
che accoglie.
Filari scarlatti
ricolmi terreni inesatti
il bianco non spegne
l’unico sentiero
che la mano vuole aprire. […]
***

L’11 settembre
 
Coro

Molte nubi portarono il fuoco
quel giorno l’11 settembre
risuonò nel mondo.
Riconoscemmo le nostre campane,
immaginammo i colpi di bronzo
nel cielo d’Oriente, l’eco greve,
rintocchi in risonanza.
Un istante ai margini della vita,
i sentimenti delicati dell’infanzia.
Roma era ancora calda d’estate,
New York persa tra le sue mille cose,
Nuova Deli divisa tra geniali ingegneri
e poveri per strada. Elsinki, Singapore,
Manatthan erano in cima alle nubi come
parafulmini di chiese
che avvertono vicini i temporali.
Nella noia del mondo
le chiavi dei grattacieli a rivelare
le stanze enormi degli uffici,
i luoghi in cerca dell’umano.
Trasversale il bagliore tocca
i cristalli degli edifici,
gli echi delle strade.
La mente di Lorel non trova
una sola parola sgarbata
per quel giorno limpido
che schiaccia l’ansia di sempre.
Quella città che era nel quadro
l’avveniristica riluttanza all’antico
era stata un giorno
deliziosa cortina di case sul fiume.
Era lei nella tela
dietro le guerre e le rovine,
era lei di nuovo in pace
coi suoi nuovi cristalli
giganti a sollevare le torri,
le nuove grucce del mondo.
Non c’erano facce tristi
né un inizio e una fine,
c’era un fluttuare veloce di passi. […]

***

Cantico di Istambul
 
Eleanor

Ameena cantò una melodia,
stucchi d’un conservatorio antico,
le labbra di ciliegia sfioravano
un ranuncolo legato al suo mazzetto,
la mano di pesca ben chiusa
a tenerlo stretto,
sul polso perle di fiume.
Gli occhi mossi come i capelli
ravvivavano ogni assenza
che si era lasciata alle spalle.

Ameena

Ti direi addio,
non rivedrei le sfumature
delle tue foglie sulle mie scarpe.
Cucita l’anima mia
nella voragine antica.
Lo sfondo fuori della finestra
raccoglierebbe immobili gli occhi.
Rapito il mio barcollare
sulle corde dell’arpa
raggiunge il sangue
impaurito delle alte vette
prima che io abbia aperto un sentiero.
Prima della rosa lo stelo
non può concludere il sospiro.
Non potrei rinunciare alle
potenti, eroiche querce
nel crepitio spento del sole,
melodia di zolle viola
ansimanti folle di speranze e lutti.
Terra Immortale.
Sotto le suole delle mie scarpe
come polvere si stacca
lentamente ad ogni passo
quando salutiamo per sempre
le nostre ossa lontane.
Ti direi addio
con lo sguardo inumidito
che già ferisce l’anima,
già ansima il ritorno.
Sull’orme oblique,
su forme pulviscolari
il cielo settembrino s’apre
chiaro come l’ostia
al Castello di Van
nell’alta conquista.
Il sole cade in ginocchio
sulla chiesa della Croce Santa.
Akdamar*, bella creatura
luce che non fu più,
poeti, eroi furono
l’ultima preghiera.
Ora per quel nome triste
udimmo Primavera. […]

***

* Akdamar, isola del lago di Van dove si trova la chiesa della Croce Santa armena del X secolo. Il lago fu il centro del regno armeno di Ararat dal 1000 a.C. Successivamente della satrapia di Armina, regno della Grande Armenia e del regno armeno di Vaspurakan.

Cinzia Demi
Bologna, 12 aprile 2023

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P.S.: _cidpetit_2db8fc4034a725bd5b7594d6e8e98e000a09c538_zimbra.jpg“MISSIONE POESIE” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani. QUI il link dei contributi già pubblicati. Chiunque volesse intervenire con domande, apprezzamenti, curiosità può farlo tramite il sito scrivendo in fondo a questa pagina un commento o direttamente alla curatrice stessa all’indirizzo di posta elettronica: cinziademi@gmail.com

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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