Italia: Ma quale democrazia?

Gli eventi degli ultimi mesi esorta a chiedersi, ancor più di quanto non lo si sia fatto nel corso degli ultimi anni, se l’Italia sia davvero un paese democratico. Le ultime elezioni politiche sono state le prime dopo una lunga serie di governi non votati democraticamente, raffazzonati privatamente fra politici in cerca di consolidamento delle loro personali posizioni di carriera, con opacità, scambi di favori, e soprattutto una grave assenza di considerazione per il cittadino.

Ci si sarebbe aspettato che un ritorno alle urne elettorali potesse finalmente produrre un governo che rispecchiasse un’idea diffusa di che cosa l’Italia vorrebbe o potrebbe essere, e invece dopo oltre due mesi tutto è come prima e peggio di prima. Il governo non c’è ancora, i soliti personaggi si aggirano in cerca di posti di comando, pronti ad allearsi con il miglior offerente, e non ci sono idee, o sono poche e confuse.

E intanto ritorna, incancellabile dall’orizzonte, l’ombra dell’eterno Berlusconi che, è notizia di ieri, è stato dichiarato libero dal divieto di ricoprire cariche pubbliche. Proprio quella magistratura che lui tanto ha odiato e delegittimato pubblicamente per anni, lo ha liberato con un colpo di coda dalla scomoda posizione in cui si trovava, chiudendo il cerchio. E così, in questa situazione di penosa, tristissima abiezione dell’Italia, il ritorno di Berlusconi fa temere che lui sia il vero candidato premier che tanti desiderano e che i dilettanti di Lega e 5Stelle (che pure hanno inspiegabilmente vinto le elezioni, o così pare) non riescono né riusciranno mai a produrre.

Berlusconi

All’estero l’Italia fa ridere, inutile negarlo e fingere che non sia così, appellandosi alla solita retorica di regime dell’eccellenza dei cervelli in fuga e ai miti da bar della fantasia italica che tanto amerebbero i poco fantasiosi stranieri. Invece, la gente legge i giornali e ride perché a Roma i bus s’incendiano come fiammiferi in pieno centro, perché la capitale è piena di mondezza, di buche, di mafiosi e delinquenti che non si riesce a fare fuori come si dovrebbe, perché da due mesi manca il governo e si parla di politica come al bar si gioca al fantacalcio.

Negli ultimi due mesi sono stato in una piccola città britannica, dove vive una grande comunità internazionale e ho incontrato decine di persone da tutto il mondo, alcune delle quali sono anche passate per l’Italia come turisti. Il loro stupore è grande, non per la bellezza dell’Italia e la simpatia dei suoi folcloristici abitanti, ma per il degrado sociale e morale che hanno visto un po’ dappertutto. E molti sono stupiti di scoprire che tantissimi italiani emigrano all’estero in cerca di lavoro, benché si pensi nel mondo che l’Italia sia un paese ricco dove le persone vivono bene. Invece, la gente fugge, neanche gli immigrati che tanta paura hanno fatto a molti e che hanno riempito loro malgrado le vele della Lega vogliono stare in Italia. Sbarcano e l’attraversano, sognando l’Europa democratica.
Tutto ciò è triste e umiliante, e mi fa personalmente chiedere se l’Italia sia davvero un paese democratico, o se invece non abbia perduto del tutto la presa sulle sue fragili premesse civili, conquistate con dolore e sacrifici dopo la seconda guerra mondiale. L’Italia di oggi avrebbe bisogno, come tutti gli irresponsabili fuori controllo, di un tutore severo che la sollevasse dal peso delle proprie responsabilità, poiché sta dimostrando con i fatti di non esserne all’altezza.

Gianluca Cinelli

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Gianluca Cinelli
Gianluca Cinelli è un ricercatore e scrittore italiano. Collabora con la Fondazione Nuto Revelli come consulente scientifico e ha pubblicato recentemente ‘La questione del male’ in 'Storia della Colonna infame di Alessandro Manzoni’ (2015), ‘Il Paese dimenticato: Nuto Revelli e la crisi dell’Italia contadina’ (2020) e il romanzo ‘Il segreto della città di K.’ (2019). È redattore della rivista scientifica Close Encounters in War (www.closeencountersinwar.org).

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