Claudia Zironi e il suo libro di poesie Not Bad (2019 -2020)

Per Missione Poesia, rubrica Altritaliani di poesia italiana contemporanea, torniamo a parlare di Claudia Zironi attraverso l’analisi del suo ultimo libro Not Bad (2019 -2020) edito da Arcipelago Itaca che segna un cambio di passo dell’autrice, indirizzato a una sorta di rinnovamento, all’acquisizione di una nuova consapevolezza del proprio lavoro di ricerca, attraverso un’analisi profonda del proprio sé per comprendere meglio ciò che la circonda.

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Claudia Zironi, bolognese, opera dal 2012 nel mondo della diffusione culurale con l’associazione “Versante Ripido”, della quale è una dei fondatori e la Presidente. Collabora anche con altre realtà rivolte alla promozione della cultura e dell’arte e all’attenzione sociale. Fa parte della redazione de “Le Voci della Luna”. Ha fatto e fa parte di giurie di premi nazionali di poesia. Ha pubblicato: Il tempo dell’esistenza (Marco Saya Edizioni 2012); Eros e polis (Terra d’ulivi Edizioni 2014), uscita nel 2016 anche in USA per Xenos Books / Chelsea Edizioni, nella traduzione di Emanuel Di Pasquale; Fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni (Marco Saya Edizioni 2016). Nel 2018 ha corealizzato e coprodotto in KDP, con la poetessa Silvia Secco e con la pittrice Martina Dalla Stella, il libro d’arte e poesia Ursprüngliches Leben – Poesia e pittura in dialogo (Edizionifolli di Silvia Secco). Sempre del 2018 è la pubblicazione indipendente su KDP di Variazioni sul tema del tempo (collana di poesia Versante ripido). Del 2019 è la pubblicazione artigianale, in tiratura limitata di 40 esemplari, di Quando si spegne il cielo (Edizionifolli). Per i tipi di Marco Saya Edizioni è uscita, nel 2019, l’antologia a cura di Sonia Caporossi Claudia Zironi – Diradare l’ombra – Antologia di critica e testi – 2012/2019.

Not bad (2019 – 2020) è il suo ultimo libro di poesie, edito da  nel 2020, e contenente dettagli di scatti del fotografo Emiliano Medardo Barbieri, effettuati durante il soggiorno in Ameria Latina (2019-2020).
Per un ulteriore approfondimento sull’autrice e sulla sua poetica, vedere anche il precedente articolo al link:
https://altritaliani.net/poesia-con-claudia-zironi-fantasmi-spettri-schermi-avatar-e-altri-sogni/

Not Bad (2019 -2020)

Nel precedente articolo dedicato alla poetica di Claudia Zironi, introducevo lo scritto con queste parole: “… incontreremo… un’autrice che osa, azzarda, si lancia senza rete dall’altezza elevata della dimensione poetica universale per provare ad atterrare sul proprio io nascosto. Di solito è il contrario: per questo parlo di azzardo, che non vuol dire “esperimento non riuscito” ma, senz’altro, non comune…”. Ebbene, si potrebbe dire, per cominciare a parlare di questo nuovo libro, Not Bad, che siamo di fronte a un cambio di passo dell’autrice, a una sorta di rinnovamento, che trova la sua giusta dimensione nella maggiore consapevolezza della direzione che intende dare al suo lavoro di ricerca poetica. Del resto, è lo stesso Francesco Tomada, prefatore dell’opera, che afferma, tra le altre cose come: “…proseguendo l’evoluzione delle raccolte precedenti, il viaggio di Claudia Zironi si fa più consapevole ma anche più pericoloso, piegandosi in forme a volte prosastiche, a volte sperimentali, ma sempre e comunque tese a cercare una coincidenza che possa trasformare le parole in significati.” Ciò è da intendere nel senso che, pur non abbandonando l’azzardo che è insito nelle caratteristiche principali di un’autrice che, come detto, sa osare, qui, in Not Bad, si assiste a un rovesciamento dello sguardo, a una maggiore analisi del proprio sentire messo in relazione col mondo: qui sono gli stati d’animo che si alternano, i sentimenti che vacillano o si fortificano, le emozioni che attraversano tutta la gamma dei colori interiori, e che si rapportano con l’esperienza che facciamo del nostro vivere, nel quotidiano come nell’eccezionale.

È per questo che si riscontra in questi testi una maggiore adesione alla realtà e alla verità, come se tutto fosse vissuto in prima persona – anche se a volte non è così -, come se tutto toccasse l’autrice nel più profondo, se a pelle non si potesse schivare la vicenda, il tormento, la gioia che si sta consumando in quel preciso momento. È proprio in questo modo che si concretizza l’idea di una poetica che acquista un valore indispensabile per la poesia, quello della verità, una verità che parte dallo scavo, dalla ricerca di sé stessi per approdare alla conoscenza di ciò che è altro da noi. Per fare questo occorre insistere, essere determinati nel perseguire il proprio obiettivo, trovare la forza di affrontare le inquietudini della propria interiorità confessando, prima a noi stessi e poi agli altri, il desiderio di compartecipazione che si realizza nel dire poetico.

Naturalmente sono presenti, in questo libro, le tematiche di denuncia sociale: se non ci fosse un luogo dove sfuggire/le costellazioni di morti deportati e di bambini in strada; la dimensione digitale della rappresentazione umana: ci tenevo a sapere/che stia bene – è un pensiero/che tutti dovremmo avere./tra l’odore dei disinfettanti/e i post sui social; il valore riscoperto e dato alla parola – se pure nascosto da tentativi di elusione della stessa -: ci vorrebbe una parola per aggiustare/per trasformare, per realizzare/una perfetta creazione; la messa in scena del dolore per la perdita dei nostri cari: nella conta dei lutti/amico mio/tu che sei di tanto avanti, dimmi/si diventa immuni al dolore?; lo sfondo a tratti del periodo pandemico: non ci ricorderanno/quelli che parleranno/del virus del 2000/-saremo non nomi ma numeri/tra i contagiati o tra i guariti/o tra i morti – ; e, a conclusione, un’intera sezione dedicata agli uccelli: gli uccelli neri sono tornati, lucidi/come il passato… Sono, questi ultimi, come racchiusi in loro ciclo vitale, che diventa il ciclo della poesia stessa, nonché il ciclo della vita in generale: si occupano del tempo ovvero dell’andare e del tornare, si occupano della morte, del cibo, dell’accoglienza, della protezione. I loro comportamenti sono simili a quelli degli uomini e ne rappresentano, in fondo, quell’alterità che, eppure, si basa sulla conoscenza di alcuni fondamenti: la nascita, l’amore, la morte.  Verrebbe da chiedersi: perché, proprio in chiusura dell’opera, un capitolo sugli uccelli? Se pensiamo alla loro capacità di volare certo non possiamo non paragonarli alla spiritualità che ci circonda, e al ruolo che gli viene attribuito da molte civiltà: quello di mediatori tra il cielo e la terra, tra il dentro e il fuori. Ecco quindi che, in un lavoro come Not Bad, dove il fuoco che arde nei testi è dato dal tentativo di mettere in relazione la propria interiorità con ciò che sta oltre da noi, un messaggero come quello individuato da queste ultime poesie, sotto qualunque sembianza esso compaia, non può che diventare indispensabile per il compimento del cammino. I tratti del volo sono dunque i tratti distintivi della poetica del libro, e della sua autrice, che affidano all’aria e al cielo la rivelazione di una nuova e più umana poetica.

Alcuni testi da: Not bad

maledetto sia novembre con i suoi lutti
con l’acqua offesa del cielo e la punizione
dei crolli, la vendetta delle nebbie, questo sentore
d’impotenza. maledetta la rabbia degli uccelli e
i loro nidi vuoti, maledetta la sera che cala troppo in fretta
inattesa, sulle nostre vite inutili. i fiori al cimitero maledico
e le magnolie senza fiori, e le guerre e i tribunali.
maledico il tuo silenzio, pure,  di terrestre
tristo, impassibile, amatissimo, mio dio minore.

***

# nobody

il poco freddo giusto sferzava i muri
il pelo sintetico – social correct – delle giacche e i pensieri
ancora rivolti là
dove non c’era nessuno.
sembrava che tutto sprofondasse nella storia
insieme al socialismo reale e alla Olivetti
lettera 32. romantici poeti
si sbattevano le donne senza tanti complimenti
l’arroganza della specie
cantava il proprio coinvolgimento
nella fine del pianeta illudendosi
che non mangiare carne o spegnere le sigarette
potesse fare la differenza
la plastica si era vestita a festa con nomi
di consumo sostenibile
il potere assumeva dosi virali
quel tanto che bastava alla paura
le tombe restavano aperte per mancanza di fondi.
lungo i muri i pensieri
sferzati dal poco freddo giusto dell’inverno
andavano ancora là
dove non c’era nessuno.

***

a E.

gli uccelli neri sono tornati, lucidi
come il passato. dalla cima più alta
hanno cantato ricordando i caduti
lungo il viaggio, ricordando le carni giovani
le correnti del cuore. hanno portato notizie
da paesi inesistenti, inutili dettagli di rovine.
gli uccelli hanno detto che non c’è luce
oltre i confini della nostra esistenza
che è inevitabile il gioco del fuoco
bruciarsi, soffrire, perdere piume
che in questa vita solo una volta si nasce
solo una volta si muore e solo una volta
si può amare. tutto il resto è dolo.

***

gli antichi uomini che credevano in dio
dissero: e l’ottavo giorno sarà l’apocalisse.
accadde milioni di anni fa
che tremò la terra, forti venti
spazzarono le foreste, gli incendi
divamparono, il virus atterrì
sei miliardi di persone, nere
colonne di fumo si levarono
dalle ciminiere, dagli scarichi delle auto e
da ogni opera umana di riscaldamento.
gli animali, spaventati, annusarono nell’aria
l’odore del salnitro, poi guardarono al cielo:
secchi lampi si rincorrevano incessanti
tramonti accesi tra nuvole di pioggia
nessun uccello, le ultime stelle. i poveri
mantennero il loro sguardo scoraggiato.
non scesero gli angeli, non risorsero i morti
quasi nulla aveva il colore dello zolfo.
non si conosce di preciso cosa videro:
lo spettacolo dell’inferno non venne mai scritto.

***

a tarda notte nel silenzio sembra
che giustizia sia stata resa
per ogni umano tempo
di spreco, per le piccole singolari
guerre di sopravvivenza
per gli onori feriti che reclamavano
vendetta, per gli amori irrazionali
e per quelli di convenienza.
a tarda notte nel 2020 pare
che la fine sia così prossima
da meritare un commiato pirotecnico
tra musiche e fiori, brindisi e
applausi, proclami di bene, polveri
colorate dallo zafferano, da meritare
ancora un bacio di giovani eroi
nel silenzio definitivo imposto al cuore.
a tarda notte oltre l’oceano dicono
che sia in arrivo una bambina
sarà figlia di umani, aprirà gli occhi
su un mondo spopolato, sorriderà
e si chiamerà Eva.

Cinzia Demi

Bologna, maggio 2022 

Altri contributi di « MISSIONE POESIA », rubrica Altritaliani di poesia contemporanea curata da Cinzia Demi: biografie, poetica, note critiche, interviste, curiosità, ma soprattutto tanta poesia dei migliori poeti italiani del momento. Contatto: cinziademi@gmail.com

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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