Io protesto Tu inquini Lui froda e fa soldi

A Rosarno avevano proprio ragione i ragazzi neri che protestarono violentemente dopo le fucilate notturne che avevano ferito un paio di loro. Avevano ragione ma dovettero scappare dal paese calabrese dove per anni erano stati chiamati per raccogliere gli agrumi destinati all’Italia e all’Europa. Ma con la contrazione dei consumi e con le sovvenzioni europee all’agricoltura, la gran parte di quelle arance conveniva lasciarle sugli alberi o marcire in terra, i neri quest’anno se ne dovevano andare via prima, stagione breve, bisognava farglielo capire.

re208x20X_20100108.jpgFucilate. Rivolta, auto bruciate, barricate di cassonetti in fiamme, reazione “popolare”, scontri, e poi la grande fuga e la distruzione dei poveri tuguri dove i neri vivevano. A Rosarno nei giorni scorsi sono state sequestrate dalla magistratura decine di aziende agricole, arrestati numerosi imprenditori e denunciati parecchi altri: sono accusati addirittura di riduzione in schiavitù, hanno fatto lavorare quei ragazzi fino a 14 ore al giorno, li hanno ricattati, hanno sfruttato al nero il lavoro dei neri, non hanno pagato contributi e tasse. La frode fiscale è imponente. Parecchi già noti per appartenenza alle cosche malavitose sono accusati anche d’aver fomentato la “reazione popolare”.

Complici o ingannati coloro che poi fecero i cortei con gli striscioni “non siamo razzisti”?

A Pianura, quartiere periferico napoletano, un anno fa barricate, autobus incendiati, scontri con la polizia, per impedire la riapertura di una spaventosa discarica provvidenzialmente chiusa anni prima (fu perfino promesso di bonificarla, ricoprirla e farci un campo da golf e un grande parco giochi). Ora è ufficialmente accertato quello che s’era visto e capito fin dai primi disordini: la malavita ha fattivamente collaborato alla democratica protesta mandando in giro ben pagati giovanotti su motorini a mobilitare le masse e a distribuire taniche di benzina, e riuscendo nel contempo a scaricare tonnellate di rifiuti tossici nella combattuta discarica che per loro non è stata mai chiusa, nonché a realizzare alcune migliaia di vani abusivi con centinaia di operai al lavoro e un imponente andirivieni di camion e macchinari edilizi.

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Lo hanno rivelato le conversazioni intercettate di alcuni adesso sotto processo.

Nella provincia di Caserta sono stati arrestati una decina di allevatori di bufali e imprenditori caseari che da alcuni decenni scaricavano indisturbati ogni genere di rifiuti tossici nella mirabile rete di canali di bonifica e irrigazione realizzati in epoca borbonica, chiamati per l’appunto “Regi Lagni”. Nei canali venivano scaricati anche i rifiuti tossici industriali non solo della Campania, ma anche “importati” dalla camorra da industrie del Nord, proprio come nel romanzo e nel film “Gomorra”. Hanno inquinato migliaia di ettari agricoli, chilometri di litorale lungo la via Domiziana, reso impraticabili mare e spiagge che un tempo facevano invidia alle più rinomate località balneari del mondo. Così per decenni.
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Manifestazioni di protesta? Nemmeno una.

Dati dei Carabinieri (Tutela ambientale) e Legambiente dicono che ogni anno spariscono nel nulla da 12 a 15 milioni di tonnellate di rifiuti, equivalenti a una montagna vasta tre ettari e alta 1500 metri. Per trasportarla ci vogliono migliaia di camion, anch’essi “invisibili”.

Lo smaltimento abusivo consente di risparmiare anche l’80% dei costi. Cifre da far chiudere gli occhi.

Eleonora Puntillo

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