Bunga Bunga, Bongo Bongo e il Grillo sparlante.

Riusciranno gli italiani del Nord a liberarsi del razzismo predicato dalla Lega Nord?

Dovrebbero (ma non è il caso di aver troppa fiducia), dopo le notizie di corruzione e ruberie a tutto spiano calate su questo partito “territoriale” nonché “personale” di un leader che ha ottenuto grandiosi consensi predicando la separazione dall’Italia del Sud, paragonando i “terroni” (insulto che vuol dire mangiatori di terra) agli africani, e mandando migliaia di questi ultimi ad affogare nel Mediterraneo mediante i barbarici “respingimenti” inventati dal suo ministro dell’Interno.

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Cioè Roberto Maroni, che oggi fa il moralizzatore, impugna la scopa, dichiara di voler fare pulizia ammettendo che la purezza nordica del suo partito è stata macchiata dai ladroni di denaro pubblico, e rivelando che qualcuno ha tentato di investire molti milioni in Tanzania, ossia nel profondo dell’Africa nera. Ma, si è saputo poi, i “bongo bongo” (definizione dell’ex leader dimissionario Umberto Bossi, con figlio e amica fra gli accusati) hanno addirittura rifiutato l’investimento in loro aziende, ritenendo quei denari di provenienza illecita: insomma, una lezione di correttezza impartita dai neri ai bianchissimi razzisti che vivono sulle rive del Po.

Molti dei quali, dicono le cronache, stanno orientandosi in massa verso un altro predicatore di moralità e di protesta contro il governo (qualsiasi governo) e contro i partiti (tutti tranne il loro) ossia le “Cinque Stelle” di Beppe Grillo, ex comico che non fa più ridere ma urla molto, visto assai spesso a bordo di un panfilo di molte decine di metri acquistato con i risparmi di una vita.

Le tragicomiche vicende giudiziarie della Lega Nord indagata da tre Procure (Milano, Napoli, Reggio Calabria) hanno conquistato decine di pagine quotidiane sui giornali e hanno oscurato anche lo splendore un tempo vincente delle avventure sexy-giudiziarie di Silvio Berlusconi, ex primo ministro ed ex fedelissimo alleato di Umberto Bossi al quale perdonava ogni razzismo e, fraternamente, ogni volgarità.

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Poco risalto in pagine interne e piccoli titolo ha avuto infatti la notizia che Berlusconi ha versato la somma di 127mila € per “pura beneficenza a persone in difficoltà”, ossia al padre delle bellissime gemelle De Vivo (circa 70mila) e alla sua ex igienista dentale Nicole Minetti (consigliere regionale della Lombardia). Si tratta di tre donne che la Procura di Milano ha citato come testimoni nel processo contro Berlusconi, accusato di favoreggiamento della prostituzione.

Non s’era ancora visto un imputato – nonché ex primo ministro – fare tanta disinteressata beneficenza a chi dovrebbe testimoniare contro di lui. Le prime due sono ritenute partecipanti e la terza organizzatrice dei festini nella villa del Primo Ministro.

La Minetti è colei che Berlusconi, con una telefonata da Parigi, mandò a prendere nella Questura di Milano la bella Ruby, arrestata per furto e rilasciata perché il Premier dichiarò che era la nipote del Rais egiziano Mubarak (anche lui ormai “ex” e sotto accusa) .

Non bisognava complicare le relazioni diplomatiche con l’Egitto: anche i parlamentari tutti di Berlusconi e della Lega furono d’accordo, votando unanimi in appoggio a questa convinzione del loro capo.

(nelle foto dall’alto in basso: Bossi e Berlusconi e Beppe Grillo).

Eleonora Puntillo


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