A Valentino Rossi. Il “Dottore” lascia le piste del mondo.

L’ultimo ‘ballo’ di Valentino Rossi passa per la pista di Valencia, dove l’iconico campione di Tavullia ha salutato la MotoGP dopo una carriera unica. Gabriele De Masi propone un suo tributo in versi al “Dottore” del motociclismo. Una parabola, quella del motociclista più veloce di tutti i tempi, lunga 25 anni di storie, di trionfi (è stato 9 volte campione del mondo), di smisurati sorrisi, di celebri sorpassi, di cadute rovinose, di rivoluzioni copernicane nel modo di intendere la MotoGP.

Per gli amici delle due ruote rombanti e del Moto Club “Benelli” pubblichiamo questi versi, conservati dal 2004, Gran Premio Motociclistico d’Australia, dall’appassionato Roberto Rossini, socio del Moto Club di Pesaro, grande appassionato di corse e centauro egli stesso che proprio nel 2021 festeggia i suoi novant’anni. Segue una sua breve testimonianza in esclusiva.

A Valentino Rossi

Morde la ruota
l’asfalto traversa,
sorpassa, finisce un po’ lunga,
è infilata, ripassa,
ancheggia cavalcioni
il rombante motore,
lascia di lampo
il campione la frizione,
sparato al traguardo,
oltre dove brilla
il mare d’Australia,
blu come la macchina.
Occhietti non visti
alla visiera abbassata
non danno emozione,
liscia e bacia il 46
sulla scocca il dottore.
Slitta, struscia la gomma
posteriore, fa fumata
sotto la tribuna stipata,
che applaude
un volto birbone,
ora, senza casco,
e i riccioli nell’aria,
come l’onda lontana,
s’increspano.

Gabriele De Masi

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“Nel 2001, quando a Rio de Janeiro Valentino Rossi vinse il suo primo titolo mondiale, eravamo lì! Finì tra tanta festa e spensieratezza, tutto, in un immenso abbraccio, una grande bicchierata, cori e canti.”  Vincitore del mondo, Vale, tornando a Pesaro, non si montò la testa. Continuava ad andare a fare i bagni, con la tenda e gli amici d’infanzia, ai laghi pesaresi o a Rimini e Riccione.”

“Nato a Urbino nel 1979, Rossi, il dottore, ha sempre mantenuto le sue origini a Tavullia, il paese dove ama vivere e ritornare”. A quattordici anni, ricorda Rossini, Valentino era già un acrobatico campione sul suo Zip, 50 cc (cinquanta centimetri cubi), e tutta Tavullia, rimaneva sbalordita dalle sue traiettorie e con essa, addirittura  i carabinieri, che lo vedevano sfrecciare sicuro e senza pericoli.

“Il Moto Club di Pesaro, n.004, porta il nome di Tonino Benelli, che fu il fondatore, insieme ad i fratelli  della famosa azienda motociclistica, la Benelli. Purtroppo Tonino morì in un incidente proprio sulla sua due ruote. Valentino Rossi era uno del Moto Club “Tonino Benelli”, e tutti gli altri soci sono orgogliosi per averlo, da sempre, tra loro.”

Tonino Benelli primo campione del motociclismo pesarese e fondatore dell’omonima azienda

“Prima che Valentino diventasse il più grande campione del mondo tutti noi del Club Benelli andavamo fino al Mugello per vedere il Gran Premio motociclistico d’Italia. Si partiva in tanti, tutti in moto. Valentino Rossi  con la sua piccola 50 cc  sull’Appennino superava e staccava i più grandi con le moto più potenti,” racconta ancora Roberto Rossini. Poi si ferma e in silenzio riflette e quasi con gratitudine e rispetto ci informa  “Valentino Rossi  ha fatto costruire in campagna, una grande e bella pista per gli amici. Le ha dato il nome “Accademy”. Su di essa hanno imparato a correre, e a correre bene, Morbidelli, Bagnaia, Luca Marini (suo fratello). Ma il grande campione mondiale è ancora più felice se quella pista, aperta a tutti, serve a far avvicinare allo sport del motociclismo tanti giovani appassionati.”

Officine BENELLI

Grazie per averci fatto sognare, Valentino.

Grazie, Moto Club “Benelli” di Pesaro, da parte di tutti gli appassionati d’Italia e del mondo.

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1 COMMENTAIRE

  1. L’addio alle competizioni sportive di Valentino Rossi mi ha fatto ricordare un personaggio napoletano denominato “Agostino o’ Pazzo” che negli anni 70’, con la sua moto, scendeva dai Quartieri Spagnoli per andare la “Napoli Bene”. Li’ compiva evoluzioni che attiravano l’attenzione della polizia. Agostino però era imprevedibile, perché per eludere le forze dell’ordine, quando temeva di essere preso si inerpicava con la sua moto sulle scale, distanziando gli inseguitori che non avevano la sua stessa abilità. Chissà dove adesso è “Agostino o Pazzo”, simpatico esponente dell’estro napoletano, che ci aiuta a ricordare con nostalgia la nostra giovinezza?

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