Catania raccontata da René Bazin, romanziere e accademico francese (1853-1932), che alla fine dell’Ottocento viaggia in Italia descrivendone i luoghi, la Sicilia e buona parte del sud Italia, attraverso i suoi abitanti, usi e costumi, restituendone i colori e le sfumature impareggiabili. La scelta di Anne-Christine Faitrop-Porta per Un libro Una città.
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René Bazin, Sicile, Croquis italiens, Paris, Calmann Lévy. Trad. in italiano Sicilia e Italia del sud, Università di Catania e Ed. Lussografica, Caltanissetta, 2019, 298 pagine, a cura di A.-C. Faitrop-Porta.
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Catania solitamente descritta come nereggiante e cupa, si affaccia vivacissima e operosissima in questa pagina del romanziere René Bazin (1853-1932), accademico dal 1903, autore di romanzi famosi sulla Francia rurale e operaia, la cui prospettiva nei tre volumi sull’Italia alla fine dell’Ottocento è di potente originalità. Descrive infatti non i monumenti né i musei, ma le attività agricole, l’istruzione, l’esercito, soffermandosi sui briganti e sulla mafia, e rivolge l’attenzione alle varie espressioni del popolo, dalla poesia dialettale ai pupi, dai carretti dipinti alle feste per le strade. Dipinge inoltre i paesaggi italiani con colori e sfumature impareggiabili. All’opposto dei viaggiatori stranieri contemporanei si interessa alla Calabria e per ben due volte si reca in Sicilia.
Quando sale sull’Etna nel 1890 e nel 1892, con i consigli premurosi delle guide Baedeker o Joanne, dai muli, inclusa la tariffa per farli bere, alle candele e al carbone, dal cappotto al velo o alla maschera di crespo nero, Bazin compie un percorso iniziatico che lo porta fra i morti boschi nell’aria gelida e nelle vampate soffocanti, fino al deserto privo di piante, acque, animali e rumori, dove regna la lava che respinge i raggi solari e annienta i riflessi. La salvezza è nella fuga dall’antico e fosco mito e nella ridiscesa verso i campi fecondi e luminosi.
Catania sotto la costante minaccia del vulcano, come Stromboli, come Napoli, come l’intera Italia in balia dei terremoti, si palesa quale modello della resilienza, della rinascita dopo le catastrofi e nella luce spirituale che li accompagna, del progredire irresistibile degli uomini.
Anne-Christine Faitrop-Porta
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Dal testo di René Bazin:
«Il destino di Catania è di non possedere alcun monumento antico. L’Etna l’ha distrutta a più riprese, ma essa sempre si rialza. Oggi è di certo la città più moderna, più ampiamente arieggiata, più florida della Sicilia. Estremamente e legittimamente fieri di lei sono gli abitanti che sostengono, e può darsi vedano avvalorata la previsione, che supererà fra poco in ricchezza e fama ambedue le rivali di lunga data, Messina e Palermo. Ne vantano la situazione privilegiata in mezzo ad uno dei lati del triangolo siciliano che ne fa il mercato naturale delle province più fertili, il porto più vicino alle solfare di Caltanissetta, alle viti della pianura e alle colture di agrumi tanto rinomate di Adernò (Adrano dal 1929) e di Paternò. (…) Qui ovunque si intuisce che fervono il lavoro, il rapido sviluppo, la febbre della crescita.
È presente tuttavia la minaccia e vivissima essa pure. Se di colpo venisse a cessare il greve fumo biancastro che dal cratere esce, spinto dal vento che lo distende verso l’orizzonte, verserebbe nel terrore l’intera popolazione dell’Etna. Sembra che la montagna si raccolga prima delle eruzioni. Il timore è costante, anche se inespresso, perché su tale argomento non ci si vuole nemmeno soffermare…»
LINK INTERNO:
Per meglio conoscere René Bazin e i suoi viaggi in Italia vi rimandiamo all’articolo “René Bazin en Italie, à la fin du XIXème siècle” di Anne-Christine Faitrop-Porta, pubblicato il 23 septembre 2017 su Altritaliani.