Mappa letteraria di Capri e il sogno diventato realtà di Axel Munthe: Villa San Michele

Geografie e luoghi segreti, simbolici, misteriosamente legati all’immaginazione degli artisti e degli scrittori che li hanno lungamente sognati o abitati, personaggi che hanno fatto la storia e il mito dell’isola. Capri era divenuta meta di artisti in cerca di un rifugio tranquillo già ai tempi del Grand Tour quando vi giunsero brillanti e mondani giovani-bene di tutta Europa per completare la propria formazione con la conoscenza diretta di bellezze artistiche e naturali.

Si potrebbe scrivere una lunga lista di personaggi affascinati dall’isola: vi passarono H.C. Andersen e Dumas, Nietzsche, Rilke, Conrad, Turgenev, Gorkij, Shaw, D.H.LawrencePoeti, drammaturghi, filosofi, aristocratici volevano vivere anche per un breve soggiorno il sogno di Capri, molti vi si stabilirono definitivamente contribuendo a trasformare l’isola in un centro di cultura internazionale.

La mappa letteraria di Capri è ricca di luoghi che rievocano personaggi anche molto eccentrici, come il barone Fersen, scrittore follemente nevrotico che si rifugiò a Capri per sfuggire ai troppo numerosi scandali che costellarono la sua breve esistenza.  Jacques d’Adelswärd-Fersen si ritirò   nell’isola dove visse assieme al compagno Nino Cesarini fino a quando, nel 1923, si suicidò, si disse, con un’overdose di cocaina. Fece costruire Villa Lysis in stile liberty a contrasto con le sontuose rovine della vicina Villa Jovis, la principale residenza sull’isola dell’imperatore Tiberio.

Si ricorda l’approdo caprese del giornalista-scrittore Curzio Malaparte in visita all’amico Axel Munthe nel 1936. Nel ’38 si fece costruire una stravagante dimora da lui chiamata Casa come me, disegnata sulle forme di un carro armato, originale esempio del razionalismo italiano e di integrazione fra natura e architettura.

A Villa San Michele in cima ad Anacapri veglia sull’assoluta magnificenza del golfo di Napoli la Sfinge di granito rosso della Villa di Axel Munthe (1857-1949) trasportata fin lassù da misteriosi abissi, almeno questo si apprende da quanto il medico svedese scrisse nel suo immaginifico libro, La storia di San Michele, racconto autobiografico di immenso successo. Metà donna, metà leonessa, questa figura esotica, custode muta di antichi misteri, si erge a simbolo del potere magico che nell’isola favorisce la fusione  tra gli elementi più disparati… Immersa nella luce accecante del Mediterraneo, Villa San Michele è la stupefacente invenzione artistica del  medico-scrittore,  innamorato  di Capri e dell’Italia, così che la villa e il suo giardino rispecchiano in pieno la visione esistenziale di un personaggio eccentrico e  sfaccettato, amante della natura e degli animali, sui quali aveva un  forte ascendente così come sulle sue pazienti, la maggior parte affette da  isteria, ai tempi  malattia di gran moda.  I leoni dello zoo e le isteriche della Salpêtrière, la clinica psichiatrica parigina dove fu allievo del celebre Charcot, erano ugualmente docili ai suoi comandi.

Siamo a fine Ottocento e il medico cosmopolita decide di ritirarsi a Capri, già folgorato dalla sua bellezza in occasione di una prima visita all’isola. Medico di talento, benedetto da un intuito fulminante, l’intraprendente Munthe conobbe Capri quando aveva diciotto anni, già allora decise che vi avrebbe edificato la propria dimora, perché quello, lo sentiva, era il luogo dell’anima. Da Capri, con l’asinella Rosina e una bella ragazza dagli occhi splendenti salì al piccolo borgo di Anacapri: “Arrivammo scrive – finalmente in cima ai settecentosettantasette gradini e passammo sotto una volta con i grandi cardini di ferro del suo primo ponte levatoio, sempre attaccato alla roccia… Tutto il Golfo di Napoli era ai nostri piedi, circondato da Ischia, Procida, Posillipo guarnito di pini, la scintillante, bianca linea di Napoli, il Vesuvio con la sua rosea nuvola di fumo, la pianura di Sorrento protetta da Monte Sant’Angelo e più lontano gli Appennini coperti di neve. Subito, sopra le nostre teste, addossate come nidi d’aquila alla roccia scoscesa, c’erano le rovine di una piccola cappella. Il suo soffitto a volta era sfondato, ma le sue mura crollanti sorreggevano ancora enormi blocchi di muratura, che formavano uno strano e traforato disegno simmetrico”.

Camminando nella campagna si imbatte, durante quella prima visita all’isola, in un vecchio intento a scavare solchi per piantare nuove viti. Era il falegname mastro Vincenzo che con le sue mani aveva costruito una casetta di sassi e mattonelle recuperate. Ovunque spuntavano dalla terra capitelli, pezzi di colonne, marmi. “Tutta roba di Timberio”, dicevano i locali, pensando all’imperatore Tiberio che a Capri aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita e vi aveva edificato, così scrive Tacito, dodici dimore. La casetta bianca di mastro Vincenzo si insediò da quel giorno nei pensieri del giovane Axel.

Nell’estate del 1884 scoppiò un’epidemia di colera e i primi morti furono a Napoli. Munthe lesse la notizia su un giornale svedese e vi si precipitò. “Devo la poca felicità di cui godo all’Italia – scriverà – ci sono andato per ringraziarla”.  “La casa era piccola e presentava poche stanze, ma vi si trovavano numerose logge, pergole e terrazze da dove era possibile vedere il sole, il mare e le nuvole; lo spirito ha bisogno di più spazio del corpo” – così nel romanzo La Storia di San Michele Axel Munthe descrive la sua Villa ad Anacapri, in origine il rudere di una cappella medioevale intitolata al santo omonimo. La costruzione stessa di San Michele ha del favoloso: Munthe avrebbe realizzato tutto da solo, con l’aiuto dei popolani, la benevolenza di Sant’Antonio e il placet del genio del luogo.  La vigna fu trasformata nel giardino che ammiriamo ancora oggi: viti, glicine, rose e altre piante, fiori meravigliosi di ogni tipo e colore.

Il terrazzo di Villa San Michele ad Anacapri

A dare un carattere unico all’edenico giardino sono le statue e i frammenti di sculture inseriti nei muri, prima fra tutte l’inquietante sfinge di granito che dalla balaustra della Cappella dedicata a San Michele si affaccia sul Mediterraneo, il mare dei miti e degli eroi. Munthe raccontò di averla vista prima in sogno tra le rovine di una villa dell’epoca di Nerone che riuscì poi a rintracciare sulla costa calabra… Sotto il pergolato sono esposti frammenti di un sarcofago del III secolo d.C., un’Artemide dagli sfolgoranti occhi d’argento, il busto in marmo dell’imperatore Tiberio; nello studio, sulla parete, la maschera di Medusa che avrebbe lui stesso recuperato dal mare alla profondità di 30 metri.  La Cappella, adibita a biblioteca e sala della musica, sorge sulle rovine di una costruzione del 970. Nel tratto finale del pergolato furono aggiunte le targhe commemorative dei suoi amati cani, Tom e Fellow, i favoriti della regina Vittoria di Svezia spesso ospite della Villa. 

Munthe lasciò Villa San Michele in eredità allo Stato svedese, tra il 1919 e il 1920 venne affittata alla turbolenta marchesa Luisa Casati Stampa e ad Eleonora Duse, la grande tragica, musa e amante di Gabriele D’annunzio. Oggi Villa San Michele ospita ogni anno, da luglio  a settembre,  una prestigiosa  rassegna  di  Concerti promossa dalla Fondazione svedese proprietaria della Villa la cui attuale  soprintendente è Kristina  Kappelin.

Francesca Graziano

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Francesca Graziano
Giornalista culturale, storico della psicoanalisi, vaticanista accreditata presso la Sala Stampa della Santa Sede. Lauree in Lettere classiche e in psicologia clinica presso l'Università La Sapienza di Roma. Collaborazioni con quotidiani, periodici e riviste specializzate (cartacei ed online) per arte, cultura, spettacolo. Premi per meriti culturali.

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