La mostra all’IIC di Parigi sulle opere d’arte della Farnesina, il Ministero degli Esteri a Roma

Fino al 18 Febbraio sarà possibile visitare i tesori dell’arte contemporanea del Ministero degli Esteri italiano presso l’Istituto di Cultura italiana di Parigi. La mostra è intitolata: “La Collezione Farnesina, una finestra aperta sull’arte contemporanea”. Un’occasione per incontrare e conoscere alcune delle opere più interessanti dei vari filoni artistici del nostro tempo. Dal realismo, al futurismo, l’astratto, il metafisico e il raffigurativo. Una mostra a tutto campo, dalla pittura alla fotografia fino alla scultura.

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L’energia d’Umberto Vattani, ben nota quando è stato Ambasciatore a Bonn (1992-96), all’UE (2001-03), Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri (1997-2001 e 2004-05) e Presidente dell’ICE (2005-11), continua a essere pari alla sua passione per l’arte contemporanea con cui egli aveva cominciato nel 1999 a riempire i grandi spazi vuoti rimasti nella Farnesina dopo che nel 1959 il Ministero s’era trasferito lì da Palazzo Chigi. Tanto la sua energia quanto questa passione ancora nel 2018 si sono manifestate alla “Venice International University” (di cui è Presidente) all’Isola di San Servolo, accogliendovi « Il disco in forma di rosa del deserto » (1993) d’Arnaldo Pomodoro, non perché Vattani ne rimpiangesse “La sfera” (1967) davanti al Ministero, bensì perché “il disco” così integrava le precedenti opere lì arrivate di Consagra, Chia, Rainaldi e Plessi.

“La sfera” è stata forse l’inizio dell’espansione artistica di Roma verso nord, mentre quella a sud è stata ancora rappresentata nel 2004 dall’inaugurazione della statua “Novecento” di Pomodoro all’Eur.

All’inaugurazione il 22 gennaio all’Istituto Italiano di Cultura a Parigi della mostra ospitata dal Direttore Fabio Gambaro di vari campioni delle opere artistiche del Ministero, con la presenza dell’Ambasciatrice Teresa Castaldo e l’intervento d’Angela Tecce (del Comitato Scientifico della collezione), Vattani ha tra l’altro ricordato che, sempre a proposito dell’espansione artistica di Roma sull’asse nord, l’apertura del MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo) è avvenuta (2010) 10 anni dopo l’inizio della collezione alla Farnesina, la quale tra l’altro così controbilancia la preminenza dell’arte classica nelle conoscenze delle autorità straniere lì ricevute. E la controbilancia anche con la rotazione delle opere dovuta al fatto che sono prestate al Ministero anziché essere da questo acquisite. Così, dunque (come è ricordato nella brochure dell’IIC) l’interesse per la collezione è stato riconosciuto nel 2017 con il premio “Mecenati del XXI Secolo” (nell’ambito delle istituzioni pubbliche) e, nel 2019, con la mostra, presentata al Presidente Mattarella, delle opere degli artisti più noti del XX Secolo (ad esempio Angeli, Burri, Campigli, Capogrossi, Greco, Marini, Paladino, Pascali, Pomodoro). E così, tra l’altro la rotazione delle opere ha coperto: il futurismo (Balla, Boccioni, Depero); il metafisico (De Chirico); il raffigurativo (Carrà, Sironi, Soffici); il realismo (Guttuso); l’astratto (Accardi, Sanfilippo, Dorazio, Consagra) e gli altri periodi caratterizzati dalle opere di Cagli, Campigli, Pirandello, Scipione, Martini, Burri, Scarpitta, Fontana, Schifano e di altri artisti in numero tale da superare le previsioni iniziali.

“Ninette de Valois” d’Enrico Baj

All’IIC la selezione delle opere in ordine cronologico va dal 1974 al 2016, ossia dal collage di “Ninette de Valois” d’Enrico Baj (satira sulla fondatrice del Royal Ballet di Londra, forse ispirata alle ironie di Picasso) all’”Atlas Riots” di Pietro Ruffo (raffigurazione a inchiostro di graffiti della protesta al Cairo durante la primavera araba, che rientra nelle attenzioni sociali dell’artista). Comprende la semplicità cromatica d’Ettore Spalletti (“Montagna, Appennino”, 1984), le fotografie di Mimmo Jodice sulle realtà sociourbane (“Vedute di Napoli” 1980), quelle di Gabriele Basilico sulle realtà urbane (“Roma”, 2000), le geometrie astratte di Flavio Favelli (“Specchio/Archivio” 2008), gli spazi pennellati d’Alberto Di Fabio, le maschere di Luigi Ontani (“Ossimoro sorvolante”, 2006), la pedana “Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui” d’Alberto Garutti (2015), il video e le foto dal titolo “The fox and the wolf: struggle for power” d’Elena Bellantoni (2014), ove i due ballerini di tango con le maschere del lupo e della volpe in una delle sale di riunioni del Ministero, alternando la seduzione e la forza, richiamano così le trattative che avvengono lì.

Così, dunque, l’IIC (dove sono in mostra anche tre sculture di Toffoli) alterna l’arte moderna italiana a fronte delle mostre classiche in corso (Leonardo da Vinci al Louvre e Luca Giordano al Petit Palais), anche con il contributo di “Montepaschi Banque” il cui Direttore Daniele Bastianelli ricorda allora, seppure in piccola parte, il mecenatismo giunto in Francia dalla Toscana, quando i Medici vi erano considerati solo come dei banchieri!

Link all’evento e info pratiche

Lodovico Luciolli

In evidenza nel logo: « Il disco in forma di rosa del deserto » (1993) d’Arnaldo Pomodoro

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