Lo scorso 17 e 18 ottobre, a Firenze, si sono tenuti gli “Stati Generali della Lingua Italiana nel mondo”, dal titolo “Italiano Lingua Viva”. La seconda edizione della manifestazione è stata dedicata ad approfondire i temi della promozione linguistica e culturale all’estero, con particolare attenzione al ruolo delle imprese e delle produzioni creative del Made in Italy.
Il convegno è stato aperto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale ha immediatamente affrontato la questione della diffusione della lingua italiana nel mondo sostenendo che «l’Italia non può di certo competere con le lingue dei grandi numeri, ma può e deve investire su bellezza, qualità, comunicazione globale e made in Italy». Renzi ha, dunque, annunciato che, nella Legge di stabilità, il Governo ha inserito misure a favore delle scuole all’estero e di tutti coloro che studiano italiano all’estero, con obiettivo prioritario l’incentivazione dell’utilizzo della lingua italiana nelle strategie di comunicazione delle imprese come fattore di promozione dell’intero sistema culturale italiano. Relativamente ai numeri, le ultime rilevazioni fatte – relative all’anno scolastico 2014/15 – indicano la presenza di 2.233.373 studenti di italiano, distribuiti in 116 paesi (in Unione Europea si parla di 997.431 studenti di lingua italiana).
I lavori sono proseguiti nell’ottica di un filo conduttore che ha collegato tutti gli interventi, realizzati da autorità politiche, imprenditori e rappresentanti di imprese, che si concretizzava in un’esigenza di base della lingua italiana, che è quella di uscire dalla sfera nostalgica di “lingua letteraria”, rispondendo adeguatamente alle esigenze di plurilinguismo e multilinguismo della nostra società globalizzata, pena la sempre minore attrattività della nostra lingua nel mondo.
“Italiano lingua viva” non era solo, dunque, il titolo di questa edizione degli “Stati generali della Lingua Italiana nel mondo”, ma l’espressione più adatta per definire una “lingua del futuro”, una “lingua franca” da utilizzare nel mondo del design, della moda, di prodotti ed eccellenze italiane. Una lingua che si serva dell’alto potere evocativo delle sue parole, ad esempio in ambito pubblicitario e promozionale, ma che serva anche per lavorare nella nostra società globalizzata. In quest’ultima prospettiva, ad esempio, l’idea di utilizzare la lingua italiana in contesti professionali si lega alle tematiche dell’approccio Italian Language in the Media
(www.italianlanguageinthemedia.it)
con cui lavoro – come giornalista e come docente certificata di lingua italiana dal 2011 – che prevede, in contemporanea, lo studio della lingua italiana e di tecniche giornalistiche, al fine di creare una didattica sostenibile e orientata allo sviluppo di competenze professionali.
Per essere attrattivi nei confronti degli studenti stranieri, infatti, è necessario fornire loro una forte motivazione per la quale studiare la nostra lingua e uno studio orientato alla comunicazione e all’apprendimento con scopi pragmatici offrendo, ad esempio, opportunità lavorative nell’ambito della politica estera e della promozione del “sistema paese” nel suo insieme, che sono gli ambiti su cui il Governo ha deciso di investire.
Nel corso del convegno, l’attenzione si è anche focalizzata sull’importanza del concetto di « lingua settoriale », partendo dalle potenzialità della lingua italiana. Sempre più spesso, infatti, la lingua italiana è utilizzata all’estero per comunicare un legame con l’Italia in molti settori quali la moda, l’enogastronomia, l’arte, il design, l’architettura e la musica. Inoltre, imprese italiane e straniere
usano l’italiano nella loro strategia di comunicazione, aggiungendo così valore al proprio prodotto e al proprio marchio – è stato, ad esempio, segnalato che l’utilizzo della parola “Toscana” sui prodotti venduti all’estero aumenta del 9% il potenziale di vendita del prodotto stesso -. Anche nei casi in cui gruppi stranieri hanno acquisito aziende italiane, si è assistito spesso alla valorizzazione del marchio italiano quale fattore distintivo e collettore di clientela. La lingua italiana svolge, quindi, un ruolo molto importante per la proiezione dell’immagine dell’Italia all’estero con
ricadute positive per il sistema economico.
Made in Italy al centro delle strategie politiche e linguistiche del nostro Paese e maggiore diffusione della lingua italiana nel mondo dell’impresa saranno i due elementi cardine della rinascita della lingua italiana, che può e deve cogliere la ghiotta opportunità di tornare a essere una “lingua viva”.
Daniela Cundrò
Siena, ottobre 2016
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