Il 10 febbraio l’Italia celebra il Giorno del Ricordo. Una lirica.

Al fine di conservare e rinnovare la memoria di tutte le vittime delle foibe e della tragedia vissuta dagli esuli istriani, fiumani e dalmati dopo l’avvento di Tito in Jugoslavia, la Repubblica italiana ha istituito nel 2004, il Giorno del Ricordo, una solennità civile celebrata il 10 febbraio di ogni anno.

È un dovere collettivo ricordare cosa sono le ‘foibe’ e le drammatiche vicende del confine orientale nell’ultima fase della seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Per diffondere la conoscenza di questi tragici e complessi eventi che colpirono migliaia di italiani, oltre alle commemorazioni ufficiali, vengono organizzati ogni anno il 10 febbraio convegni, incontri, dibattiti e iniziative rivolte soprattutto ai giovani.

Le ‘foibe’, son cavità carsiche dell’Istria e della Venezia Giulia, voragini a strapiombo di origine naturale

Per quelli di loro che vorrebbero saperne di più sull’argomento, vi proponiamo questo link: https://www.studenti.it/foibe.html
e pubblichiamo una lirica che ci ha proposto nella ricorrenza Maria Cristina Nascosi Sandri, da Ferrara.

I rami dell’albero,
spoglio delle ultime foglie
cadute
alle folate di gelido vento,
si stagliano
in silhouette
contro il livido sole di stamane
laggiù, dietro le Torri di Castello.

Una farfalla bianca
sfaldeggia
tra aria e terra.

Il tuo piccolo fiocco di neve
è tornato per
portarti un saluto.

Tra poco s’unirà,
danzando sospeso,
a tanti altri piccoli
fiocchi di neve,
la festa del ricordo,
il Giorno del Ricordo.

(MCNS)

N.d.r. Ricordare, ma avendo ben presente la realtà storica:

-LINK INTERNO: un contributo storico approfondito di Fulvio Senardi, dell’Istituto Giuliano di Storia Cultura e Documentazione di Trieste e Gorizia: https://altritaliani.net/foibe-ed-esodo-il-giorno-del-ricordo/
-ALTRO LINK ESTERNO. Da Storica National Geografic : Che cosa ci ricorda il Giorno del Ricordo

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1 COMMENTAIRE

  1. Celebrazione del “Giorno del Ricordo” 2025. Brani tratti dal discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale:

    -“Troppo a lungo ‘foiba’ e ‘infoibare’ furono sinonimi di occultamento della storia. La memoria delle vittime deve essere preservata e onorata. Naturalmente – dopo tanti decenni e in condizioni storiche e politiche profondamente mutate – perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori“. […]
    -“L’istituzione del Giorno del Ricordo, votata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano, ha contribuito a riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato, a volte persino colpevolmente rimosso. La memoria storica è un atto di fondamentale importanza per la vita di ogni Stato, di ogni comunità. Ogni perdita, ogni sacrificio, ogni ingiustizia devono essere ricordati”. […]
    – “AGLI ESULI L’ITALIA NON DIEDE GIUSTA ACCOGLIENZA”
    “Oltre a crudeli, inaccettabili casi di giustizia sommaria e di vendette contro esponenti del deposto regime fascista, la furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanì su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, anche su antifascisti, su compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti della identità delle proprie comunità. Di fronte al proposito del nuovo regime jugoslavo di sovranità sui territori giuliani, l’essere italiano diveniva un ostacolo, se non una colpa. Ben presto, sotto minaccia e dopo una seconda ondate di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianità e, di fatto, alle libertà, di pensiero, di culto, di parola. In trecentomila – uomini, donne, anziani, bambini – radunate poche cose, presero la triste via dell’esodo. Come abbiamo ascoltato dalle intense letture tratte dal libro di Greta Sclaunich, spesso l’accoglienza in Italia non fu quella che sarebbe stato doveroso assicurare. Stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilità da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. Non mancarono, nelle vicende tristi degli esuli, atti di forte solidarietà, di amicizia, di accoglienza da parte di molti italiani. Ma, in generale, la loro tragedia, di cui portavano intimamente le cicatrici, fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta. Il mancato riconoscimento fu, per molti, una pena inattesa e dolorosa”.
    (fonte Agenzia DIRE http://www.dire.it)

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