Il 20 novembre si sono aperte le manifestazioni per il bicentenario del Museo Egizio con la visita inaugurale del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Galleria dei Re e alla Cappella rupestre di Ellesija. Due spazi che si riaprono al pubblico dopo un accurato intervento di restauro e riallestimento. Questo affascinante museo si rinnova non solo in senso strutturale, ma anche in un’ottica di apertura metaforica. Dell’importanza di questi festeggiamenti ce ne parla Carmelina Sicari.
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Perché si celebra questo bicentenario? Perchè esso assume un particolare significato nella storia della civilisation?
Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo al mondo dedicato esclusivamente alla cultura dell’antico Egitto ed è il più grande dopo quello de Il Cairo, ma è a questo antecedente. La fondazione ufficiale del Museo risale infatti al 1824, quando Carlo Felice di Savoia acquistò da Bernardino Drovetti, Console Generale di Francia in Egitto, la sua collezione. Questo primo nucleo fu poi incrementato da ulteriori acquisti e dagli oggetti rinvenuti negli scavi promossi da Ernesto Schiaparelli, direttore del Museo dal 1894 al 1928.
L’importanza di queste celebrazioni non va soltanto all’anzianità del Museo, ma soprattutto perché esso promuove la prossimità di una civiltà, quella dei Faraoni, tesa alla ricerca dell’oltre, oltre la morte. Su questa linea anzi il Museo ha promosso ricerche notevoli. Le sue benemerenze dopo Schiaparelli sono notevoli.
È la testimonianza di una civiltà unica nel panorama storico che ha tentato indefessamente di penetrare l’oltre della morte. Nessuna civiltà del mondo classico ha fatto altrettanto: i Greci sapevano morire specie per la patria ma sapevano anche, come i latini, che una nox nobis dormienda est (c’è un’unica perpetua notte da dormire).
La civiltà pompeiana non è per nulla funeraria, al contrario è vitalistica, come esprime il rosso murario. Basti pensare alla casa dei Vettii di Pompei. Fino alla civiltà cristiana niente di simile è presente nel mondo antico.
Gli egizi tentarono di penetrare l’oltre della morte attraverso due istituti: la mummificazione che sancisce la sacralità del corpo e le piramidi, la dimora dell’eternità.
Ogni Faraone appena instaurato il suo regno intraprendeva la costruzione della dimora dell’eternità finché Akhenaton con il culto di Aton ha tentato di dare un volto specifico all’eternità e alla sorte dell’anima ankh, destinata alla sopravvivenza.
Dal libro dei morti ai testi delle Piramidi sono infiniti i passi con il destino dell’anima che raggiunge Orus. (Dante mostrerà compiutamente tale destino. Soprattutto, cosa inaudita, la rappresentazione della beatitudine nel Paradiso.)
Il Museo Egizio possiede una collezione di grande prestigio, reperti di grande valore quali “Il papiro dei re” che aveva i nomi dei Faraoni fino a Ramesse II, oltre allo straordinario patrimonio funerario a cui contribuì anche l’esploratore Belzoni che nei suoi tre viaggi in Egitto dal 1815 al 19 accumulò un’enorme quantità di reperti e di informazioni.
“Non si tratta solo di un prestigioso centro espositivo”. Il museo è “un riferimento internazionale dal punto di vista scientifico e della ricerca”, ha sottolineato il Presidente Mattarella, “ed è proprio questa la sua grande forza”.
E infatti, il ricco calendario di eventi vedrà alternarsi ricercatori internazionali, curatori del museo e direttori delle più prestigiose istituzioni museali mondiali che permetteranno di scoprire le ricerche in corso, approfondire le scoperte, gli ultimi scavi, i più importanti studi archeologici internazionali, nonché per riflettere sul presente e sul futuro dei musei.
Carmelina Sicari
LINK SUL SITO UFFICIALE DEL MUSEO: 1824 – 2024. Il Museo Egizio festeggia i suoi 200 anni