Mi manca infilarmi gli anfibi la mattina, scegliere i vestiti, gli orecchini, prepararmi la borsa che poi è uno zaino, nero, finta pelle. Mi manca fare colazione per la seconda volta nei pressi dell’ufficio, entrare al bar, il solito, ascoltare i pezzi che manda la radio, chiacchierare del più e del meno con i baristi. Ultimamente uno di loro mi ha chiesto se fossi preoccupata per qualcosa, mi vedeva stanca. È la premura di sconosciuti che si dividono il quotidiano: una ricchezza, adesso che siamo chiusi in casa per prevenire il contagio da Covid – 19, lo so. Mi sono spruzzata due gocce di profumo prima di mettermi davanti al p.c. a lavorare. Il profumo si chiama Les Néréides Patchouli Antique, l’ho comprato un sabato che c’era il sole, alla Pignasecca, a Napoli. Lo stesso giorno che comprai una raccolta di poesie di Antonia Pozzi. Ho acceso quel che resta di un legnetto di Palo Santo che mi ha regalato Marianna: purifica l’ambiente. Suona un pezzo jazz, piano solo: seguendo la musica visualizzo le caffetterie, le librerie, i luoghi dove la mia energia ringaluzzisce, i luoghi dove mi riparo, mi ricarico, dove sono io.
Non esco da tre giorni, da Modena, dove vive mia sorella, arrivano aggiornamenti continui: i contagi sono veloci, vorremmo stare vicini e non possiamo. Lavoro tra emergenze e comunicazioni che sono un vortice, se pure volessi, non ho modo di annoiarmi. Leggo, ma l’ho sempre fatto, scrivo, ma l’ho sempre fatto. La sera guardo un film: Netfix, Amazon prime, le fonti di svago non mancano.
Non è la vita dentro il problema, ma quella fuori, improvvisamente negata. Abbiamo il divieto assoluto di uscire, le eccezioni concesse sono minime. Si esce per fare la spesa, per curarsi, per assistere un parente malato. In Campania c’è il divieto di passeggiare, non si gironzola, tranne per portare a spasso il cane. Io il cane non ce l’ho. Seguo dibattiti letterari on line, anche se non è come stare tutti assieme ad ascoltare un autore che ci piace, che ci interessa perché ci sta svelando, suo malgrado, qualcosa. Il cielo è meno terso, non c’è quell’azzurro che ieri pareva una farsa, uno schiaffo.
Ho annullato un fine settimana fuori città, in Cilento. L’avevo programmato con C. per tempo: volevamo allontanarci qualche giorno da Napoli, da Torre Annunziata, da Ercolano, da questa area metropolitana scomoda ma che è nostra, dal traffico, dalla confusione, dalla folla. Volevamo il silenzio, ed eccolo qua, sotto casa, da mattina a sera, senza interruzione. Pregustavo già il contatto col mare, anche se è marzo, le chiacchierate con i contadini, la frutta e la verdura che in certi posti hanno un altro sapore, quella lentezza a cui torno sovente perché ne ho bisogno, altrimenti mi perdo. Rimandato, tutto rimandato. Si fa avanti e indietro tra la cucina e il corridoio, la testa e il cuore altrove, forse domani mi offro per comprare il pane, il latte, ma solo se non piove.
Marina Bisogno
(Da Torre Annunziata in Campania)
Bella meditazione e bella foto!