Poesia con Mariastella Eisenberg: “Euridice dice”

Il primo articolo per il mese di marzo 2025 della nostra rubrica Missione Poesia è dedicato al libro “Euridice dice” di Mariastella Eisenberg edito da Terreblu. Si tratta di una silloge che fa da contraltare all’ipse dixit dove la parola femminile si contrappone al discorso lineare, e si ribella a un sistema che, prima ancora che sociale, diventa di pensiero e di scrittura, dando voce a Euridice, Proserpina e Desdemona.

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Mariastella Eisenberg

Mariastella Eisenberg, è nata a Napoli e vive a Caserta. Da sempre impegnata nel sociale, è stata docente e dirigente scolastica, lettrice per la Fondazione Premio Napoli e redattrice della rivista Sud. Della scuola si è occupata nel suo primo libro, Perché ancora i Promessi Sposi (Marimar, 1989). Ha pubblicato racconti: Chiedi alle mani (Sovera, 2009); romanzi: Il tempo fa il suo mestiere e Il prete ebreo (Spartaco, 2016, 2018); una pièce teatrale: Cover 3.0 (Spartaco, 2019); poesie: Alfabetando (L’Aperia, 2011), Cantico della parola svelata (Compagnia dei Trovatori, 2013),  Madri vestite di sole (Interlinea Edizioni, 2013), Viaggi al fondo della notte. La migranza. L’erranza. La viandanza (Oèdipus, 2015), Stupro di guerra (Interlinea, 2019), Al Cincilea anotimp (Cosmopoli editura, 2023, edizione bilingue italiano – rumeno).
L’ultimo suo libro porta il titolo Euridice dice (Terreblu, 2023).

Per un approfondimento della poetica dell’autrice vedere questo mio articolo, al link seguente:
https://altritaliani.net/poesia-con-mariastella-eisenberg-madri-vestite-di-sole/

Euridice dice

L’interesse per la lettura dei miti è da sempre altissimo, così come per una rilettura, una nuova interpretazione, e si sviluppa principalmente per due motivi: estrarre dalla storia tutti i significati che sembrerebbero giustificati da prove concrete, operazione che avrebbe un obiettivo  storico, oppure introdurre nel mito interpretazioni che non hanno alcuna giustificazione storica, ma che gli conferiscono un nuovo significato culturale, una sorta di chiave narrativa che permetta al poeta (o comunque all’artista che si propone di rivisitare il mito stesso) di trascendere la realtà. Nonostante questo il mito vive nella metafora, acquisisce nuovi significati che vanno oltre l’immaginazione di chi scrive o legge, riflettendosi nel tempo e nei luoghi, restando, mutando, a volte scomparendo o diventando un prodotto della poetica di un autore, nella sua dimensione sempre carica di senso. La rielaborazione del mito può paragonarsi al lavoro di traduzione che trasporta i segni di una lingua a un’altra, provocando una nuova identità del testo, ma al tempo stesso confermandone quella originaria in una forma equivalente, se pure diversa.

Euridice dice. Nuova ediz.

Questa breve introduzione sul mito e sulle sue possibilità di lettura ci permette di entrare appieno nella raccolta di Mariastella Eisenberg che utilizza proprio lo strumento della rielaborazione per raccontarci una nuova versione delle vicende di tre figure femminili: Euridice, Proserpina e Desdemona.

Partiamo da Euridice. Nella mitologia greca era una ninfa. La storia dice che sposò Orfeo, il poeta per eccellenza, la rappresentazione del canto, e che morì per il morso di un serpente, nel tentativo di sfuggire alle avances di Aristeo. Il marito disperato convinse Ade e Persefone a far ritornare in vita la donna amata. Gli dei acconsentirono ma ad una condizione: Orfeo doveva camminare verso l’uscita dagli Inferi senza mai voltarsi verso Euridice, sino al momento in cui fossero usciti alla luce, pena il non poterla più rivedere. Orfeo obbedì alla richiesta sino alle soglie del tunnel, ma si voltò un attimo prima di uscirne, a causa di un raggio di sole che gli colpì gli occhi. In quello stesso momento Euridice venne ritrascinata nel regno dei morti, e Orfeo la perse per sempre. Terminò i suoi giorni da solo, senza più mangiare né bere, soltanto piangendo o, secondo un’altra versione, ucciso dalle Menadi per aver rifiutato l’amore di altre donne. Ad ogni modo, la storia vuole, che dopo la morte potrà tornare a riabbracciare la sua amata, se pure nel buio degli Inferi. Si tratta di una delle narrazioni d’amore tra le più rappresentate nell’arte (poesia, pittura, cinema, musica…) che però sembra indagare principalmente la figura di Orfeo. Euridice passa quasi, spesso, in second’ordine. Non nella poesia di Mariastella Eisenberg dove una ninfa stanca di essere rappresentata come una sorta di ancella, una semplice ascoltatrice, facente parte del pubblico adorante il canto e la poesia di Orfeo, si ribella a questo ruolo imposto dall’immaginario comune, rinuncia a ritornare in vita, e respinge Orfeo ricordandogli che l’amore che cantava non era rivolto a lei ma solo a sé stesso, era per raccogliere consensi e ammirazione. Lei adesso, Euridice, dice: […] io respingo quella mano/e/ la mia/da sola/ – quasi senza che io voglia/scientemente-/lo scaccia./Tutto mi lascio alle spalle/senza rimpianto./Inizia/ora/qui/nell’Ade/per me/un trepidante vivere/di Morte.

Proseguiamo con Proserpina. Figlia di Demetra, venne rapita da Ade mentre raccoglieva fiori nei pressi della città di Enna, divenne sua sposa e regina degli Inferi. La madre pregò Giove di liberarla, ma questi le permise di tornare sulla terra solo sei mesi all’anno, mentre gli altri sei avrebbe dovuto passarli con Ade (che del resto era suo fratello). Per questo motivo Demetra fece diventare freddi i mesi in cui Proserpina era agli Inferi, come segno del suo dolore, e al suo ritorno fece sì che la natura si risvegliasse. È proprio al mito di Proserpina e all’ira di Demetra, infatti, che si fa risalire l’alternanza delle stagioni. Molti artisti hanno elaborato il mito di questa fanciulla, in specie per rappresentare il suo ratto (famosissimo il gruppo scultoreo del Bernini), e come per altre figure mitologiche molte sono state le revisioni di questa vicenda. Al coro si aggiunge anche quella di Eisenberg che ne propone una nuova: quella della disobbedienza. Infatti, una volta tornata sulla terra accanto alla madre, e con il consenso di questa, Proserpina decide di non tornare più da Ade, decide di disobbedire a Giove specie pensando a come, prima di lei, altre dee erano state ingannate: Era, Atena… e altre ancora. Non tornerò laggiù/né per sei mesi/né per un giorno/. Volteggerò leggera/piene le mani/di bellezza e di amore. […] E così fu.

Concludiamo con Desdemona. Non mito greco ma personaggio della tragedia teatrale Otello di Shakespeare, è una nobildonna veneziana che decide, contro la volontà del padre, di sposare il moro Otello, un genio militare che dopo il matrimonio viene inviato a Cipro, a combattere contro i turchi. Desdemona ovviamente lo segue, ma cade vittima di una serie di tranelli e giochi di potere, tanto da diventare agli occhi del marito una traditrice, in seguito al ritrovamento di un suo fazzoletto nella camera di Cassio, il suo attendente. In realtà il fazzoletto viene lasciato nella sua camera da Iago, che glielo ha preso con l’inganno. Otello uccide Desdemona ma, subito dopo, venuto a conoscenza della sua innocenza, si uccide a sua volta. Una vicenda che potrebbe rientrare a pieno titolo nella categoria odierna dei femminicidi, se pure Desdemona è una delle poche nobildonne a sposarsi per amore, dato che in genere all’epoca i matrimoni erano combinati, e ad Otello Shakespeare affida uno dei più sofisticati discorsi mai scritti per un personaggio, discorso che questi esplicita quando il padre di lei lo trascina davanti al Tribunale, accusandolo di aver plagiato la figlia. Una storia quindi che pare impregnata d’amore, anche se proprio questo amore porterà i protagonisti alla morte.

La prima rappresentazione del dramma ebbe luogo nel 1604 al Whitehall Palace di Londra; da allora è impossibile enumerare quante repliche, trasposizioni televisive, parodie, rimandi, elaborazioni artistiche siano state fatte dell’opera, e dunque della figura di Desdemona, che approdò anche alla lirica grazie ai lavori di Giuseppe Verdi e Gioachino Rossini. E veniamo alla versione di Mariastella Eisenberg che stupisce perché, ancora una volta, diversa da tutte. Cosa decide di fare Desdemona dopo l’accusa di tradimento che le porta l’odio di Otello e la riprovazione di tutta Venezia? La nobildonna decide di fuggire sulla nave di un sultano, di approdare quale regina del suo harem da colui che la voleva solo per darle amore, senza chiedere niente in cambio, consapevole e lieta della sua scelta: E/a me/il tempo/sfiorirà/tra le mani/fino alla fine/con dolcezza/ritroverò/quel nocciolo d’infanzia/dentro la ferocia/che/m’era cresciuta/intorno… era il tempo dello sperdimento.

Cosa ci vuol dire l’autrice con questa versione dei fatti, con questi finali ribaltati di storie che raccontano una scelta ben precisa delle protagoniste? È dunque possibile ribellarsi al proprio destino, a ciò che sembra già segnato e inalterabile? Come si calano queste donne, questi miti, nella realtà contemporanea? Credo che le intenzioni di Mariastella Eisenberg siano quelle di contrapporre a una visione che appare ormai definita, un’alternativa, una possibile via di fuga, che spetta ad ogni donna che voglia essere protagonista della propria vita e non solo comparsa. Sono tante le situazioni, ancora troppe, in cui vediamo donne succubi, donne costrette a una vita che non vorrebbero, donne che magari decidono di disfarsi di quella vita pur di non viverla. Ecco, credo che, questi miti, questi archetipi in questa loro nuova, inedita versione possano essere d’aiuto per una riflessione sulla possibilità di salvezza che tutte possono provare a cogliere, senza paura alcuna di perdersi ulteriormente, anzi. E credo anche che attraverso la poesia sia possibile, ancora una volta, entrare nell’interiorità di questi personaggi femminili – che poi rappresentano l’interiorità stessa dell’autrice – per diventare portatrici di una poetica forte e condivisibile, una poetica indagatrice della complessità dell’animo umano.

Alcuni testi da: Euridice dice
 
I

Euridice dice:
sono stata collocata:
in questo tempo
in questo luogo
per caso
non certo per mia scelta
son cresciuta
e
cresco
come pianta
in terra di altri
m’incanto di altri
prima che di me stessa.
M’incanto due volte
dell’amore.
Battito di altro sangue
di altra emozione
di mano che dà e prende
di parole scambiate […]

*

II

Ade
nelle caverne sotterranee
del suo regno
sedeva
da solitudine incupito.
Tralucevano
sprazzi di luce
lontana
da crepe rocciose:
lame sottili di sole
trafiggevano
occhi
e anima
ed egli
-pur dio e sovrano-
pativa mancanza
di dolce compagnia. […]

*

III

Figlia
figlia sei
della tua Venezia
di acqua luminosa
e fonda
specchiata immagine
di mondi
alteri e vittoriosi.
Figlia
Desdemona sei,
dal nome furente
diabolico e antico
quale volle tuo padre
a sigillo potente
di dominio futuro.
Nutrice
Solo nutrice
Ti fui
ma
amore di madre
mi maturò
in seno […]

Bologna, 1 marzo 2025
Cinzia Demi

P.S.: “MISSIONE POESIA” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui: https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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