La poesia della semplicità nella fotografia di Luigi Ghirri

Uno speciale sul grande fotografo italiano in esposizione al Jeu de Paume di Parigi fino al 2 giugno.

La fotografia di Ghirri che diventa poesia della semplicità: è stata questa la protagonista dell’incontro del 9 aprile all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi che Altritaliani vi aveva preannunciato. Una serata moderata da Olivier Favier, con la partecipazione del direttore del museo del Jeu de Paume Quentin Bajac e quella di Ennery Taramelli, critica e storica dell’arte che ha conosciuto e collaborato con Luigi Ghirri tra il 1970 e il 1980.

Descritto come un grande alchimista, Ghirri diventa oggetto di interesse per aver saputo idealizzare in maniera classica la realtà, mostrando cose classiche in maniera non classica. La sua visione del reale sembra essere una protesta verso ciò che stiamo facendo divenire realtà, rappresentata da questo grande artista per ciò che sarebbe dovuta essere.

Luigi Ghirri nasce a Fellagara di Scandiano il 5 gennaio 1943. Diviene geometra e poi scopre la passione per la fotografia. Evolve in una realtà piccola e provinciale, ma come sottolinea Ennery Taramelli, fin da subito si delinea come un fotografo di spessore, come un artista che fa la differenza. È infatti uno dei primi a staccarsi dalla Leica e a fotografare a colori, perché come diceva lui stesso, è così che è il mondo, ed è per questo che le pellicole a colori sono state create. Ennery racconta poi di un Luigi timidissimo alla sua prima mostra, intento a spiare gli spettatori della rivoluzionaria fotografica alla quale aveva dato vita. Un personaggio che andava controcorrente e di spicco assieme ai grandi nomi che oggi possiamo confermare aver segnato la fotografia italiana. Nonostante la sua arte rivoluzionaria, Luigi iniziò ad avere un seguito, in un mondo in cui la foto ancora non faceva mercato.

Ghirri era inoltre un grande scrittore, paragonato in questa occasione a Goffredo Parise. Ghirri diceva infatti che la fotografia è un’avventura dello sguardo ma anche del pensiero; la sua opera è sempre coadiuvata dalla teoria. Soffrendo del fatto di essere incompreso, fin da subito accompagna ciascuna delle sue sequenze fotografiche ad una traccia scritta, per poter parafrasare il suo operato. All’inizio più complesso, Luigi diventa grazie anche ai suoi testi poesia pura, a dimostrazione del fatto che dietro ogni foto c’è un pensiero, un percorso teorico già preparato. Come Ennery sottolinea anche nei suoi saggi su Ghirri, l’analisi dei suoi testi è strumento fondamentale per capire davvero bene le sue fotografie.

Quentin Bajac spiega poi che la scelta di concentrarsi sull’operato di Ghirri degli anni ’70 è motivata dal fatto che è proprio in questi anni che il grande fotografo sembra chiudere una certa fase nelle sue opere. È qui infatti che emerge il mito, ed è questo che interessa al commissario del Jeu de Paume. Qui si sviluppa a pieno il rapporto città-natura-evoluzione, tema importante nella prima fase artistica di Luigi. Il Ghirri degli anni ’80 é più critico e complesso, mentre il museo vuole sottolineare soprattutto la sua leggerezza e la sua immediatezza. Elementi che il pubblico che fino ad oggi ha visitato la mostra sembra aver pienamente colto.

Senza volerlo, Luigi produce delle opere pienamente commerciali, a colori, in piccolo formato; una forma artistica che si vende bene agli occhi del visitatore odierno. Vi è da riconoscere che Ghirri è il fotografo della modestia e della semplicità dei mezzi, che rende un risultato eccellente. Nonostante ciò, in nessuna delle opere vi è la ricerca dello shock, dello spaesamento, della scossa emotiva. Ghirri vuole essere un narratore, non è interessato alla singola immagine perché lavora piuttosto sulle sequenze di fotografie. In questo prende spunto dallo zio pittore, che aveva lo stesso modus operandi, e cerca di replicare quel principio con la sua macchina fotografia. Luigi decide di focalizzarsi piuttosto sul ricordo, sul già visto e conosciuto, sul déja-vu. I suoi paesaggi sono di fatto privi di presenza, ma in realtà raccontano essi stessi la presenza; in filigrana si vedono tutti i fantasmi protagonisti dei luoghi che immortala. Il suo lavoro con la memoria è importantissimo, lui stesso affermava di fotografare attraverso questa. Ghirri è il fotografo dei simboli della modernità inquadrati nella semplicità della realtà stessa; si muove con il tempo senza gridare allo scandalo, ma anzi adeguandosi ed uniformandosi ad esso.

L’ultimo strascico di meraviglia conferma tutto questo. Dopo aver toccato Luigi Ghirri con le parole e le immagini, arriva la visione de La strada provinciale della anime”, il documentario di Gianni Celati (che potete trovare QUI). Il documentario del 1991 ripercorre una gita in un autobus blu di Luigi con la famiglia ed alcuni amici nel triangolo del delta del Po nei primi mesi dell’estate, viaggio dettato dalla necessità di percorrere territori già conosciuti con altre persone. All’inizio del percorso vi è una strada, che viene presa come riferimento forse per il nome o per il fatto che non porta da nessuna parte: è la strada provinciale delle Anime. Prendetevi 58 minuti della vostra giornata per ripercorrere i luoghi tanto amati da Ghirri, ma soprattuto per toccare con mano una semplicità che, questo è certo, oggi non esiste di più.

Noemi Bilotta

Per approfondimenti sulla mostra al Jeu de Paume. Un articolo della stessa autrice.

Luigi Ghirri al Jeu de Paume di Parigi. Dalla semplicità alla ricerca dell’infinito.

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Noemi Bilotta
Noemi Bilotta. Nata 30 anni fa nella ridente pianura padana, ha vissuto in diversi paesi per studi giuridici. Dal 2017, ragioni di cuore e di crêpes alla nutella la trattengono a Parigi, il quartier generale dal quale continua a organizzare viaggi. Dopo aver condotto un programma radiofonico settimanale sugli eventi della sua regione, ha da poco ripreso in mano la penna per dare libertà alla sua res cogitans. Quando non ha mercurio nella costellazione del capricorno condivide scatti su Instagram. Appassionata di fumetti e finta giocatrice di tennis, cerca di curare la sua iperattività scoprendo sempre cose nuove che condivide con voi su Altritaliani.

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