La Graphe.it, la piccola casa editrice di Roberto Russo, è di Perugia, compie diciotto anni, una maggiore età che festeggiamo con una conversazione o intervista, tra il sottoscritto e proprio Roberto Russo. Un modo per conoscere meglio la vita di tante piccole case editrici che spesso fanno un lavoro poco considerato dai media, in un mondo quello dei libri dove il conformismo è la regola e le grandi case non cercano i nuovi talenti o libri interessanti ma puntano, in primo luogo, sull’autore già noto e che fa tendenza, sul personaggio mediatico.
Viceversa, Graphe.it, come altre case editrici più piccole, cerca di promuovere nuovi talenti, nella saggistica come nella prosa e la poesia.
Per noi della squadra Altritaliani, che già in passato abbiamo cercato di valorizzare il lavoro di questi editori e di generi come la poesia, resta l’impegno ad essere una voce altra che non si allinea alle comode e conformiste tendenze dei media, puntando piuttosto alla scoperta di realtà innovative e creative come Graphe.it.
C’è tutto un mondo da scoprire nell’editoria e Roberto Russo ci aiuta a farlo.
NG: Caro Roberto, mi toccherebbe di essere gentile e lo sarò, anche perché Lei ha pubblicato il mio libro di racconti: “Tutto qui”, che a breve presenteremo a Parigi. Tuttavia, mi perdonerà, se qua e là nel nostro dialogo emergerà un po’ di amarezza, per come funziona il mondo libraio in Italia anche rispetto all’estero. Ma andiamo per ordine. Quest’anno, se ricordo bene, Graphe.it diventa maggiorenne, compie diciotto anni. Su quali premesse è nata questa casa editrice e a tanti anni di distanza quanto e quale di quello spirito fondativo sente ancora vivo e presente?
RR: La ringrazio per la gentilezza: come ci rammenta Esopo: “Nessun atto di gentilezza, per piccolo che sia, è mai sprecato”. Graphe.it edizioni compie 18 anni, come ben ricorda. Un’avventura iniziata per la passione di pubblicare (cioè: rendere pubbliche) realtà che forse non sempre trovano voce perché sovrastate da altre situazioni. Non è certo un caso che il nostro primo libro sia stato un manuale di lingua italiana per studenti stranieri e che in genere la saggistica, affrontata da diverse angolazioni, sia il cuore della nostra realtà editoriale. Quel desiderio di dar voce a realtà particolari è ancora vivo e lo dimostra anche la pubblicazione di Tutto qui: una raccolta di racconti che, come ben sa, in Italia non figura tra i generi preferiti tra chi legge narrativa.
NG: Non svelo un gran segreto se Le ricordo che in una mail, in cui mi lamentavo della scarsa collaborazione delle librerie, nella promozione del mio libro, Lei ebbe a dire che bisogna avere comprensione verso le librerie che in Italia faticano a vivere. Certamente lei non pensava a Mondadori o Feltrinelli, ma non Le pare davvero che le librerie, specie quelle indipendenti e le case editrici come la Sua dovrebbero collaborare con molta più sinergia?
RR: Nel leggere la sua domanda ho avuto un flash: mio papà, seduto alla scrivania della sede della Pro Loco del paesino del sud pontino in cui sono cresciuto, che scrive a macchina. Alle sue spalle un cartello: «Il possibile lo facciamo. L’impossibile cerchiamo di farlo. Per i miracoli ci stiamo organizzando».
NG: Tra noi due c’è stata qualche affettuosa incomprensione a proposito della promozione all’estero del libro. Apriamo il capitolo distribuzione. C’è chi distribuisce all’estero, chi solo in Italia, vi sono vari e diversi canali di distribuzione tipo le grandi piattaforme. So che non è facile, ma ci aiuti a capire come funziona questa giungla distributiva? Tenga presente che alcuni miei conoscenti si sono lamentati finanche in Italia sui ritardi nelle consegne degli ordinativi. C’è chi ha aspettato settimane per avere il libro che aveva ordinato a Roma come a Venezia. Mi pare che ci sia poca democrazia distributiva.
RR: Mi perdoni se, ancora una volta, faccio una citazione. Questa volta è dalla saggezza orientale: «Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce». È probabile che a Roma, a Venezia e chissà dove ci siano stati problemi nel trovare il suo libro; è altrettanto certo, però, che in molte altre città il libro è presente ed è stato venduto. Siamo sicuri che sia solo un problema di distribuzione? Nel corso degli anni ho capito che la distribuzione dai più è vista come un essere mitologico che gode nel mantenere i libri in magazzino e non darli a nessuno. Tante volte, purtroppo, sono le librerie che non ordinano i libri (per mille motivi, non entro nel merito); altre volte sono i “conoscenti” che se ne escono con la scusa di non aver trovato il libro in libreria e invece non ci hanno proprio pensato a chiederlo. Concordo, comunque, sul fatto che in Italia ci sia poca “democrazia distributiva”: la gran fetta della distribuzione è accentrata nelle mani di un paio di realtà. Noi avevamo come distributore uno dei grandi, ma poi abbiamo scelto di uscire e optare per un discorso qualitativo, più che quantitativo. Forse siamo presenti in meno librerie rispetto a prima, ma c’è il vantaggio di lavorare con persone che hanno un nome e un volto, che posso chiamare quando c’è qualche questione da risolvere: mi creda, per me un libro è un po’ come un figlio e non certo una serie di numeri che vanno a finire in un grande calderone insieme a milioni di altri titoli.
NG: Sui miei conoscenti è un po’ malizioso e sono certo che si sbaglia. Tuttavia, la storia degli amici che dicono che compreranno il libro e poi rinviano sine die, mi ricorda quella degli amici che promettono alle elezioni di votarti e poi non lo fanno. Ma andiamo avanti. Devo dare atto che la Graphe.it non ha rinunciato neanche a pubblicare poeti e poesie. All’epoca, il compianto Tullio Pironti, quando gli proposi la pubblicazione di alcuni miei versi, mi rispose testualmente: “Sanguineti vende duemila copie in tutta Italia, tu quante ne vuoi vendere?”. Era chiara l’ironia verso il suo giovane amico sconosciuto ai più. Ma c’è del vero! Noi di Altritaliani, come avrà notato, dedichiamo ampio spazio alla poesia specie nella rubrica Missione Poesia con la nostra bravissima Cinzia Demi, poeta a sua volta, ma noi non siamo un’impresa. E allora, Le chiedo, è vero che non si vive di solo pane, ma da imprenditore, per quanto illuminato, chi glielo fa fare?
RR: Se il mio unico orizzonte fosse stato il guadagno, non avrei di certo fatto l’editore. Credo fortemente nel valore della cultura e nella pratica del “gettare semi”. Poi un giorno le piante cresceranno, se ci saranno le condizioni.
NG: La Graphe.it è di Perugia, città bellissima e colta, tuttavia, non me ne voglia se glielo ricordo, Lei si è lamentato dello scarso interesse italiano e perugino verso la lettura, tanto da invitarmi a non farmi troppe illusioni sull’efficacia delle presentazioni, consiglio di cui faccio tesoro. Aggiungo che le Sue affermazioni non sono campate in aria se è vero, come è vero, che la patria di Dante è al penultimo posto come numero di lettori in Europa ben surclassata dalla Francia dove la lettura di libri e giornali è molto più diffusa. Così è da decenni, che fare per invertire questa solida e triste tendenza?
RR: Ci rifletto da tempo e, mi creda, non ho una soluzione. Il libro, inutile nascondersi dietro un dito, non è un bene di primaria necessità: si può benissimo vivere senza leggere, altrettanto non si può dire se non si ha qualcosa da mangiare. Purtroppo, credo che in Italia la lettura sia diventata un qualcosa di elitario e la responsabilità è senza dubbio di tutta la filiera: editori, librai e anche lettori. Confesso di non sopportare più quei siti, giornali, profili social che mostrano la lettura come fosse una panacea, che se ne escono con frasi tipo: “Noi che ci dimentichiamo di prendere l’autobus perché stiamo leggendo”. O, ancora, che propongono tonnellate di chincaglieria con la scusa della lettura (le calze con le frasi dei libri, gli orecchini letterari, la bottiglia di vino con la citazione…). Tutto è marketing, ci mancherebbe, ma alla fine perché si dovrebbe leggere? Io sono dell’idea che si dovrebbe iniziare a mostrare persone che leggono. Basta con quest’aria da gente che vive sulle nuvole…
NG: Caro Roberto Russo, non vorrei citare un politico scomparso di recente, ma “mi consenta” sono d’accordo con Lei solo in parte. Per me la lettura è un bene di prima necessità. Non voglio apparire un sognatore se Le dico che credo che più lettura, specie di libri, significhi tra l’altro, meno mafia, meno femminicidi, meno violenza, più rispetto per il prossimo e per l’ambiente. Mi dica sono demagogico? Oppure c’è del vero e se sì dove?
RR: Ha senza dubbio ragione. Però io starei molto attento a rivestire il libro di così grandi responsabilità. Insomma, diciamolo chiaramente, chi legge (e chi scrive) non è migliore degli altri. Hitler leggeva un libro a notte; Mao Tse-tung, che annientò un intero popolo, era stato bibliotecario presso l’Università di Pechino; Pol Pot che uccise chiunque portasse occhiali perché la lettura era un crimine, aveva studiato alla Sorbona (sono solo alcuni esempi: mi permetto di consigliarle la lettura del pamphlet “Libri” di Luigi Mascheroni, edito da Oligo). Leggiamo, senza dubbio: noi lo diciamo a ogni piè sospinto, ma non commettiamo l’errore di idealizzare il libro, la sua lettura e la sua scrittura.
NG: La Graphe.it è una scopritrice di talenti e non solo letterari, pubblicate anche un’interessantissima saggistica, ha un brillantissimo editing (anche per il mio libro in tanti si sono complimentati con voi), ma dove mi sembra carente, se posso permettermi, è nella promozione. Sì, vedo che sui social si fa qualcosa, ma credo anche, e glielo dico con affetto, che un editore indipendente come Lei dovrebbe avere molti più rapporti con la stampa e con i salotti letterari, anche per avere più spazio sui media, che invece, sono sempre a disposizione delle solite grandi case editrici. Mi sbaglio? Qual è la vostra opera di promozione? Come funziona?
RR: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità» disse Gesù incontrando Natanaele. Sono lieto di questa Sua domanda che permette di guardare la realtà in maniera più ampia. Ogni venerdì sulla pagina Facebook della casa editrice pubblichiamo il riassunto della rassegna settimanale: La invito a dare uno sguardo e noterà come non passi settimana in cui non ci siano diverse recensioni, segnalazioni (anche sulla stampa nazionale) di nostri testi. Molto dipende dal libro, dall’argomento, dal tipo di testo. La esorto, altresì, qualora volesse, a dare uno sguardo alle altre case editrici piccole come la mia e a valutare la risposta sulla stampa che abbiamo noi e quella che hanno loro. Segnalo, inoltre, che abbiamo titoli usciti da anni che continuiamo a presentare (anche nei “salotti letterari”, per citarla) e che continuano a vendere. Detto questo, c’è da sottolineare che, stando alle statistiche, in Italia vengono pubblicati circa 140 libri al giorno: non esiste, quindi, una formula certa per promuovere un libro. Una strategia che va bene per un titolo può rivelarsi fallimentare per un altro. Abbiamo una rete promozionale (cioè agenti che girano fisicamente per librerie, presentano i nostri titoli e raccolgono le prenotazioni); abbiamo un ufficio stampa che tesse continuamente la trama dei rapporti con gli addetti ai lavori; abbiamo la collaborazione di autrici e autori (ricorda? È stata una delle prime cose che Le ho detto, come lo dico a tutti gli autori: la Graphe.it è una piccola casa editrice e possiamo ottenere qualche risultato solo collaborando). A noi non piace lamentarci e siamo lieti anche quando un blog piccolo scrive dei nostri libri. Cerchiamo di costruire rapporti umani, soprattutto. Forse questa è la carta vincente. Poi, sa, quando sento “si dovrebbe” mi torna sempre alla mente – forse con un po’ di presunzione – un apologo russo: «Un vecchio ebreo vende cocomeri al mercato con il seguente cartello: “Un cocomero per tre rubli; tre cocomeri per dieci rubli”. Si avvicina un uomo e compra un cocomero per tre rubli. Poi ne compra un altro per tre rubli. E infine un terzo, sempre per tre rubli. Prima di andarsene, l’uomo fa notare al commerciante: “Guarda, ho comprato tre cocomeri pagandoli solo nove rubli. Il commercio non fa per te”. Al che, il vecchio ebreo risponde: “È sempre così: tutti prendono tre cocomeri invece di uno e poi vogliono insegnarmi a fare il commerciante”».
NG: Non mi permetterei mai di impartire lezioni e testimonio sulla ottima qualità umana dei nostri rapporti. Infine, 18 anni compiuti ormai siete maggiorenni. Cosa Le è piaciuto di questi anni e in cosa è stato, se lo è stato, dispiaciuto o amareggiato? Non mi dica nell’avermi pubblicato, sennò devo passare da uno psicologo. E, infine, quali sono le prospettive di questa bella e coraggiosa casa editrice?
RR: Tutto è nato come una scommessa: aprire una casa editrice era un sogno che volevo realizzare e mi son sempre detto che se non fosse andata bene l’avrei chiusa, lieto di aver portato a compimento un sogno. Son trascorsi 18 anni e Graphe.it è ancora qui, sempre più di nicchia e sempre più apprezzata. Per il futuro, mi impegno a far diventare realtà quella che io chiamo “decrescita editoriale”: pubblicare meno, per pubblicare meglio. (Comunque, andare dallo psicologo non è una cosa negativa: sono stato a lungo in terapia ed è uno dei motivi per cui sono grato alla vita).
NG: A chi lo dice! ci sono stato più di dieci anni. Sono d’accordo con Lei, per me è stato come rinascere…
Grazie Roberto.
Intervista a cura di Nicola Guarino
Il sito di Graphe.it
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Pagina Facebook del libro Tutto qui (Nicola Guarino scrittore)