Il valore della memoria, ancor più quando la “ragion di Stato” tenderebbe a negarlo. La vergogna dell’armadio nascosto per quaranta anni e contenente oltre 900 fascicoli che raccontavano le terribili stragi nazifasciste impunite all’indomani dell’8 Settembre. Se n’è parlato al liceo Colletta di Avellino, con il giudice Intelisano che fu il protagonista del processo Priebke. Un’importante iniziativa, di cui parliamo con la preside e i professori che l’hanno organizzato, e che dimostra il ruolo essenziale della scuola per tenere viva la memoria storica del nostro paese.
L’aspetto giuridico della gigantesca e vergognosa tragedia dell’Olocausto, analizzato dal procuratore militare, Antonino Intelisano. Il giudice del processo Priebke spiega l’importanza della “memoria” agli studenti del Liceo “Pietro Colletta” di Avellino. E lo fa nel corso di un dibattito nella palestra gremita dello storico liceo avellinese. Un incontro dal forte impatto didattico e di ampio respiro culturale, “L’armadio della vergogna e le stragi nazi-fasciste impunite”, che si colloca nel progetto “Chi salva un uomo salva il mondo intero”.
Il procuratore militare, Intelisano, fu tra i protagonisti principali del processo contro l’ex SS Erich Priebke e rinvenne, in uno sgabuzzino di palazzo Cesi-Gaddi, sede della Procura Militare, un armadio contenente documenti sulle stragi compiute dai nazi-fascisti tra il 1943 e il 1945. Era “l’armadio della vergogna”, definito successivamente così dal giornalista Franco Giustolisi, che per primo aveva fatto emergere il tema dell’occultamento dei fascicoli relativi alle suddette stragi.
Sulla questione fu istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta per indagare sulle possibili ingerenze che avevano impedito l’azione giudiziaria contro i responsabili tedeschi per “motivi di opportunità politica”.
“La penna non basta se non si interiorizza nei valori – afferma il giudice Antonino Intelisano –. Non sono un testimone diretto, ma sono qui oggi per coltivare la memoria, ripercorrendo vicende del passato con l’obiettivo di evitare che tutto ciò accada in futuro. Sto svolgendo, per certi versi, una funzione medicinale. C’è sempre una differenza tra lo storico e il giurista.
L’armadio della vergogna è quello che ha consentito l’apertura di due filoni, uno giudiziario, di cui sono stato uno degli attori, e un altro storico che, per giunta, ci ha fornito moltissimi approfondimenti. Il caso Priebke è nato con me: andai a pizzicarlo in Argentina. Una vicenda che si presta a molte chiavi di lettura, non solo storiche, visto che si collega a diversi eventi verificatisi in un secondo momento. Non dimentichiamo la rete Odessa, l’organizzazione di mutuo soccorso per ex nazisti. L’Argentina, nella propria Costituzione, ha il divieto di estradizione per i cittadini e fu un caso importante dal punto di visto del diritto internazionale: la corte argentina, malgrado il divieto, si trovò di fronte a un crimine contro l’umanità”.
Un’iniziativa culturale, questa, del Liceo Colletta, curata dalle professoresse Teresa Colace e Margherita Imbimbo.
“Il nostro lavoro – dice Margherita Imbimbo – si sta svolgendo lungo tre direttrici: la prima rappresenta lo sfondo e l’orizzonte valoriale che attraversa il nostro percorso per rimemorare e si identifica nella questione antropologico-filosofica che si sostanzia nell’importanza della denuncia, nella ricerca della verità e della giustizia. La seconda linea intercetta il fondamentale ruolo della ricerca storica e documentale nella ricostruzione della memoria. Infine, ci siamo accostati alle cause avanzate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta che avrebbero condotto, in nome della ragion di stato, all’occultamento di oltre 600 fascicoli contenenti verbali acquisiti sia dall’autorità giudiziaria italiana sia dai servizi segreti britannici comprovanti gli eccidi perpetrati dai nazi-fascisti tra il 1943 e il 1945 ed i nomi dei loro responsabili.
Gli studenti stanno rispondendo con grande interesse: nonostante la complessità del tema trattato, si sono attivati in percorsi di ricerca e di approfondimento di segmenti diversi a seconda delle classi, realizzando prodotti multimediali rappresentativi del percorso svolto”.
Le fa eco Teresa Colace: “Attraverso lo strumento preziosissimo della memoria recuperiamo il passato per essere uomini migliori nel presente”. Tra dipinti e musiche a tema, toccante è stata la scenografia preparata dagli studenti.
“Questo incontro – fa notare la preside Paola Anna Gianfelice – rientra in un nostro progetto. Raccogliamo la testimonianza di un uomo di Stato, importante per una riflessione su quanto accaduto e soprattutto per la legiferazione su determinati reati. Reati contro l’umanità necessitano di strumenti particolari, proprio per giudicare stragi ed eccidi.
L’impegno d’Intelisano ci fornisce gli strumenti per poter determinare, da un punto di vista giuridico, il bene e il male. Col processo di Norimberga ci fu una conclusione, approfondito giudizio che riguardò uomini e fatti. E non bastò. Quanti, impuniti! Basta girare un armadio –archivio, zeppo di documenti con le ante chiuse in faccia al muro, ché nessuno apra, e dimenticarlo in fondo a un polveroso corridoio per far scomparire torti e miserie, colpe e crimini. Il più grave? Quello contro la pace! »
Gabriele De Masi
LINK INTERESSANTE:
Crimini nazifascisti in Italia, “Armadio della vergogna” online sul sito della Camera