Proprio San Carlo Borromeo aveva definito questa chiesa, e questa cripta, “l’ombelico di Milano”: il centro romano di Milano. Riapre l’antica Mediolanum all’altezza della Cripta del Santo Sepolcro.
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Il ritrovamento non è nuovo, ma, già identificato, deve soltanto essere completato nel restauro.
Si tratta dell’antico centro romano di Milano che non corrisponde a Piazza Duomo, nè all’antico Broletto della Milano medievale, ma più a monte, alla sezione sotterranea dell’antica Chiesa di San Sepolcro. Lì c’era il Foro, un grande spazio aperto, dove si gestivano i grandi affari d’una città aperta e dinamica, fino al 402 d.C.
Più precisamente si vedono le linee tracciate dai carri che l’attraversavano sul pavimento della cripta di San Sepolcro, fondata nel 1030 con il nome di SS. Trinità, in omaggio a Gerusalemme.
Si va avanti ad illustrare questo rarissimo reperto guidati dalla voce di Mons. Marco Maria Navoni, direttore della Pinacoteca.
È risultato da una attenta analisi – aggiunge il Monsignore – che la cripta fosse stata lastricata con il materiale di edificazione del Foro, e la piazza misurava circa 160 m. per 50. Fu abbandonata nel 402 d.C. successivamente agli anni di Milano capitale e più tardi, nel 1100, l’Arcivescovo Anselmo IV da Bovisio ristrutturò e riconsacrò sotto e sopra la chiesa al Santo Sepolcro, scrivendo a chiare lettere nel documento relativo che si conserva : in medio civitatis.
L’Arcivescovo poi partecipò alla Crociata, narra la tradizione, e vi morì, ma altre fonti dicono che i milanesi non parteciparono alla I crociata, ma il loro fu solo un atto di devozione. Fatto sta che in quel periodo fu pavimentata la cripta e fu posta al centro una copia del Santo Sepolcro, non quella visibile oggi che è del 1400 e mai scoperchiata. La cripta, che prima era adibita a deposito, è visitabile ora dalle 12 alle 20 tutti i giorni.
Ci son voluti due anni di lavoro e 200 mila euro e ci vorranno ancora almeno altri due milioni di euro per completare il restauro. Dopo sarà uno splendore e si conta di aprire pure la copia del Santo Sepolcro.
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Entriamo con i visitatori curiosi per scoprire altri particolari.
In una cappella laterale della cripta il restauro ha messo in luce nuovi affreschi di cui uno trecentesco con la raffigurazione di Maria, Cristo e Sant’Elena che hanno bisogno d’essere restaurati.
Ci riportano indietro nel tempo, a quell’atmosfera di intensa sacralità che vedeva vicino ai santi i sovrani, la devotissima Elena, madre dell’imperatore Costantino.
Non lontano c’è pure il foglio del Codice Atlantico (foglio 199 verso del 1507-1510 circa: l’unico restituito a Milano dopo la caduta di Bonaparte, gli altri sono rimasti all’Institut de France) in cui Leonardo da Vinci, che visse sotto gli Sforza, ha segnato con un quadratino il centro di Milano con queste parole: Qui poni il vero mezzo di Milano.
Un altro testimone della centralità della Chiesa del Santo Sepolcro è stato il Cardinale Federico Borromeo, l’ideatore della Biblioteca Ambrosiana fondata nel 1607, che nelle Institutiones Oblatorum del 1581, ha parlato di Umbilicus civitatis.
Il luogo insomma rappresenta in sé quanto di più antico e sacro i milanesi ricordino di storia, d’arte e di religiosità.
Gae Sicari Raffo