La madrina di quest’anno Serena Rossi, insieme al presidente dell’Ente Biennale Roberto Ciccutto ha chiuso ufficialmente la 78. Mostra d’Arte Cinematografica del Lido di Venezia. Dopo le polemiche degli scorsi anni in merito al fatto che erano pochi i lungometraggi diretti da registi donne, questa volta la rassegna è stata smentita con i fatti; il verdetto si è tinto di rosa: otto statuette in palio, premi a quattro donne e a quattro uomini.
Come a Cannes la Palma d’Oro è andata a una regista donna, Julia Ducornau (per il film “Titane”), così il Leone d’Oro della 78. Mostra di Venezia è andato al film francese “L’Evénement” della regista Audrey Diwan. La sceneggiatrice, giornalista e scrittrice classe 1980, al suo secondo film dopo “Mais vous êtes fous” (2019), ha scritto e diretto questo suo ultimo lavoro adattando il romanzo della scrittrice Annie Ernaux che parla di una brillante studentessa di liceo, Anne (Anamaria Vartolomei) di estrazione sociale modesta, che si trova ad affrontare una gravidanza indesiderata che potrebbe rovinarle il futuro che si era prefigurata, in un’epoca, siamo in Francia nel 1963, in cui l’aborto era illegale. Il film si fa seguire per le emozioni trasmesse dalla protagonista – molto brava è la giovane attrice – nel vivere questa inattesa maternità e il suo coraggio nel decidere di interromperla dapprima da sola, poi con l’aiuto di una donna (Anna Mouglalis) che pratica illegalmente in casa le pratiche abortive. Vi sono alcune scene da brividi; l’opera mette in risalto un tema che ancora esiste in alcune parti del mondo, ed è su questo che la regista interessava particolarmente puntare.
La regista e sceneggiatrice neozelandese Jane Campion ha ricevuto il Leone d’Argento per la miglior regia per il film “Il potere del cane” (The power of the dog). La storia, tratta dal romanzo dello scrittore Thomas Savage, racconta due fratelli cowboys nello stato del Montana degli anni Venti, che gestiscono un grande ranch; uno più rude e crudele (interpretato dall’attore Benedict Cumberbatch), l’altro più impacciato e di buon cuore (Jesse Plemons) innamorato della bella vedova Rose (Kirsten Dunst) con un figlio introverso e debole, appassionato per lo studio della chirurgia. Il film, interamente girato in Nuova Zelanda in pieno periodo di pandemia, colpisce per le sue immagini di ampio respiro e richiama le atmosfere de “La valle dell’Eden” anche se nel suo svolgimento si dimostra un po’ lento e dal finale freddo e un po’ scontato.
Il premio per la migliore sceneggiatura è andato all’attrice, ora regista, Maggie Gyllenhall per il suo film “The lost daughter”. La regista, ispirata dal romanzo della scrittrice Elena Ferrante, racconta la solitaria vacanza di Leda, una professoressa universitaria (la sempre brava Olivia Colman) che in Grecia farà amicizia con una famiglia anche loro in vacanza, e soprattutto con una giovane madre e la sua figlia piccola. Sarà anche un momento per rievocare il suo passato di genitore assente con le sue figlie allora piccole e il rapporto con i suoi studi, ed anche qualche tradimento del passato. Il film sebbene sia supportato da un cast importante (Jessie, Buckley, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard, Ed Harris e la nostra Alba Rohrwacher) tuttavia dimostra una regia un po’ sciatta e non offre molto pathos.
La Coppa Volpi per la Miglior Attrice è andata alla spagnola Penélope Cruz per la sua intensa interpretazione nel film di Pedro Almodovar “Madres paralelas”.
Tuttavia la Cruz è stata apprezzata anche per un altro ruolo in un altro film presente in concorso, “Competencia oficial” di Mariano Cohn e Gastón Duprat dalla sceneggiatura intelligente e impeccabile che meritava forse un premio. Questo perché l’attrice dimostra la sua notevole capacità di impersonare ruoli drammatici e da commedia. Nel film di Almodovar lei è Janis, una donna di professione fotografa che rimane incinta del suo amante e si trova a partorire nella stessa clinica dove conosce la giovane Ana (Milena Smit) anche lei ricoverata per un’imprevista maternità. Il film mette in risalto la complicata amicizia che verrà a crearsi tra le due donne, ma parla anche del doloroso passato della Spagna e della riscoperta degli orrori della guerra civile con la sua Storia rimossa dal tempo. Almodovar qui gioca per sottrazione, tutto è misurato ma nello stesso momento lucido interessante e dolorosamente commovente.
Successo in questa 78. edizione per il regista Paolo Sorrentino e per il suo film “È stata la mano di Dio” che ha ricevuto il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria, mentre al giovane protagonista Filippo Scotti è andato il Premio Marcello Mastroianni come attore esordiente. Il regista ha ritirato il premio visibilmente commosso e ha ringraziato pubblicamente l’attore Toni Servillo (anche lui protagonista nel suo film) che in tutti questi anni con le sue interpretazioni, fin dagli esordi con il film “L’uomo in più” (presentato a Venezia nella sezione “Cinema del Presente” nel 2001), gli ha portato fortuna e successi. “È stata la mano di Dio” è il lavoro più intimo, personale di Sorrentino. Dentro c’è la sua vita – un po’ romanzata – la sua passione per il cinema e quella per il calcio, con l’evento nel 1984 dell’arrivo del calciatore Diego Armando Maradona al Napoli. Ma è anche il momento che segnerà la sua vita con la perdita di entrambi i genitori. Qui è Filippo Scotti che interpreta il giovane ragazzo Fabietto (il regista) con i suoi momenti famigliari, i suoi parenti dalle connotazioni felliniane, e la sua Napoli, spigliata e dolente, ma anche con la sua allegria.
Il Premio Speciale della Giuria è andato invece a “Il buco” del regista Michelangelo Frammartino. Il lavoro racconta con immagini suggestive l’esplorazione negli anni Sessanta di una profondità nella terra nel parco del Pollino da parte di una squadra del Gruppo Speleologico Piemontese che si è avventurato in una profondità di 683 metri. Non ci sono dialoghi né musiche; una sfida per un lavoro dove parla la natura e la fatica di un gruppo di persone che si avventura in un anfratto ignoto nel quale non si conosceva la fine del percorso. Le riprese sono suggestive e dimostrano le difficoltà per la lavorazione. Non ci sono effetti speciali, e non è stato girato in studio su grotte ricostruite. Qui è tutto vero; un’impresa estremamente difficile che però è estremamente affascinante. La protagonista è la natura, sopra e sotto.
Infine la Coppa Volpi per l’Interpretazione maschile è andata all’attore John Arcilla interprete del film del regista filippino Erik Matti “On the job: the missing 8”, un lavoro della durata di 3 ore e mezza, ma qui non siamo sul genere fiume di Lav Diaz. L’opera è l’ideale seguito di “On the Job” del 2013 dove l’argomento è la corruzione e il potere nelle Filippine di oggi. Il protagonista è un presentatore di un programma radiofonico di una radio privata (Arcilla) che alla misteriosa scomparsa del fratello, direttore responsabile di un quotidiano locale della città filippina di La Paz, e di altri suoi sette parenti, fatti eliminare per mano di un boss locale. L’uomo si darà da fare a rischio e pericolo della propria vita per la ricerca della verità. Il film corredato da musiche all’americana, da scene d’azione e momenti che avrebbero avuto bisogno di qualche sforbiciata, risulta comunque godibile sui canoni dei film di genere occidentali.
Nel complesso la giuria presieduta dal coreano Bong Joon-Ho ha fatto in modo di non scontentare nessuno. I film americani quest’anno non hanno brillato come gli scorsi anni, come quelli orientali. Hanno prevalso invece le opere francesi che hanno fatto riflettere, come ad esempio “Un autre monde” di Stéphane Brizé con interprete il bravissimo Vincent Lindon, “tagliatore di teste” in crisi per conto di una multinazionale per la quale lavora. Oppure “Illusions perdues” di Xavier Giannoli, buon film in costume tratto dall’omonimo romanzo di Honorè de Balzac, dedicato al giornalismo, alle notizie tra verità e menzogna.
Per concludere con film italiani: di puro intrattenimento “Freaks Out” di Gabriele Mainetti con un gruppo di fenomeni da Circo con superpoteri in lotta contro un nazista veggente nello scenario della Roma occupata dai tedeschi. Ha lasciato invece molto perplessi “America Latina”, l’ultimo lavoro dei fratelli d’Innocenzo, a cominciare dall’enigmatico titolo. Un film un po’ incomprensibile, che vive del delirio del protagonista, il sempre bravo Elio Germano. Per ultimo il “Qui rido io” di Mario Martone, anche se l’opera è godibilissima ed è sostenuta dall’istrionico Toni Servillo nelle vesti del commediografo Edoardo Scarpetta attorniato da bravissimi attori, poteva essere di difficile comprensione (compreso il dialetto napoletano) per un gruppo di giurati internazionali.
Appuntamento alla 79. Mostra del Cinema dal 31 agosto al 10 settembre del 2022.
Andrea Curcione
PREMI UFFICIALI ALLA 78 MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
La Giuria di VENEZIA 78, presieduta da Bong Joon Ho e composta da Saverio Costanzo, Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon, Alexander Nanau e Chloé Zhao, ha assegnato i seguenti premi:
LEONE D’ORO per il miglior film:
L’ÉVÉNEMENT
di Audrey Diwan (Francia)
LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA:
È STATA LA MANO DI DIO
di Paolo Sorrentino (Italia)
LEONE D’ARGENTO – PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA:
Jane Campion
per il film THE POWER OF THE DOG (Nuova Zelanda, Australia)
COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione femminile a:
Penélope Cruz
nel film MADRES PARALELAS di Pedro Almodóvar (Spagna)
COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione maschile a:
John Arcilla
nel film ON THE JOB: THE MISSING 8 di Erik Matti (Filippine)
PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA:
Maggie Gyllenhaal
per il film THE LOST DAUGHTER di Maggie Gyllenhaal (Grecia, USA, Regno Unito, Israele)
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA:
IL BUCO
di Michelangelo Frammartino (Italia, Francia, Germania)
PREMIO MARCELLO MASTROIANNI
a un giovane attore o attrice emergente a:
Filippo Scotti
nel film È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino (Italia)
La Giuria ORIZZONTI, presieduta da Jasmila Žbanić e composta da Mona Fastvold, Shahram Mokri, Josh Siegel e Nadia Terranova ha assegnato i seguenti premi:
PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM:
PILIGRIMAI (PILGRIMS)
di Laurynas Bareiša (Lituania)
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA:
Éric Gravel
per il film À PLEIN TEMPS (Francia)
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI:
EL GRAN MOVIMIENTO
di Kiro Russo (Bolivia, Francia, Qatar, Svizzera)
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE ATTRICE:
Laure Calamy
nel film À PLEIN TEMPS di Éric Gravel
PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR ATTORE:
Piseth Chhun
nel film BODENG SAR (WHITE BUILDING) di Kavich Neang (Cambogia, Francia, Cina, Qatar)
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA:
Peter Kerekes, Ivan Ostrochovský
per il film CENZORKA (107 MOTHERS) di Peter Kerekes (Repubblica Slovacca, Repubblica Ceca, Ucraina)
PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO:
LOS HUESOS
di Cristóbal León, Joaquín Cociña (Cile)
VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2021:
FALL OF THE IBIS KING
di Josh O’Caoimh, Mikai Geronimo (Irlanda)
Premio Venezia Opera Prima
La Giuria Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, presieduta da Uberto Pasolini e composta da Martin Schweighofer e Amalia Ulman assegna il
LEONE DEL FUTURO
PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS”:
IMACULAT
di Monica Stan, George Chiper-Lillemark (Romania)
GIORNATE DEGLI AUTORI
Venice VR Expanded
La Giuria presieduta da Michelle Kranot e composta da Maria Grazia Mattei e Jonathan Yeo dopo aver visionato i 23 progetti in concorso, assegna i seguenti premi:
GRAN PREMIO DELLA GIURIA PER LA MIGLIORE OPERA VR
GOLIATH: PLAYING WITH REALITY
di Barry Gene Murphy, May Abdalla (Regno Unito, Francia)
PREMIO MIGLIORE ESPERIENZA VR
LE BAL DE PARIS DE BLANCA LI
di Blanca Li (Francia, Germania, Lussemburgo)
PREMIO MIGLIORE STORIA VR
END OF NIGHT
di David Adler (Danimarca, Francia)
Orizzonti Extra
PREMIO DEGLI SPETTATORI – ARMANI BEAUTY:
Sokea mies, joka ei halunnut nähdä Titanicia
(Il cieco che non voleva vedere Titanic)
di Teemu Nikki (Finlandia)