Una lunga carrellata su tutti i film italiani presenti alla Mostra del Cinema di quest’anno. Tre i titoli italiani in corsa per il Leone nell’edizione 2019 (28 agosto – 7 settembre): i film di Mario Martone, Franco Maresco e Pietro Marcello. Staremo a vedere chi sarà premiato! Con Altritaliani per seguire il festival da vicino.
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FILM STRANIERI IN CONCORSO, un documento da scaricare per completare la vostra informazione : VENEZIA 76 – Film stranieri in concorso
FILM ITALIANI IN CONCORSO
Il direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera ha selezionato tre titoli italiani per il Concorso. Venerdì 30 agosto verrà presentato il film “Il sindaco del Rione Sanità” diretto da Mario Martone. Il regista teatrale e cinematografico napoletano che lo scorso anno aveva portato sempre in concorso a Venezia “Capri-Revolution”, adesso è in gara con una rivisitazione ambientata al giorno d’oggi del celebre testo teatrale scritto nel 1960 da Eduardo De Filippo e che Martone aveva già portato a teatro lo scorso anno. La commedia è ambientata, come indica il titolo, nel rione Sanità di Napoli, dove comanda e giudica Don Antonio Barracano (l’attore Francesco Di Leva), un giovane conosciuto e rispettato come “il Sindaco” perché si occupa di dirimere liti e amministrare la “pax” rionale secondo i propri criteri e metodi anche brutali. Quando una vendetta familiare lo vedrà coinvolto, Barracano dovrà fare i conti con il proprio passato. Tra gli interpreti Adriano Pantaleo, Roberto De Francesco, Massimiliano Gallo.
Lunedì 2 settembre toccherà al secondo film italiano, “Martin Eden” del regista Pietro Marcello (Caserta, 1976). Marcello ha alle spalle una carriera documentaristica di successi (“Il passaggio della linea” del 2007, “La bocca del lupo” del 2009) che gli hanno valso premi e riconoscimenti importanti. Al Lido presenta questo suo secondo lungometraggio a carattere narrativo (il primo, “Bella e perduta” del 2015 era stato presentato al Festival di Locarno). In “Martin Eden” il regista si ispira liberamente all’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Jack London pubblicato nel 1909. La storia è ambientata alla fine del secolo scorso in una città portuale italiana (ma è riconoscibile Napoli) dove il giovane marinaio Martin Eden (interpretato da Luca Marinelli) di estrazione proletaria, che da autodidatta aspira a diventare uno scrittore, si innamora di Elena (Jessica Cessy) una giovane ragazza, colta, raffinata dell’alta borghesia. I fermenti e le ingiustizie sociali dell’epoca, la differenza di classe, porteranno Martin ad avvicinarsi ai circoli socialisti, entrando così in conflitto con Elena e il suo mondo borghese. Il film è supportato da vere immagini d’epoca che accentuano il contesto storico. Nel cast anche Marco Leonardi, Vincenzo Nemolato e Carlo Cecchi.
Venerdì 6 settembre sarà la volta dell’ultimo film in concorso “La mafia non è più quella di una volta” diretto da Franco Maresco. Il regista, sceneggiatore e montatore palermitano, noto per il lavoro registico svolto in coppia con Daniele Ciprì, (dai programmi televisivi di successo come “Cinico TV” ai film come “Lo zio di Brooklyn”, “Totò che visse due volte”, “Il ritorno di Cagliostro”, “Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio”) sarà a Venezia con il suo terzo personale documentario (dopo “Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz” (2010) e “Belluscone – una storia siciliana” quest’ultimo presentato alla 71. Mostra del Cinema del Lido 2014).
Maresco prende spunto dall’anniversario del 2017 dei 25 anni delle stragi di Capaci e di via D’Amelio per raccontare la mafia siciliana attraverso il lavoro di una importante fotografa, Letizia Battaglia, che con i suoi scatti ha raccontato i fatti di sangue, le faide tra clan e coloro che sono morti per contrastare la criminalità organizzata. Al lavoro della Battaglia, Maresco affianca un personaggio già presente in “Belluscone”, Ciccio Mira, organizzatore di feste di piazza, alle prese con una serata evento canora al quartiere Zen di Palermo: “I neomelodici per Falcone e Borsellino”. Tutto questo per sottolineare le contraddizioni di una terra così spesso martoriata.
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FILM ITALIANI FUORI CONCORSO
Sabato 31 agosto sarà presentato l’ultimo film di Francesca Archibugi “Vivere”. La 59enne regista e sceneggiatrice romana di film di successo come “Mignon è partita”, “Verso sera”, “Il grande cocomero”, questa volta ci propone la storia di una famiglia d’oggi, gli Attorre, che vive a Roma. C’è Luca, giornalista free-lance. Susi, sua moglie, ballerina piegata a insegnare danza a signore sovrappeso, e Lucilla, la loro bimba di 6 anni, quieta e immaginifica ma affetta da asma bronchiale severa. A Roma arriva Mary Ann, irlandese e studentessa di storia dell’arte, ragazza alla pari per la piccola Lucilla. Vivrà per un anno in Italia n casa Attorre dove sarà testimone di una serie di legami leciti e illeciti, di amicizia e d’amore. Nel cast Micaela Ramazzotti, Adriano Giannini, Massimo Ghini, Marcello Fonte, Roisin O’ Donovan.
Sempre giovedì 6 settembre il pubblico potrà assistere a “Tutto il mio folle amore”, ultimo lavoro del regista Gabriele Salvatores. Il 69enne regista napoletano di “Educazione siberiana” e de “Il ragazzo invisibile” si è liberamente ispirato al libro di successo dello scrittore veneto Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non aver paura” (Edizioni e/o) per raccontare una storia di affetto e amicizia tra un padre e un figlio. Il sedicenne Vincent (Giulio Pranno) è affetto fin dalla nascita da autismo. Lui è stato cresciuto con difficoltà da sua madre Elisa (Valeria Golino) e dal compagno Mario (Diego Abatantuono), che lo ha adottato. Un giorno il padre naturale Willy (Claudio Santamaria), un cantante squattrinato, trova il coraggio di andare a conoscere il figlio, ma scopre che non è come se lo immaginava. Piano piano iniziano a conoscersi e insieme intraprenderanno un lungo viaggio in moto dove impareranno ad avvicinarsi, instaurando un forte legame.
Film di chiusura della Mostra il 7 settembre, proiettato in prima mondiale a seguito della cerimonia di premiazione dei leoni d’oro, sarà “The Burnt Orange Heresy” di Giuseppe Capotondi. Il 51enne regista di Corinaldo, dai videoclip di successo, passato alla regia cinematografica (il suo primo lungometraggio, “La doppia ora” è andato in Concorso a Venezia nel 2009) adesso lavora negli Stati Uniti dove partecipa a lavori di fiction. In Italia ha diretto anche alcuni episodi della serie “Suburra”. Questo suo ultimo film è ambientato in ‘Italia ai giorni nostri, nel mondo del collezionismo. C’è un critico d’arte James Figueras che con l’affascinante turista Berenice Hollis raggiunge la lussuosa villa sul Lago di Como del potente collezionista d’arte Cassidy. Questi rivela di essere il mecenate dello schivo Jerome Debney, una sorta di J.D. Salinger del mondo dell’arte, e avanza ai due una strana richiesta: rubare a qualsiasi costo uno dei capolavori di Debney dallo studio dell’artista. Ma appena la coppia inizia a conoscere il leggendario Debney, comprende che nulla di quel personaggio e della loro missione è ciò che sembra. Nel cast troviamo Claes Bang, Elizabeth Debicki, Donald Sutherland, e il cantante Mick Jagger dei “Rollin Stones” qui in veste d’attore.
Per la categoria “Non Fiction” venerdì 5 settembre sarà proiettato il documentario “Citizen Rosi” dedicato al grande cineasta e sceneggiatore italiano Francesco Rosi (Napoli, 15 gennaio 1922 – Roma, 10 gennaio 2015). La pellicola, realizzata da Didi Gnocchi, insieme alla figlia del regista, Carolina Rosi, punta a scoprire l’opera del Maestro, autore di film importanti e di impegno civile come “Salvatore Giuliano”, “Lucky Luciano”, “La sfida”, “Il caso Mattei”, “Cadaveri Eccellenti”, “Tre Fratelli”. Di notevole interesse i racconti della figlia Carolina, testimone fin da bambina del lavoro del padre, che ha assistito con amore e pazienza fino alla morte. È Rosi stesso, in tanti frammenti delle sue interviste, a dare senso e intensità al suo cinema. Tanti gli intervistati: magistrati, giornalisti, registi e amici.
Sempre in questa categoria, giovedì 5 settembre verrà proiettata in Sala Giardino l’ultima pellicola del regista Andrea Segre, il documentario “Il pianeta in mare” che l’autore veneziano (originario di Dolo, classe 1976) ha realizzato in collaborazione con il sociologo Gianfranco Bettin e dedicato a Marghera, quel territorio a pochi chilometri di distanza da Venezia dove il polo chimico e industriale ha avuto la sua nascita agli inizi del Novecento, i suoi anni di fulgore e la sua decadenza. La pellicola, prodotta da Zalab Film con Rai Cinema, l’Istituto Luce, la Banca popolare etica e il sostegno di Dg – Ministero dei beni culturali, è una vera e propria visita ed una riflessione in quei luoghi di lavoro, come gli impianti del cracking, i ventri delle navi in costruzione presso gli stabilimenti Fincantieri, i capannoni abbandonati del Petrolchimico. Un pensiero anche sul suo futuro destino e sulla sua manodopera attraverso i racconti di chi vi lavora. Il titolo “Il pianeta in mare” prende spunto dai versi di una canzone, “Ti sa miga” del cantautore veneziano Alberto D’Amico dove si descrive Marghera come “quel luogo dove el mar ghe gera, tanto tempo fa pensa: xe cascà un pianeta in mar”.
PROIEZIONI SPECIALI FUORI CONCORSO
Tra le proiezioni Speciali Fuori Concorso si potranno vedere in anteprima mondiale due puntate (episodi 2 e 7) della nuova serie televisiva “New Pope” diretta Paolo Sorentino. Dopo il successo della prima stagione (alcune puntate sono state presentate sempre due anni fa alla Mostra del Cinema di Venezia) adesso al Lido ritornano le vicende ambientate in Vaticano con il Papa anticonvenzionale Lenny Belardo – Pio XIII, interpretato dall’attore Jude Law e la sua corte di cardinali. Questa volta il Santo Padre sarà affiancato da un nuovo Pontefice, interpretato da John Malkovich. Nel cast troveremo ancora Silvio Orlando nei panni del Cardinale Voiello e poi Stefano Accorsi, Sharon Stone, J. David Hinze, Cécile De France, Massimo Ghini e Henry Goodman. Alcune riprese sono state girate anche a Venezia. La serie verrà trasmessa il prossimo autunno per Sky.
Altra proiezione speciale sarò quella delle prime due puntate, sempre in anteprima mondiale, della serie “ZeroZeroZero” diretta dal regista Stefano Sollima (tra i suoi film “Acab”, “Suburra”, “Soldado”, e tra le serie tv “Romanzo criminale”, “Gomorra”). La fiction è basata su un libro di Roberto Saviano il quale ha raccontato i sistemi criminali da una prospettiva più ampia, quella dei traffici internazionali di cocaina, concentrandosi sulle conseguenze economiche e politiche da essi determinate su scala mondiale. Il “crime drama” è stato sviluppato da quest’ultimo con lo stesso Sollima, che ne dirige gli 8 episodi con l’argentino Pablo Trapero (“Il clan”) e il danese Janus Metz (“True Detective”). L’arrivo in tv è previsto nel 2020, mentre il cast include Andrea Riseborough (“Waco”), Dane DeHaan (“The Amazing Spiderman 2”), Harold Torres (“El Chapo”), Giuseppe De Domenico (“Euphoria”), Francesco Colella (“Made in Italy2) e Tcheky Karyo (“Nikita”).
ORIZZONTI
Carlo Sironi è un giovane promettente regista (Roma, 1983) con alle spalle un David di Donatello per il suo cortometraggio “Cargo” (2012). Adesso è al suo esordio a Venezia nella sezione Orizzonti, il 29 agosto, con il suo primo lungometraggio: “Sole”. La storia, ambientata in Alto Adige, racconta del giovane Ermanno che vive alla giornata di piccoli furti e giocate alle slot machine. Un giorno conosce Lena, una ragazza polacca, arrivata in Italia per vendere la bambina che porta in grembo. I due fingeranno di essere una coppia in modo che Fabio e Bianca, zii di Ermanno, che non possono avere figli, possano ottenere rapidamente l’affidamento parentale. Per procedere con l’adozione però, Ermanno e Lena dovranno essere convincenti agli occhi di tutti. Ma con la nascita della bimba che chiameranno “Sole”, qualcosa farà cambierà il corso degli eventi… Tra gli interpreti Sandra Drzymalska, Claudio Segaluscio, Barbara Ronchi, Marco Felli, Vitaliano Trevisan.
Nella Sezione Orizzonti Cortometraggi in Concorso il 29 agosto troviamo “Supereroi senza superpoteri” della regista Beatrice Baldacci (Italia, 13’). La regista ha recuperato tutte le pellicole (dal Super8 ai nastri VHS) fino al recente formato digitale che hanno documentato il forte legame tra lei e sua madre nel corso degli anni. E’ venuta fuori un’opera dichiaratamente autobiografica e molto originale che nel 2018 ha già conquistato il premio Zavattini. Il film è prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico nell’ambito del “Premio Zavattini – Unarchive” sostenuto dalla Siae, dal MiBACT attraverso il bando “Sillumina” e dalla Regione Lazio. È stato realizzato in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà. È distribuito da Elenfant Film.
SCONFINI
In questa sezione sono presenti una selezione di opere senza vincoli di genere, durata e destinazione. Possono farne parte film d’autore e di genere, sperimentali e d’artista, serie televisive e produzioni crossover. Tre sono le pellicole italiane presenti in “Sconfini”. La prima è “Effetto domino” del regista padovano Alessandro Rossetto. Con alle spalle un documentario “Feltrinelli” (2006), un episodio (“Raul”) ne “L’orchestra di Piazza Vittorio: I diari del Ritorno” (2007) e un film “Piccola Patria” (in concorso alla 71. Mostra del Cinema del 2013 nella sezione Orizzonti), Rossetto presenterà a Venezia il suo secondo lungometraggio, liberamente ispirato all’omonimo romanzo del padovano Romolo Bugaro (edito da Marsilio). Il tema di fondo è quello delle speculazioni edilizie e degli interessi affaristici di uomini senza scrupoli. La vicenda è ambientata in una cittadina termale del nord est italiano; un impresario edile e il suo sodale geometra avviano un ambizioso progetto: convertire grandi alberghi abbandonati in residenze di lusso per pensionati facoltosi provenienti da ogni parte del mondo. L’idea è quella di ricreare una sorta di paradiso per anziani alla Florida, dove godersi la pensione; una sorta di “business” mirato alla vecchiaia. L’improvviso venir meno del sostegno finanziario delle banche all’impresa edile, scatenerà un “effetto domino” nel destino di chi sperava di arricchirsi… Un cast tutto veneto. Dagli sceneggiatori, lo stesso regista e la padovana Caterina Serra, agli attori principali Diego Ribon e Mirko Artuso, e ancora Marco Paolini, Maria Roveran, e lo scrittore Vitaliano Trevisan. Il film è coprodotto da Rai Cinema e Jole Film del padovano Francesco Bonsembiante.
La seconda pellicola italiana in “Sconfini” è il documentario dal titolo “Chiara Ferragni Unposted” di Elisa Amoruso. La 38enne regista documentarista romana (tra i suoi titoli “Fuoristrada” del 2014, “Strane e straniere” del 2017 e “Bellissime” del 2019) decide di esplorare nel mondo e nella vita di Chiara Ferragni, bionda imprenditrice italiana 32enne di successo, “top influencer” da 17 milioni di follower su Instagram, sposata con il cantante Fedez, e madre del piccolo Leone. La Ferragni, nata a Cremona nel 1987, è considerata la più importante “fashion influencer” al mondo capace di ispirare la moda delle donne. L’Amoruso ha potuto seguire da dietro le quinte e “senza filtri” i suoi impegni quotidiani, la sua vita privata, e quello che le foto sui social non dicono. Il docu-film è anche una riflessione su questi nuove forme di lavoro nate grazie ai “social” dove ogni persona, attraverso degli scatti fotografici, può diventare imprenditore di se stesso, con una cospicua fonte di reddito (se ci riesce) grazie ai “like” dei “followers”. La pellicola, prodotta da Francesco Melzi di MeMo Films, uscirà in Italia come evento speciale subito dopo il festival, distribuita da 01 Distribution.
La terza pellicola della sezione è “Il varco” di Federico Ferrone e Michele Manzolini. Il documentario è ambientato nel 1941, Seconda Guerra Mondiale. Durante la campagna di Russia un soldato italiano parte per il fronte sovietico. L’esercito fascista è alleato di quello nazista, la vittoria appare vicina. Il convoglio procede tra i canti e le speranze. La mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All’arrivo dell’inverno l’entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. I desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, tornare a casa. L’immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi. I registi Ferrone e Manzolini sono al loro terzo lungometraggio realizzato insieme dopo “Merica” (2007) e “Il treno va a Mosca” (2013). Distribuzione Cinecittà Luce.
VENEZIA CLASSICI
Chiudiamo con le pellicole restaurate che competono nella sezione “Venezia Classici” dove potremo riscoprire i film italiani “La commare secca” (1962) e “La strategia del ragno” (1970) di Bernardo Bertolucci, “Maria Zef” (1981) di Vittorio Cottafavi, “Tiro al piccione” (1961) di Giuliano Montaldo, e “Lo sceicco bianco” (1952) di Federico Fellini.
Il grande Maestro riminese sarà omaggiato con un documentario, “Fellini fine mai” diretto dal regista e sceneggiatore romano Eugenio Cappuccio. Con una ricerca nell’archivio delle Teche Rai, Cappuccio presenterà materiali d’epoca che descrivono i suoi successi e il suo rapporto con Venezia. Al Lido infatti presentò nel 1953 il suo secondo film: “I vitelloni”, che verrà premiato con il Leone d’Argento. L’anno successivo vincerà lo stesso premio per “La Strada”. La fredda accoglienza della pellicola “Il bidone” nel 1955 lo indussero a presentare altri suoi film al Festival di Cannes.
Andrea Curcione