Per Missione Poesia, presentiamo Una sprovveduta quotidianità, un libro di Raffaella Bettiol nel quale, con un ritmo fiabesco la dimensione familiare o domestica si trasforma in memoria per dar vita a testi di storie autonome, e con una sezione dedicata alla Commedia dell’Arte, dove la creatività raggiunge alti livelli, introducendo il lettore attraverso Verlaine, nelle immagini fissate nell’impressionismo e nelle maschere che si rincorrono o incontrano Casanova, proponendo di prendere la vita nei toni lievi della commedia stessa.
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Raffaella Bettiol, nata a Venezia ma residente in Padova, laureatasi in Giurisprudenza presso l’Università della stessa città, dopo aver insegnato, per un breve periodo, scienze giuridiche, si è dedicata alla letteratura e in particolare alla poesia. È autrice di vari saggi su poeti italiani contemporanei. Nel 2002 per l’Archinto ha curato l’antologia Il mio bicchiere da viaggio-Otto poeti italiani d’oggi, che è stata presentata alla mostra del libro di Torino. Tra le sue raccolte si segnalano: L’Anima Segreta (Panda, Padova, 1997); Ipotesi d’amore (Marsilio Venezia 2006); Una sprovveduta quotidianità (Pequod, Pesaro, 2008). Negli anni ha svolto un’intensa attività di promotrice culturale, dando vita a molteplici iniziative ed incontri. Collabora con la rivista Pelagos e cura la rubrica L’intervista per il sito on line www.Literary.it
È responsabile da alcuni anni del gruppo poeti U.C.A.I di Padova ed è inoltre membro della Formica Nera. Di recente è divenuta presidente della Società Dante Alighieri, Comitato di Padova.
Conosco Raffaella Bettiol da diversi anni ormai. Con lei abbiamo condiviso incontri di poesia, eventi letterari, partecipazione a comuni antologie. Potrei affermare che è la “signora” della poesia italiana. Sempre garbata, elegante, raffinata, mai fuori le righe. Vanta un lavoro constante nella poesia che passa dalla propria produzione, alla cura di antologie contenenti i nomi di grandi autori come “Il mio bicchiere di viaggio”, edita da Archinto e nella quale, l’autrice introduce i poeti della raccolta più che con una prefazione con un vero saggio, documentato e pertinente indagando il particolare significato che il tema del viaggio assume nella poesia degli autori prescelti, tracciando l’itinerario del libro e rivelandone la mappa coerente. Partendo da molto lontano, dall’Ulisse omerico e da quello dantesco, arriva al viaggio metropolitano e inquieto di Baudelaire e al deragliamento ebbro del battello-Rimbaud. In ambito nazionale tappe obbligate di questo viaggio preliminare sono il Campana orfico, Ungaretti, il Luzi di Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini. Che tale tema abbia suggerito a otto fra i più importanti poeti attuali testi di alto profilo non è un caso, ognuno infatti vi si inserisce con una geografia personale – spirito o luogo. Gli autori sono Silvio Ramat (recensione QUI), Giuseppe Conte, Roberto Mussapi, Umberto Piersanti, Paolo Ruffilli, Valerio Magrelli, Milo De Angelis e Antonella Anedda. In questo articolo parleremo di Una sprovveduta quotidianità.
Una sprovveduta quotidianità
In “Ipotesi d’amore” ci sono vari temi tra cui quello della memoria in un tempo che precede la nascita di Raffaella, dove un idillio, non per far del sentimentalismo, sembra invadere la scena dove sullo sfondo s’intravedono nubi minacciose e compare la terribile stella che segnò innanzitutto il destino degli ebrei, e si parla della durezza degli scontri. Poi colloqui con persone care, poeti e altri, sempre tutto dominato da una pietas capace di dare un senso alla dura vicenda degli umani e di andare oltre la morte e il dolore. L’autrice poi dialoga con se stessa fantasma o metafora che sia e si trova in luoghi non solo lontani ed appartati, ricordati anche da certi quadri della laguna, romantici o dai colori vitali e mossi: momenti dove l’adesione alle “cose” e alle “vicende” diventa più forte ed immediata e dove lo scorrere della vita ha come un soprassalto.
Seguono altri episodi, momenti, ricordi tra struggenti e divertiti, sfondi erotici sempre, tuttavia, trattenuti nella pacatezza dei toni e della lingua.
“Una sprovveduta quotidianità” è divisa in quattro parti con testi posti secondo una linea logica con un ritmo quasi da fiaba dove la dimensione familiare o domestica si trasforma in memoria ed ogni poesia contiene un ricordo suo, diventa una storia autonoma. Nella sezione dedicata a ‘La Commedia dell’Arte’ la creatività raggiunge alti livelli. Con l’introduzione che riprende Verlaine, le immagini sono fissate nell’impressionismo e le maschere che si rincorrono o incontrano Casanova sembrano dirci di prendere la vita anche per gioco, con un tocco d’amore e d’ironia.
Alcuni testi da: Una sprovveduta quotidianità
Gli amori
Negli anni gli amori
resistono tenaci
o si disperdono nell’aria,
molecole infinite
di un infinito amore.
Chissà dove vanno,
chi li potrà raccogliere?
Parole appena pronunciate
fuggono via veloci.
Gli altri, quelli testardi,
senza vuoti di memorie,
sfilano divertiti dinanzi a noi
incuranti degli anni.
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La torre Contarini del Bovolo
Appartata e deserta
la città
oltre il varco e il cancello.
Solo l’estate preme
squarcia nubi
rimbalza sulla scalinata,
viene a colpirci
a scolpire d’ombra e sole
i volti.
Non parliamo
più tardi le parole,
ora sospese in un sogno
intriso di magica sorpresa.
Ti stringo le mani
non temere, vorrei dirti,
il giorno che precipita
senza fine su di noi
non trapassa,
sii certo,
nella notte.
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Pierrot
Su di una seggiola
la chitarra,
s’allontana Pierrot
per una spiaggia deserta.
La malinconia
un bicchiere di tristezza
un lume fioco
un segreto che si annulla
la notte,
i corpi abbracciati
le pareti della stanza.
S’allontana Pierrot,
non sa quanto duri la strada
un lungo sospiro
il suo corpo.
Ora piange
in una stanza d’albergo
l’amore disilluso,
le risa scherzose
i capricci crudeli
le mani sfrenate.
Non sa più chi è Pierrot
che deve fare.
Lentamente chiude la porta.
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Nulla è cambiato
Incessanti ed austeri
i portici,
nulla è cambiato,
forse più alti gli alberi
nei segreti giardini,
i rami più fitti
oltre le balaustre,
i graffiti sui muri
quelli sì
d’un tempo differente.
La tua età di allora
ho madre,
la paura d’invecchiare,
ma il tempo no,
non si ferma.
Non abbiamo mai parlato
nessuna complicità
ed ora il sole nicchia
dietro le nubi,
gli studenti rumorosi
invadono la via
ed io ti vedo
il volto straniato
passarmi accanto,
lontano
forse in una notte d’inverno
l’amore,
ma sono rinate le giunchiglie
gialle e le violacciocche
s’addensano nelle aiuole,
dei passeri tra i cespugli.
Sento farsi carezza la nostalgia.
(inedito)
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Porta Portello
Attende barcaioli
o nobili potenti,
vicino il pontile
chiare e luminose
le scalinate,
ma solo studenti
chiassosi,
le bocche piene
di certezze,
la varcano.
Della gloria di Venezia
dei nomi incisi
che importa?
D’una memoria nuova
parlano i muri,
segnati d’annunci
e di graffiti.
S’è arreso
il vecchio leone,
nulla può più ferirlo,
dal paesaggio
non può uscire,
troppo lontani
ed alti
i bastioni.
(inedito)
Cinzia Demi
Bologna, 23 settembre 2019
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P.S.: “MISSIONE POESIE” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani. QUI il link dei contributi già pubblicati. Chiunque volesse intervenire con domande, apprezzamenti, curiosità può farlo tramite il sito scrivendo in fondo a questa pagina un commento o direttamente alla curatrice stessa all’indirizzo di posta elettronica: cinziademi@gmail.com