“Sangue sporco” è il titolo di un libro del giornalista e scrittore Giovanni Del Giaccio, che entra nello scandalo permanente della sanità nazionale. Un libro di storie vere che coinvolge e pone drammatici dubbi sulla realtà e la validità della sanità pubblica nel nostro paese.
Non è facile raccontare il dolore, specie se causato da altri. Ci riesce bene un buon giornalismo d’inchiesta, che sempre più di rado capita di incrociare. Il dolore, in questo caso, causato da apparati dello Stato cui il cittadino affida la propria salute e la propria vita. “Dopo il medico solo il Padreterno” era il motto che circolava negli ambienti clinici.
L’inchiesta che svolge il giornalista e scrittore pontino Giovanni Del Giaccio nel suo libro “Sangue sporco. Trasfusioni, errori e malasanità” (Giubilei Regnani editore) entra nel vivo di uno scandalo della sanità nazionale non sufficientemente trattato e conosciuto. Con decine di interviste da nord a sud dell’Italia, Del Giaccio racconta, con nettezza e talvolta in maniera aulica, le vicende di persone e di famiglie distrutte da errori medici, talvolta avvenute per superficialità e perché no anche in maniera equivoca. In duecento pagine, l’autore affronta lo scandalo degli emoderivati, con un processo ancora aperto, e quello dei mancati risarcimenti a chi è stato danneggiato.
Sono toccanti e talvolta agghiaccianti le storie che evidenzia il libro, come quella dell’uomo che ha perso due figli per gli emoderivati che hanno causato l’Aids, o quella della signora romena con epatite scambiata per prostituta, discriminata solo per la sua provenienza. La vicenda di chi per una trasfusione ha contratto l’epatite e quella di una donna morta perché le è stato somministrato sangue destinato a un altro paziente.
Sono tanti i contagi di epatite e di Aids dopo le trasfusioni.
Certo, si tratta di malasanità, concetto che più di altri diventa lessico comune e talvolta liquidato con superficialità. Ma il libro di Del Giaccio affonda ancor più il “bisturi” andando a ricercare ed evidenziare il malaffare che si nasconde dietro il traffico di sacche di sangue, l’influenza e la potenza di case farmaceutiche che ricercano soltanto il profitto a scapito dei dovuti e necessari controlli.
Articolando con maestria esperienze umane e intrecci affaristico-politici dei decenni scorsi, l’inchiesta si imbatte in quel nefasto circuito di Tangentopoli di oltre venti anni or sono, (peraltro trattato in una recente fiction Tv) che vede protagonisti personaggi criminali come Duilio Poggiolini, boss per lunghi anni della Sanità di stato, i cui milioni di lire ricavati dal malaffare furono trovati nascosti (dalla moglie) persino nei sofà di casa.
Poggiolini è stato direttore generale del servizio farmaceutico nazionale del Ministero della Sanità e coinvolto nell’inchiesta Mani Pulite sullo scandalo di Tangentopoli. È stato pure membro della loggia massonica P2. A quali mostri abbiamo affidato la nostra salute, personaggi senza scrupoli che avevano in mano la vita di milioni di persone. In tal caso, non un boiardo di stato qualsiasi, ma un “tecnico” della materia, è stato persino docente universitario nelle facoltà di medicina.
E oggi? Il Ministero della salute – sostiene l’autore – semplicemente non risponde alle nostre domande (“ci avrebbe fatto piacere che la ministra Lorenzin avesse dato riscontro a dei nostri quesiti che avremmo voluto pubblicare”). Quando capita che risponde, prova addirittura a negare l’evidenza. Eppure sono migliaia le persone contagiate dall’epatite C e dal virus Hiv, danneggiate prima e beffate poi: si calcola che lo Stato debba versare risarcimenti per un miliardo, mentre ora prova a “chiudere” i conti proponendo a ciascuno 100.000 euro.
Sembra uno scambio di mercanzie, un balletto di responsabilità fra Ministero e Regioni, quando invece lo Stato dovrebbe tutelare la salute e sconfiggere la mala-burocrazia. Un fenomeno che investe evidentemente anche altri paesi europei: è stato infatti vincitore all’ultimo Festival di Cannes un film dell’inglese Ken Loach proprio sulle traversie di un operaio alle prese con la sanità e con le connesse disfunzioni nei riconoscimenti delle invalidità.
L’inchiesta di Giovanni Del Giaccio ha il merito di aver riaperto la controversia su problematiche annose e presenti che un sistema civile non può più sottovalutare.
Armando Lostaglio