Per Missione Poesia, “La luna negli occhi” di Ottavio Rossani, definito dai più un novello Canzoniere d’amore, è soprattutto una sfida necessaria lanciata dall’autore per celebrare e continuare e far vivere la poesia d’amore, da sempre presente nella nostra tradizione letteraria, e di cui è impossibile, anche volendo, fare a meno.
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Ottavio Rossani (Sellia Marina, 1944) è poeta, scrittore, pittore, regista teatrale. Abita a Milano. Laureato in Scienze politiche e sociali, fa il giornalista (40 anni al ‘Corriere della Sera’ prima redattore, poi inviato speciale). Si è occupato di politica, economia, cultura, costume, cronaca. Ha intervistato umili e potenti, in Italia e all’estero. Ha viaggiato nei diversi continenti, soprattutto in America Latina. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse (1992), Il fulmine nel tuo giardino (1995), Hogueras (1998), L’ignota battaglia (2005), Riti di seduzione (2013), Soverato (2019) La luna negli occhi (2019); i saggi: L’industria dei sequestri (1978), Leonardo Sciascia (1990), Le parole dei pentiti (2000), Stato società e briganti nel Risorgimento Italiano (2002); il racconto storico: Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995). Dipinge: al suo attivo molte mostre personali e collettive. Dal 2007 è responsabile del blog POESIA sul ‘Corriere della Sera on line’ (poesia.corriere.it). Collabora a diversi giornali, riviste e siti web, con editoriali sociopolitici e critiche letterarie.
Conosco Ottavio Rossani, sia come autore che personalmente, davvero da tantissimi anni e vi invito a rivedere anche l’articolo già pubblicato nella nostra rubrica, collegandovi al link: https://altritaliani.net/i-riti-di-seduzione-di-ottavio-rossani/ dove potrete rileggere tutte le informazioni su di lui. Oggi, recensisco volentieri La luna negli occhi (Nino Aragno Editore, 2019), ultima fatica letteraria di Rossani, libro con il quale ha vinto il prestigioso Premio Internazionale di Poesia Camaiore 2020.
L’autore avrebbe dovuto essere ospite dell’incontro di novembre 2020 di Un thè con la poesia, rimandato a data da destinarsi a causa della nota emergenza sanitaria in corso.
La luna negli occhi
La luna negli occhi, definito dai più un novello Canzoniere d’amore e suddiviso in quattro sezioni Canzoni, Racconti, Richiami, Sipario, si presenta in realtà come una sfida necessaria lanciata dall’autore con il coraggio dato dall’invenzione di una nuova modalità creata per far vivere la poesia d’amore, da sempre presente nella nostra tradizione letteraria, a volte abusata a volte bistrattata, ma di cui è impossibile fare a meno, da cui ci sentiamo attratti da forti legami letterari – si pensi anche solo ai nostri grandi predecessori – e che è cosa buona e giusta tornare a celebrare.
Il fil rouge dell’opera è evidentemente il sentimento dell’amore mai adombrato ma, anzi, esplicitato profondamente e senza esitazione, quale fondamento dell’esistenza, in tutte le sue forme, anche in quelle che generano sofferenza – che, anzi, sono le più vere – perché, come dice l’autore stesso: Solo chi ama esiste davvero. E di più quando soffre perché ama./Il resto è fantasia. Ecco, in questi versi è racchiusa tutta l’autenticità di questo lavoro, che passa dai toni elegiaci a quelli più carnali con grande facilità, come a scandire un’altalena emotiva che fa parte della vita stessa, o meglio della vita che si congiunge e fa i conti con l’amore. Nelle Canzoni è l’incontro nella città definita per antonomasia quella dell’amore, Parigi, con la magia dei suoi ‘bistrot’, col fuoco della Tour Eiffel, con quell’atmosfera di luci che trasforma tutti, che coinvolge e appassiona tanto da far rivivere, come fatale e mai risolta, l’eterna contraddizione – come dice Giuseppe Conte nella nota a margine del libro – tra il niente possesso e il voglio possederti.
I Racconti dettano invece il tempo per rivivere la dimensione del passato dove riaffiorano momenti tra il reale e l’immaginario nei quali anche gli imprevisti si fanno passione, si lanciano richiami alla luna, s’incontrano misteriosi viaggiatori, regine, cavalieri quasi rievocazioni della nascente poesia d’amore e di quell’amor cortese delle origini che ispirerà nei secoli a venire schiere di autori sul tema.
Il cuore della raccolta sono i Richiami e non importa qui sapere se si tratti di un unico amore a destarli, o se si fondono tra di loro colori armoniosi di volti assemblati su un’unica tavolozza (Rossani è anche pittore, tra l’altro): ciò che conta è il germoglio che può nascere dalla sabbia, l’autunno romano che ammaga di primavera, la scoperta/di nuove albe e marine assolate, quei pensieri intrisi di rumore… quel jet superaffollato dal quale parte un volo il cui arrivo non potrà essere descritto nemmeno con le parole della lingua materna, ma sarà necessario ricorrere a un altro idioma (in alcuni passaggi quello francese) che parlerà d’amore ancora con più forza, rinnovandolo ogni giorno, risvegliando desideri e soprattutto donando quel senso di libertà che solo l’amore stesso sa dare se pure, al tempo stesso, s’incontrerà la perdita, il dolore dell’assenza, il desiderio di un ricongiungimento al liminare della vita con chi si è davvero tanto amato. Sono qui, nei Richiami, dunque, i sentimenti che condividiamo di più, che sono resi universali dall’abilità di Rossani perché riescono a toccare le corde di tutti, perché affondano le radici nei nostri sentimenti divenendone parte inscindibile, grazie all’esperienza della poesia.
Infine cala il Sipario, ovvero si giunge all’ultima sezione del libro, laddove attraverso la metafora dello specchiarsi si prospetta l’avventura del riconoscimento di sé stessi nell’avanzare dell’età che tutto trasforma e tutto fa accettare, nel ripensamento di pegni che vanno oltre il tempo e la morte, nel ricordo della felicità beneficiata nell’andare insieme, e nell’immagine di quella luce salvifica della mente… che ha saputo estrarre/una leggera crescente speranza per continuare a vivere senza rancore.
Un libro, questo di Ottavio Rossani, ricco di metafore dolci e parole a cui siamo grati per essere riconoscibili, pieno di visioni del quotidiano ma intriso di filosofiche poetiche esistenziali, un libro visionario dove non si naviga a vista ma si assaporano tutto l’ardore e la pazienza, tutta la meraviglia e la potenza di chi sa guardare con la luna negli occhi.
Alcuni testi da: La luna negli occhi
varchi
Tra noi, va bene, nessuna finzione.
Il mistero incita alla giusta via.
Scoprirsi è aprire varchi
in cui dita cercano impazienti.
Avevi detto: nessun possesso.
Ora dici: possederti è bello.
C’è verità in questa contraddizione.
Volontà di affogare. E poi riemergere.
Hai sbrecciato la diga e dilaghi.
Ho accettato il tuo fuoco e mi brucio.
Dopo la passione si torna feriti
all’inesorabile mediocrità,
che presuppone altre eccezioni.
***
giornata
Un tranquillo indaffarato giorno di città.
Sveglia con abbassamento di pressione
in questo mio stanco mattino,
quattro tazzine di caffè per la resurrezione,
tra cucina e bagno la donna amata
snocciola l’ordine del giorno,
scadenze, figli, professori, viaggi,
acquisti, lavare l’auto, capelli da tagliare,
versamenti in banca = positivo
pagamento tasse = negativo,
e finire con una passeggiata
sotto il sole caldo, un altro caffè, un tram.
Scrivere qualcosa da poeta.
In ospedale un uomo soffre e ha paura.
E altro, altro ancora. Così arriva la sera.
Dopo questa cascata di piccoli eventi
si staglia a fuoco la tua torrida immagine,
sento la forza della tua imminente sorpresa.
Vivremo un sicuro sconvolgimento.
Del resto la nostra vita è già cambiata.
***
fascinazione
Tra le ciarliere metafore d’arte nella Galleria di luci
– quadri di legno con simboli e alfabeti –
sei apparsa silente e attenta,
respiro di viole e tannino.
Una sola parola tra noi e fummo contigui.
Né falena, né lucciola, né farfalla:
t’ho vista (fr)agile gazzella dentro il dolore,
cosparsa di tenera ira.
Cascata di timide risa, ti ho intesa.
Domande inespresse su eventuali rischi,
risposte incompiute in eleganti elusioni.
E un bicchiere di vino rosso nella notte gelata.
In questo cammeo, i miei occhi fisseranno sempre
la rilucenza delle tue labbra,
nella cornice corvina dei capelli
protetti dal risvolto di pelliccia
la silhouette scarnita del tuo corpo flessuoso,
il passo morbido e nervoso.
Indelebile l’intensità del commiato.
***
nudità
Spogliati dei vestiti quotidiani,
lasciate in ufficio le nostre maschere dipinte,
ci amiamo qui,
sul tappeto volante della mia stanza.
La rincorsa dei desideri non esige spostamenti,
né costrizione, né corazza.
Basta una musica e una carezza.
Protagonisti di un tempo inventato,
nessuna difesa su questa scena.
Tornare nelle maschere d’inganno
con un solo gesto elegante:
un leggerissimo bacio senza voce.
***
distonia
Fredda la tua mano vermiglia
mi trasmette un brivido gentile.
Parli, e parli, ti tocco e ti sento smarrita.
Chiedi quale forza avrà l’amore
nel mio viso rivolto al mistero,
mi trascini in un alone d’inquietudine.
Nella notte ci fermiamo in questa locanda.
Prima non esistevi. Ora sei distonia.
La tua procace disarmonia mi attrae
e mi sconfina in un’attesa incerta.
Ora chiudi gli occhi e taci.
Partiremo domani e ti racconterai abbracci e baci.
Non ci sono più segreti,
andiamo avanti senza temere fantasmi.
Puoi anche urlare con me,
saprò ascoltarti finché vorrai.
Carnosa dea del desiderio
non rovistare nella mia furente libertà,
non abbuiare lo splendore
che hai magicamente risvegliato,
quando ti sei avvinta in me.
Bologna, novembre 2020
Cinzia Demi
Altri contributi di « MISSIONE POESIA », rubrica Altritaliani di poesia contemporanea curata da Cinzia Demi: biografie, poetica, note critiche, interviste, curiosità, ma soprattutto tanta poesia dei migliori poeti italiani del momento. Contatto: cinziademi@gmail.com
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