È di fresca uscita (21 maggio) nelle librerie italiane per Baldini e Castoldi, l’ultimo lavoro di Alberto Toscano: Gli italiani che hanno fatto la Francia. Eloquentemente il sottotitolo recita Da Leonardo a Pierre Cardin. Già pubblicato in Francia per l’editore Armand Colin, con il titolo: Ti amo Francia. Il libro, è un excursus storico appassionante sul contributo dato da tanti italiani, celebri e meno, alla grandeur francese. Un viaggio tra storie di emigrati, esiliati e a volte fuggitivi, ricco di vicende ed aneddoti spesso ignoti fino ad oggi, un omaggio al sacrificio e alla genialità dei nostri compatrioti. Pubblichiamo qui la prefazione dell’edizione italiana, utile ad introdursi ad un tema ed a vicende avvincenti e di cui, sicuramente, noi italiani possiamo sentirci fieri. Un libro che è anche un indubbio contributo alla costruzione di una comune cultura europea.
La prefazione di Alberto Toscano
La Francia non sarebbe la stessa senza i suoi immigrati. L’Italia non sarebbe la stessa senza la storia dei suoi figli che hanno dovuto andarsene. Decine di milioni di persone, partite verso l’Europa e le Americhe. In Francia, questi italiani hanno lasciato il segno profondo della loro presenza. Il loro arrivo e il loro lavoro hanno avuto conseguenze straordinariamente benefiche. Vale la pena di sottolinearlo, in un periodo in cui il dibattito sulle migrazioni si combina talvolta con recriminazioni a base di nazionalismo e di nostalgia per le vecchie frontiere in seno all’Europa stessa. Da sempre, Italia e Francia hanno tra loro una relazione assolutamente particolare. Unica. La presenza italiana al di là delle Alpi è un formidabile affresco umano, culturale, economico e sociale. Milioni di donne e di uomini, in arrivo dalla penisola italiana, si sono stabiliti sul suolo transalpino dall’epoca di Leonardo da Vinci e anche da prima. È in Provenza che si possono oggi visitare le fonti delle chiare, fresche, dolci acque del Petrarca (forse sono un po’ meno chiare, ma sono sempre fresche e sono sempre lì).
Il flusso degli italiani verso la Francia non si è mai fermato, anche se le motivazioni e le condizioni variavano secondo le persone e i periodi storici, fino al grande esodo di massa del secolo successivo all’unità nazionale italiana.
«Le migrazioni provenienti dall’Italia hanno un posto centrale e unico nella storia di Francia a causa della loro anzianità, della loro permanenza e della loro importanza numerica. Ciò che colpisce prima di tutto è il carattere erroneamente banale di questa immigrazione, che certi descrivono come priva di una propria storia e che ha in realtà impregnato la civiltà francese dai tempi del Rinascimento», scrive Benjamin Stora, presidente del Conseil d’Orientation del Museo nazionale di Storia dell’Immigrazione di Parigi, nel volume Ciao Italia! Un siècle d’immigration et de culture italiennes en France (Ciao Italia ! Un secolo d’immigrazione e di cultura italiane in Francia). Benjamin Stora ha pienamente ragione.
Il libro che avete tra le mani è stato scritto in origine in lingua francese ed è stato pubblicato per la prima volta a Parigi nell’ottobre 2018. L’edizione italiana è più di una traduzione. Nell’ampliare il testo originale, ho tenuto conto delle osservazioni e dei suggerimenti formulati dal pubblico francese. Presentando l’edizione originale in varie località dell’Esagono, ho visto a che punto molti francesi di origine italiana nutrano il desiderio di riscoprire e di raccontare le radici della loro storia : quella personale della loro famiglia e quella collettiva dei lavoratori italiani in Francia. Ho ascoltato e continuo ad ascoltare testimonianze di ricordi che posso qui pubblicare solo in piccola parte rispetto alla quantità delle informazioni ricevute.
Quando si parla di migrazione italiana all’estero, abbiamo tutti quanti un dovere di memoria. Penso non si sia fatto abbastanza in quella direzione. Trovo ad esempio ingiusto che si sia persa la memoria degli italiani fucilati dai nazisti e dai collaborazionisti di Vichy mentre combattevano nella Resistenza francese. Gli storici conoscono i nomi di alcuni di loro, ma tante vicende sono praticamente ignote e il grande pubblico non sa assolutamente nulla dell’eroismo di quei giovani italiani, immigrati o figli di immigrati. La mia intenzione non è certo quella di elencare tutti i loro nomi. Ne cito alcuni con l’intenzione di ricordarli e di ringraziarli tutti. Ho dunque tentato di raccontare alcune storie che considero particolarmente significative e che sono purtroppo dimenticate. Chi, ad esempio, sa che la «rue des trois Fontanot», a Nanterre, ricorda il sacrificio eroico di tre giovani immigrati friulani ?
Questo libro è un itinerario lungo cinque secoli in una storia di simbiosi tra due popoli che assomigliano a uno solo. L’idea stessa di scrivere un libro di questa natura impone all’autore di scegliere tra una quantità immensa di fatti e di personaggi, suscettibili di popolare le seguenti pagine. Questo non è (e non vuole assolutamente essere) una sorta di « dizionario storico » degli italiani di Francia. Io ho scelto in base a una serie di elementi oggettivi e anche soggettivi. Ho cercato di combinare grandi personaggi con storie poco note. Ho preso in conto le sensazioni e anche le emozioni che le loro vicende provocano in me. È il caso di un personaggio che già fa parte della Storia con la S maiuscola: Robert Badinter, che all’inizio degli anni Ottanta è stato ministro della Giustizia e che in tale veste ha abolito in Francia la pena di morte. Badinter ha accettato di raccontarmi (e per questo lo ringrazio) la sua esperienza di adolescente ebreo, che deve la vita anche alla presenza nel 1942-43, nella Francia sudorientale, degli Alpini italiani, la cui occupazione ha permesso a tanti perseguitati di evitare il peggio.
Nel XXI secolo, gli italiani che studiano e che lavorano in Francia sono centinaia di migliaia. Una comunità impressionante e dinamica, che giorno dopo giorno partecipa alla vita di un altro paese, mantenendo strettissimi legami con le proprie origini e contribuendo alla costruzione di una nuova Europa. Malgrado il tam tam dei nazionalismi, oggi noi tutti respiriamo in realtà l’aria di una nuova Europa e noi tutti (soprattutto i molti francesi in Italia e italiani in Francia) ci sentiamo a casa nostra laddove abbiamo scelto di vivere. Credo che la mia minuscola esperienza personale sia significativa. Ho passato per ragioni professionali un anno a Parigi nel 1977-78 e ci sono tornato a vivere e a lavorare a partire dal 1986. Negli anni Settanta, l’italiano in Francia era uno straniero che si sentiva tale. Negli anni Venti del XXI secolo, l’italiano in Francia si sente a casa propria. Come molti francesi in Italia, ha la precisa sensazione di essere un europeo all’interno dell’Unione europea. Oggi tanti francesi stanno facendo l’Italia, tanti italiani stanno facendo la Francia e tutti insieme stiamo costruendo un’Unione che ha i suoi difetti, ma che ne avrebbe molti di più se non ci fosse.
Ho ancora in mente le parole che mi ha detto il ciclista francese André Riolfo, che ha corso ai tempi di Bartali e Coppi e che, con l’esperienza dei suoi 86 anni, mi ha detto:
«Gli italiani hanno portato al ciclismo francese la volontà di sorpassarsi nei momenti più difficili. I ciclisti italiani che partecipavano alle competizioni sul suolo francese appartenevano spesso a famiglie di immigrati. Sapevano soffrire, sapevano battersi.»
Gli immigrati italiani in Francia hanno sempre pedalato e pedalato molto. Su tutti i terreni. Il risultato è che nella Francia del XXI secolo almeno cinque milioni di persone (probabilmente molte di più) vengono da famiglie legate all’immigrazione italiana. Jean Cocteau diceva che i francesi sono italiani di cattivo umore. Oggi che anche gli italiani sono spesso (purtroppo) di cattivo umore, possiamo forse intenderci meglio e cercare insieme un po’ d’ottimismo nel nostro comune passato, arricchito dalle vicende esemplari di tanti migranti che hanno dovuto lasciare l’Italia e che sono riusciti – ciascuno a modo suo – a costruire la Francia.
(Prefazione da: Gli italiani che hanno fatto la Francia – Ed. Baldini+Castoldi, 2020, 19€, pagine 331)
Nicola Guarino
LINK INTERNO : Dossier Altritaliani : «Odissea italiana». Storie e analisi dell’immigrazione italiana in Francia. 1860-1960 e oltre.
L’autore: Alberto Toscano (Novara, 1948) è giornalista, saggista e politologo. È stato ricercatore dell’ISPI di Milano e redattore del settimanale «Relazioni Internazionali». A Parigi, dove vive dal 1986 e collabora con i principali gruppi radiotelevisivi, i media lo hanno definito «il più francese dei giornalisti italiani». Ex presidente dell’Associazione stampa estera in Francia e attuale presidente del Club de la presse européenne di Parigi, è membro dell’Unità di formazione e ricerca di italiano della Sorbona. È cavaliere dell’Ordine del merito sia della Repubblica francese sia della Repubblica italiana.
Sinossi: Dalle scienze alla politica, dalla commedia alla pittura, dalla musica al cinema, dall’architettura alla moda e allo sport: tanti sono gli italiani che hanno contribuito a fare grande la Francia. Da Leonardo da Vinci a Pierre Cardin, da Caterina de’ Medici a Émile Zola fino a Yves Montand…
Questo libro non raccoglie biografie, ma traccia un itinerario attraverso le eredità che questi due Paesi, l’Italia e la Francia, condividono. Il risultato è il racconto di una storia veramente europea: a suon di aneddoti e avvenimenti storici, Alberto Toscano illustra secoli di scambi culturali. Un libro suggestivo, dalla scrittura lieve e raffinata, estremamente attuale. La storia ci insegna, infatti, che malgrado le difficoltà, l’arte, la cultura e la bellezza sono frutto di emigrazioni, integrazione e conoscenza: Gli italiani che hanno fatto la Francia vuole essere un tassello nel grande mosaico di una memoria da ritrovare e (finalmente) da valorizzare.
Anch’io, nel mio piccolo, potrei raccontare di come emigrò mio nonno materno, dalla Ciociaria, nel lontanissimo 1909, impiegando -come spesso amava raccontare- tre giorni di viaggio in carrozze di legno di terza classe, che a suo dire erano poco più di carri bestiame, e arrivando nell’agognata Parigi in tempo per vedere esondare la Senna a gennaio del ’10, senza sapere allora che avrebbe abitato alcuni anni dopo proprio lì dove andava in barca per le strade allagate, nella casa in cui io risiedo ancora, a distanza di più di un secolo !
Secondogenito di una famiglia di 11 fratelli e sorelle e figlio di una panettiera, nato in un paesino arroccato alle montagne che non offriva futuro ai propri figli, raggiungeva il fratello maggiore emigrato appena prima di lui e che si era messo a fare l’ebanista nello storico quartiere del Faubourg Saint-Antoine, dedicato da tantissimi anni ai mestieri del mobile. Con gli anni, arrivarono quasi tutti i suoi fratelli che, meno uno che fece il sarto, seguirono il cammino tracciato dal capostipite e costruirono mobili per tutta la loro vita. Ho ancora la mobilia costruita da mio nonno per il suo matrimonio, nel 1924, con una stupenda donna francese di origini alsaziane con la quale avviò il tradizionale percorso integrativo che portò alla faccia di questa terra, nel ’36, la mia amata mamma …la quale a sua volta, 50 anni dopo l’arrivo di suo padre, sposò nel 1959 un altro italiano arrivato da Roma con la seconda ondata dell’emigrazione, certo più « confortevole » per condizioni della prima, scelta e non subita nella fattispecie (mio padre studiava architettura e venne a Parigi per completare gli studi artistici), ma pur sempre un’esperienza di sradicamento difficile da vivere.
La loro unione dette i natali a me, che rappresento la terza generazione di stirpe ormai italofrancese ma tengo vivido sia il ricordo della patria di origine che l’integrazione, in un legame ormai indistricabile di queste due culture che assieme formano il crogiolo sì caro al nostro cuore europeo.